NOTE: non potevo non aver scritto questa fic sulla finale di Coppa Davis vinta da Roger e Stan. E' andato tutto alla grande, hanno giocato solo loro due e la partita di doppio è stata una delle più belle mai disputate. Hanno vinto e festeggiato. Sul serio si sono riempiti, nelle interviste, di complimenti e ringraziamenti a vicenda. E sul serio Stan in conferenza, già un po' brillo, ha sparato 'Sì Roger, ti amo ancora'. E' pure pieno di immagini che attestano che Roger passava più il tempo a fissare adorante Stan che a fare altro. Poi Stan era imbarazzante a volte, per quanto si scioglieva ai suoi tocchi. Stan di norma non è tipo che si lascia molto andare, ma se sotto pressione o se beve, parte proprio e diventa molto diretto e perde il controllo. Roger ha davvero infilato Stan in ogni risposta nei vari momenti in cui è stato intervistato sia durante che poi nei giorni successivi. E poi sul serio Mirka, sua moglie, non c'era. Roger le aveva vietato di venire. E davvero era stato Stan a convincere Roger a partecipare al mondiale con la Svizzera ancora quell'anno. Beh, vi lascio alle foto e alla lettura. Baci Akanw
PS: Tennis Slash per tutto quel che riguarda le mie coppie di tennis preferite

VITTORIA

  
    


"Lascio rispondere a Stan che parla meglio di me il francese!"
"Non da ubriaco!"
-Roger e Stan-

"Sì Roger, ti amo ancora!"

- Stan a Roger -

Il punto finale decisivo, realizzare d'aver vinto la partita decisiva, buttarsi a terra a pancia in giù e lasciarsi andare al primo pianto di una lunga ed infinita serie.
Lasciarsi prendere dall'emozione più inconsulta, potente, forte. Sentire la voce del capitano che chiama, alzarsi ed abbracciarlo ancora sotto shock, piangendo, stringendo fuori di sé.
E poi aprire gli occhi, finalmente, e vedere l'unico viso in grado di riportarti nel mondo dei vivi dopo essere stato catapultato in un universo stellare.
Roger tornò in sé vedendo il viso luminoso e sorridente di Stan che gli correva incontro.
Due secondi netti dopo la fine della partita ed il conseguente abbraccio velocissimo del capitano Seve e Stan era già lì su di loro.
Non aveva quasi avuto bisogno di vedere il punto effettivo concretizzare la vittoria, era come se lui fosse pronto per scattare, sapendo che quello, quello sarebbe stato il finale della partita.
Ed infatti così era stato.
Un secondo a terra da solo, due secondi col capitano e poi Stan.
Roger aprì le braccia per accoglierlo con una faccia abbandonata all'emozione più assoluta di questi ultimi anni.
Un'emozione totale che gli impediva di smettere di piangere.
Lo strinse insieme al capitano che rimaneva lì, sentì le sue braccia avvolgerlo fortissimo e di nuovo il sangue rifluì umanamente nelle vene dopo che per qualche istante era sparito dal proprio corpo, rendendolo astratto.
Si era sentito come smolecolarizzato, ma adesso Stan l'aveva ricomposto.
Ecco, pensò Roger in quel momento, fra le braccia di Stan, dimentico della presenza di Seve lì con loro.
L'attimo perfetto.
La vittoria della Coppa Davis, l'unica che gli mancava di vincere, la consapevolezza d'averla raggiunta con la persona che amava e lei lì fra le sue braccia che lo ama e lo stringe e dice che lo ama fra il caos, le urla, il boato e le sirene.
Seve probabilmente l'aveva sentito, ma sapeva che il loro rapporto era passato alla fase successiva dell'amicizia ed era stato loro complice da molto tempo, a partire dall'assegnazione delle camera. Loro li aveva sempre messi insieme, sapendo che erano 'un'altra cosa'.
Poco dopo arrivarono gli altri della squadra Svizzera, dovettero aprirsi e accoglierli, ma quel momento rimase impresso nel cuore e nell'anima di Roger.
La vittoria, la persona che amava lì, le lotte con lui condivise.
Era tutto perfetto.

La voglia di stringerlo ancora crebbe come una frenesia, mano a mano che i festeggiamenti procedevano come un fiume in piena, fuori da ogni logica e controllo, Roger fremeva per riabbracciare solo lui come si doveva, lo voleva disperatamente, non sapeva proprio come fare per riprenderselo fra tutte quelle braccia che li rapivano ogni volta.
Quando ci riuscì l'elettricità fu tale che per un momento non capì nulla. Lo strinse così forte che forse riuscì anche a fargli male, ma circondati da mille persone della squadra e dello staff, al sicuro in un certo senso, grazie al caos che c'era ovunque, poterono mormorarsi ai rispettivi orecchi, con le bocche che vi premevano sopra, che si amavano. Un brevissimo battito d'ali, sufficiente per trovare la forza di separarsi ed andare oltre, fino al momento in cui sarebbero potuti essere soli.
Consci che per esserlo davvero avrebbero dovuto aspettare chissà quanto, decisero di rubarsi un altro momento, una volta negli spogliatoi, nel breve tempo che avevano per ricomporsi e scendere di nuovo nello stadio per l'assegnazione della coppa.
Furono davvero pochissimi istanti, nemmeno il tempo di festeggiare davvero, una toccata e fuga.
Toccata e fuga che Roger ebbe con Stan. Appena messo piede dentro, mentre tutti continuarono a saltare e gridare e fare cori e abbracciarsi, Roger sparì silenzioso acchiappando Stan.
