*Ecco un altro capitolo. Al mattino del secondo giorno di Laver Cup Rafa è convinto a non rifarlo di nuovo con Roger per provare a salvare il salvabile della sua relazione con Nole, ma fra il dire ed il fare c'è di mezzo il suo istinto più profondo. La sua essenza di impulsivo puro. Quanto durerà la sua buona intenzione di raddrizzarsi? Di sera giocano il doppio ed è tutto un giorno a preparare quello, come se fosse una febbre, una follia, l'evento del secolo. Riuscirà a resistere a quest'atmosfera nella quale tutto il mondo li vuole letteralmente sposare? Buona lettura. Baci Akane*

4. MAI PIÙ COME ORA




Roger ed io siamo in mensa con tutti gli altri, c’è qualcuno che ha una faccia terribile, qualcuno invece è super felice, qualcuno è shoccato.
E poi non so bene decifrare Nick, Domi, Jack e Sascha. Fra quei quattro penso che effettivamente stia succedendo qualcosa... ma non me ne frega molto.
Vedendo Nick che fissa me e Roger con l’aria di chi si ricorda di qualcosa di epico mi ricordo che lo devo minacciare, così ignorando Roger e gli altri del mio team, vado da lui e gli chiedo di poter parlare dopo. Lui alza tranquillo le spalle e annuisce, per questo si becca un’occhiataccia da Sascha, mentre Jack ridacchia.
Ok, Jack è suo complice. Sascha non ha le idee chiare, ma Domi sembra piuttosto insonnolito, per cui non so che hanno fatto stanotte.
Roger si siede vicino a loro e se li studia tutto allegro e divertito. È nel suo habitat. Come fa ad interessarsi dei cazzi degli altri?

- Allora, fra Sascha e Nick è successo qualcosa, ma lui è del tipo che fa e non vuole parlarne, insomma... viene come viene, hai capito no? E così Sascha non sentendosi impegnato ed essendo attratto anche da Domi, è andato con lui! Però Domi non ci aveva mai pensato a questo lato della vita, diciamo, è caduto dal pero. Ed ora che Sascha è andato con Domi è confuso perché è gelosissimo di come Nick se la intende con Jack ed ora hanno litigato per queste cose ed ha la testa lì. Io però gli ho detto di pensare al tennis e risolverla con calma. Di prendere vantaggio dai campi da tennis per evadere dai casini che ha in privato. - Alzo gli occhi al cielo e sospiro incredulo che sia così pettegolo e che dica certe cose con tanta naturalezza. - A te come è andata con Nick? - Mi chiede poi come se fosse secondario.
- Bene, ha detto che sono cose normali i rapporti fra membri del circuito e che non è un adolescente pettegola. - Lo dico citando le sue parole perché Roger è proprio quel che sembra.
- Tipo me, vuoi dire? - Si auto schernisce Roger facendomi ridere e così lo spingo e la tensione che c’era fra noi e che lui insisteva per cancellare parlando di altro, va effettivamente via.
- È rimasto sconvolto, non se lo aspettava, pensava che fossimo io e te una coppia, ma insomma... è tutto ok. -
- Però ci ha provato con te! - Esclama mentre si allena con me ai macchinari decisamente in anticipo rispetto agli altri che non sono al momento con noi.
- Lo ricordo bene, eh? - Rispondo brusco. Lui continua.
- No no... non hai capito... Nick ci ha provato con te stando con Sascha. Cioè sempre che ci stesse. Forse aveva ragione Sascha a pensare di non essere impegnato con Nick, vedi? Però è arrabbiato con lui, ora! Perché lo è? - E così sospiro e scuoto di nuovo la testa alzando gli occhi al cielo come prima.
- Ma cosa te ne frega? -
- Come fa a te a non importartene! -
- Oh ti prego, sii serio! Hai 36 anni! -
- Che c’entra a 36 anni uno spegne il cervello? -
- No, ma non può fare il pettegolo! -
- Ma io sono curioso, non sono pettegolo! - Su questo entrano Domi e Sascha con delle facce che sono tutto un programma e non volevo, ma scoppio a ridere perché mi immagino la situazione che mi ha raccontato Roger e capisco tutto.
