10. ONDA DI PROPAGAZIONE



/Rafa/
“Se avessi saputo cosa aveva in mente, forse l’avrei indirizzato meglio.
Onestamente non so cosa gli sia passato nella testa quando ha deciso di coinvolgere Novak insieme ad altri tennisti, fra cui alcune anche donne.
Forse gli è dato di volta il cervello completamente, purtroppo il giorno della partita in questione, Hit for Haiti, Australian Open 2010, mi ritrovo i partecipanti davanti, sorridenti, microfonati e pronti. E realizzo cosa ha fatto.
Novak mi sta davanti mentre fa stretching con il busto ed io rimango ebete.
Non che non l’abbia mai visto per il resto dell’anno, però sono stato davvero molto fuori dai campi per via dei problemi alle ginocchia e tutto e quindi non l’ho visto sul serio.
Quando succedeva, lo evitavo ed ero evasivo.
Questo però è diverso.
Molto diverso.
Roger doveva dirmelo, spiegarmi. Beh, colpa mia che gli ho detto di fare quello che voleva.
Non si dicono queste cose a quelli creativi come lui!
- Ho chiesto di stare nella tua squadra, voglio fare qualche game in coppia con te! Ero eccitatissimo dall’idea! Rog è un genio! -
Ed è esattamente questo il punto. Lo guardo male, sottile, quasi furioso. Ma lui sorride ancora di più.
Adesso lo uccido.
Come osa chiamarlo così? Come osa chiamare il mio Rog, Rog?!
Intorno gli altri dicono con chi saranno e mi accorgo solo ora che, per giunta, sarò contro Roger!
Faccio il broncio e la serata mi parte proprio male, infatti poi non sono mai concentrato e al cento percento. Ai servizi sono un’agonia, ma è il minimo!
Fra Novak dalla mia parte e Roger contro, ho tempo di morire!
Perché non mi ha avvertito? Perché Novak ha scelto la squadra ed io no?
Perché diavolo non mi sono interessato a cosa cavolo stava organizzando Roger?
Un giorno lo ucciderò!

Le cose si muovono ad una velocità vertiginosa, nel senso che mi lascio trasportare dagli eventi, come faccio sempre quando faccio o guardo sport.
In questi casi la mia personalità mite, timida e gentile con il prossimo sconosciuto, diventa un toro impazzito.
A parte il prendermi un po’ troppo per una semplice partita di beneficenza, sbaglio tanto perché sono teso.
Sono inspiegabilmente nervoso e non me lo spiego, ma le cose vanno anche relativamente bene quando gioco con Andy o Kim, il problema subentra quando Nole mi si fa davanti e Kim gli dice se vogliamo fare un paio di game insieme.
Qua è come se il mondo si fermasse ed esplodesse ed io, in mezzo a quel casino emotivo, devo dire e fare qualcosa e subito e così boom.
- Con il mio dritto e la tua voleè è quasi impossibile che qualcuno ci batta! - Ma mi esce con un tono che definire strano ed invitante è poco.
Forse per Nole che mi colpisce il pugno col pugno e mi circonda il collo col braccio mentre mi accompagna in campo, è anche di più.
Forse per lui è pure provocatorio.
Non lo so, l’ho fatto senza ragionarci, mi trovo spesso ad agire d’impulso e poi ripensandoci cazzo no, non lo dovevo fare, però sono anche questo.
Quel toro impulsivo.
Per i game precedenti che ho fatto con Andy e Kim ero distratto, teso e nervoso e chiamavo sempre Nole in causa per ogni stronzata, non so perché lo facevo, ma lo vedevo lì e mi usciva il suo nome dalla bocca. Infatti per quanto mi riuscissero certe cose e di spettacolo ne ho fatto abbastanza, ero continuamente con la testa a lui.
Anche quando ha giocato lui con Kim ed io sono rimasto a guardarlo la cosa è stata strana.
Lui era lì, sculettava a Kim ed io mi imbarazzavo. Sono andato a fuoco.
