4. LO SFOGO CHE SERVE



“Vago per la struttura come un’anima in pena e facendo attenzione a non essere visto, vado nella piscina interna dell’albergo che mettono a disposizione per gli atleti e fuori come un balcone mi spoglio senza pensare che se entra qualcuno mi vede nudo.
E chi cazzo dovrebbe entrare a mezzanotte?
Senza capire nemmeno cosa sto facendo, mi tuffo ed inizio a nuotare, nuoto sempre più forte, come un matto.
L’acqua è il mio elemento, lo adoro, mi sento subito meglio appena ci sono dentro. Nuotare mi distende i nervi che sono a pezzi.
Era questo che volevo evitare, cosa diavolo me ne fregava che mi odiasse se era per evitare questo? Era meglio! Sono andato ad incasinarmi la vita per una cosa inutile!
Ora cosa ho ottenuto?
Sofferenza!
Aumento il ritmo fino a che non ho più fiato, i polmoni sembra vogliano scoppiarmi, così alla fine mi fermo al bordo, mi ci aggrappo e appoggio la fronte ansimando, occhi chiusi e via di lacrime, ancora. Che si confondono con l’acqua che mi bagna il viso.
Perché cazzo deve fare così male?
- Pensavo di essere l’unico sciroccato a non riuscire a dormire e a venire a fare una nuotata! - La voce mi coglie totalmente di sorpresa, salto nell’acqua e alzo la testa spaventato, quando vedo Novak seduto a bordo, poco distante da me, col costume ed i piedi nella piscina, non capisco nemmeno se sto sognando!
Lui sorride, ha un bel sorriso sorpreso e felice… ed anche divertito.
- Spaventato? - Quando però mi guarda bene, nota che c’è qualcosa che non va nei miei occhi. Non per il fatto che non sorrid, anche se è strano visto che con lui l’ho sempre fatto.
Gli occhi sono rossi e gonfi e ho l’aria più terribile del mondo.
Così si aggrotta.
- Tutto bene? - Chiede. Io scuoto la testa.
- Non nuoto mai di notte. Tanto meno nudo. Se lo faccio è perché sono fuori di me! - Lo ammetto perché non ne posso più di soffocare, non ce la faccio proprio.
Novak sgrana gli occhi e mi fissa sorpreso che io l’abbia detto.
- Posso fare qualcosa? - In un primo momento penso di doverlo respingere, scaricare ed andarmene, ma poi capisco che invece potrebbe fare al caso mio.
Devo sfinirmi fisicamente per crollare senza la facoltà di pensare. È questo che devo fare.
- Nuota con me! - Novak rimane sorpreso della mia imposizione, ma senza replicare si fa cadere in acqua e mi guarda per vedere quando sono pronto.
Io prendo un paio di respiri, poi gli lancio uno sguardo laterale e parto.
Lui comincia con me e facciamo un paio di vasche, cerchiamo di gareggiare e superarci, questo mi spinge a darci ancora più dentro.
Non ho un vero rapporto con lui, Novak è nel circuito da un po’ di anni, ma non è davvero spiccato molto, ci siamo scontrati un paio di volte, quest’anno comincia a farsi vedere, ad essere competitivo. Lo dirà il tempo se sarà degno di nota.
Però l’ho guardato. Tutte le volte che l’ho incontrato.
Sempre.
Novak è un tipo strano, sembra un buffone, però ha un’attenzione particolare per certe persone. È una specie di enigma, sembra un tipo, ma io ho la sensazione che sia tutt’altro.
Come i clown che dietro il trucco nascondono le lacrime.
Novak mi dà la stessa impressione.
È scemo, fa stronzate, ma io credo… io credo che sia diverso, in realtà. È solo che se fa ridere, gli altri non gli rompono le palle sulle cose.
Forse dovrei imparare da lui.
Quando ci fermiamo, siamo entrambi senza fiato e mi fa un cenno con la testa di andare nell’angolo dell’idromassaggio.
È una piscina nella piscina che butta fuori aria da sotto, ci sono delle panchine subacquee e tu ti ci siedi sopra e godi con l’idromassaggio.
Ci mettiamo qua, io rimango nudo ma è come se non me ne rendessi conto, come se non me ne importasse. Mi accomodo, appoggio le braccia larghe e la nuca all’indietro, poi mentre aspetto che il respiro torni regolare, chiudo gli occhi e mi estraneo. Come se lui non ci fosse proprio.
Lui sta zitto e per un momento mi dimentico della sua presenza.