Roger mi tira un calcio di nascosto e così smetto di ridere.
Per il resto è un parlare di tattiche per il doppio di stasera ed un esternarci un po’ dal mondo per la maggior parte delle volte. Come se gli altri non ci fossero.

La giornata e l’attesa sono state incredibilmente lunghe. Abbiamo anche giocato dei singoli, per cui siamo stati fra l’altro occupati. Quando arriva il famoso magico momento, l’eccitazione è tanta specie considerando quel che abbiamo fatto stanotte.
Non voglio sbagliare, non voglio perdere questa occasione per giocare con Roger, voglio godermela e fare bella figura. Gli occhi di tutti sono puntati su questa partita, da un anno si aspetta questo match. Da un anno lo aspetto anche io.
Non è niente di speciale in realtà, è stato stanotte che abbiamo scopato.
Però questo è diverso.
Siamo due grandi campioni di tennis, grandi rivali e amici che stanno dalla stessa parte. Siamo due colleghi, siamo due partner.
Mi ripeto queste cose come un mantra perché mi fanno sentire strano, davvero stranissimo, e mano a mano che si va avanti mi sento sempre più eccitato e carico, non riesco a pensare molto.
Parliamo di tattiche, vengono a filmarci e fare foto, facciamo un selfie, è tutto così carico.
Io e Roger insieme. Molto più di prima. Prima si respirava questa febbre, ora è una follia dilagante. Era tutto per questo momento e ci siamo, miliardi di persone volevano e speravano questo e non riesco nemmeno a capire perché un’ossessione simile.
Finalmente andiamo a cambiarci e a prepararci per scendere in campo, siamo solo io e lui per questo momento.
- L’hai sentito? - Mi chiede a bruciapelo riferendosi a Nole mentre ci scaldiamo insieme in una stanza riservata a noi con dei macchinari.
Lo guardo stupito.
- Vuoi parlarne proprio ora? - Lui alza le spalle.
- Io e Stan non ci sentiamo dall’inizio. Mi ha detto fai quello che vuoi, poi vedi tu come gestirla. Lui era convinto che succedeva, per lui era solo un aspettare di vedere come volevo procedere dopo. - lo guardo aggrottato mentre tiro l’elastico per i muscoli e lui me lo tiene.
- E tu come vuoi procedere dopo? - Alza le spalle e scuote la testa.
- La farò gestire a lui come vuole. Non posso essere io a dirgli come faremo. Dopotutto sono io quello che lo ha tradito. La palla sta a lui. - Risponde calmo. Rimango sorpreso della semplicità con cui la vive e la vede, non so come fa onestamente.
- Ma per te va bene comunque? -
- Non ho scelta. Ho fatto quello che volevo, ora ne raccolgo le conseguenze. Tutte quelle che saranno. -
- Non mi sembra tipo da voler gestire queste cose, mi sbaglio? - Cambio mano e lo faccio con l’altro braccio, lui continua a tenere l’elastico per me. È strano fare questi esercizi con lui, è bello comunque. Per una volta essere compagni e non rivali. È così bello sul serio.
- No, lui odia. Preferisce che sia io a decidere, lui acconsente passivo, ma è una cosa che mi fa infuriare. Deve lottare per quel che vuole, deve farsi valere, deve scegliere e decidere ed andare dritto per la sua strada. Ha il carattere, non è che non ce l’ha. Lo tira fuori quando gli va. In generale però... se non lo stuzzichi lui si lascia fare passivo. Non so... - sospira un po’ scontento ed insofferente della situazione con lui e vedo il motivo per cui alla fine ha voluto venire con me. Per stimolare Stan a tirare fuori quel lato che soffoca? Per farlo lottare? Evidentemente hanno dei problemi di coppia, altrimenti non avrebbe progettato un anno questa scopata. Loro due stanno insieme da davvero molti anni. Ad un certo punto le relazioni si ritrovano in posti strani... un po’ le routine, un po’ il tempo cambia o affievolisce... non so...
