33. COSÌ PER SEMPRE


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/Nole/
“Da qui in poi è come rinascere.
Non avrei mai pensato, lo giuro su tutto quello che ho di più caro, che aprirmi a Rafa e ammettere tutto quello che ho ingoiato per tanto tempo, mi potesse aiutare.
Non so se è lo stare con lui quanto l’avergli detto ogni cosa.
Che lo amo da molto, che non ho voluto mai dirglielo perché sapevo di non poterlo fare felice al 100 %, che fra un po’ dovrò per forza sposarmi…
Qualunque cosa sia, qualunque cosa sarà Rafa ha deciso anche per me, si è preso ogni responsabilità di come andrà questa relazione. Ma non vuole precludersela.
Lo amo al punto da volergli dare il mondo, ma so che non posso farlo.
- Ci sono i compromessi. Se ami al punto da non poter vivere senza l’altro, ci sono i compromessi. Mi ami fino a quel punto? Io sì. Io sono pronto a rischiare una relazione imperfetta pur di stare con te. -
Questo discorso, che mi ha fatto quando è passato al primo posto nel ranking, in Cina, mi rimane in testa e mi accompagna. Adesso quando affronto mio padre è diverso, non la vivo male. E quando sto con Jelena non mi angoscio, riesco a viverla più serenamente.
Certo se ho deciso che lei è perfetta perché è svampita, mi adora e crede a qualunque maschera io mi metta addosso, devo saper tenermela stretta altrimenti mi lascia persino una come lei.
Perciò ogni tanto devo darle quello che vuole, quello che serve.
Non lo condivido con Rafa, cerco di nominarla il meno possibile. So che è geloso, che la detesta e che lo ferisce profondamente, perciò lo proteggo dal pensiero di lei, della sua esistenza, come posso.
I momenti insieme sono molto diversi da quelli di prima.
Prima manovravo tutto in modo da mantenere le cose sul piano sessuale, quello che sapevo gestire meglio. Tenevo i miei pensieri, le mie emozioni, il mio modo di essere ben stretto.
Rafa invece si è lasciato andare quasi subito.
Ripenso al suo modo di ballare e sorrido. Nel privato Rafa è molto più rilassato, per me è più difficile perché non sono abituato. Io scherzo per non dover essere me stesso.
È un po’ diverso.
Rafa è tutto un’altra persona rispetto a quello che mostra in pubblico. Quando gioca o quando guarda una partita per cui tifa, mostra più il suo vero lato. Tira fuori la grande passione che lo contraddistingue. Per il resto appare serio, concentrato e tranquillo. Tiene anche un po’ le distanze, forse, dagli altri. Tira un muro. Che però tira via completamente quando è con le persone di cui si fida.
Lo invidio. Spero di riuscirci.

La porta si apre e lui entra brontolando in spagnolo. Sto cercando di impararlo e mi insegna qualche frase quando siamo insieme.
Un po’ perché siamo in Argentina e qua se non sai lo spagnolo, vai poco lontano, un po’ perché mi piacerebbe capire cosa dice quando si arrabbia.
- Che succede? - Chiedo da seduto, mentre ho appena finito di sistemare il mio borsone.
Staremo qua 5/6 giorni. La stagione regolare è finita con Rafa primo e Nalbandian che chiude la carriera, ci ha chiamato insieme ad alcuni altri amici tennisti in questo evento a ‘casa’ sua per salutare il tennis.
Entrambi abbiamo accettato volentieri e siccome organizza tutto lui, ci ha sistemato in una camera insieme, vicino al circuito che ospiterà l’evento che si suddividerà in 5 giorni.
David si è fatto aiutare da Pico e da qui il motivo per cui siamo in camera insieme.
Rafa è arrivato tutto felice e contento, abbiamo viaggiato separati, ci siamo ritrovati qua, ha fatto la parte di quello cordialmente felice, sorriso, stretta di mano.
Poi, in ascensore, mi si è appeso al collo come una persona che ha appena trovato la sua giostra preferita.
Ha una capacità di cambiare dal Rafa pubblico a quello privato che è sconvolgente.
Io tendo ad essere lo stesso in pubblico e privato, il buffone che scherza sempre e tira fuori qualche sciocchezza, qualche gioco, qualche cosa che sdrammatizza. Ma questo non è essere sempre sé stessi, questo è essere sempre qualcun altro.
- Abbiamo un sacco di impegni! Ecco cosa c’è! Io volevo più tempo libero, ma siccome siamo qua vogliono tutti fare cose con noi! Ho detto alla mia squadra che potevo venire da solo, che non serviva venissero, per poter stare con te il più possibile ed il risultato è che mi chiamano altri per sapere se possiamo fare questo o quello! Perché diavolo non chiamano te? - E così alzo il telefono spento con un sorriso furbo.
