NOTE: Lo ammetto, sono io l’influenzata e volevo scrivere qualcosa su qualcuno che lo era per essere in simbiosi con lui, così scegliendo scegliendo è saltato fuori Alexis, carinho lui! Ha quella faccetta così simpatica che mi fa sorridere ogni volta che lo vedo! La fic si colloca prima dell’altra che ho scritto, non c’è stato ancora alcun bacio, i due non hanno mai avuto contatti che non siano solo d’amicizia, solo che ora entra in scena la febbre. Io quando ho la febbre delirio e dico e faccio cose che normalmente non farei (tipo fossi ubriaca) e soprattutto non capisco niente di quello che dicono e fanno gli altri! Così ho usato questo fatto per ‘El Niño Maravilla’ (è il suo soprannome) ed ecco cos’è uscito. Specifico che ora come ora è una slash totalmente a senso unico, poi in futuro non si sa mai, non progetto tutto, a volte le cose mi vengono da sole. Staremo a vedere. Grazie a chi legge e commenta. Buona lettura. Baci Akane


INFLUENZA




Cammino intontito per casa come uno zombie e difatti mi sento una vera e propria schifezza.
La testa pesante, il corpo come una zavorra, ogni gesto più semplice è un’impresa.
Che palle, detesto stare così, ma che posso dire… sarà la primavera!
Alzo le spalle e ringrazio il Cielo che oggi non ci siano gli allenamenti, così mi butto a peso morto sul divano, a pancia in giù, e apro la televisione in cerca di qualcosa di decente da vedere. Naturalmente rimango deluso, non mi interessa niente, tanto più che nemmeno impegnandomi riesco a capire qualcosa di ciò che vedo, così lascio su un canale musicale e guardo distrattamente i video che si susseguono. Naturalmente tutti dance, latini o su quel genere, non mi piacciono quei polpettoni romantici e pallosi o quella roba rumorosa che non puoi nemmeno ballare e l’allegria non te la mettono nemmeno con molta fantasia!
Lentamente apro e chiudo gli occhi e ci manca poco che torni nel dolce mondo dei sogni, le ossa mi fanno male come se avessi giocato la prima partita seria della mia vita. Non dovrei stare così…
Quando penso che forse ho qualcos’altro a parte l’intontimento per essermi appena svegliato e aver dormito male fino alle due del pomeriggio, per non parlare della stanchezza generale di questo ultimo periodo tosto, il campanello suona e l’idea di alzarmi mi appesantisce ulteriormente. Provo ad alzare un dito ed i muscoli gridano, così grido io nella speranza che non siano seccatori:
- CHI E’? - Chiedo tendendo l’orecchio. La voce familiare mi rilassa e mi fa anche sorridere contento.
- ANTONIO! -
- ENTRA E’ APERTO! - Così poco dopo la porta si apre e si richiude e lui spunta nell’ampio soggiorno di casa mia, mi osserva allibito mentre ricambio lo sguardo con uno vago. Non so nemmeno che faccia sto facendo, vorrei alzarmi ma biascico una giustificazione che mi pare accettabile.
- La primavera mi uccide… dormirei tutto il giorno! - Forse però non lo è, da come mi guarda direi che è una cazzata. Perché, che c’è che non va?
- Ma che dici, se sei la persona più attiva che io conosca! Tu dormire?! Sei sempre stato allergico al sonno e al riposo! - Gli basta questo per capire -dalla sua faccia sembra illuminato dal Cielo infatti- ed io mi ricordo che ha ragione, di solito non dormo mai. Forse è vero, qualcosa che non va c’è.
- Dici? - Borbotto come fossi ubriaco. Antonio si avvicina e mi guarda chinandosi su di me, sembra un papà severo e preoccupato.
- Hai la febbre! - Così dicendo mi tocca la fronte e subito dopo scende sulla guancia ed il collo. Lui la sente così la febbre, l’ho visto fare anche ai suoi figli una volta che abbiamo fatto una gita insieme ed uno di loro non stava bene.