E a proposito di sculettare, la prima cosa che chiedo è, naturalmente, dove vuole la pallina e lui, lo scemo cosmico che è, dice:
- Qua! - e si indica il culo che si scopre alzandosi la maglietta.
Brutto stronzo, vado completamente nel pallone. Specie per il tono erotico che usa. Oh sì. È maledettamente erotico.
La risata generale non copre molto il mio famoso impulsivo:
- Bel posto! - Porca miseria, cosa mi metto a dire?
Il fatto che rido rosso in viso mentre lo fanno anche gli altri, non toglie che ho fatto apprezzamento al suo sedere!
Che prima fra l’altro ho toccato, anche se in modo leggero e veloce, con l’asciugamano fingendo di pulirlo.
Cosa che poi ha fatto anche lui con me.
Cazzo, esco per la pausa idratazione e lui mi pulisce le gambe ed io cosa faccio? ALZO IL PANTALONCINO E GLI MOSTRO LA COSCIA! Non contento, quando lui passa a pulirmi il culo con l’asciugamano, e intanto ridendo e scherzando me lo tocca per bene, poi mando via Kim quando vuole toccarmi la coscia. Cosa normale, è una donna, lei ha fatto la cosa più sensata di tutte, ma io no! Mi tengo Novak e mando via Kim!
Porca vacca!
Così quando vado avanti e tiro, sbaglio il colpo.
Il suo culo ed il mio ‘bel posto’ è ancora impresso a fuoco.
Fortunatamente qualche scherzo e gioco con Roger e mi rimetto in riga.
I game con Novak sono complicati, è la cosa più difficile che mi sia trovato a fare specie a livello emotivo e non so perchè.
Gioco coi nervi tesissimi tutto il tempo, sono scorbutico e mi metto a flirtare.
Pensandoci dopo me ne rendo conto, ma sul momento non ci penso.
Quando dice che era meglio Kim come partner faccio l’offeso e quando viene a prendermi per riportarmi in campo sottolinea che faccio il geloso.
Cazzo, è vero.
Stavo facendo il geloso.
Ma non ci ho pensato, l’ho fatto.
Credo che forse sia un gioco per tutti, ma io non la sto vivendo così e sotto la pelle mi sento come se fossi pieno di corde di violino tesissime pronte a saltare.
E ad ogni contatto che si crea fra noi, ogni volta che mi si avvicina e mi parla basso, suadente o che scherza con me, tutte le volte è una specie di dramma, mi sento malissimo, elettrizzato, fuori di me.
E devo guardare Roger per calmarmi.
Perché sta succedendo questo?
Di cosa si tratta?
Credo di toccare il fondo quando dopo un’azione combinata fra noi due, faccio una schiacciata poderosa con un salto eccezionale e qua, eccitato oltre ogni limite, in tilt, vado contro Novak e salto verso di lui mentre lui fa altrettanto, ci scontriamo coi petti ed i bacini in quelle manovre che si fa fra compagni di squadra, non che nel tennis solitamente si faccia, perciò la cosa risulta stranissima, specie fra noi.
È… è follia.
Quando l’ho fatto mi sono concentrato sulle parti di noi che si toccavano, è stato un istante ma ho sentito il suo bacino contro il mio e solo all’idea di cosa c’era sotto i vestiti, di come l’abbiamo fatto, di cosa sarebbe… boh, io impazzisco. Non riesco a calmarmi, va tutto in crescendo e mi sento come se a momenti non riuscirò a trattenermi e la domanda è… e cosa farò quando non mi conterrò? Non che l’abbia fatto molto…
Per fortuna poi le ragazze si buttano in campo ed io ho la scusa di mettermi da parte, arrabbiato perché da un lato mi piaceva giocare con Novak, sollevato dall’altro perché sto diventando matto.
Scorbutico è sminuire il mio stato d’animo.
Ma poi è lui a tirarmi in campo lo stesso e dire di fare degli scambi a 3 contro 3 e visto che Roger lo fa, lo faccio anche io.
O forse è visto che Novak insiste, allora io lo faccio?