- E tu? - Torna alla domanda di prima mentre smettiamo con l’elastico e ci mettiamo a fare altri esercizi di scatti e salti, uno davanti all’altro.
Sospiro e scuoto la testa.
- Non gli ho scritto. Non l’ho sentito. Lui non si è fatto vivo. Credo stia morendo laggiù... - Stringe dispiaciuto le labbra.
- Sa bene cosa è successo, come lo sa Stan. Ne staranno anche parlando. Magari lo stanno facendo anche loro per sopportarlo... - A lui sembra normale, forse perché è giusto che lo facciano.
- Non voglio lasciare Nole, non voglio che finisca. Fra noi è sempre andato bene, certo litighiamo un giorno sì e l’altro anche, ma è questo che ci tiene vivi. Non è una routine, non è che uno è passivo verso l’altro che gestisce tutto. Non ci siamo logorati. E lui non mi chiama perché ha il terrore di capire che io e te l’abbiamo fatto. Ed io non lo chiamo perché so che glielo farei capire e non voglio dargli la conferma, ma il fatto che non lo chiamo gli dà già conferma che è successo. Questa volta stiamo litigando senza parlare. È la prima volta che succede ed ho paura che quando torno, quando ci rivedremo... non ci sarà niente di cui parlare, capisci? Perché sarà finita senza dircelo. Non rimarrà niente da decidere per me. Io... io non so cosa fare. Così non faccio niente, per una volta, e penso al tennis e a godermi una delle cose che da quando seguo il tennis ho sempre voluto. - Sorride dolcemente e malinconico, si ferma davanti a me e mi sistema una ciocca di capelli, io mi irrigidisco e guardo subito la telecamera che è piazzata in un angolo che riprende tutto quello che succede qua. Lui capisce e torna a fare stratching mentre io mi appoggio alle cyclette e lo guardo.
- Non so gestire questa cosa, di solito prendo tutto di petto, sai? Vado, parlo, faccio casino. E lui è uno freddo, però con me non riesce a stare zitto e freddo, lo faccio imbestialire. Ora nessuno di noi fa quello che dovrebbe. Come va fra noi? Forse è già finita! - Mi vengono le lacrime agli occhi, la voce si incrina e mi giro dall’altra parte sbuffando e saltando, ben distante da lui. Vorrebbe raggiungermi ma non si avvicina.
- Però ho deciso che non voglio rifarlo. Non so se è stato giusto o no farlo ora. Ormai l'ho fatto. Non lo rinnego, è stato molto bello. Ma se voglio avere speranze con Nole, il minimo è che non lo rifaccia più. Non so se servirà a qualcosa, ma almeno devo provare a fare una cosa giusta. Se comunque finirà male almeno avrò provato a raddrizzarlo. -
Roger mi guarda stupito, fa un sorrisino strano, ma non dice niente. Poco dopo vengono a chiamarci perché è ora di scendere in campo così raduniamo tutto e ci mettiamo nei corridori in attesa di cominciare.
La tensione è ancora più alta, mi sento estremamente eccitato, non vedo l'ora, ormai ci siamo, è una sorta di sogno.
Quando scendiamo in campo la folla ci acclama, c’è un’ovazione pazzesca e sono tutti gli occhi per noi, la febbre e la follia aumentano e sono contagiose. Appena mettiamo piede in campo i miei casini spariscono, ci siamo solo io e lui. Io e lui contro altri due in una competizione di tennis, lo sport che adoro, che preferisco. Crescevo guardandolo diventare il migliore e pensavo che volevo arrivare dove era lui ed ora ci gioco accanto dopo averlo battuto ed essermi fatto battere numerose volte.