Il bagno non era certo l'ideale, ma fu sufficiente per il bacio che gli diede.
Roger prese ossigeno da Stan, dopo avergli preso il viso fra le mani e averlo spinto contro la porta subito richiusa.
Stan non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che se lo ritrovò addosso, chiuso con lui che lo baciava quasi con bisogno.
Tutto riuscì a sospendersi, l'emozione, la frenesia, la follia, la gioia. Tutto si sospese per questo momento di dolcezza dove i due intrecciarono le lingue calmando una modalità accelerata che li stava facendo correre troppo.
Tutto divenne normale. Probabilmente poi non sarebbe più stato così. Poi sarebbe stato frenetico e pieno di passione e desideri, ma ora doveva essere così. Piano, lento e dolce. Perchè era il ringraziamento di Roger a Stan.
Lo capì mentre lo baciava.
Presero fiato, si separarono rimanendo appoggiati uno all'altro, le fronti unite, gli occhi incatenati.
Roger ancora con le mani sul viso di Stan, lui alla sua vita. Gli occhi lucidi, pieni di lacrime pronte a scendere ancora per un Roger più emozionato del previsto.
- Grazie. Senza di te, senza questo tuo grande miglioramento che hai avuto quest'anno, non ce l'avrei mai fatta. Ed era la mia ultima occasione di vincerla. E dire che sei stato tu a convincermi a provarci quest'ultimo anno prima di dare l'addio alla nazionale! Grazie davvero, Stanley. Ti amo. - E se Stan aveva tenuto duro fino a quel momento, lì non fu più possibile. Lasciò che l'emozione esplodesse e le dita di Roger che gli tenevano il viso si bagnarono con le sue lacrime. Roger sorrise intenerito, lasciando fuori dalla porta la follia gioiosa senza precedenti.
- Grazie a te per averci portati fin qua! Se sono arrivato a questo livello, al livello di essere determinante nel mondiale, lo devo solo a te, Roger. Sono io che amo te. - Concluse con l'emozione che ormai gli faceva tremare la voce.
Roger non aggiunse nulla, lui sapeva che si erano aiutati a vicenda, Roger aveva fatto sì che Stan migliorasse, ma lui aveva davvero fatto grandi cose in un anno di tennis, specie all'interno di quella competizione. Per non parlare che l'aveva convinto a partecipare.
Roger ci provava da 15 anni a vincere la Davis Cup con la Svizzera, non ci era mai riuscito perchè era sempre stato il solo bravo. Ora la coppa del mondiale di tennis era finalmente arrivata dopo 15 anni di tentativi. Ora con quel salto incredibile di qualità di Stan. Roger lo vedeva sia con gli occhi dell'innamorato che con quelli del compagno, ma soprattutto con quelli del tennista professionista.
Era oggettivo pensare che era merito di Stan se quest'anno era riuscito a vincerla. Era solo merito suo.
Quella sarebbe decisamente stata una delle cose che non avrebbe mai dimenticato. Mai.
- Non posso desiderare altro. Questo è il mio momento perfetto. - Disse infine. Stan non riuscì ad aggiungere nulla, lo abbracciò e lo strinse forte, nascondendo il viso contro il suo petto. La voglia di proteggerlo, Roger, l'avrebbe avuta per sempre.
Poco dopo il capitano Seve chiamò tutti a gran voce per scendere a prendere i premi, così i due si ricomposero, si asciugarono gli occhi ed uscirono.
Anche nel fare il loro ingresso nello stadio allestito arrivarono insieme, uno accanto all'altro, parlando del match appena disputato e dilagando in tutte le finali fatte in quei tre giorni.
Roger poi lasciò di proposito a Stan l'onore di alzare la grande insalatiera, cioè la Coppa Davis, in alto insieme al capitano. Perchè era giusto così. Per il resto si sarebbe perso a guardarlo esultare, gioire, saltare, ridere e fare cori, felice di vederlo su di giri, così al settimo cielo. Pensando che se lo meritava, perchè era davvero merito suo, perchè senza la sua parte lui non sarebbe mai stato sufficiente. Era stato grazie a Stan, e Roger riuscì a pensarlo per tutta la cerimonia di premiazione, in tutti gli sguardi adoranti lanciati al compagno e persino alle carezze sulla sua testa accompagnati da ripetuti tocchi durante tutto il resto del tempo dei festeggiamenti in pubblico.
In spogliatoio, i minuti d'attesa prima di arrivare in conferenza stampa, furono delirio puro grazie allo champagne che si mise a scorrere a fiumi.
Roger era in grado di reggere un po' meglio, ma Stan era un disastro, totalmente non abituato a bere.
Il risultato fu uno Stan a dir poco su di giri per tutto il tempo passato davanti e fuori alle telecamere.
Appena svoltava angoli e passava porte, si attaccava a Roger che rideva divertito da morire. Gli scappò un bacio sulla guancia, avvinghiato a lui per la maggior parte del tempo.
- Stan, il fatto che siamo fuori dalla folla e dalle videocamere, non significa che non possano esserci occhi! - Lo riprese Roger ridendo mentre lo circondava col braccio intorno alla vita. Stan, infatti, commentò ridendo sopra le righe:
- Ed immagino che valga anche per te! - Quando Seve vide la mano di Stan finire sul sedere di Roger poco prima di entrare in sala stampa, il saggio capitano sbiancò decidendo che sarebbe stato di gran lunga meglio separarli. Così si sedette di forza in mezzo ai due, strattonandoli deciso prima di varcare la soglia. Non che ne fossero contenti, ma una volta dentro davanti alla stampa, non poterono ribellarsi.
