CAPITOLO VIII:
MATRIMONI



- Cosa intendevi prima? -
Chiedo ricordandomi della sua strana frase di prima.
Non ci guardiamo ma non ci serve.
- Prima? - Chiede cercando di fare l'indifferente.
- Prima di baciarmi in cucina, quando hai detto che devono andare al diavolo e che non abbiamo bisogno di loro. Cosa intendi? - Cado del tutto dalle nuvole, non sospettavo nulla e non avrei mai sospettato niente perchè Nole è un cascamorto con tutti, è il suo modo di fare. Non avrei mai detto che invece spera in qualcuno.
- Mi sto lavorando e studiando Rafa da un po'... - Dice alla fine rassegnato.
- Lavorando? - Chiedo scettico. Ha un modo di porre le cose che se non lo conoscessi direi che non fa sul serio. So che è il suo modo di essere serio.
- Mi piace e voglio capire se c'è possibilità... se è gay, se può diventarlo, se è innamorato di qualcuno, cosa pensa di me... cose così insomma! - La risposta ora la so.
- E cosa avevi concluso prima di stasera? - Chiedo sapendo cosa ha concluso da adesso.
- Che non riuscivo a capirlo bene. A volte sembrava un terreno fertile, altre no. Ovviamente mi ero accorto della sua simpatia per Roger, ma pensavo fosse una cosa generica, perchè gli piaceva come tennista. Invece è davvero innamorato di lui... - La voce si affievolisce e mi alzo sul gomito per guardarlo. La sua espressione è dispiaciuta, abbattuta e mi fa una grande tenerezza. Gli carezzo il viso e dolcemente rispondo:
- Ti capisco bene... - Lui sorride tristemente, ma ringraziandomi.
- Ero impreparato, ho reagito con rabbia senza ragionarci su... - alzo le spalle.
- Io non mi lamento. Ne avevo bisogno. Non voglio più tenermi le cose dentro. Magari non le andrò a sparare ai quattro venti, ma non posso più evitare di tirare tutto fuori e di sfogarmi. - Uno sfogo. Non so, non penso lo rifaremo. Non credo.
Forse, se ci ritroveremo in un momento da panico come questo.
Ma ora posso affrontare la mia vita con queste consapevolezze. Ce la posso fare.
- Devi. È importante. - dice lui.
- Comunque Roger dice che io e Rafa ci somigliamo in qualcosa. Se è vero posso dirti una cosa. - Con questo mi guarda attento: - Roger lo ha respinto, lui ci starà male. Avrà bisogno di distrarsi e di solito le distrazioni sono altri partner sessuali. -
Nole ora è particolarmente interessato:
- Dici che cercherà qualcuno con cui scopare per dimenticare Roger? - annuisco.
- E' molto probabile. Forse non si prenderà subito di questa distrazione, ma se la distrazione se la gioca bene e tiene duro, un giorno potrebbe innamorarsi. È un classico. Le storie che iniziano solo per il sesso, finiscono in amore. - Nole, colpito dalla mia teoria, fa un sorrisino malizioso e mi pizzica il sedere:
- Allora noi potremmo innamorarci? - Io sorrido divertito.
- Chi può dirlo? La vita è imprevedibile! - Con questo mi adagio sul suo petto e rilassato chiudo gli occhi per dormire. - Comunque questo non significa che Rafa sia gay. A volte ti innamori di una persona, ma non significa che tu sia quella cosa. Sono eccezioni, a volte. -
- Stai cercando di tirami su? - Dice seccato.
- No, sono sincero. - Il nuovo Stan. Impareranno a conoscermi. È questo che penso, dunque lo dico.
- Rafa è innamorato di Roger ma non è gay? -
alzo le spalle.
- Può essere. Oppure non è proprio innamorato di Roger ma è gay e confonde i sentimenti, perchè ammira molto Roger. - Nole sospira spazientito.
- Insomma sono al punto di partenza! - La mia risatina ci accompagna nel mondo dei sogni.
La vita è imprevedibile ed è impossibile essere pronti a tutto. Puoi solo imparare ad adattarti una volta che ti capita qualcosa.