Il punto è che Roger è sempre stato il mio sogno, prima tennisticamente, poi quando ho capito che ero gay è stato normale prendermi una cotta per lui. Le mie fantasie si sono incarnate quando l’ho avuto davanti ed ho visto quanto era amabile e disponibile, mi ha dato involontariamente corda e l’ho messo su un piedistallo.
Lui è perfetto, è intoccabile, irraggiungibile. Però ho fatto di tutto per arrivare a lui.
E ci sono arrivato.
Sono diventato il suo diretto rivale, l’ho superato in certe competizioni e in certe annate, sono diventato suo amico e si è instaurato questo strano rapporto.
Ed ora è così facile ridere e parlare con lui, è così facile essere disinvolti insieme, parlare di tutto, divertirsi. Ha quel potere calmante, su di me. Posso essere teso ed impacciato in diverse situazioni, con gli sconosciuti, posso arrabbiarmi facilmente... ma con lui è tutto più facile e non so spiegare quanto io sia felice di essere al suo fianco dopo tutta la vita passata ad adorarlo sotto ogni aspetto.
Innamorarsi del proprio idolo è normale, me lo sono sempre detto. E poi era intoccabile, perché i tuoi idoli sono intoccabili anche se ci diventi amico.
Invece poi è nato questo scambio, questo essere desiderato da lui quanto lo era lui da me. Questo piacersi vicendevole, questo essere sullo stesso piano uno per l’altro, questo cercarsi, questo stare bene, questo confidarsi. Questa attrazione.
Ma ormai avevamo altre vite, altre direzioni. Ormai ognuno aveva altro. Non si poteva cancellare, non si può solo perché quello che si ha sempre desiderato in realtà non era irraggiungibile ma alla portata di mano. Non solo perché basta allungare la mano e lo puoi avere... perché ora hai un altro, lo ami, andate bene insieme. Non fare i capricci, Rafa. E nemmeno tu, Roger.
Quando ci ritroviamo insieme ad esultare, darci le mani, complottare insieme, concordarci, ridere, rilassarci, fare combinazioni perfette, capirci al volo. Quando il primo set è perfetto e decidiamo di calmarci nel secondo che perdiamo, quando il terzo tie match siamo noi che andiamo come treni. Quando è tutto perfetto e noi di nuovo esaltati per quel che riusciamo a fare insieme, per il modo in cui li schiacciamo di nuovo, per quello che esce dalla nostra unione.
Quando vinciamo così è eccitazione allo stato puro. Un’eccitazione che non posso dimenticare.
L’adrenalina scorre in tutto il mio corpo e ce l’ho duro mentre ci abbracciamo ed esultiamo.
Io e lui uno fra le braccia dell’altro non per consolarci a vicenda perché uno dei due ha vinto ed uno ha perso, ma perché siamo insieme, perché abbiamo vinto entrambi.
Ripenso come uno shock alle sue parole di Gennaio all’Australian open quando ha detto che avrebbe davvero voluto condividere il premio con me per una volta.
Ora siamo qua e condividiamo questa vittoria insieme.
Traumatico e sconvolgente.
La testa è spenta, non ragiono, non riesco. So in una piccola parte di me che dovrei, ma non si riaccende il mio cervello.
Così quando siamo sotto le docce è una gran bella cosa che non siamo soli a lavarci perché gli spogliatoi sono in comune con gli altri, altrimenti gli sarei saltato addosso.
Mi sento ancora l’elettricità dentro, non riesco a smettere di guardarlo, di parlare esaltato di quel passaggio o di quell’altro e spruzzo gioia ovunque, è così bello che nemmeno mi accorgo di quanto si vede quanto sono eccitato.
Non abbiamo l’occasione di stare mai soli, in realtà, perché quando poi usciamo dagli spogliatoi andiamo nella sala conferenze. Abbiamo una mezz’oretta di domande circa, poi gli altri ci aspettano per andare a cena insieme ed è ancora tutto estremamente acceso ed euforico.
