*Eccoci qua con un altro capitolo, siamo agli sgoccioli. Nole ha lasciato incinta Jelena ed ha deciso di sposarla, ma non l'ha ancora detto a Rafa, si è prima confidato con Stan il quale, vi ricordo, sta con Roger. E ricordo a tutti che Rafa è un toro in piena regola, gli basta una sciocchezza per partire e chi lo ferma? Mentre Nole che è quello che solitamente tiene tutto e ragiona, riuscirà a rimanere razionale e gestire le cose con distacco? Di mezzo ci sono le ormai famose canzoni di Enrique Iglesia, che secondo me le ha scritte per il suo caro amico Rafa. Comunque. Buona lettura. Baci Akane*

36. L’ESPLOSIONE ATOMICA


 

/Rafa/
“Quando Roger me lo dice, non capisco subito.
- Allora, come l’hai presa? - Lui e la sua beata ingenuità provocano una catastrofe. Mi ricorda la storia del battito d’ali e dell’uragano.
Roger arriva con un sorriso ed una frase leggera e da questo si scatena il finimondo.
- Di cosa parli? - Appena lo dico, realizza immediatamente che non so e che ha fatto una gaffe, così si mette spontaneamente, e teneramente, le mani sulla bocca. Ma ormai scatto sull’attenti e lo fisso torvo.
- Niente, di cosa parlo? - Cerca di uscirne facendo finta di nulla, ma come sempre finge male, con me. Così batto la mano sul tavolino, i bicchieri tintinnano.
- Roger! - Tuono severo. Sospira e si strofina il viso con le mani.
Il mondo si ferma.
- Non dovevi saperlo così. Non puoi aspettare di saperlo in modo naturale? - Cerca di insistere, ma sto per prenderlo per il colletto e stritolarlo. Perché sento che è una cosa importante e lui fa il prezioso.
- Se non parli ti tiro un pugno! - Minaccio serio, così lui si rassegna e me lo dice.
- Ecco, pare che… - Alzo il sopracciglio. - No, nessun pare. È così. - Allargo le mani.
- Cosa?! -
- Nole… - Alzo gli occhi al cielo.
- Cosa ha fatto ora? - Chiedo esasperato. Roger sospira.
- Stanley mi ha detto che si sposa. Perché l’ha messa incinta. E deve per forza perché le sue usanze, suo padre, bla bla bla. Te lo spiegherà lui. Ero convinto lo sapessi. Queste cose non le devi sapere da un terzo! Porca miseria, lo dice prima a Stan di te? Certo, del resto era difficile trovare il modo giusto. Sicuramente non sa come dirtelo senza farti part… - Ma non finisce la frase che mi alzo e parto in quarta per il circuito.
Il circuito di tennis è composto dal dormitorio per gli atleti i quali possono decidere se usarlo e dormire insieme oppure se andare in un altro albergo oppure affittare un appartamentino. Ci sono diverse opzioni.
Io preferisco vivere con gli atleti, respirare l’atmosfera tennistica.
Il circuito dunque è composto da molti complessi. I campi con gli spalti, i campi d’allenamento, spogliatoi, uno maschile ed uno femminile posto al centro dell’insieme dei campi, coi tunnel che si incrociano e convergono.
Tendenzialmente questa è una cosa standard di ogni circuito.
Poi ci sono in quasi tutti a disposizione sale massaggi, palestre, piscine e quant’altro possa servire.
Ovviamente c’è un servizio di mensa, una sala comune, televisori ovunque che trasmettono cose sul torneo, un centro di programmazione ed informazione dove gli atleti si rivolgono per richieste e delucidazioni.
C’è anche un bar che sta aperto 24 ore su 24.
Queste cose sono solitamente nei tornei più prestigiosi. Gli Slam, per esempio.
Io e Roger sfruttiamo spesso questo bar. Tutto l’interno del circuito è sicuro, non è ammessa la stampa e se qualcuno viene trovato a filmare viene subito redarguito e il mezzo sequestrato. Per di più c’è molta sorveglianza anche su chi può entrare.
Così io e Roger siamo sempre molto disinvolti.