Poi ricordo che ha appoggiato anche le labbra sulle stesse zone per assicurarsene ed io sono rimasto colpito perché  era la prima volta che lo vedevo in quelle vesti paterne e premurose. Ma in realtà lo è anche con noi della squadra, solo non in questo modo spiccato.
Come da copione alla mano sostituisce le labbra e chinandosi ancora di più su di me, sembra mi baci la fronte, poi la tempia, la guancia ed infine un punto preciso sul collo, subito sotto l’orecchio.
Sgrano gli occhi non credendo l’abbia fatto davvero anche con me, quindi ai brividi che non identifico se di piacere o cosa, aggiungo le lamentele.
- Non sono tuo figlio. - Forse la febbre mi fa delirare, non è una cosa che gli direi anche perché in realtà mi piace che mi tratti così, ma non come fa coi suoi figli. Mi piace perché è una cosa che mi sembra di riguardo, poi magari sembra solo a me ed in realtà non è niente!
Antonio si alza e la mia pelle ne sente subito la mancanza, ma rimango immobile a pancia in giù con un braccio penzoloni che arriva al tappeto insieme ai telecomandi.
- Lo vedo bene, mio figlio non sarebbe arrivato a… direi che sei a trentotto di febbre! - So anche che quando fa i suoi pronostici di temperature non sbaglia mai, è un termometro vivente!
Mi giro appena per guardarlo meglio e alzo un sopracciglio incredulo.
- Ma dai! - Eppure non lo metto in discussione, è solo per dire che sono stupito di avere la febbre veramente.
- Se ti dico che ce l’hai, ce l’hai. - E nessuno discuterebbe mai con lui ed il suo tono certo come la morte e le tasse!
Ridacchio debolmente e mi metto a pancia in su, il polso sulla fronte effettivamente calda e l’altra mano è ora a terra. Rimane in piedi davanti a me a fissarmi con quel qualcosa di severo, penserà che mi sia trascurato ed è delizioso in queste vesti tutte per me.
Lui è uno che si preoccupa molto dei suoi compagni, sente tanto il ruolo di capitano ed è protettivo con tutti noi. Ogni volta che faccio una delle mie cose incoscienti lui è sempre dietro di me pronto a tenermi su se cado. Davvero, lo fa, ed io rido provocandolo e prendendolo in giro. Non sono poche le volte che effettivamente mi prende al volo in extremis!
Si posiziona con le mani ai fianchi, un sopracciglio alzato di rimprovero e tutto appoggiato su una gamba, poi si decide a parlare:
- Dove tieni i medicinali? -
- Ma perché sei passato? - Gli chiedo ricordandomi solo ora di quanto insolita sia la sua presenza qua.
- Ieri mi eri sembrato fuori fase. - L’unico che evidentemente se ne è accorto. Comincia poi a rovistare per casa senza il mio permesso alla ricerca di qualcosa di utile per curarmi, immagino, e alla fine ho pietà di lui e gli dico che se c’è qualcosa è tutto in bagno.
Torna poco dopo con le mani piene di tutto e comincio davvero a preoccuparmi, infatti mi tiro su a sedere ma la testa mi pulsa così mi rimetto giù, però lo punto con il dito e comincio a borbottare:
- Cosa diavolo pensi di darmi? Non so nemmeno cosa c’è lì dentro! Sei un bravo calciatore, non un medico, per carità, voglio vivere ancora! - Lui allora fa una smorfia e poi ride mettendo tutto nel tavolino davanti al divano, si accuccia e comincia a sistemare le cose spiegando:
- Prima di tutto ti misuri la febbre! - E mi piazza in mano il termometro elettrico che non penso mai di aver usato. - Poi serve la tachipirina e un po’ di vitamine, fanno sempre bene. - E’ davvero convinto, io no.
- Ma io voglio ancora giocare a calcio. - Asserisco spaventato. Antonio mi lancia allora un’occhiataccia tremenda che però mi fa ridere, non riesce ad essere intimidatore, lui la cattiveria non ce l’ha nemmeno sotto le scarpe!