Non riesco a smettere di pensare, di parlare, io e Roger siamo accesi come mine e raccontiamo eventi passati insieme e tutti ridono, l’atmosfera è allegra e siamo sopra le righe e si vede che è piaciuto più a noi che a tutti gli altri questo doppio e devo dire che a tutti è piaciuto proprio parecchio.

Solo quando siamo finalmente in camera, piuttosto tardi, mi rendo conto che questa eccitazione non è calata di un attimo e siamo ancora più accesi che mai.
- Finalmente soli! - Esclama Roger spontaneo appena chiudiamo la porta dietro di noi.
- È stato bellissimo, vero? - Dico io dimenticandomi ogni casino privato, ogni sera precedente, ogni promessa. Ora sono solo il Rafa tennista accanito che ha giocato con uno dei suoi giocatori preferiti di sempre, la persona che più in assoluto ha adorato.
- Un primo set ed un terzo tie match meravigliosi! Da sogno davvero! -
Esclama altrettanto acceso mentre inizia a togliersi prima la giacca e poi le scarpe.
- Siamo riusciti a giocare bene nonostante tutto. Era la prima volta insieme, i nostri stili sono molto diversi e non ci eravamo allenati, e poi comunque eravamo troppo eccitati e carichi, e dopo ci siamo calmati troppo. Poi nel terzo siamo tornati a spingere ed è andato tutto bene. Pensa giocare una partita intera in quel modo! - Continuo parlando velocissimo come se mi fossi fatto di qualcosa.
Lui ride e si apre la felpa iniziando a spogliarsi, ma non è come ieri sera che cercava di sedurmi. È ancora con la testa alla partita.
- Ho sempre pensato a come dovesse essere giocare con te. Poter fare cose sotto rete con te dietro a coprirmi le spalle. È la partita che volevo da quando ho capito che eri una persona speciale. - Lo dice abbassando il tono, si fa più suadente e meno eccitato ed io scuoto la testa sognante.
- È andato molto oltre le mie più rosee aspettative. Non pensavo che giocare con la persona che ho sempre desiderato fosse così bello. - Poi mi rendo conto di cosa ho detto, ma ormai sono in modalità fuori controllo, lui sorpreso rimane fermo con la maglietta addosso e la tuta, non continua a spogliarsi e mi guarda con un’aria intrigata ed indagatrice. Io capisco perché lo fa, visto che dopo i bei discorsi prima della partita sembrava che io volessi mettere le distanze. Invece eccoci qua e la cosa mi sta sfuggendo di mano.
- Beh, il sogno è stato vissuto, è andato bene, ma ora è finito in realtà. Non so se sia il caso di rifarlo, specie per cosa significa per noi due rimetterci insieme in un doppio. Dopotutto non siamo davvero così liberi... - in questo istante il suo ‘non voglio rovinare le tue aspettative, piccolo’ sparato nella conferenza di prima mi torna in mente con la stessa ondata d’eccitazione che mi ha lasciato in quel momento. All’idea di non poter stare liberamente con lui capisco cosa intendevo io stesso quando ho detto che non avrei più rifatto nulla.
Niente più euforia, niente eccitazione, non proverò mai più quello che ho provato stasera stando al suo fianco. La gioia incontaminata nello stargli vicino, essere dalla stessa parte, sostenerci a vicenda, abbracciarci, creare tattiche, fare cose insieme. Non lo proverò mai. È stato tutto un unico momento. Così come ieri. Ieri è stata la sola notte. Una delle più belle. Non potrò più provarlo, perché ho deciso di no, perché ho degli impegni, perché non voglio ferire chi amo e non se lo merita. Anche se l’ho già ferito. Anche se forse è comunque finita. Anche se rinunciare ora forse è inutile perché ormai ho già buttato tutto via.
Mi perdo nei suoi occhi sottili e penetranti, nella sua espressione d’attesa, in lui fermo che non continua a spogliarsi e non dice nulla. Non fa nulla. Mi aspetta e vede il turbine che mi colpisce.
Vede bene.