Peccato che il saggio capitano non ebbe potere di controllo sulle loro bocche.
Roger fu il più normale.
Nel giro di un paio di interviste in poche ore, l'aveva sentito ringraziare, nominare e sbrodolare su Stan almeno cinque volte. Probabilmente era un record.
Fortuna che si ricordava di ringraziare anche il capitano e di nominare ogni tanto, distrattamente, anche 'i ragazzi', che di fatto, specie negli ultimi atti, avevano fatto praticamente nulla.
La sola finale di Coppa Davis era stata disputata sempre da Stan e Roger.
Roger per cui fu il più normale, a parte un'allusione che lo fece preoccupare, quando disse con una punta di malizia che Stan parlava meglio di lui in francese per cui avrebbe potuto rispondere ad una domanda fatta a tutta la squadra. Il retroscena a quella strana frase lo sapevano solo lui e Stan, perchè dopo una delle interviste al volo dopo il match e prima della celebrazione, Roger aveva avvicinato Stan sussurrandogli con nonchalance, senza nemmeno toccarlo, facendo totalmente finta di nulla:
- Quando parli in francese sei troppo sexy! - Stan era arrossito improvviso e si era girato giusto per vederlo abbracciare un compagno in arrivo proprio in quel momento. Alla fine non aveva fatto nulla, se l'era ingoiata e basta. Stan e Roger in quanto svizzeri parlavano correttamente molte lingue, fra cui il francese ed era vero che Stan lo parlava con un accento delizioso; questo accompagnato dalla bella voce sottile che aveva, costruiva un bel quadretto 'sexy', come detto da Roger. Che glielo avesse detto proprio in quel momento che non centrava nulla, era strano. Non avevano nemmeno ancora bevuto.
Il capitano Seve che da dopo gli spogliatoi e i primi brindisi fatti li teneva d'occhio, si preoccupò per quello che avrebbe potuto dire lì.
Stan fortunatamente, o per sfortuna, ebbe la prontezza di dire ridendo:
- Si ma non quando sono ubriaco. - Cosa che sottolineava il suo non controllo.
Seve iniziò a sudare, credette di morire quando Stan, rispondendo ad una domanda, riuscì a metterci in mezzo esattamente testuali parole:
- Sì, Roger, ti amo ancora. - Che fra l'altro erano state dette dopo una sviolinata assurda su Roger e sulla sua incredibile bravura suprema. Seve sbiancò e gli diede un calcio da sotto il tavolo e Roger si mise a ridere come faceva di solito.
Seve pregò fra sé e sé che non gli rispondesse 'anche io' e così fu, visto che la lingua sciolta di Stan continuò a rispondere liscio alla domanda.
Per il resto fu passabile, a parte i ventimila complimenti a Roger e poi all'accenno di 'Con tutto quello che si è detto ad inizio settimana su me e Roger' che poteva facilmente sfociare in qualcosa di altamente pericoloso, del tipo 'quando dicevate che avevamo litigato ed invece era tutto l'opposto visto che io e lui stiamo insieme.'
Alla fine fu comunque una cosa simile, però usò meglio le parole.
'Invece poi le cose si sono dimostrate serene, come eravamo noi.'
Questo fu quel che si limitò a dire.
Però il 'ti amo ancora Roger', rimase indelebile nelle memorie di tutte le conferenze stampa.
Quando si sarebbero rivisti, probabilmente sarebbero morti, ma sicuramente sarebbe stato materiale di leggenda!

Usciti dalla conferenza stampa più allucinante e delirante di tutti i tempi, Stan per prima cosa si mise a sventolare il dito davanti alla faccia angelica di Roger dicendolo ammonitore:
- Tu! Tu dovevi per forza dire quella cosa sul mio francese? - Disse infatti infervorato. Gli altri compagni non potevano capire perchè se la prendesse tanto, ma si godettero la faccia monella di Roger ridacchiare senza ritegno:
- Ma è vero, parli il francese meglio di me! -
Stan tornò paonazzo, di solito reggeva le sue provocazioni, ma in certi casi era un disastro.
- Non è vero e lo sai! - Roger lo circondò col braccio attirandolo a sé.
- Ok, ma la tua erre arrotolata è unica... - Gli altri risero pensando che ci fosse quello dietro, un battibecco sulla sua erre particolare e che quando parlava in francese era effettivamente deliziosa, più che buffa. Lo pensavano tutti, ma magari fra loro il gioco era quello.
Non sapevano che era ben altro, infatti mentre Stan preferiva cercare di rimanere integro, Roger sul suo orecchio finì la frase:
- Non sai quante voglie mi fa venire quando la sento! - Stan si mise a tossire imbarazzatissimo preferendo rimanere rigido senza toccarlo. Alla fine prese una bottiglia di champagne aperto e si scolò un po' per calmarsi... ottenendo l'effetto opposto!
- Se non la smetti vado a nascondermi! - Aggiunse dopo, più su di giri di prima: certe cose non riuscivano a calmarlo proprio. Roger gli faceva sempre lo stesso effetto e lo sapeva, per questo godeva come un matto nell'infierire.
Fu comunque salvato da una qualunque risposta maliziosa dal capitano che li trascinò tutti negli spogliatoi con l'ordine di radunare le rispettive cose che si tornava in albergo.