È la persona più buona che abbia mai incontrato e lo adoro anche per questo.
- Allora prendi queste cose! -
Il termometro suona e guardo i gradi indicati. Trentotto precisi, allora con sorpresa lo fisso e lui ride di nuovo. Adoro quando ride, mi sembra di stare già meglio.
- Mi basta dormire, non prendo niente! - Non mi fido delle pastiglie, non so chi me le ha messe ma non intendo prenderle, così dicendo mi giro di lato dandogli la schiena e fingo di dormire. Penso che fuso come sono finirei per dire chissà cosa ed è meglio evitare, anche perché non è ben chiaro nemmeno a me cosa voglio da lui. So che mi piace quando si prende così cura di me, specie se è solo mio, ma ho paura di approfondire questo sentimento e non penso che lo farò.
Così se mi vede dormire si convince, magari, a lasciarmi in pace.
Sento un po’ di silenzio e subito dopo la sua presa decisa mi prende per il braccio e mi gira appena, quindi infila il dito nella mia bocca e mi mette una robaccia piccola bianca e circolare. Per assicurarsi che non la sputi spinge il dito e la sua dannata pastiglia per bene dentro e ho l’istinto di morderlo ma finisce che invece di affondare i denti chiudo morbidamente le labbra intorno al suo indice e rimango io stesso basito per questo mio gesto improvviso ed imprevisto.
Credo di stare più male di quello che pensassi, la febbre mi fa delirare di brutto!
Alla fine ingoio la pastiglia prima che mi soffochi o vomiti ed esita un istante prima di togliere il dito dalla mia bocca che se lo tiene per bene dentro. Non glielo sto impedendo ma c’è qualcosa di strano, ora, e mi pare che i gradi siano saliti a trentanove!
Fortuna che ho la carnagione scura, altrimenti si noterebbe un certo rossore sospetto.
Alzo lo sguardo confuso e acquoso sul suo e dannazione non riesco proprio a decifrarlo.
Cosa mi sta dicendo con quell’espressione seria e… spaesata, forse?
Credo che non gli torni qualcosa nemmeno a lui, ma alla fine si riprende per primo e sfila il dito dalla mia bocca, ne sento subito la mancanza e non riesco a dire niente. Rimango mezzo girato verso di lui e sento il ginocchio sul bordo del divano, contro la mia schiena, rimaniamo a guardarci per questo breve momento e non ho la forza di combattere niente, ora come ora. Lascerò che le cose vadano come vogliono, semplicemente.
- Siediti, no? - Dico con un filo di voce, mi accorgo di avere la gola asciutta ed anche se di fatto non è successo assolutamente niente, sono così fuori che mi pare sia scoppiata una bomba, fra noi.
Evidentemente è davvero solo l’effetto della febbre perché si siede subito senza il minimo problema… scavalca le mie gambe piegate che si mette sopra le sue per farmi stare comodo ed io mi giro meglio sulla schiena tirandomi un po’ su per guardarlo. Ce n’è di spazio ma evidentemente questo angolo è il migliore, che ne so.
Rimaniamo un po’ a guardare i video in televisione senza vederli davvero e la musica è un sottofondo che non cogliamo, entrambi presi da chissà quale pensiero, poi sembra ricordarsi che manca una parte della cura e tendendosi prende quelle maledette vitamine e me ne porge una guardandosi bene dal ficcarmela in bocca come la tachipirina.
- Succhiala come una caramella, non serve ingoiarla intera. - La guardo alzando scettico un sopracciglio, credo sia troppo pulito per usare doppi sensi… o forse io sono davvero andato!
- Lo credo bene, grande com’è si può solo succhiare! Non la ingoierei mai intera! - Penso che qualcuno potrebbe dirne un paio, a questo punto, di battutacce, ma fortunatamente siamo soli e mi rilasso.
Dopotutto non è successo niente, lui non si è accorto di nulla ed anche se così fosse non intende darci seguito, infatti ride divertito ma non malizioso.