Da qui in poi è tutto da vedere!

/Roger/
Mi alzo e la guardo dormire, è serena, si vede che è felice. 
Credo dovrei sentirmi felice perchè sono la causa della sua felicità.
Guardo il suo ventre ormai gonfio. Non è enorme, ma piano piano cresce.
Ho dovuto annunciarlo, mi sembrava giusto.
Stan lo ha saputo così.
Mi ha scritto un laconico 'congratulazioni, ora ho capito perchè ti sposi'.
Mi ha agghiacciato. Innanzitutto non mi ha chiamato e penavo lo facesse, poi comunque non è da lui insinuare, figurarsi dirlo chiaramente.
Cioè ha fatto un'uscita polemica!
Lo chiamo subito consapevole che ci è rimasto male perchè l'ha saputo dai media e non da me.
- E questo cosa vorrebbe dire? - Dico sostenuto pur consapevole che non posso certo recriminare dopo avergli taciuto il particolare.
- Quello che è! Sono stato estremamente chiaro! E te l'ho scritto perchè pensavo lo preferissi, dato che tu non ti sei nemmeno preso la briga di dirmelo a voce! -
Stan non è interpretativamente sulle sue.
Stan è furioso!
E lo è con me!
Per un istante il cuore mi sale in gola e batte velocissimo, è la reazione a qualcosa di assolutamente brutto che non voglio si verifichi, ma che purtroppo sta succedendo. E non posso cancellarlo. Del resto è colpa mia e lui ha ragione, ma non pensavo reagisse così!
- Senti, scusami per il modo in cui l'hai saputo, non volevo che te la prendessi però tu stai esagerando! - Cerco di abbassare il mio tono, ma lui non sembra intenzionato a ragionare. Non l'ho mai sentito così. Sono sconvolto.
- Io esagero? Roger, ci siamo visti nemmeno un mese fa e non mi hai detto che lei era incinta! Mi hai detto che ti sposi ma non perchè lei è incinta! È importante che ti sposi ma non il motivo? -
Sospiro insofferente, odio quello che sta insinuando e comincio a provare un profondissimo senso di fastidio che devo domare.
- Onestamente non ho pensato di dover specificare perchè mi sposo visto che quando due lo fanno è solo per amore! -
- Roger, lei è incinta! Ho sentito che partorirà quest'estate, significa che lo sapete dall'autunno! - Poi si ferma di scatto come se capisse un'altra cosa. - Dopo le Olimpiadi. Mi hai liquidato così? - Questa cosa ci sta sfuggendo dalle mani e non so nemmeno a cosa rispondere per primo.
Lui è completamente partito, furioso butta fuori un sacco di parole e considerazioni che non so nemmeno come si possano concepire, alcune non le capisco proprio!
- Stan, adesso è ora di calmarsi e di pensare bene prima di parlare! Tu sei in quella fase dove tieni per un periodo le cose e poi esplodi! Per questo ti dicevo di aprirti e lasciarti andare! Ma non sai cosa stai dicendo! - Cerco di calmarlo con un tono diplomatico e fermo, ma lui si infuria ancora di più.
- Invece so perfettamente cosa sto dicendo! Sei tu che pensi di poter manovrare e rigirarti tutti! Basta, con me hai finito! Sposati e fai venti figli! Per quel che mi riguarda non siamo più niente, sempre che lo siamo mai stati! - Con questo mi pianta il telefono giù lasciandomi senza parole e senza fiato.
Non ci credo proprio.
Torno a chiamarlo ma ha il telefono spento ed allora ho un moto di nervoso e butto il telefono sul divano.
Non ci posso credere che sia successo, che abbia detto una cosa simile!
Chiudere un'amicizia perchè gli ho detto che mi sposavo ma non che era incinta!
E poi cosa cambiava?
Lui dice che mi sposo perchè l'ho messa incinta ma non è così!
Diciamo che la cosa mi ha dato una spinta, ma l'avrei comunque sposata, ci pensavo da un po'...
Ma che diavolo intendeva con mi hai liquidato così?
Se non si è messo seriamente a bere, sono preoccupato perchè significa che è impazzito!