Dietro le palpebre torna il viso di Roger e la voglia di piangere e gridare.
Così riapro.
Non è sufficiente sfiancarmi a nuoto. Devo trovare qualcos’altro che non mi faccia pensare, che me lo levi dalla testa.
Qualcosa che mi piace e che posso fare ora.
Guardo Novak che mi fissa, probabilmente da un sacco.
- Scusa se sono così stronzo, oggi. Ti sto completamente ignorando. Ti ho obbligato a nuotare con me e non ti ho detto più nulla. È che è un periodo assurdo. - Novak fa un sorriso di circostanza e scuote la testa con aria dolce.
- Non preoccuparti. - Ecco cosa dicevo. Dietro la maschera c’è una persona ben diversa da quella che appare.
È come se mi staccasse un interruttore.
Come per magia, mi concentro su di lui, su chi sia Novak, su cosa mi trasmette.
- Sai, i miei si sono separati recentemente ed io ho fatto di tutto per non pensarci, fingo che non sia nulla, ma… mi rende suscettibile a tutto, prendo tutto male, anche le sciocchezze. -
- Mi dispiace, non è mai facile quando succede… - Commenta delicatamente. Le nostre gambe si incrociano, sott’acqua, a volte si toccano.
Mi piace quando succede.
- E poi ci sono le delusioni sentimentali che fanno un gran casino… - Così lo dico, come se ne parlassi con tutti. Mi stupisce che mi esca con un quasi sconosciuto.
Nole continua ad ascoltarmi senza farmi domande.
- Decisamente non aiutano. - Scuoto la testa.
- Non so come diavolo ci sono riuscito ad incasinarmi la vita, ma ora devo trovare un modo per uscirne o affonderò. -
- Stavi piangendo per questo? - Chiede. - Ti sei lasciato con la tua ragazza? - E sono così fuori, così maledettamente fuori, che lo guardo incolore e freddo e gli dico esattamente la verità.
- È Roger. Non stiamo insieme, ma è successo qualcosa, mi ha illuso e poi mi ha detto che si sposa e che non può fare entrambe le cose. Come se un matrimonio e dei figli impedissero all’amore di finire o di sbagliare! - Novak mi ascolta, è colpito da quel che dico, ma non fa una piega.
Io mi lagno per un po’ con le mie idee.
Dico che il matrimonio è una stronzata e non significa nulla, perché non impedisce ai rapporti di finire, perciò se uno si innamora di un’altro deve poter fare quel che vuole, quel che si sente.
- Capisco che se ci sono i figli di mezzo è difficile, ma credimi che alla lunga nemmeno quelli ti fermano dal troncare un rapporto che non è mai esistito e che hai portato avanti per obbligo! Io… io credo che i miei non si siano nemmeno mai amati, ma siamo nati noi figli e così l’hanno fatto. Hanno aspettato che fossimo grandi per capire e lasciarsi. Ma questo non lo rende più facile! Solo più stupido! Non si sono mai amati! Allora che senso ha rimanere sposati per tanti anni, fare figli e non amarsi? Magari ti innamori di un altro ma non vivi quella storia perché hai un obbligo legale con tua moglie! Ma va a cagare! - Sbotto stizzito. Lui ascolta i miei sfoghi e un po’ va meglio, alla fine.
- Sai, sono d’accordo. Un pezzo di carta non ti dice se ami davvero. Spesso gli altri si aspettano che ti sposi e fai una famiglia e lo fai per questo. Perché si fa. Ma magari non amerai mai lei. Magari ti innamori e privarti di quell’amore perché adempi ai doveri della società, è sciocco. - Lo guardo stupito. Forse è il primo che la pensa come me!
- Tradiresti se fossi sposato e ti innamorassi? - Novak alza le spalle e piega le labbra.
- Sì. Lo farei. Nella mia cultura hai l’obbligo di sposarti se la metti incinta e prenderti cura di lei e della famiglia, ma di te e dei tuoi bisogni personali vedi tu. È più normale di quel che sembra avere un’amante o andare con altri se vogliamo farlo. - Cultura. Sorrido stordito di questa mentalità che però mi piace.
- Mi sono innamorato della persona sbagliata! - Dico alla fine. Novak ride ed ha una risata erotica. O forse sono io così fuori di me che lo vedo erotico. Perché voglio distrarmi e lui è qua e sta dicendo esattamente quello che volevo dicesse Roger, ma so che non lo dirà mai.
Così mi mordo il labbro e lo guardo con un’altro occhio.