Ed io mentre mi vedo a rinunciare a tutto questo, a non viverlo più, a soffocarlo, dimenticarlo, far finta di nulla, come se non fosse stato meraviglioso, proprio mentre capisco che non posso più nulla, qualcosa si ribella dentro di me e imprecando gli vado davanti, gli prendo violentemente la maglietta, gliela stropiccio con foga e lo spingo mentre lo bacio e l’accompagno verso il letto. Le bocche si uniscono e si fondono, la mia lingua lo invade immediatamente come se questo bisogno impellente stesse per esplodere.
L’aspettavo da tutta la sera. Poterlo baciare e toccare ancora. Dopo tutte le volte durante la partita, quello sfiorarsi, quelle mani, quei contatti. E poi l’abbraccio, la gioia finale. Persino quella conferenza stampa delirante dove tutti ci pregavano di giocare ancora insieme e lui che mi toccava il fottuto braccio con ogni stupida scusa. Quanto abbiamo riso in quella conferenza?
Tutto quanto e poi nulla?
Non potevo, non ce la faccio.
Dio, che follia. Non ce la faccio proprio.
Gli tiro via ferocemente la maglia ed altrettanto ferocemente gli abbasso i pantaloni e gli tiro fuori l’erezione che maneggio con foga, mentre gli divoro la bocca e lui stenta a contenermi. Sembra che voglia divorarlo.
Il bisogno mi uccide, il bisogno di lui, di averlo, di essere preso.
Oh ti prego, prendimi di nuovo. Devo sentirti dentro ancora una volta. Solo una.
Ti prego, ti prego.
Senza dire nulla, ansimando e basta, mi abbasso i pantaloni e i boxer e mi giro salendo sul letto a carponi, va tutto velocissimo, è come salire sulle montagne russe. Non capisci nulla, sai solo che hai l’adrenalina alle stelle e che non puoi più fermarti.
È spettacolare.
E lo è lui mentre mi prende per i fianchi ed entra in me. Mi fa suo ed io sospiro per questo sollievo maledettamente sbagliato.
La sua erezione dura dentro di me si fa strada, poi inizia a muoversi, ad ogni spinta va sempre più dentro ed io gli vado incontro in questo ritmo che è perfetto come quello che avevamo in partita. Veloci, imprevedibili e prima che potessero capire chi era a rispondere, il punto era già fatto.
Veloci. Io e lui, uno dentro l’altro, fusi insieme a chiamarci, a prenderci, a darci, ad averci.
A venire.
Cazzo, l’ho fatto di nuovo. Dopo aver detto di provare a fare le cose giuste anche se le avevo appena sbagliate. Ho rifatto la stessa cosa.
Impreco realizzandolo mentre finisco di togliermi tutto quel che indosso e mi butto sul letto sfinito, girandomi sul fianco in posizione fetale dall’altra parte rispetto dove si trova Roger.
Sono una delle peggiori persone del mondo ed il problema è che ho paura che da ora, tutte le volte che vedrò Roger, non saprò evitarlo.
Altro che farlo una volta per togliersi lo sfizio e l’ossessione. Con me farlo una volta è la fine, perché poi non smetto più.
Ho appena distrutto due storie!
In risposta a questo mio silenzioso disperato urlo, la luce si spegne, le coperte ricadono sopra di me e poi le sue braccia calde mi avvolgono da dietro, il suo corpo aderisce dolcemente e la sua bocca mi bacia sul mio collo.
Non dice nulla, non c’è nulla da dire del resto.
La mia testa è vuota, io sono nel panico, sono disperato, mi sto odiando come non ho mai fatto e non ho la minima idea di come affrontarlo e di come fare. Nemmeno di cosa dire. Non so niente, niente.
Solo che all’idea di rinunciare per sempre a Roger, a quel che provo profondamente per lui, mi ha mandato nel panico.
Ero fuori di me, completamente. So che non voglio rinunciare, ma non volevo nemmeno ferire Nole. Lo amo, amo Nole.
Lo amo, vero?
Magari li amo entrambi. Si possono amare due persone contemporaneamente?