Liquidato...
Ci siamo lasciati alle olimpiadi dicendoci che ci volevamo bene, è questo che è successo.
Che il legame si è rinforzato al punto che siamo due veri amici, che ci vogliamo bene.
Quel che è capitato quella notte da soli non conta, perchè era una parentesi che nessuno saprà mai, è successo ma è come se non fosse successo.
Quello su cui si deve discutere è tutto il resto, ma non quella notte.
Ci siamo uniti molto, avvicinati come non si fa con altri compagni.
E ci siamo detti che ci vogliamo bene.
Non so quanto sia normale fra uomini, ma noi siamo diversi, non abbiamo problemi a parlare di sentimenti e di cosa proviamo. Viviamo i nostri sentimenti così come sono, non dobbiamo fare quelli che non dicono quel che provano perchè altrimenti non è virile.
Sono sciocchezze.
Adesso Stan è furioso e dice che l'ho liquidato mettendo incinta la mia ragazza.
Può avere meno senso?
Deve avere frainteso.
Quello che è successo a Pechino per lui ha avuto un altro significato ed il suo comportamento da ubriaco era più vero di quel che pensavo.
L'ha nascosto e soffocato per tutto questo tempo, cosa molto da lui devo dire, ed ora è esploso nel peggiore dei modi.
No, non posso permettere che le cose finiscano così.
Devo chiarire tutto e devo ricucire, rimediare.
Devo fare in modo che sappia la verità e che però torni ad essermi amico.
Non posso permettere di non vederlo e sentirlo più, non voglio.
Semplicemente non voglio.
L'idea mi fa ribellare. Non starò senza di lui, non me ne priverò.
Non esiste proprio!
- Tutto bene? - Dice Mirka raggiungendomi alle spalle. Dormiva e so che non ho urlato, tanto meno detto cose equivoche.
Mi volto e le sorrido come niente fosse, sono bravo a mentire.
La bacio e la saluto dicendo che va tutto bene, che però devo partire prima del previsto perchè c'è una cosa che devo sistemare.
Mi chiede di cosa si tratta, ma sorrido e dico 'noie di poco conto.' e mi odio perchè la sto escludendo da una cosa che non ha senso, non ha proprio senso nasconderle.
Perchè non posso dire che ho litigato con Stan e che vado a fare pace con lui?
Lei non chiede e va a fare la colazione.
È in questo momento che capisco come sarà il nostro matrimonio.
Sarà fatto di zone nascoste dove metterò tutte quelle cose, quei segreti, che né lei né nessuno può sapere.
Cose che saprò solo io, solo io per sempre.
Non so perchè ma ci ho appena messo Stan e la cosa mi lascia perplesso.
È come mettere un confine. Vivo con te, condividerò tutto, ma certe cose sono off limits.
Stan è off limits?
Sarà mia moglie, ma Stan per lei sarà off limits?
Con questa domanda che mi turba, vado a preparare le mie cose per partire per il prossimo torneo, passo prima da Stan e non me ne vado finchè non ho risolto con lui.
Nel tragitto ripenso a noi, a Pechino, a come ci siamo avvicinati, all'intimità raggiunta ed al mio desiderio di aiutarlo e farlo stare bene.
Dentro di me so che non sono cose che posso semplicemente stipare nella mia zona d'ombra senza pensarci un istante. Però non voglio, non voglio farlo.
Perchè ormai ho preso la mia decisione.
Le persone si sposano ed hanno famiglia, è questo che farò.
Quando sono tornato da Pechino ero scosso e pensavo incessantemente a lui, lo chiamavo ogni giorno ed era bellissimo sentire la sua voce.
Quando poi l'ho rivisto al torneo successivo la gioia è stata incontenibile.
E ne ho avuto paura.
È stato lì che mi sono buttato su Mirka, infatti poco dopo è rimasta incinta. Quando l'ho saputo ho progettato ogni cosa, perchè le cose funzionano così.
Un uomo mette incinta una donna e si prende le proprie responsabilità, si prende cura di lei e dei bambini futuri, costruisce una famiglia stabile e felice e crea un atmosfera perfetta per far crescere serenamente i piccoli.