Peccato che ora me la cerchi, forse è l’effetto impasticcato, che ne so… non prendo mai antinfluenzali… ma comunque prendo la sua mano e mi porto alle labbra l’enorme caramella di vitamine, poi la succhio direttamente dalle sue dita. Molla subito la presa e con stupore sembra chiedersi quanto io sia in delirio da influenza e quanto sia autentico.
Decide di concedermi il beneficio del dubbio e col caos apocalittico che ho in testa, io stesso me lo concedo decidendo di capirci qualcosa quando sarò guarito.
Ora non sono in me, se fossi ubriaco starei meglio!
Continuo a succhiare questa cosa tonda che sa di arancia e le vampate di calore prendono a farmi sudare.
- E’ quell’affare che mi hai dato. - Mi sventolo col colletto della maglia e lui mi rimprovera di nuovo:
- Piantala di farti aria sennò ti peggiora la febbre. Sei un pessimo malato! - A questo rido io e ammetto che ha ragione, però non capisco perché la parte che mi procura più problemi sono le gambe appoggiate alle sue e la mano sulle mie cosce.
Sembriamo così intimi che potrei illudermi di essere fidanzati.
Che cazzata che ho appena pensato.
Anche se in passato mi sono piaciuti un paio di ragazzi non significa che tutti quelli che sono gentili con me e che mi si prendono sotto la loro ala protettiva, io me ne debba innamorare.
O si?
Magari io funziono così, che ne so!
No, non è proprio il momento di pensarci ma ammetto di cominciare a sentirmi meglio, la testa diventa meno pesante ed i pensieri si schiariscono.
Se sapevo che bastava una di quelle robacce l’avrei presa prima!
- Vedo che stai meglio… - Dice infatti dopo avermi scrutato con attenzione, mi perdo di nuovo nel suo sguardo diretto e sincero, è tranquillo e sereno. Io adoro il suo sguardo e starei ore, adesso, a fissare i suoi occhi. Non li distoglie così il sonno giunge proprio ora che sto meglio. Credo che sia quell’aggeggio… provocano sonnolenza, ecco perché non li prendo mai. Odio dormire ma è quasi più forte di me, forse anche perché ultimamente ho dormito malissimo, anche se tanto.
Alla fine comunque le mie lotte non valgono nulla perché comunque sui suoi occhi scuri e gentili che mi vegliano con attenzione, occhi che cercano di capirmi, io mi lascio avvolgere da un dolce nulla e mi addormento.
Credo sia la dormita migliore di questi ultimi giorni, con le mani sempre costantemente sulle mie gambe che non si sono staccate un secondo.
Forse ho solo chiuso gli occhi un istante e mi sembra di aver dormito davvero.
Quando mi sveglio sono sudato fradicio ma sempre nella stessa posizione, con ancora le gambe su di lui che me le tiene protettivo. E mi guarda.
Metto a fuoco il mondo ed il mal di testa consueto svanisce quando incontro l’ultima cosa che guardavo quando mi ero addormentato. I suoi occhi.
- Ma che ora è? - Biascico con voce impastata ed una gran sete.
- Le cinque. - Dice calmo.
- Due ore?! Ho dormito così tanto? E tu non ti sei nemmeno mosso? Ma che hai fatto tutto questo tempo? - Parlo tanto e veloce col mio solito accento spagnolo che credo adori perché ridacchia divertito. Indica la televisione e si stringe nelle spalle:
- Guardavo la televisione… - Giro la testa e noto solo ora che è su uno di quei noiosissimi film pomeridiani che evito come la peste. Le sue mani mi bruciano attraverso i pantaloni di tuta che uso in casa, non si muovono e penso che sia tutto anchilosato come me, mi stiracchio e faccio attenzione a non muovere la parte inferiore del corpo sebbene il culo mi faccia un male cane per la posizione a lungo tenuta. Continua a non muoversi e mi osserva con quell’aria strana che aveva all’inizio quando gli tenevo il dito in bocca. Non so decifrarlo, a volte è gentile e amichevole, altre è semplicemente strano.