- Fra ormai non molto c'è la cena, avete poco più di un'ora per prepararvi. C'è una sala da sogno prenotata per le due nazionali finaliste e i vari invitati delle rispettive squadre. - Spiegò Seve mentre si avviavano negli spogliatoi. Roger si mostrò più interessato del necessario:
- Mmm... e sarà ammessa la stampa? - Seve scosse la testa. - Niente fotografi? -
- No, solo prima di entrare, nel salone d'ingresso. Faremo un paio di foto ad inizio serata e poi basta. - Spiegò ancora. Roger fece un gran sorriso e con un'accelerata cercò di raggiungere Stan che si era divincolato da lui per respirare. Attaccato alla famosa bottiglia di prima. Seve però lo acchiappò al volo e avvicinandosi, disse sotto voce ammonitore:
- Non fate tardi, per favore. Siete le teste di serie della serata! È come dire il re e la regina in un gala in loro onore! Siate puntuali! - Roger in quello capì che Seve era arrivato ad ogni cosa e con un sorriso larghissimo e sornione che la diceva lunga sulle sue reali intenzioni, annuì.
- Fidati! - Seve, ormai disperato, si coprì la faccia:
- E' proprio questo che mi fa paura! - Roger fece finta di non sentire e negli spogliatoi invece di radunare la propria roba, raggiunse Stan. In effetti i due erano i soli a dover 'radunare la loro roba' perchè uno aveva giocato e l'altro si era comunque dovuto preparare lo stesso per la propria probabile ma non fatta partita. Stan, nel caso in cui Roger avesse perso, avrebbe fatto l'ultima partita. Ma non ce n'era stato bisogno.
Seve e gli altri rimasero fuori a parlare tutti felici e su di giri per la finale vinta, rimirandosi le loro belle coppe in miniatura.
Non dovendo cambiarsi, ma solo mettere insieme le loro cose, i due non ci misero molto. Ci impiegarono più tempo a sciogliersi uno dall'altro.
- Che poi ti lamenti della mia sparata, ma tu cosa mi hai detto? - Disse Roger stringendolo a sé mentre le mani lo tenevano per il sedere.
Stan gli mise le braccia intorno al collo con lo stesso sorriso radioso e perso avuto in conferenza:
- Che ti amo ancora! Dovevo vendicarmi del tuo 'Stan parla meglio di me in francese!' - Roger però c'era ancora abbastanza con la testa nonostante quel posto puzzasse più di champagne che di altro... per non parlare dell'alito del suo ragazzo!
- Era una frase del tutto innocua, non lo era la tua! Però io mica me la prendo! A me è piaciuto sentirtelo dire davanti al mondo! - Stan si mise a ridere e gli tappò la bocca con la propria. Il bacio calmò gli animi per circa due secondi, il tempo di infilarsi le mani sotto i vestiti con l'intenzione di toglierseli con somma incoscienza -in effetti gli esiti dello champagne continuavano- che Seve bussò prorompente.
- Se non vi sbrigate vi lasciamo qua! - Stan fu il più svelto:
- Perfetto! - Ma Roger rispose subito dopo:
- Arriviamo, abbiamo finito! - poi sgusciò coscienziosamente via dalla presa di Stan che però tornò ad acchiapparlo per fermarlo, i due lottarono mentre ridendo si pizzicavano:
-In realtà non abbiamo nemmeno iniziato! - Stan era di solito quello ligio ai doveri, ma ora aveva bevuto più di Roger e di norma comunque reggeva meno, per cui il risultato era del tutto fuori dal comune.
- Dai, non è il momento! - Roger voleva approfittare, ma riconosceva il fatto che non fosse proprio il momento adatto. Lui voleva farlo in camera!
- E' già finito l'effetto dello champagne? - Chiese Stan ricordandosi che anche lui aveva brindato prima andando un po' sopra le righe.
Quando tutta la squadra si mise a bussare della grossa, i due si degnarono di uscire trafelati, sconvolti e sudati. E con una bottiglia d'alcolico in mano di uno Stan divertito e furbo come nessuno mai poteva dire d'averlo visto.
- Ricordati! - Disse Seve puntando Roger col dito, fingendosi severo. Cosa poco riuscita.
- Capitano, mio capitano! - Rispose con scherno l'altro.

Nel tragitto continuarono a bere, cantare e festeggiare come dei bambini, aiutando il tasso alchemico a salire. Del resto ormai la stagione di tennis era finita, avevano una bella meritatissima pausa e nessuna scusa per trattenersi.
Arrivati finalmente in albergo con il permesso di riposare un'oretta circa, Roger e Stan sparirono nella stessa camera che condividevano con l'intenzione di non uscirne più!
Ormai lo champagne era finito più nei loro stomaci che in altri, del resto erano i meritati festeggiati.
Roger aveva ripetuto fino allo sfinimento che era tutto merito suo e l'aveva guardato adorante dicendolo fra una carezza e l'altra.
Ad un certo punto era stato davvero impossibile non notarlo, infatti uno dei ragazzi aveva commentato ridendo che sembrava innamorato. Roger, scherzando, ma non troppo, aveva detto che lo era sul serio ed aveva stampato un bel bacio sulla guancia di Stan che gli si era attaccato ridendo.
Dire su di giri era sminuire il loro stato effettivo, però dal momento che lo erano tutti e che non erano controllati da nessuno, andava più che bene.
Al sicuro in camera, poterono rilassarsi beatamente.
- Non so come ringraziarti, davvero... - Disse Roger dopo essersi liberato di tutto quello che si portava dietro fra borse e coppe varie.
Stan, che aveva fatto altrettanto, lasciò perdere qualunque altra intenzione -dovevano lavarsi e cambiarsi per prima cosa- e lo agganciò con le braccia intorno al collo, mentre Roger tornava a prendergli il fondoschiena a piene mani, come si erano interrotti prima.