Si fa così.
Non so cosa sarebbe successo se lei non fosse rimasta incinta.
Ripenso alle parole di Stan. È stato brutale e la brutalità non fa reagire bene, ma forse non ha torto.
Se non era per la gravidanza non so se mi sarei sposato.
Ero confuso, lo devo dire.
Più che altro stranito dal mio attaccamento a Stan.
Ma adesso le cose stanno così per cui non ha senso parlarne e rendere noto questa cosa a nessuno.
Nemmeno a Stan stesso.

Raggiungo casa sua in poco tempo perchè la strada che ci separa non è così consistente.
Non sono mai stato ma so dove vive, suono al citofono fuori dal cancello e poco dopo la sua voce mi raggiunge. Mi sento stupidamente sorridere.
- Fammi entrare. - Dico senza annunciarmi e senza chiedere. Glielo dico e basta.
Silenzio.
Shock.
Sicuramente.
- Roger?! - E' effettivamente senza parole, non credo che si aspettasse poche ore dopo il mio arrivo a casa sua. Almeno questo dovrebbe dimostrargli coi fatti che ci tengo.
- Per favore Stan. Fammi entrare. Dobbiamo parlare a tu per tu. - spiego cercando di essere convincente.
Non mi risponde ma poco dopo il cancello si apre ed io entro.
Mi accoglie alla porta con aria scura e dura ed è anche molto pallido.
Cerco di capire se abbia pianto, ma il suo naso non è rosso. Quando piange gli viene il naso rosso e gli occhi si rimpiccioliscono.
Credo che fosse così furioso che non ha nemmeno pianto.
Mi fa entrare, sbatte la porta e tiene le braccia incrociate.
Ok, è ancora furioso. Forse mi prenderà a pugni.
Roger devi pensare in fretta ad un sistema che faccia breccia.
- Non abbiamo niente da dirci! Sei stato tu a stabilirlo! Io mi sono adeguato! - Dice duro.
Non lo conoscevo in questo modo, lo vedevo chiuso e timido e poi con una gran voglia di aprirsi e raccontarsi e ridere ma... ma non così!
Per un momento mi sento terrorizzato all'idea di non riuscire a rimediare.
No, io devo. A qualunque costo.
- Hai ragione. Se non rimaneva incinta non penso che l'avrei sposata, non ora. - Forse questa è la mossa vincente. Lui da modalità furiosa passa a modalità ascolto. Così proseguo. - E quella sera non te l'ho detto perchè non volevo mi dicessi questo. Che la  sposo per la gravidanza e non perchè l'amo. - E questa forse la potevo risparmiare.
È troppo onesta.
Però gli occhi di Stan diventano profondamente sorpresi e mi guarda stranito.
Incredulo che io l'abbia detto. Beh, lo sono pure io. Ma evidentemente era vero e dovevo dirlo.
Scioglie le braccia e mi fa capire che adesso è in modalità parliamone.
- Perchè hai dovuto negarlo? - Chiede non più arrabbiato. È solo un po' sostenuto, non credo gli sia piaciuto litigare con me.
- Perchè non volevo parlarne. - Dico sempre onesto. Ho paura di finire per dirgli il resto. Tutto quello che nessuno dovrà mai sapere.
Mi irrigidisco, ma nessuno di noi si muove. Rimaniamo fermi alla porta e ci fissiamo a distanza di sicurezza. I suoi occhi stupiti, ora morbidi, lasciano andare lo sfinimento ed il dolore di queste ore.
Gli ho fatto un gran male. Penso di essere l'unica persona nella sua vita, l'unica con cui parla, con cui si è aperto, da cui si aspetta sincerità dopo che altrettanta ne ha data.
Mi dispiace averlo deluso, averlo fatto soffrire. È un'idea che mi distrugge come un treno in corsa.
Gli ho fatto male proprio io che ho giurato di aiutarlo a sorridere sempre.
Perchè è questo che voglio per lui, che sorrida. Ed è una di quelle cose che rimarranno nella mia zona d'ombra.