Sono di nuovo confuso e allucinato, dormire non so quanto bene mi abbia fatto…
- Detesto dormire, dovevi svegliarmi! Fra l’altro ti sarai annoiato un sacco! - Sorride come se sapesse cosa avrei detto e non intendo muovermi da questa posizione, nemmeno per idea.
- Ti fa bene dormire, ora ti senti più intontito di prima, ma se ti misuri la febbre vedrai che è scesa. - Mi tocco automaticamente la fronte ma mi pare esattamente come prima…
- Ma a me sembra uguale… - Mi lamento con un gran bisogno di una doccia di quelle extra lunghe.
- Tu non distingui nemmeno un bradipo da un mammut! - Così dicendo si allunga e mi tocca la fronte di nuovo come prima, ma all’idea che lo faccia anche con la bocca mi manda in tilt e sgrano gli occhi come fosse un bambino spaventato, lui sembra notarlo ed infatti si ritrae subito:
- Trentasette al massimo. Domani stai a riposo e dopodomani puoi benissimo tornare ad allenarti con noi! - Poi si alza sciogliendo -a mio malincuore- la posizione che per due lunghe ora ha mantenuto mentre dormivo, infine lanciandomi la scatola delle vitamine mi dice repentino:
- E succhiatele di continuo che ti fanno bene! Eri solo stanco! -
- Sembri un dottore! - Lo schernisco stiracchiando anche le gambe, ghigno divertito e lui ricambia con aria esperta:
- Con tre figli cosa pensi che sia? - Al ricordarmi che ha tre figli il mio umore precipita improvvisamente, sono contento che se ne stia andando così posso rabbuiarmi quanto voglio.
Prima di andarsene torna indietro, va in cucina, prende una bottiglia d’acqua e me la mette vicino.
- Bevi tanto, miraccomando. E per mangiare… - A questo si rabbuia lui. - Cosa pensi di mangiare? -
- Devo anche mangiare? - Chiedo lamentoso dimenticandomi un momento che sono seccato dal fatto che mi ha ricordato di essere padre. Antonio fa una di quelle espressioni propriamente comiche e sospirando scuote la testa lasciando andare le chiavi della macchina sul tavolino dove erano state prima, tira fuori il cellulare e chiama qualcuno:
- Tesoro? Faccio un po’ tardi, c’è Alex che ha la febbre e non intende curarsi e mangiare, così è meglio che veda ancora un po’ di lui perché non mi fido a lasciarlo solo… mangio qua, stasera, ok? - Dall’espressione che fa direi che la sua gran signora non crea problemi e sebbene un pizzico enormemissimo di gelosia mi salga insieme ad un istinto omicida impedendo di fraintendere la natura di ciò che provo per lui -febbre o non febbre ormai è troppo evidente-, quando mette giù e mi dice: - Mi occupo io di te stasera! - non evito un paio di capriole dentro di me e gioisco come un idiota.
Credo che sia pericoloso, molto pericoloso, anche perché non sono molto in me fra la febbre le medicine e che diavolo ne so io, ma penso che non ci sia niente da preoccuparsi davvero.
È solo un amore a senso unico che non farà male a nessuno.
Anzi, diciamo che è solo una piccola cotta innocente.
Niente di che, non succederà mai nulla fra noi, quindi tanto vale godere almeno della sua compagnia finché c’è!
- Sembra quasi una minaccia! - Rispondo con una certa allegria completamente diversa dai grugniti che tiravo fuori prima, quando se ne stava per andare.
Antonio fa un sorrisetto obliquo che io adoro, quindi risponde come uno che la sa lunga:
- Lo vedrai! - Al che invece mi preoccupo davvero, ma per un altro motivo…
Impallidito chiedo:
- Che diavolo intendi? -
- Cosa pensi che ti prepari, la pizza? - In quanto napoletano è cultura di nascita saper fare la pizza e come la fa lui non la fa nessuno, infatti sono sempre tutti a cena a casa sua per questo motivo.