Rafa fa il broncio e fa lo stesso col suo, lo spegne e lo butta su una sedia poi si toglie le scarpe che butta scontroso in un altro angolo ed infine si stende sul letto con la grazia di un elefante.
Così mi giro a guardarlo con un sopracciglio alzato.
- Sono così tanti impegni? -
- A qualcuno ho dovuto dire di sì, per il resto ho detto che siamo già pieni! -
- E? -
Rafa tira su la testa e si appoggia sui gomiti.
- E abbiamo un po’ di tempo libero, ma non tanto come volevo! - Sorrido. - A proposito, ho preso impegni anche a nome tuo, sembriamo sposati! Chiedevano a me di te! - Quindi mi stendo supino, vicino a lui che è a pancia in giù e lo guardo rilassato e divertito.
- E la cosa ti secca? - Chiedo sapendo bene la risposta. Rafa sposta lo sguardo sul mio, siamo vicini, le braccia si toccano ed io infilo il mio sotto di lui, nella parte superiore del corpo che tiene sollevata reggendosi sui gomiti. La mano sul suo collo, lo carezzo dolcemente.
- Ovviamente mi piace. - A questo sorride, imitato da me. Sposto la testa sotto la sua, proprio in questo spazio perfetto per me.
- Quindi tutto sommato sei felice? - Rafa ridacchia, avvicina il viso al mio e mi bacia il mento.
- Devi chiederlo? - Le labbra si incurvano in un altro sorriso sornione, poi passa dal mento alla bocca.
Le lingue si trovano e ci mettiamo subito a giocare lasciandoci andare. La mia mano risale sul suo collo, sul suo viso, sull’orecchio che stuzzico dolcemente, poi fra i suoi capelli, sulla nuca.
Rafa alza un gomito per mettersi meglio sopra di me, la mano a cercare la mia, le dita si intrecciano e questa scarica di dolcezza, più che erotismo, è splendida.
Siamo entrambi così rilassati perché adesso ci siamo detti tutto, non abbiamo nulla da nasconderci, nulla.
È questa la differenza.
Lo bacio dolcemente, come dolcemente le nostre mani giocano su di noi.
Stiamo così, abbracciati e stesi a letto insieme, a baciarci e basta. Non facciamo altro ed il tempo va per conto suo. Lo perdiamo del tutto. Ma è incredibile come non vogliamo altro, non ci accendiamo come due porno star su muri, sui pavimenti, sul letto e sulle docce.
È più un bisogno di noi, di dolcezza, di calma.
Di solito abbiamo il tempo contato ed il mondo incombe su di noi, siamo chiusi negli spogliatoi oppure in camera, ma comunque siamo stanchi da una giornata di tennis massacrante, come massacrante lo sarà il giorno dopo, perciò ci limitiamo all’essenziale tutte le volte, è come una frenesia… adesso c’è calma, ce lo gustiamo meglio. Non abbiamo fretta, ci siamo solo noi, il tempo e la voglia di coccolarci, di assorbire il nostro amore.
- Che ora è? - Chiedo fra un bacio e l’altro. Non è una domanda a caso. Rafa alza la testa e cerca un telefono od un orologio.
- Non hai l’orologio? - Scuote la testa e si sporge sul comodino.
- Dove hai il telefono? - Chiede non trovandolo.
- Nel cassetto… - Allora Rafa apre senza chiedersi perché diavolo non me lo prendo da solo, ma lo fa senza pensarci.
Infila la mano nel cassetto e cercando il telefono, si imbatte in un pacchetto che, ovviamente, prende.
- Cos’è? - Alzo le spalle con un sorrisino.
- Non saprei, apri… - Rafa, tontolotto, non ci arriva subito e si tira su a sedere anche perché gli farà male la spalla su cui appoggia da non so quanto.
Così mi alzo anche io a sedere e lo guardo con attenzione.
Rafa apre e si ritrova un orologio dentro.
- Oh, ma è un orologio! - Esclama ovvio. Ridacchio. Che perspicace. L’avrei preso in giro per allentare il mio imbarazzo, ma mi limito ad incrociare le gambe e ad arrossire:
- Ti piace? - Chiedo incerto. Rafa non percepisce subito il tono.
- Bello! L’arancione è il mio colore preferito! E poi il cinturino così è perfetto perché non si usura facilmente e lo si può tenere anche mentre si gioca. Te lo sei preso nuovo? Ma perché è nel cassetto? - Rafa non ci arriva davvero e ci pensa lui ad allentare la pressione.
Così mi metto a ridere.
- È per te, scemo! - Così lui mi guarda perplesso convinto che scherzi e sempre sorridendo lo prendo e glielo metto sul polso destro, perché anche se lui non è mancino, quando gioca lo è perciò gli darebbe fastidio lì.
Rimane proprio senza parole mentre glielo allaccio, poi gli prendo la mano e gliela poso sulla mia a guardarla insieme all’orologio.