- Ed ora? - Chiede piano.
- Ora non voglio perderti. - I suoi occhi si fanno lucidi ed io sorrido scusandomi mentre gli tendo la mano. Lui la guarda e mi abbraccia.
Questo contatto mi elettrizza da capo a piedi e per un momento perdo la capacità di pensare e ragionare.
Lui fra le mie braccia è una sensazione simile al paradiso. Sapere d'aver risolto è così importante che il resto non conta.
Metto la mano sulla sua nuca e lo premo contro di me, si fa piccolo fra le mie braccia e non voglio lasciarlo andare. Stringo gli occhi e mi spavento da quello che provo ora, in questo istante.
Mi spavento al punto che torno a rinchiudere tutto nella mia zona d'ombra e a tirare fuori il sorriso spensierato di chi non ha nulla che non va.
Ci separiamo e prendiamo entrambi dei respiri profondi, ci sorridiamo timidamente e poi siamo più o meno pronti a ricominciare.
- E' tutto a posto? - Chiedo per sicurezza. Lui stringe le labbra ed annuisce.
- Vuoi bere qualcosa? -
- In realtà sto morendo di fame. Ormai è ora di pranzo ed ho saltato anche la colazione. Mi sono bevuto solo un caffè. -
Così mi invito a pranzo e lui si mette a cucinare per me.
È una bella scena che mi piace, che voglio ricordare, che voglio godermi senza doveri per la testa.
Sono qua con lui, stiamo di nuovo insieme in quel nostro strano modo e va tutto bene.
- Non devi parlarne se non vuoi. - Dice poi dopo un po' di preliminari dove abbiamo parlato di sciocchezze come il tempo ed il cibo.
Mi dà le spalle mentre cucina ed io sospiro non sapendo bene cosa dovrei fare.
Affrontare certi discorsi è pericoloso.
- La amo. Credo di amarla. Ma mi sono trovato dentro ad una situazione difficile. Non ho visto molta scelta. In questi casi si fa così, punto e basta. Io ho una famiglia alle spalle, lei anche. E sono famoso, troppo per permettermi di lasciarla incinta e non sposarla. Ho pensato alla pace comune, soprattutto mia. Sposarla era la scelta più sensata. Che lo voglia davvero o no non cambia nulla. È così che le cose andranno. Per questo non volevo parlarne, non l'ho fatto con nessuno ed io... io sapevo che tu avresti capito subito. Avevo paura me lo dicessi ed infatti l'hai fatto. - Stan lascia il silenzio ed io rifletto su cos'altro dire, ma lascio la palla a lui e dopo un po', sempre senza girarsi a guardarmi, parla piano.
- Sono stato brusco perchè me l'hai nascosto. Se me l'avessi detto subito, già in autunno, non avrei reagito male. Scusami. Dopo che ho capito quanto si sta bene a lasciarsi andare e a buttare fuori le cose, lo faccio senza freni. Credo che non vada bene nemmeno così. Devo lavorare su me stesso per trovare una via di mezzo. - sorrido.
- Vai benissimo così. - dico infine senza aggiungere altro.
Stan poi mette in tavola e si siede, ci sorridiamo per chiudere tutto e ci guardiamo un istante.
Non so se sia il caso di parlare di quell'altra cosa che ha detto.
Sul fatto che l'ho scaricato dopo Pechino andando con Mirka, ma forse è meglio di no. Anche lui sta pensando se dirlo, ma non credo lo voglia fare.
Studiamo la situazione e capiamo che è meglio lasciare così, come se non l'avesse detto.
Se non ne parliamo, è come se non fosse successo. Si può fare finta di nulla.
Stipando tutto nelle nostre zone d'ombra.
Ma quanto terranno e per quanto tempo?


Il matrimonio è una bella giornata, va tutto per il meglio e non succede nulla.
Vedere che Stan è venuto mi ha tolto un peso. Anche se  abbiamo fatto pace avevo paura non si presentasse perchè non era d'accordo col matrimonio, o per lo meno credo fosse per quello che fosse teso quando gliel'ho detto.