Lo guardo con grandi occhi supplichevoli e vagamente timorosi:
- No? - Lui accentua la sua aria incredibilmente sadica, così non l’avevo mai visto e mi preoccupa.
- No caro, quando si è malati bisogna mangiare sano, nutriente e leggeri! - Ora penso di essere liberamente terrorizzato.
- Cosa mi fai? - Chiedo tremante.
- Minestrina, purè e stracchino! Sono questi i pasti di chi sta male. Ma se vuoi un po’ di riso in bianco bollito al posto della minestrina… - Sembra davvero divertito dalla tortura che sta per infliggermi!
Sa che io adoro i cibi piccanti e saporiti… nonché stra pesanti!
Come può darmi quelle robe?
- No dai, ti prego, non sono stato cattivo! - Ma la sua risata davvero ma davvero brutalmente sadica si allontana con lui mentre va in cucina. - EHI MA IO NON MANGIO ALLE CINQUE E MEZZA DEL POMERIGGIO, NON SONO UNA GALLINA! NON HO FAMEEE! - A parte tutto è vero, non sto bene e non avrei mangiato nulla in ogni caso, ma propormi una cena del genere che aborro con tutto me stesso alle cinque e mezza del pomeriggio è decisamente troppo!
Mi contorco nel divano fino a che, non vedendolo tornare, mi alzo trascinandomi piano come un fantasma, raggiunto lo stipite della porta con la testa che gira come la ruota panoramica, sento le ginocchia molli e non intenzionato a mettere un solo nuovo passo davanti a me, lo guardo implorante.
Sta davvero già preparando tutto.
- Dai, Totò, ti prego, è presto… non ho fame… di quella roba, poi… - Mi lagno piagnucolando come un bambinetto, lui solo ora si accorge di me e non so per cosa sia più stupito, se per come l’ho chiamato oppure per l’aria probabilmente spaventevole che ho. Mi sento molto debole e fatico a stare su, se ne accorge subito infatti molla tutto e mi viene incontro:
- Non alzarti! Hai preso la tachipirina a stomaco vuoto, hai dormito due ore e perso un sacco di liquidi sudando, è normale che sei debole… devi mangiare adesso per questo. So cosa faccio, per chi mi prendi? - Sembra lo sappia davvero, specie quando mi passa un braccio intorno alla vita e mi accompagna alla sedia del tavolo.
Mi lascio sistemare e appoggio stancamente la testa alla mano, ho anche il fiatone per questi pochi passi fatti, sono davvero uno straccio pietoso. Che schifo di me!
Non ho la forza di lamentarmi così l’osservo tornare ai fornelli a farmi quella pidocchiosa minestrina del cavolo.
- Cosa pensi, di trovare lo stracchino in questa cucina? - Cose così sane non le mangio ma è anche vero che non sono io a farmi la spesa e la governante magari mi prende un po’ di tutto non sapendo cosa io voglia ingurgitare.
Lui gira la testa per metà e mi fissa -sgamando i miei occhi non troppo stanchi per fissare il suo sedere- allusivo:
- Ma le mie risorse sono infinite! - Non oso immaginare cosa intenda! - Qualcosa di adatto lo troverò comunque! - Fortuna che poi si spiega altrimenti avrei giustamente potuto pensare male.
Sarà pure la persona più unica ed incredibile che io conosca, corretta, gentile, a modo, allegra, socievole e quante ne vuoi… ma mi pare anche parecchio ingenuo!
Ghigno mentre scivolo col braccio e sistemo la testa per bene sull’avambraccio piegato, quindi non stacco un secondo lo sguardo da quella che ora come ora mi pare una gran bella visione. Davvero interessante. Bè, del resto è un calciatore, se non ha un bel sedere lui chi lo deve avere?
No, decisamente non sto bene!
Chiudo gli occhi di proposito per evitare figure del cavolo ed in questo la sua mano torna a posarsi dolcemente sulla mia fronte, poi scende sulla guancia e come prima sul collo. Rabbrividisco vistosamente e non oso aprire gli occhi, non so proprio quanto di tutto questo sia reale e quanto solo provocato da qualche allucinazione, magari in realtà ho un febbrone da cavallo e sto delirando dall’inizio del pomeriggio.