Questo per dire la grandezza del posto.
Per prima cosa vado in camera sua, ma non c’è.
È sera, non c’è molta gente in giro, ma lui non è in camera.
Comincio ad andare fuori di testa, sparisco subito verso un’altra zona.
In breve mi metto a cercare Nole per tutto il circuito. Vago come un indemoniato per tutti i posti, tutti.
A cercarlo.
La testa totalmente scollegata, mentre mi sfrecciano pensieri tragici su cosa significhi il fatto che non voglia dirmelo, perché si è confidato con Stan prima di dirmelo? Da quanto lo sa?
Ha già pianificato tutto, non è possibile.
Insomma lasci incinta una ragazza e decidi di sposarla, ma la cosa non è così veloce, l’avrai ponderata, ci sarà stato un tempo di decisione e progettazione. E tu non mi vieni a dire nulla?
Perché se non che mi vuoi lasciare?
Come faccio a non pensarlo? Stringo convulso il suo orologio arancione mentre corro per il circuito alla ricerca di quel pezzo di merda che vuole lasciarmi dopo essere stato con me nemmeno un anno.
Lo uccido.
Mi aveva promesso che in ogni caso non ci saremmo lasciati, che avremmo sopportato tutto. E lui la mette incinta e mi lascia. Anzi. ancora meglio. Non trova il coraggio di lasciarmi!
Ma cosa pensava, di fare l’annuncio pubblico e che io mi facessi da parte?
So che mi ama, dannazione, non dubito di questo.
Però per sottostare a suo padre, quel pezzo di merda che non capisce che siamo nel 2014 e non nel 1914, mi scarica così.
Non può, non può farlo e basta.
E comunque me lo deve dire.
Ma io so che è colpa di suo padre! Gli avrà rotto così tanto le palle che…
Appena entro nella piscina, lo vedo che nuota. Lo riconosco subito. Prendo un respiro profondo, sbatto la porta dietro di me, la chiudo a chiave, vado a bordo piscina e grido come un matto.
- NOVAK BRUTTO COGLIONE ESCI SUBITO! -
Non avevo niente in testa, non mi ero fatto alcun piano. Solo che dovevo trovarlo. Ora l’ho trovato.
Nole a momenti annega mentre capisce che sono io e che sono fuori di me. Si gira, mi guarda pallido, poi mi raggiunge. Si issa a bordo e mi arriva in piedi.
Io sono qua, mani ai fianchi puntate come se mi dovessi staccare le anche. Aria livida, furibonda.
E lui che mi fissa, bagnato fradicio, col costume. Silenzio.
- Che c’è? - A questo mi sale di nuovo l’istinto omicida e senza rifletterci, senza realizzarlo nemmeno, parto come un killer e lo spingo forte. Nole cade all’indietro in acqua, di nuovo. Questo mi rilassa un po’.
Almeno mi impedirà di gridare.
- Dimmi se è vero! Mi hanno detto che ti stai per sposare! - Ringhio a denti stretti, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Nole, uscito dalla piscina, mi guarda ansimante, sorpreso, colpito.
E affondato.
Non serve lo dica, ormai è un libro aperto con me. Mi basta guardarlo e fargli una domanda e non è più in grado di mentire, non è più un mistero per me.
Alzo gli occhi e getto la testa all’indietro cercando quella calma che non c’è proprio, così comincio a camminare nervoso, psicotico, davanti a lui.
- E così è lei che ti farà felice, non io! Lo sapevo che sarebbe successo! Però pensavo che saremmo comunque rimasti insieme! Alla fine hai dovuto scegliere ed hai scelto lei! Non sapevi come dirmelo, eh? Del resto dopo i discorsi fatti, dover ritrattare… con che faccia mi dici ‘ti amo, ma non posso fare entrambe le cose, la devo sposare punto e basta?’ - Continuo a parlare e muovermi davanti a lui, senza guardarlo.
Le parole fuoriescono da me come fiumi in piena, senza fermarsi, non riesco a bloccarle, nemmeno penso, nemmeno respiro.
Penso di sembrare davvero un toro, in questo momento.