- Smettila, il merito non è mio! - Roger si fece serio per quanto l'euforia e l'alcool glielo permettesse.
- Certo che è tuo! Io ci provavo da 15 anni a vincere la Coppa Davis, ma solo quando tu hai fatto questo grande salto di qualità l'abbiamo vinta! È solo merito tuo! Da solo non c'ero mai riuscito! - Stan però aveva la risposta pronta e dallo sguardo birichino, Roger capì che non era una cosa seria.
- Il merito è di Mirka che è rimasta a casa! Se veniva non giocavo così bene! - Roger a questo punto tornò a ridere nascondendo il viso contro la sua spalla.
- Gli ho detto io di stare a casa perchè non volevo rischiare la finale! - Stan rise aspettando che rialzasse la testa:
- L'avevo intuito! Anche se non mi dici tutto, ci arrivo lo stesso! Che non fosse presente proprio a questa finale, così importante per te, è stato eclatante! Specie perchè è successo dopo gli episodi di Londra. -
Per quanto i due avessero bevuto e fossero su di giri, ragionavano lucidamente, così come quel che provavano non era solo dettato dallo champagne. Anche se il fatto di essere così appiccicosi sì, lo era.
- Non volevo farti sapere cosa è successo dopo che ci siamo salutati là. -
Roger, così come tutti i tennisti accompagnati dalla famiglia, non condividevano la camera con loro durante i tornei, non si volevano distrarre. La famiglia in questione era sempre lì per conto suo, guardava la partita che voleva, ma non era CON il tennista.
Per cui Roger era stato tutto il tempo con Stan e dopo il forfait della finale per colpa della schiena, era tornato un giorno a casa a Basilea per fare il cambio delle valige e tornare subito verso la prossima tappa di Coppa Davis, la famosa finale in Francia.
In quel lasso di tempo, Roger a quanto pareva doveva aver sistemato Mirka, sua moglie, che durante la semifinale dei due era stata protagonista di infelici episodi contro Stan, contro cui aveva inveito pesantemente chiamandolo 'cry baby' per distrarlo nei momenti cruciali. Questo aveva innervosito molto Stan che aveva reagito male sia durante l'incontro che dopo. Aveva sbagliato 4 match point finendo poi per perdere tutta la partita, anche se per un soffio. Sulle infelici uscite di Mirka in stadio, Stan aveva fermato l'incontro e si era lamentato furioso dapprima con lei, anche se ovviamente a distanza, e poi con l'arbitro che l'aveva ripresa dicendo di tenere contegno.
Ormai il danno era fatto.
Dopo la partita, negli spogliatoi, Roger aveva chiesto cosa era successo ed aveva messo un po' le cose a posto, spaventato dal fatto che potesse avercela con lui. Stan si era dimostrato deliziosamente geloso e a Roger era piaciuto molto, le cose si erano subito messe bene, ma poi a casa, una volta a tu per tu con lei, la cosa era stata ripresa in modo sorprendente.
- Hai litigato con lei? - Chiese sorpreso Stan non immaginando minimamente una cosa simile. Non era da lui mischiare in qualche modo le due vite, anche se poi a conti fatti si erano messi insieme da pochissimo. Comunque Roger aveva sempre tenuto tutto molto distinto. Vederlo prendere una posizione simile e proprio in quel modo secco, era del tutto sconvolgente.
Roger fece spallucce:
- Non proprio litigato, non è il termine adatto. -
- E che è successo? - Chiese preoccupato ed incredulo Stan. Roger fece un sorrisino sornione.
- L'ho messa al suo posto! - Non volle dire di più e Stan non insistette sapendo che non gli avrebbe detto altro.
Quel che era successo era stata una scena perfettamente alla 'Roger Federer'.
Il campione elvetico non era tipo da sceneggiate e piazzate, mai. Però sistemava tutti con alterigia e freddezza all'occorrenza. Però non l'aveva mai fatto con lei.
Quella era stata la prima volta in assoluto e con la mente volò a domenica sera, quando era successo tutto.
Una volta solo con lei l'aveva guardata gelandola e con sguardo sottile, di chi disapprovava, aveva sibilato come sgridasse sua figlia:
- Tu in finale non vieni. - Con questo lui avrebbe chiuso tutto, se lei, oltraggiata, non avesse reagito peggio del previsto. Si accese come una dinamite:
- Come?! Allora ti schieri dalla sua parte? Dopo quello che ho fatto per te?! Come puoi proprio con lui?! - Roger non ci aveva più visto, captando dei chiarissimi segnali ostici che non poteva sopportare. E ostici era un eufemismo. Era avvelenata.
- Proprio perchè è lui faccio così! È molto più grave quello che hai fatto visto che è lui! Stan non è un avversario qualunque! Era meglio persino con Nole e Rafa, guarda! Anche se l'avrei detestato! - Non aveva alzato la voce, ma aveva risposto veloce e tagliente, ancora con quello sguardo gelido e gesti secchi della mano. Lei si era accesa ancora di più non vedendoci dalla rabbia e dalla gelosia.
- Ti stavo aiutando ed è questo il ringraziamento? -
- Bell'aiuto! Ora sono pieno di mal di schiena perchè ho tirato troppo l'incontro! Se finiva in quel momento non mi veniva male! -
- Ma avresti perso! -
- Meglio se mi avrebbe preservato la schiena! Stan era in forma, meritava di vincere! Specie perchè ha perso i match point per colpa tua, non per demerito suo! - Mirka era stata in fiamme, non ci aveva più visto dalla rabbia, mentre per contro Roger era rimasto sempre più freddo, composto e tagliente.