Qualunque sia la risposta, alla sua mano si sostituisce le labbra ed io ora trattengo anche il fiato, di sicuro si è accorto che sono sveglio ma non sembra un problema. Vorrei sapere, per una volta, cosa gli passa per la testa. Perché è la persona più disponibile del mondo ma se si tratta di capire cosa pensa davvero è un altro discorso. Sembra quasi serafico, a volte.
O forse sono io il tardo che non ci arriva.
- Trentasette e cinque. - Mormora ancora sul mio collo. Scatto incontrollato all’indietro e lui si alza spaventato dal mio gesto inconsulto.
- Che c’è? - Penserà di avermi fatto male.
Ma no dannazione, non puoi parlarmi sul collo!
- E’ il mio punto debole! - Lo dico ancora prima di riflettere e lui non si imbarazza minimamente, ma capisce subito e si scusa:
- Scusa, non volevo ma l’ho fatto senza pensarci! - Ci credo ciecamente, ecco perché questa cotta -o qualunque cosa sia- che ho per lui rimarrà sempre a senso unico. Da parte sua c’è solo questo affetto fraterno. Mi piace anche perché mi deve bastare, è tutto ciò che posso ottenere da lui.
Scuoto la testa come a dire che non fa niente e mi mette una mano sulla spalla scendendo sulla schiena amichevole. Già, perché non ci piove che sia solo così.
- E’ pronto… - Così dicendo scivola via da me ed in breve mi presenta quella che secondo lui è una cena.
Guardo i piatti caldi e fumanti ed il fatto che io so che lui è un ottimo cuoco e che potrebbe far sembrare il piatto migliore del mondo anche quello più semplice e banale, non mi consola.
- Spero vivamente che sia la prima e ultima volta! - Ringhio fra i denti provocandogli le risate più sentite di tutta la giornata.
Mi beo della sua allegria mentre si sistema davanti a me e proprio quando mi chiedo se anche lui mangi queste cose da carcerato, cosa che nessuno farebbe nemmeno per l’amore assoluto, comincia a mandar giù la mia stessa minestra di brodo e pastina.
Rimango a bocca aperta a guardarlo e come se avessi l’alieno più fantastico del mondo, capisco che ancora scopro cose che non sapevo di lui e mi abbaglia proprio.
Allora col suo buon esempio, mentre comincio a vederlo con un’aureola in testa, mi faccio forza e mangio la cena che meno preferisco in assoluto. Non so cos’è, se come lui l’ha fatta, se che l’ha fatta lui o se che la sta mangiando insieme a me per solidarietà, ma diventerà il mio cibo preferito.
Ma solo se fatto da lui!
Antonio nota che mangio di buon grado e si stupisce pensando in buona fede che io abbia fame, non lo smentisco, meglio che pensi che avessi fame…
- Sei davvero un gran cuoco, se fallisci come calciatore ti assumo come cuoco personale! - Lo faccio ridere e ne sono orgoglioso, così continuiamo a mangiare e chiacchierare allegramente come niente fosse, tutti i momenti strani vissuti prima sono dimenticati e lontani e forse è davvero stato solo una specie di sogno, chi lo sa. Mano a mano che mi riprendo e che le forze sia fisiche che mentali tornano in me, vedo tutto sotto un’altra ottica.
Non devo considerare quello che è successo oggi, specie quello che ho pensato e che credo di aver capito.
Non è di certo il momento.
Penso piuttosto che vivrò l’attimo che arriva come ho sempre fatto, senza farmi domande, come il solito impulsivo che sono.
È il mio momento d’oro, devo approfittare di ciò che arriva, senza riserve.

Dopo cena sparecchia da bravo uomo di casa ed un po’ invidio di nuovo sua moglie che -quando non lavora- è là con lei ad occuparsi di queste cose. Lo vorrei davvero sempre con me e quasi quasi non so cosa darei affinché questo si avverasse, ma so bene che non posso farci niente.