- Bello, no? L’ho scelto pensando a te, che doveva essere pratico. So che a te piace indossare l’orologio quando giochi, ma quando sei fuori dal campo non lo tieni perché per giocare usi inevitabilmente un orologio meno bello, solo comodo. Allora ho cercato un orologio carino, pratico, comodo, ma che potessi indossare sempre, se ti va. E che sapesse un po’ di te. L’arancione mi ricorda la terra rossa, la tua superficie. - Così dopo la lunga ed imbarazzata spiegazione che mi fa sentire scemo, lo guardo ansioso sperando non mi derida. Lo sapevo che dovevo buttarla sullo scherzo. Ma lui è ancora inebetito.
- L’hai preso per me? Pensando a me? Cioè hai cercato qualcosa di adatto fino a questo punto solo per me? - Ok che è il primo regalo che gli faccio, però questa reazione è sconvolgentemente tenera.
- Rafa, certo che è per te… perché sei così stupito? - Rafa mi guarda negli occhi, i suoi brillano emozionati e qua c’è tutta la sua essenza. L’essenza di un ragazzo innamorato ed emotivo e sentimentale. Credo non abbia mai sperimentato cose simili.
- Perché è il primo regalo e questa cosa sa tanto di fidanzati… - Sorrido, mi fa impazzire, così lo stringo forte.
- Non è quello che siamo? - Gli chiedo.
Rafa si lascia abbracciare, sconvolto ed emozionato ed io lo riempio di baci su tutta la faccia, piccoli e tanti, finché lui ride e mi stringe forte.
- Non ti ho preso niente. Pensavo volessi andarci ancora piano! - Così gli prendo il viso fra le mani e lo guardo felice.
- Non sono mai stato più sicuro di noi. Di quello che provo. E sono così felice di poterlo dire e condividere… - Rafa mi prende i polsi per tenermi a sé.
- Ed io sono così felice che tu lo condivida. - Lo bacio.
- Siamo felici perché siamo noi stessi al cento percento. Era questo che ci mancava. - Sorride, appoggia la fronte alla mia.
- E come ci si sente a farlo? - Perché io non l’ho mai fatto.
Ci rifletto e piego la testa.
- Bene. Come sobri senza crisi d’astinenza. Scopri te stesso per la prima volta, capisci come sei. - Sorride e strofinando la testa sulla mia, l’appoggia sulla mia spalla.
Si accoccola ed io me lo tengo a me, l’accarezzo dolcemente e penso che sono stato proprio stupido ad aver paura di questo.
Cosa può andare storto? Stiamo così bene quando siamo insieme, da soli. Cosa conta il resto? Se non possiamo viverci alla luce del sole, se dobbiamo seguire dei ruoli, delle regole, se devo sposarmi, fare famiglia… se comunque quando sono così con lui stiamo tanto bene. Cosa conta il resto?


Viviamo insieme.
Facciamo tutto insieme.
È un sogno incredibilmente bello. Ubriacante.
Usciamo insieme dalla stessa camera e ci torniamo. Sempre.
Poi mangiamo insieme. Qualunque impegno abbiamo, è insieme. È stupendo e basta.
Ci consultiamo nel tempo libero.
‘Cosa ti va di fare?’
‘Passeggiata in borghese?’
‘Camera?’
È tutto così bello.
Le partite dell’evento cominciano poco dopo, è tutto molto divertente, l’atmosfera è calorosa e allegra ed è come una festa continua che inizia il giorno 1 e finirà il giorno 5.
Abbiamo una guida che ci porta in certi posti prestabiliti e viviamo tutto in coppia con la sorpresa di chi vede questi posti per la prima volta, così come il giro sui ghiacciai e la partitella che abbiamo.
O l’intervista dove capisco le domande in spagnolo grazie a Rafa.
O la partita di calcio a cui presenziamo e partecipiamo con dei rigori nell’intervallo, per intrattenere, come ci era stato chiesto.
Sono tutte cose che facciamo insieme e siamo così felici e così affiatati, che non sembriamo nemmeno quelli che si danno battaglia all’ultimo sangue in campo.
Anche le partite che abbiamo, c’è un doppio in coppia che mi riporta al 2010, quelli che ho fatto con lui. Che meraviglia.
Che ricordi. Si può dire che le cose sono iniziate seriamente da quella volta. Mi sono accorto che Rafa era turbato dalla mia presenza.
Siamo entrambi molto rilassati e molto noi stessi, Rafa soprattutto.
È davvero su di giri e spiritoso da morire, fa un sacco di scenette comiche e si lascia andare ad atteggiamenti imbarazzati dove trapela quel suo lato gay che io trovo tanto tenero e dolcissimo.
Rafa rilassato è qualcosa di spettacolare ed io me lo godo alla grande.