- Stan! Conta solo lui! Solo perchè è lui fai tutto questo casino! Non ti sei mai lamentato di nulla, non mi hai mai ripreso o vietato niente. Ora vieni a dirmi questo perchè ho osato dire qualcosa a Stan?! -
- E' disgustoso quello che hai fatto ed inaccettabile per un tennista del mio calibro! Sono un professionista da quindici anni, Mirka! Non vinco le partite perchè la mia tifoseria distrae anti sportivamente l'avversario nel momento più importante del match! Non voglio vincere per questo! È pesantissimo vincere per questo, Mirka! Se non avessi avuto mal di schiena, mi sarei ritirato od avrei giocato male di proposito contro Nole perchè non l'avrei meritata quella finale! Questo fa di me il campione che sono! Vincere con le mie sole forze, non con mezzi così meschini! E ripeto! È mille volte più grave il fatto che tu l'abbia fatto proprio contro Stan! Anche a Wimbledon l'avevi fatto e te l'ho fatta passare, ora osi rifarlo?! È l'ultima volta! Tu in Francia non ci vieni! - Con questo aveva chiuso il discorso e le aveva dato le spalle, furibondo. Non si era mai sentito più fuori di sé di così, era da molto che non se la prendeva e questo per lei era anche peggio. Infatti non riuscì a mollare e tirò fuori l'ultimo grande rospo rimasto.
- Quel ragazzo è il cancro di questa famiglia! - Con queste grida, Roger si era fermato, si era voltato e l'aveva guardata con lo sguardo peggiore mai avuto. Nessuno poteva dirlo d'averlo visto con quell'espressione. Se prima era stato gelido, ora era il fuoco. Come un terremoto che si abbatteva.
- Non osare! -
Ovviamente funse da innesco.
- Certo che oso! Pensi che non me ne sia accorta? Da quanti anni va avanti? Credi che sia scema? Una donna può sopportare tutto ma non di essere presa in giro così da un ragazzino! È solo colpa sua! Ho fatto finta di niente sperando di diventare più importante come madre dei tuoi figli, ma alla fine è sempre lui! È sempre e solo lui quello che conta! Io sono solo la madre dei tuoi figli, niente altro! Ormai è lui quello che conta e questa ne è la prova! - Roger era rimasto sconvolto e senza parole, shockato nel rendersi conto che lei se ne era accorta da molto prima e che al contrario non aveva mai fatto caso a Rafa e a quanto successo con lui. Non poteva dirle che in realtà fra lui e Stan era successo solo di recente, sul serio. A parte che non voleva dirle che era vero. Però era sconvolto al fatto che lei lo credesse il suo amante da chissà quanto tempo. Se ne era accorta prima di lui.
- Hai bisogno di un terapista! Hai le visioni! Io e lui siamo sempre stati solo grandi amici ed è per questo che me la prendo se lo tratti male in partita e lo distrai proprio contro di me! Comunque mi darebbe fastidio a prescindere! - Mirka aveva scosso la testa ormai sgonfia.
- Negamelo pure, tanto non serve che lo dici. Lo so da sola! Pensavo che fare figli avesse rafforzato il nostro legame, ora so che ti ho solo obbligato a stare con me contro la tua volontà! Ma ormai sono io tua moglie, io la madre dei tuoi figli, io la donna che ti seguirà in tutti i tornei che vuole e che metterà la faccia come tua compagna. Non Stan! Io! - Il veleno ormai aveva parlato, ma era esasperata, aveva macinato per molto tempo e lui, preso in contropiede, non era riuscito a trovare un sistema per deragliarla. Specie perchè ormai era tutto vero e forse, forse, gli era stato anche bene così. Non avere un rapporto idilliaco con lei per non fingere che tutto andasse sempre bene, quando invece si sentiva sollevato nel poter staccare durante i tornei.
- Non in questo e non certo in tutte le partite future che farò contro di lui! - Con questo Roger non aveva detto più niente, non aveva sprecato fiato a smentire e a farle cambiare idea.
A volte raffreddare un rapporto potenzialmente distruttivo e non affrontare la cosa in modo diretto ed a viso aperto, era la sola soluzione per evitare di fare ancor più danni.
Dopotutto avevano 4 figli e se non altro dovevano pensare a loro.
Non ne avevano più parlato.
Fra loro le cose non si erano risanate, ma non avevano nemmeno avuto il tempo per aggiustarle.
Roger tornò al presente, agli occhi preoccupati di Stan, ancora carichi di sorpresa per quanto appreso.
- Sei sicuro che vada bene? Non è che mi nascondi un divorzio in atto per colpa mia? Mica le hai detto di noi, spero... - Roger rise.
- Non voglio parlare di queste cose ora, preferisco festeggiare! - Stan capì che però di qualcosa di cui parlare a riguardo c'era, preoccupato cercò di tenere la presa, ma Roger fu più abile a distrarlo. Davvero molto abile... e ben presto finirono sul letto a festeggiare come si doveva, finalmente.
Stan non aveva nemmeno finito di parlare che Roger gli aveva in risposta tolto la maglia della nazionale svizzera senza troppi complimenti. Stan alla fine, con la bocca sulla sua, ormai ben tappata, si mise a ridere mentre Roger continuò a succhiargli il labbro inferiore.
- Siamo i campioni del mondo di tennis... - Disse febbrile fra un bacio e l'altro, con le mani che frugavano fra i vestiti fameliche.
Niente a che vedere con il bacio negli spogliatoi di poco prima.