Coglie la mia aria pensierosa mentre l’osservo intensamente sistemare la cucina, quindi sorride ammiccante:
- Devi imparare a farlo anche tu, è così che catturi le donne. Prima prendendole per la gola e poi rendendoti utile in casa! -
Io mi stringo nelle spalle e con ancora la testa da tutt’altra parte, rispondo senza pensarci:
- Per quello che me ne frega delle donne… - Detta così è davvero poco fraintendibile… me ne accorgo solo dopo averla sparata e alla sua espressione pienamente stupita di chi crede di aver capito male, io mi drizzo sulla sedia e mi gratto la nuca sui capelli rasati corti, sono talmente in difficoltà ed imbarazzato che se ne accorgerebbe anche un rinoceronte!
Comincio a tossicchiare e cerco di mettere insieme un paio di parole a casaccio che non sanno per niente di scusa, poi concludo non sapendo più che pesci prendere:
- Lascia perdere, è la febbre che parla! -
Poi lui ride e tutto passa, non so se se la beve ma voglio crederci, così mi chiedo anche, riaccomodandomi sul tavolo libero, se sappia che sono bisessuale. Bè in realtà le vere scuffie me le sono prese per i ragazzi, con le ragazze sono tentativi di adeguarmi alla massa, è sempre stata una cosa fisica. Finita sempre piuttosto male, devo dire.
Sospiro dopo la vampata di calore che mi ha fatto venire per l’imbarazzo, quindi noto che non indaga e come fosse davvero mio fratello maggiore -o un padre addirittura- mi si avvicina una volta finito con la cucina, mi prende la mano e mi fa passare il braccio intorno al suo collo, poi mi tira su di peso e mi cinge la schiena con il suo.
Perché mi sta conducendo così di là?
Poi mi rendo conto di aver chiuso gli occhi, penso che creda che io dorma. Del resto non mi ero nemmeno accorto di averli chiusi… ecco perché non mi parlava più!
Forse sono in uno stato di dormiveglia o forse ho solo riposato gli occhi senza accorgermene, ma non intendo riaprirli, questa volta.
Voglio vedere fin dove il suo spirito di crocerossina si spinge.
Lo sento condurmi in camera e senza aprire la luce, usando quella del corridoio, mi fa scivolare sul letto, mi tira su i piedi già scalzi, lo sento brontolare per questo fatto ma non mi sveglia mai.
È davvero carino!
Mi godo lui e delle sue mani che con un fazzoletto mi asciuga delicatamente la fronte, poi mi sposta le coperte da sotto e mi copre con cura. Lo sento soffermarsi su di me, credo sia chino a guardarmi nella penombra.
Se aprissi gli occhi se ne accorgerebbe?
Rovinerei tutto?
Oh, al diavolo, voglio vederlo prima di andarsene!
Così detto fatto li apro piano piano e di sottecchi, non so se si accorge di me ma fa uno di quei sorrisi teneri che a prima vista potrebbero sembrare destinati ad uno dei suoi figli, poi però con attenzione si nota qualcosa di diverso. Non so cosa sia, non vedo bene e magari mi sto solo illudendo che sia così, però mi piace che mi guardi in questo modo strano.
Non penso che lo capirò mai ma cosa posso dire… mi piace anche per questo!
Anche se è incomprensibile e direi pure irraggiungibile.
Finché sto qua mi prenderò da lui tutto ciò che vorrà darmi, poi ci penserò.
Quando sento che si sta alzando agisco impulsivamente e l’attiro a me scivolando con la mano dietro al suo collo, lo tiro giù confusamente e finisce che trovo la sua pelle, il suo viso che bacio. È solo l’angolo delle sue labbra.
Un piccolo ringraziamento di troppo, nessuna parola, può pensare che io stia dormendo, può pensare quello che vuole. Mi va bene così.
Dapprima spaesato, poi sorridente si alza e se ne va.
A volte l’influenza non è poi così male!

FINE