La furia che ho dentro è pari solo al dolore.
- Me l’ha detto Roger e la prima cosa che ho fatto è stato cercarti per tutto il circuito come un folle, stavo impazzendo, mi sembrava di morire! Come faccio senza di te e tu senza di me? Dimmi chi può essere felice così? Non mi piace, Nole. Non mi piace! Avevi detto che comunque non sarebbe stata perfetta, ma che sarebbe stata una storia, che non mi avresti lasciato anche se ti saresti dovuto sposare! -
La voce si spezza, le lacrime escono con la consueta facilità di quando affronto le cose che mi esplodono l’animo.
Ma non mi fermo, non riesco proprio.
- Non posso vivere senza di te, come faccio? Sto già male all’idea! Mi sento già solo! E anche se tuo padre non accetta questa relazione e vuole che ti sposi… ma scusa, ma non conta solo il cuore, alla fine? - Mi fermo davanti a lui, a qualche metro, braccia aperte e l’aria sempre da pazzo schizzato che non riesco a contenere. Lui zitto, shoccato, che mi ascolta, immobile. - Chi può essere felice senza amore? Ti ho giurato di amarti per sempre ed anche tu l’hai fatto ed ora un’altra ti scalderà le notti al posto mio e al diavolo, non me ne importa se tu verresti comunque da me, dopo essere andata da lei! Mi basterebbe questo! Perché non vuoi? Perché hai cambiato idea? Sono io che tu ami, io nel tuo cuore! Io lo so, me l’hai detto! Scusa se te lo ricordo, ma non lo posso dimenticare. Non potrò fare a meno di te! - Riprendo a camminare, riprendo a muovermi frenetico, folle, incontenibile. Le lacrime che scendono mentre singhiozzo, la testa mi esplode, non ce la faccio più, davvero non ce la faccio più.
- Dicono che non si sa ciò che si aveva prima di perderlo, ma io lo so già, non mi serve che tu mi lasci e sono qua per lottare per tenerti, per impedirti di lasciarmi! Non farlo, ti prego, non farlo! Anche se sposerai lei, non lasciarmi lo stesso. Ti prego. Non posso vivere in questo modo senza di te! Ci proverò in tutti i modi, ti farò cambiare idea finché non ti arrenderai, ma non lasciarmi! Non posso, non posso… - E all’ennesimo, le sue braccia finalmente mi fermano, forti, rigide, togliendomi il fiato.
Mi ferma da dietro, infila le braccia sotto le mie, mi avvolge e finalmente la sua voce, quando la mia smette di blaterare senza fine, mette un punto.
- Perdonami, ma non pensavo proprio di lasciarti! È solo che non sapevo come dirtelo, pensavo… avevo paura… ero terrorizzato dal fatto che fossi tu a voler lasciare me! Perché ora inizia quella cosa che ti dicevo. Che non sarà la storia perfetta. - Appena lo dice, appena glielo lascio dire, il mondo torna a prendere forma. Piano piano mi rendo conto di dove sono, di come siamo e di cosa è appena successo.
Della figura che ho fatto mi importa poco, sono partito in quinta come mio solito, ma lui… ma lui mi ha appena smentito e l’ha fatto con una sincerità adorabile.
Mi giro fra le sue braccia che allenta, per un momento è tutto sospeso, per un momento non respiriamo. Ci guardiamo negli occhi, meravigliati, per vedere se è tutto vero.
E quando vedo le sue lacrime, uguali alle mie, realizzo che è così. È davvero così. Non voleva lasciarmi. Non voleva.
Il resto non conta.
Così lo stringo di slancio con tutto il mio peso e, da elefante che sono, lo sbilancio facendolo cadere in piscina con me appeso al suo collo.
Solo che lui è in costume, io vestito con tanto di scarpe.
L’acqua ci avvolge del tutto, ma non lo lascio e lui non cerca nemmeno di risalire, mi tiene a sé e aspetta che, una volta fermi, risaliamo da soli.
Intanto ci troviamo con le bocche e ci sigilliamo in un bacio che ci toglie il fiato. Un fiato che effettivamente può stare solo uno nell’altro perché siamo ancora sott’acqua.