Serio, pensieroso.
Comincio ad accarezzare l’idea che lui possa essere la mia distrazione. E come lo penso, lo faccio.
Inizio col piede, lo carezzo col mio, sotto l’acqua. Lui guarda un secondo, ma non si sposta. Torna a fissarmi in viso.
- E dimmi un’altra cosa. Ti piace andare coi ragazzi? - Perché poi magari viene fuori che è omofobo, dopotutto è serbo, là in questo senso sono rigidi. Noi spagnoli siamo più aperti a queste cose.
Però Novak mi stupisce e risponde alzando l’altro piede che non è occupato col mio e lo appoggia fra le mie gambe, sul bordo dove sono seduto. Poi con le dita comincia a lavorare sul mio cazzo che subito reagisce. Ed io chiudo gli occhi e appoggio la testa all’indietro abbandonandomi al piacere.
Non diciamo più niente.
E non penso a Roger.
Penso solo che posso stare ancora bene senza di lui, non importa come, se è momentaneo od un’illusione.
Ma il calore ed i brividi salgono, mi investono e sospiro quando si sposta vicino a me ed il piede si sostituisce con la mano.
Novak mi masturba ed è come se fosse pratico di queste cose. Così col braccio intorno al bordo alto della piscina, lo circondo, gli metto la mano sulla nuca, sollevo la testa e tiro fuori la lingua. Lui mi viene incontro e ci intrecciamo, giocando così. L’altra mano scivola fra le sue gambe a fargli la stessa cosa che lui fa a me, gli tiro fuori il cazzo che diventa duro e grande, non tarda ad eccitarsi.
Così presto sentiamo che non ce la facciamo più e mi alzo, mi siedo fuori, apro le gambe, me lo prendo in mano e lo guardo in attesa.
Novak si accomoda davanti e me lo mette in bocca, succhiando subito come se l’avesse fatto mille volte.
- Ah… ah, sì… così… - Oh, lo sa fare benissimo!
Novak aumenta il ritmo e non si fa pregare, l’eccitazione continua a darmi alla testa, non ragiono più, non capisco proprio nulla, solo che è bello ed è proprio quello che volevo.
Quando sto per venire, mentre lui si masturba da solo, lo separo e scendo di nuovo giù, mi piego in avanti e non serve dire nulla, Novak in perfetta sincronia con me, se lo prende e me lo infila con un movimento fluido.
Cazzo, entra subito. Un solo movimento ed è già qua.
Mi piego di più e apro la bocca in un godimento meravigliosamente lungo e completo.
Ogni neurone si sconnette, ci sono mille scariche elettriche che partono dalla colonna vertebrale e si espandono in ogni parte del mio corpo, fino alla nuca. E poi sotto, dal cazzo ancora eccitato e insoddisfatto. L’ho lasciato a metà orgasmo, l’ho interrotto ed ora che mi entra, ora che ho il suo ecco quella sensazione magica da dietro ad avanti.
Mi masturbo continuando da solo, mentre lui entra ed esce, spingendomi sempre più forte, con io che lo incito.
Il mondo sparisce del tutto quando vengo per primo, fregandomene altamente che siamo in acqua. È maledettamente bello farlo qua, così. Novak vedendomi teso che godo come un matto, poco dopo viene anche lui, mi viene dentro e la sensazione è splendida. Per un momento non c’è nulla, solo noi, lui che mi è venuto dentro, io fuori.
Appoggio la fronte sul bordo a cui mi sono tenuto mentre lui mi scopava e ansimiamo, mi circonda la vita da dietro, aderisce e rimaniamo così. La sua bocca sul mio collo.
- Grazie… - Mormoro.
- Mai ringraziato per una scopata! - Dice poco dolcemente. Io rido e giro la testa verso di lui.
- Ma a me serviva e tu non eri tenuto. - Novak mi prende il labbro con le sue.
- Credimi, sono più io che ho approfittato di te che il contrario… - Con questo mi sento un po’ meglio, ma non realizzo subito cosa significa e che conseguenze può avere sulla mia vita.
Sul momento è una scopata, uno sfogo, un modo per non stare troppo male.
Ma poi un giorno le cose prenderanno tutt’altra piega e ricorderò quando è cominciata e come.
Apro la bocca e tiro fuori la lingua, lo fa anche lui, poi uniamo e ci baciamo sul serio.
Non lo dimenticherò. Non credo. Anche se in questo momento il significato della scopata ha tutt’altro senso. “