Comunque le cose vanno per la loro strada, non posso lamentarmi di nulla. Lui c'è ed io ne sono felice e sorride tutto il tempo.
Non so cosa mi aspettavo, ma per fortuna questo è meglio.

I mesi passano, divento padre di due gemelle, la gioia è immensa e questo porta via l'infelicità che provo quasi da subito quando sono in casa.
Sono facilitato dall'essere il numero uno al mondo di tennis, per cui ho sempre tornei da giocare e a casa ci sto poco, ma mi sento soffocare le volte che me la ritrovo dove gioco. Dopo un po' glielo devo dire.
Che devo stare concentrato sul gioco. Che lei può esserci tutte le volte che vuole, ma per me la concentrazione significa isolamento ed è molto importante.
Così finisce che la vedo spesso alle partite, ma non cerca continuamente la mia presenza.
Non sono felice come speravo, ma dopo le bambine migliora molto.
Essere padre è una benedizione ed anche se so perfettamente dentro di me che non amo Mirka e che non penso l'amerò mai, lo so da subito e costantemente, riesco a volerle bene e a stare bene con lei perchè siamo genitori di due splendide bimbe e lei capisce come fare con me.
Ci sono cose che non le dico, sa che non le dico tutto e non insiste per saperlo.
Quando mi 'insegue' in giro per il mondo non mi invade. A volte non viene nemmeno, dipende dal torneo che gioco.
Questo ci dà una sorta di equilibrio.
Il fatto che non sia invadente è essenziale per me, non so cosa avrei fatto se fosse stata ossessiva.

Poco dopo il mio matrimonio, Stan in uno dei vari tornei a cui partecipiamo, mi dice che si sposa anche lui e questo mi turba.
Me lo dice di persona e studia attentamente la mia reazione che ovviamente controllo bene.
Professo la chiarezza, la sincerità e l'apertura, ma sono opaco, bugiardo e chiuso.
Stan piano si apre ed è sempre più sincero in quel che pensa, io però non ci riesco.
L'abbraccio e sorrido congratulandomi.
Poi passo del tempo da solo dove rifletto sul perchè mi irrita la notizia del suo matrimonio.
Dice che è successo anche a lui quello che è successo a me e che quindi posso capirlo.
Ha messo incinta la sua ragazza e la sola scelta utile è stata sposarla. Lo farà in dicembre, partorirà a febbraio.
Abbiamo fatto la stessa cosa, ma è come se lui avesse voluto ripagarmi con la stessa moneta.
È questo che mi viene in mente, per quanto assurdo possa sembrare.
Se lo fai tu lo faccio anche io così capisci perchè non ne ero contento.
Bene, non lo sono. Ma perchè?
Perchè non sono contento che si sposi in queste circostanze?
Perchè non è per amore.
Non l'ama. Lo fa per dovere.
Non sarà felice ed io voglio che lui sia felice, è importante che lo sia. Sapere che non lo sarà mi disturba molto, vedere i suoi occhi malinconici è una cosa che non sopporto.
Ma non ci posso fare nulla, se glielo dicessi mi rinfaccerebbe che ho fatto lo stesso nonostante lui mi avesse esposto la sua contrarietà e visto che io non gli ho dato retta, perchè lui dovrebbe?
Mi compongo tutto il dialogo e decido di evitarlo per non rovinare il nostro rapporto.
D'altro canto capisco che se ci sono figli di mezzo bisogna fare la cosa giusta. E poi farsi una reputazione cattiva non gli gioverebbe. Non gioverebbe a me, ma nemmeno a lui.
Mettere incinta le donne e non sposarle.
No, sarebbe un disastro.
Sospiro e stipo tutto nella mia zona d'ombra insieme alla ‘pratica Stan’.
C'è molto di lui in questo angolo dentro di me. L'angolo dove non devo parlare di quello che c'è con nessuno.
L'angolo dove le cose esistono ma le conosco solo io e mai nessuno saprà nulla.
Se nessuno sa è come se non esistessero.
È il renderlo noto che lo rende reale.
Stan sta lì e lì starà sempre.
Ed io vado avanti per la mia vita senza voltarmi indietro o cambiare direzione.