Risaliamo lentamente, insieme, abbracciati. Poi Nole febbrile si attacca al bordo dietro di me, mi appoggia con la schiena e continuiamo a baciarci, questa volta respirando.
Dopo la frenesia e la follia, gli prendo il viso fra le mani e lo guardo emozionato, senza più piangere.
- Davvero non mi vuoi lasciare anche se ti sposi? - Sorride dolcemente.
- Come potrei? Ti avevo promesso non l’avrei fatto in nessun caso! Non sapevo come dirtelo, avevo paura che mi lasciassi tu e… - Sorrido io, questa volta, e appoggio la fronte alla sua chiudendo gli occhi.
- Sei così insicuro e fragile… Forse io lo mostro di più, fra un urlo e l’altro. Però tu che nascondi bene, tu che trattieni tutto… sei così meravigliosamente fragile ed insicuro. Non potrei mai lasciarti, non importa con chi dormirai, chi ti darà una famiglia, con chi passerai il tempo fuori dal tennis. Noi due ci avremo sempre. In campo, fuori dal campo. Non importa come e dove e quanto. Troveremo sempre il modo, il tempo per stare insieme almeno un po’. Incrociarci in corridoio, sorriderci, sfiorarci… sarà qualcosa di nostro comunque. E prenderci e nasconderci in qualche angolo a scopare come scoiattoli in calore! - Sorride al paragone. In effetti spesso lo sembriamo.
Apro gli occhi e gli asciugo il viso e le lacrime. Poi gli bacio gli occhi.
- Ti amo. Avevo così paura. Perdonami. - Poche parole. Quelle che bastano.
Di nuovo le labbra che si uniscono, le lingue che si trovano, poi i sorrisi liberatori.
- Che dici, usciamo e ci asciughiamo? - Propone divertito. Rido a mia volta e nascondo il viso contro il suo collo, leggero, felice, con la paura che se ne va del tutto.
Lui mi accoglie, mi tiene a sé ed io faccio tipo un koala su di lui avvolgendo anche le gambe a lui. Nole sorride e mi bacia la testa.
- Scusami se vivo tutto come un toro! Ogni cosa al cento percento! Parto e non mi fermo più! - Mormoro contro il suo collo ammettendo d’aver esagerato.
- È la cosa che amo di più di te. Come vivi tutte le tue emozioni a 200 all’ora senza fermarti! Ti schianti, ma non ti fermi prima! Sei fantastico. Vorrei imparare ad essere più scellerato come te! - Arriccio il naso e riemergo.
- Non so quanto sia un pregio… anche perché poi trovare contegno quando sono in pubblico, in certe situazioni, come davanti ai media o a qualcuno che non conosco, è davvero difficile. - Ma lui sorride e mi bacia di nuovo.
- Non cambiare mai, mi piaci così! -
E sia, basta che tu non mi lasci mai!


Nole piange mentre stringe la coppa di Wimbledon e annuncia il suo matrimonio con Jelena.
Ed io ne sono turbato, combattuto.
Sapevo che l’avrebbe detto, ma lui che piange davanti a tutti è davvero epico. Solitamente in pubblico non versa mai mezza lacrima.
Rimango perplesso finché non mi chiama.
Essendo dovuto tornare a casa, non sono là con lui, ma ho seguito la finale, una delle più belle di sempre.
- Avrei voluto poterlo dire di te, lo sai, vero? - La sua voce mi raggiunge con ansia ed io rimango colpito dalla cosa.
- Nole? - Chiedo incerto.
- Ecco… ero lì emozionato per essere tornato primo e per la vittoria combattuta con Roger e… sapevo che era il momento giusto per annunciarlo. Che Jelena era incinta e che ci sposavamo… e… mi sono sentito come… non so… -
- Combattuto? - Provo ad aiutarlo, il mio tono è normale, non è arrabbiato. Mi spiace non poter essere con lui.