Perché è come se al centro dei suoi pensieri ci fossi io, io che devo stare in campo con lui il più possibile, io da rabbonire mentre faccio il broncio, io da addolcire perché sono stranamente arrabbiato.
Poi dopo un paio di scambi me la prendo con lui perché non mi lascia rispondere, è un rimprovero stupido, me ne rendo conto dopo, ma gli rispondo male e faccio l’arrabbiato.
Perché è più facile così.
È più facile gestire quel che provo se mi arrabbio con lui, ma è evidente che sto esagerando, che marco di proposito.
Lui non so cosa ne pensa e non so cosa percepisca Roger di là.
Però credo che si stia appuntando tutto.
Fortunatamente riesco ad andare a riposare e mi siedo con Roger, lo guardo, respiro, sto meglio. Ma poi il senso di colpa per questo assurdo nervoso che mi sta uccidendo. Solo perché ho approcci di vario genere con Novak.
Perché?
Perché abbiamo scopato? Insomma, è successo una volta ed ero fuori di me perché Roger mi aveva scaricato di nuovo.
Ora siamo qua, fianco a fianco, e sono fuori di me.
Chissà cosa ne pensa Rog. Sicuramente se ne è accorto, è acuto, sveglio, immagazzina tutto.
Ma anche Novak, infatti mi tirava sempre in ballo e continua anche ora ed io mi lascio coinvolgere da bordo campo.
Ci siamo cercati tutto il tempo, tutte le volte, sia che fossimo in coppia, sia che fossimo separati.
È come se non siamo in grado di staccarci emotivamente, fisicamente, mentalmente. E, rendendomene conto, mi innervosisco, mi odio e mi sento in colpa.
In colpa.
In colpa per cosa?
Palleggio con la racchetta mentre Rog è seduto vicino a me, parliamo e mi estraneo, mi calmo e cerco di pensare, ma il solo fatto che sia vicino a me e mi parli divertito e felice, mi rilassa. Va tutto bene. Forse ho immaginato tutto.
Ma questo mio senso di colpa è concreto.
Ma colpa per cosa?
Quando ci ritroviamo noi tre seduti fuori perché è arrivato Tomic che fa un paio di tiri con Kim, è anche peggio. Non riesco a ritrovarmi e a concentrarmi sulla partita. Mi slaccio le scarpe, sono sfinito non tanto fisicamente quanto mentalmente e riesco ad essere spiritoso e scherzare solo grazie a Roger che sta al gioco tutte le volte che dico qualcosa. La sua voce funge da calmante, tutto l’opposto di quel che funge Novak ogni santa puttana volta che deposita le sue mani sul mio corpo.
Come quando uno di noi deve entrare in campo e lui mi spinge perché vuole che vada io, ed intanto mi tocca.
Non toccarmi, cazzo, non farlo, io non ce la faccio!
E Roger arriva a scherzare con me ed io mi calmo.
Tornano Kim e Tomic a fare l’ultimo giro di boa, quello che stabilirà la vittoria.
Io, Rog e Novak siamo di nuovo a bordo campo insieme per questo istante, guardiamo presi la partita che sta finendo, commentiamo infervorati come se fosse tutto normale, io e Novak uniti contro Roger, ma qua insieme.
Ed è bello.
È un momento sconvolgentemente bello.
Entrambi mi danno cose incredibili, emozioni fortissime ed una l’opposto dell’altra. Essenziali.
Calma da uno, elettricità dall’altro.
Non so cosa succederà dopo di oggi, ma so che oggi lascerà il segno, l’ha già lasciato.
E quando viene decretata la fine della partita di beneficenza in favore della squadra di Rog, mi sento come se un nuovo cataclisma stia per iniziare ed io non ne capisco assolutamente il motivo.
Ma ho come paura di uscire da questo campo e affrontare la realtà. Una realtà tutta scombinata. Diversa. Sconvolgente.
Novak mi circonda il collo mentre andiamo agli spogliatoi tutti insieme e mi dice con entusiasmo:
- Dobbiamo fare un doppio insieme come si deve, è stato bellissimo! -
È qua che capisco che la sensazione era giusta.
Da qui qualcosa è cambiato. E molto.”