Uno di questi pomeriggi, dopo una delle partite in programma, finiti gli impegni giornalieri, Rafa mi dice di andare in albergo da solo che lui aveva una cosa da fare.
- Come da solo? - Chiedo stizzito.
- Sì, hanno chiesto solo me… - Sembra un po’ nervoso mentre lo dice, forse non gli piace farlo nemmeno a lui. Alzo le spalle e gli dico che gli scalderò il letto.
Non ci penso più molto, vado in albergo, mi metto comodo in camera, fresco, e navigo col cellulare.
Rafa rientra un po’ di tempo dopo ed ha un’aria strana.
Lo guardo di sfuggita un attimo, poi lo riguardo un secondo momento, più attento, aggrottato.
- Che c’è? - Chiedo percependo subito che ha qualcosa.
Rafa ha un sacchetto in mano che cerca di nascondere, si toglie le scarpe e mi guarda indeciso, con l’aria di chi non sa se farlo ora o no. - Che è successo? - Chiedo ancora. Forse ha una brutta notizia che non vuole darmi? Ha un altro impegno che ci toglierà altro tempo?
Mi alzo con la schiena dalla spalliera e piego le gambe di lato mettendo giù il telefono sul comodino. Alla fine sembra decidersi.
- Non l’ho programmato e non so quando sia il caso e come, però alla fine ce l’ho e al diavolo, voglio dartelo subito. -
- Rafa, non sto capendo nulla! - Lo freno cercando di calmarlo. Sembra punto da una tarantola.
Così si butta poco elegantemente sul letto davanti a me e prende il sacchetto di carta. Tira fuori un pacchetto e me lo dà con un sorriso imbarazzato. Lo mangerei di baci se non fosse che sono stupito.
Ed io, al contrario suo, capisco subito.
- Non serviva, Rafa! Io l’ho fatto spontaneamente, tu non eri tenuto a prendermi nulla… - Rafa allora grugnisce col suo solito stile da toro.
- Non dire stronzate! Lo volevo fare anche io! Dal giorno dopo che mi hai detto che mi ami. - Ci penso.
- È un bel po’ di tempo… - Lui annuisce energicamente e alza il pacchetto che mi rifila in mano.
- Appunto! - Poi prosegue. - Solo che mi dicevo che correvo troppo e dovevo andarci più piano. Ma visto che tu mi hai dato il via libero, non vedevo l’ora di prendertelo!Sapevo già cosa, ci ho messo un po’ a trovarlo perché ce l’avevo in mente… avanti, apri! - Mi mette fretta perché è più impaziente di me. Sorrido e apro.
È un braccialetto. Un filo d’oro bianco unisex, senza troppi fronzoli. Il filo è sottile, attorcigliato su sé stesso. Elegante, ma non troppo. Perfetto per chiunque, per qualunque situazione.
E soprattutto molto da me.
Una strana ondata mi assale.
Dall’orologio al bracciale è un bel passo.
- Scommetto che ti sei trattenuto dal scegliere l’anello! - Dico scherzando. È difficile non scherzare quando sono imbarazzato, ma lui ridacchia.
- Mi conosci così bene? - Lo guardo stupito, lui però prende il braccialetto e me lo mette. - Ti piace? - Così lascio perdere che lui davvero voleva andare anche più oltre di così.
È proprio partito.
Il calore sale e fatico a trattenerlo. Lo guardo, è bellissimo.
Piego la testa.
- Rafa, mi piace da morire, è proprio perfetto per me. Davvero splendido. -
Ma la voce mi trema e mentre ho l’istinto di trattenerla, capisco che non serve. Così lascio che Rafa mi baci e mi abbracci forte. Fra le sue braccia mi sciolgo ancora di più.
- Non importa quanti problemi affronteremo. Prometto di dare tutto quello che ho per farlo funzionare. Che non mi arrenderò alla prima difficoltà. Come affronto il tennis, affronterò la nostra relazione. - è una promessa tanto dolce quanto romantica. Questo è Rafa fatto e finito.
Sorrido nella sua stretta e quando riemergo mi rendo conto che le lacrime scendono.
Così, mentre lo guardo e lui mi asciuga le lacrime silenziose, dico con voce rotta:
- Ti amo e prometto di impegnarmi in questa nostra relazione ad ogni costo. Nonostante tutto quello che passeremo, sarai sempre il primo dei miei pensieri. -
È la prima volta che ci diciamo qualcosa di davvero stomachevole e romantico e a Rafa piace perché si unisce a me nelle lacrime. Mi sento stupido, però di nuovo le sue labbra si premono sulle mie, solo così. E ci respiriamo.
È tutto perfetto.
Non avrei mai immaginato che lasciarmi andare in questo modo con lui potesse essere tanto bello.
È splendido.
Non voglio svegliarmi.
Che sia così per sempre.”