- Sì… perché sono felice per tutto, per la vittoria, la prima posizione, perché sarò padre… ma c’è come un neo in questa felicità. Tu. Tu non puoi essere al mio fianco mentre la vivo. Quando sarò padre non ci sarai, quando festeggio la prima posizione tu non ci sei, quando… - La sua voce si rompe.
- Anche tu mi sei mancato. E mi mancherai. E sarà difficile da ora in poi. Adesso ti sposi, vivrete insieme, poi ci sarà il bambino, il tempo libero dovrai passarlo con loro. Ci penso anche io. Ma devi goderti questo bel momento… - Cerco di fare quello ragionevole, che di solito è lui, mentre io sono quello che parte come un toro impazzito.
- Lo so, ma non riesco a goderlo del tutto, mi sei mancato e pensavo che… non è giusto. Non è affatto giusto dover separare le mie gioie in questo modo. Dovresti essere tu al mio fianco, dannazione! Tu! È te che voglio per sempre in ogni momento. Ho avuto questa lotta nel picco massimo della mia emozione. Ho sempre affrontato tutto con forza e razionalità, facendo dei piani per poter far funzionare tutto, per stare con te tutte le volte che posso e… e lì non ce l’ho fatta. È come se fossi esploso. Perché deve essere così? Perché non possiamo essere liberi di viverci come vogliamo, di esprimerci per quello che siamo? Perché, Rafa? - Mi si stringe il cuore, mi vengono le lacrime agli occhi e vorrei solo essere lì per abbracciarlo.
Nole piange al telefono ed io vorrei solo avere la forza di aiutarlo.
È una crisi per cui ci sono passato anche io, so che è orribile, ci ho fatto i conti senza risolvere molto. Alla fine mi sono solo messo con lui prendendomi quello che potevo, nonostante tutto.
Ma come dice lui, da qui inizia la parte difficile della nostra storia.
- Purtroppo il mondo non è come dovrebbe o come vorremmo. Possiamo solo fare quel che possiamo per vivere al meglio che desideriamo. Vogliamo una favola che non ci sarà mai, ma possiamo avere comunque qualcosa di bello lo stesso. Dobbiamo pensare a questo. - E con tristezza mi copro il viso con la mano cercando di non piangere con lui al telefono.
- È così difficile. A volte… a volte vedi quello che potresti avere e sai che non avrai mai e… è difficile… - Sospiro.
- Puoi passare da me quando vai a casa? O ci vediamo vicino casa tua? -
Abbiamo un appartamento vicino casa sua. Abbiamo voluto prenderlo lì perché io ho più libertà di movimento di lui e per lui è più facile riuscire a scappare di casa per un paio d’ore, piuttosto che per una giornata intera.  - Ti aspetto a Montecarlo? - Aggiungo.
- Sì… arrivo lì appena torno. - Con questo mi sembra stia meglio, la prospettiva di vederci è tutto. Da un certo punto di vista è poco, è vero. Ma cosa possiamo farci? Pur angosciandoci non cambieremo le cose. Ci ho provato. Ma non si cambiano le regole.
La vita è questa, o la prendi di petto o ti adatti. O modelli a tuo piacimento quello che puoi modellare, accettando il resto. Servono dei rifugi, rifugi solidi. Questo è quanto.
- Ti aspetto. -
Ma ha ragione. Non dovrebbe essere così. Non dovrebbe proprio essere così. Che conta più quello che vuole la società, la famiglia, il mondo e non noi.
Se non fossimo due tennisti famosi forse sarebbe diverso, ma lui resta il serbo dalle tradizioni rigide ed antiche, io lo spagnolo libero al cento percento.
Forse sono i nostri mondi ad essere troppo diversi e lontani. Al di là del tennis.
Eppure ormai non esiste un modo per me di fare a meno di lui. Anche solo per un’ora al mese, dovesse essere una privazione costante. Non farei a meno di lui. Mai. Non potrei. Non potrò. Quel che ho, quel che avrò, come l’avrò, quanto l’avrò, mi andrà bene pur di averlo.
Questo perché posso avere mille incertezze, ma fra quelle non c’è Nole e l’amore che ho per lui.
Che lo amerò sempre, comunque, è l’unica sicurezza della mia vita.”