- Non voglio pensare ad altro che questo... - Continuò dopo averlo spinto sul letto, Stan adesso era a torso nudo, rimase fermo in attesa delle sue mosse, malizioso e divertito di vederlo così acceso ed attivo.
Roger si tolse la maglia, prendendo anche quella sotto.
- A prendermi il premio che mi spetta... - Stan si mise a ridere, era affamato e gli piaceva un sacco vederlo mentre si spogliava per lui.
Quando fu nudo, si avventò sui suoi pantaloni e li tirò via, con essi anche i boxer.
- E darti il tuo! - Così anche Stan fu presto nudo e steso sotto di lui che gli si stendeva sopra, fondendo le labbra con le sue dopo avergliele leccate ed assaggiate.
- Non aspetto altro! - Mormorò eccitandosi nel sentire la sua erezione che gli si strofinava addosso.
Allargò le gambe e l'accolse fra le proprie avvolgendole intorno alle sue, le braccia facevano leva ai lati del suo corpo mentre giocava con la bocca e la lingua, ormai totalmente assorbiti uno dall'altro. La testa annebbiata dal piacere e dallo champagne, la voglia solo uno dell'altro, solo uno dell'altro e basta. La frenesia crebbe come una febbre in escalation ed incapaci di staccarsi, Roger scese sul suo corpo a farlo proprio prima con la bocca, ogni centimetro di lui, tutto fu suo mentre Stan rabbrividiva e gemeva di piacere alla lingua che l'accarezzava ovunque.
Arrivato all'inguine, gli guidò la testa schiacciandosela addosso, incapace di resistere oltre al piacere che sentiva.
La voce vibrò nell'aria, roca ed eccitata.
- Ro... Rogi... sto per venire... - Quando Roger andò anche a stuzzicarlo con le dita nella sua apertura, in concomitanza con la bocca sull'erezione ormai dura, Stan si premette all'indietro inarcandosi, puntò i piedi sul materasso in un abbandono ancora maggiore che mandò in delirio Roger.
- Rogi non ce la faccio... devi entrare... - Ma Roger a questo punto si mise al contrario sopra di lui e gli si mise a gambe aperte sul viso.
- Renditi utile... - Disse perentorio con aria di comando. Stan si eccitò ed eseguì aprendo la bocca. Roger si stese sopra di lui, al contrario, e mentre gli succhiava il membro eretto, lui continuava a prepararlo con la bocca e le dita che entravano dentro di lui ripetutamente e agilmente.
Stan era totalmente aperto a lui e si capiva che lo voleva, ma era piacevole sentirlo contorcersi sotto di lui perchè voleva averlo dentro.
Quando lo sentì ai limiti più estremi, si decise a scendere da lui, lo fece girare e messo a carponi, lo prese per i fianchi ed entrò con un colpo vigoroso. Stan si abbandonò completamente al piacere che fu subito intenso, fu come un grandissimo sollievo fisico e mentale, dopo la tensione che Roger gli aveva fatto salire portandolo ai limiti massimi del piacere, quello lo liberò.
Roger lo vide appoggiarsi con la parte superiore del corpo e premere il viso sulle lenzuola, afferrarle coi pugni e gemere sempre più forte. Gli occhi chiusi in un posa calda e sensuale. Gli diede alla testa vederlo così e aumentò le spinte, il ritmo fu sempre più vertiginoso fino a che sentì il bisogno di averlo più addosso. L'alzò avvolgendolo con le braccia, lo appoggiò a sé e continuò quel movimento sincrono sempre più forte, le voci unite nel piacere intenso e le braccia di Stan alte ad avvolgerlo intorno alla testa, gli prese i capelli e strinse, le voci insieme ed alla fine una violenta scarica partì dai loro corpi uniti, proprio il punto in cui erano uno dentro l'altro, e si propagò immediata su tutte le altre parti, come un moto perpetuo ed infinito, senza fine.
Persero il contatto con loro stessi, coi corpi, con le menti. Per un lungo momento fu solo nebbia, solo unicamente nebbia. La più piacevole e calda mai incontrata.
Dopo un po' si resero conto d'essersi messi giù, sempre su braccia e gambe piegate, intrecciati insieme. Roger si stese di schiena e se lo portò sopra invertendo le posizioni. I fiati ancora irregolari lentamente si calmarono, come i corpi ancora palpitanti e frenetici. Caldi, sudati, in un miscuglio di piaceri amplificati e lo champagne ormai finito.
- Mi è piaciuto il premio! - Asserì Stan poco dopo, malizioso!
- Anche il mio non era male! - Fece scherzando Roger. Stan gli pizzicò un capezzolo e l'altro si lamentò. - Dai, è stato eccezionale... - E poi, come se fosse del tutto collegato ed il tono fosse sempre lo stesso, Stan aggiunse tranquillo:
- Tu lo sei. - Roger capì che non stava più giocando anche se il tono era leggero. Gli baciò la fronte e Stan si alzò sul gomito per baciargli la bocca, rimasero a guardarsi, a contemplarsi, al colmo di una gioia indicibile che non accennava nemmeno a spegnersi un po'.
- Sono contento che siamo solo noi. Non sarebbe lo stesso con lei. - Disse quindi mostrando che non se ne era dimenticato.
Roger sorrise con dolcezza sapendo quanto questa sua presa di posizione era stata importante per Stan.
- Non le avrei mai vietato di venire se non fosse stato per te. Sapevo che era importante che fossimo solo noi due. - Stan sorrise per nulla intenzionato a mollare la questione, ora ne doveva venire a capo.
- Se tu la volevi allo stadio come tutte le altre volte, non dovevi vietarlo solo per me. - Roger alzò le spalle.
- Per me che ci sia o no non cambia nulla e poi dopo Londra non potevo vederla. Mi ha deluso tantissimo, mi ha fatto proprio uscire di me. L'avrei allontanata a prescindere. Non voglio vincere le partite in questo modo. - Stan sapeva che pensava questo, ma era curioso di sapere un po' di dettagli del litigio, Roger non voleva parlarne, ma Stan voleva sapere.
- Si può sapere che altro è uscito da quella discussione? - Roger a quel punto lo guardò stranito.
- Come fai a dire che è uscito altro? - Stan ridacchio e gli mise il dito sulla punta del naso schiacciando.
- Ti conosco. So che c'è altro. -
- Le ho detto che è stato più grave perchè l'aveva fatto a te. - Stan impallidì e si alzò su entrambi i gomiti per guardarlo stralunato.
- Cosa?! - Roger fece un cenno di sorriso, poi continuò.
- Sì... e lì lei ha fatto una scenata di gelosia contro di te. - Stan ora era sconvolto.
- Perchè? Mica sa nulla! E poi ci siamo messi davvero insieme da pochissimo! Che senso avrebbe se pensa che siamo solo amici? - Roger lo guardò con aria ovvia.
- Perchè non crede che siamo solo amici! - Il silenzio li colpì come uno schiaffo e per un momento Stan provò un autentico panico nel pensare di essere messo in piazza in quel modo, lui così riservato... sicuramente non l'avrebbe vissuta bene. Specie una cosa simile.
- Cosa pensa? Non abbiamo mica cambiato il nostro modo di porci uno verso l'altro, facciamo in pubblico le stesse cose di sempre. -
- Appunto. Lei pensa che stiamo insieme da chissà quanto. Non potevo dire che comunque ci siamo messi insieme di recente. Il punto è che ora siamo davvero una coppia. - Stan era ancora pallido e terrorizzato.
- E tu che hai detto? -
- Niente, ho detto che aveva le visioni. Poi le ho freddamente ribadito che non sarebbe venuta in Francia e nemmeno alle competizioni future contro di te. -
Stan un po' voleva aver assistito, ma d'altro canto preferiva starle il più lontano possibile. L'aveva sempre detestata perchè effettivamente era sempre stata astiosa ed antipatica con lui, ora capiva il motivo. Non poteva darle torto, mai ai tempi erano davvero solo amici. Aveva visto molto più lontano di loro.
- Vi siete lasciati male? Ora come vi comportate? -
Roger tornò ad alzare le spalle, come se non gliene importasse molto.
- Non ne abbiamo più parlato... ma tutte le volte che l'ho sentita era solo cinque secondi per farmi passare le bambine e basta. Con lei non ci parlo sul serio da domenica sera. Non so come sarà quando torno a casa, resta la madre dei miei figli e non voglio soffrano per colpa nostra, dovrò trovare un modo per farla andare bene comunque. - Lo sguardo pulito di Stan si oscurò come se delle nuvole coprissero il cielo terso. Roger capì e sorridendo dolcemente lo carezzò rassicurandolo. - Non ti lascerò mai, non certo per lei. Non so cosa faremo io e lei, ha ammesso che aveva capito di noi da tempo ma che sperava di legarmi a lei coi figli, però ormai ha capito che non c'è niente da fare e che per me ci sei solo tu. - Stan a questo punto, istericamente, si mise a ridere.
- Se sapesse che prima ti sei messo ad avere orgasmi di vario genere con Rafa! - Roger non poteva certo dargli torto, rise anche lui allentando una tensione un po' strana che si era creata, dopo un po' si rilassarono e tornarono a guardarsi seri. Roger sempre con le sue mani su Stan, come a volerlo rassicurare e proteggere.
- In qualche modo la gestirò, tu però non ti devi preoccupare. Tu ed i miei figli sarete sempre al primo posto di tutto. - Stan pensò che fosse una strana accoppiata, ma sapeva quanto protettivo sapeva essere Roger e si beò di quel privilegio.
- Non so cosa ho fatto per meritare tutte queste dolci attenzioni... - Disse un po' scherzando. Roger ridacchiò e lo baciò leggero.
- Sei come sei. Ho sempre voluto aiutarti e prima pensavo a come farlo nel tennis, ora il sentimento si è espanso e voglio aiutarti sempre e proteggerti. - Stan arrossì, ma si perse in lui così chiaramente innamorato, aveva un modo di parlare di chi amava che lo illuminava e lo addolciva un sacco ed ora Roger aveva quel tipo di espressione.
Ebbe la certezza di essere amato da lui in quel momento.
- Ti amo. - Concluse quindi senza avere molto altro da dire.
Le labbra tornarono ad unirsi e questa volta rimasero ad intrecciarsi per un po', assorbendosi a vicenda, perdendosi nella felicità che si davano a vicenda.
Erano arrivati al culmine della gioia e della loro vita, non potevano più desiderare altro.


Anche se poi dopo, durante la festa nella sala, insieme agli altri, a trangugiare altro champagne, desiderarono altro eccome.
In bagno circa ogni ora, in ogni combinazione possibile, sempre uno sull'altro, uno dentro l'altro, uno per l'altro.
Fu più il tempo passato là dentro che con gli altri, ma del resto avevano diritto di festeggiare e Roger era convinto che il suo Stan, in quanto vero eroe della Svizzera, meritasse tutti i premi possibili e visto che i premi che voleva erano quelli, quelli gli dava!

FINE