NOTE: sapevate tutti già quando ho fatto la prima che sarei finita per farne altre, tante altre, per farli arrivare fondamentalmente a questo punto, solo che mi diverto a far tutto per gradi. Che dire? La naturale conseguenza della loro notte insieme. Il mattino, le reazioni e le decisioni. Con una sorpresa finale. Ovvia anche quella, per chi segue le vicende di Sanchez.
Grazie a chi legge e commenta.
Buona lettura.
Baci Akane
PS: cliccate sul titolo della canzone per ascoltarla leggendo...

REALIZZAZIONI

/No matter what - Papa Roach/
Antonio si stupì profondamente di quanto bene riuscì a sentirsi la mattina dopo la grande disfatta.
La prima cosa che gli venne in mente prima ancora di aprire gli occhi, fu che la sera avevano perso i preliminari di Champions, la seconda fu chiedersi come potesse sentirsi così sereno e in pace col mondo, ma appena il cervello si destò seriamente e gli rimandò il motivo di tanta beatitudine, sgranò subito gli occhi che gli bruciarono cominciando a lacrimare per tanta brutalità.
Si tirò su sulle braccia e si rese conto di:
A: non essere a casa sua.
B: che era già quasi mattina.
C: aveva dormito su un altro essere umano che non fosse sua moglie.
D: che non l’aveva solo sognato ma era proprio vero!
Quell’ultimo punto fu quanto mai grave, per lui, e scattando in piedi fugò lo sguardo dalla vista di Alexis addormentato e felice come un pascià. E completamente nudo. Prese il cellulare bello che spento, l’accese ed imprecò alla vista delle chiamate di sua moglie. Probabilmente era furiosa con lui tanto che quando l’avrebbe visto gli avrebbe tirato la casa dietro, non era una donna molto morbida e paziente. Era più permissivo il mister!
Andò in bagno e chiudendosi dentro la chiamò. Erano le cinque di mattina ma sapeva che avrebbe risposto subito con un gelido ‘pronto’.
Non lo deluse e sentendosi trapassare da mille lame affilate, parlò con un filo di voce assolutamente colpevole:
- Tesoro, scusami… avrei dovuto avvertirti che passavo la notte fuori ma non era in programma… sai come vanno queste cose… in questi momenti ho bisogno di stare solo… ho guidato tutta la notte, poi mi è venuto sonno e mi sono messo in un parcheggio a dormire. Mi sono svegliato ora con le prime luci dell’alba. Mi metto subito in moto e torno! -
Tanto non poteva sapere dove si trovava… magari aveva guidato fino in Austria! Non specificò di proposito e rinunciando ad un gran bel litigio con la sua regina, chiuse la comunicazione sospirando colpevole.
Si guardò allo specchio rendendosi conto di essere ancora nudo ma notò l’aria da straccio che improvvisamente aveva.
Si sentiva una schifezza, la persona peggiore del mondo. Non si era mai comportato così… cioè, al di là del fatto che non l’aveva mai tradita -con un uomo poi!- non era mai sparito tutta la notte senza avvertirla. Era capitato che coi ragazzi della squadra facesse nottata, ma glielo diceva sempre. Sapendo perfettamente quanto grave fosse quello che aveva combinato, si chiese cosa dovesse fare ora.
Aprì il rubinetto e si rese conto con orrore che se la luce era stata staccata anche l’acqua doveva aver fatto la stessa fine, infatti non uscì nemmeno un goccio. Imprecò chiedendosi come potesse tornare a casa con l’odore di Alexis addosso e soprattutto come fare per svegliarsi il necessario per affrontare il suddetto tornado e pure sua moglie più tardi.
Si guardò di nuovo allo specchio con una smorfia ripugnante verso sé stesso.
Questa volta l’aveva fatta grossa.
Era riuscito a chiudere tutto prima di aprirlo, aveva controllato così bene quella situazione con Alexis che era stato certo di non avere più pericoli incombenti. Se avesse saputo che la fine sarebbe stata quella, la sera prima non avrebbe mai risposto al telefono.
Adesso cosa avrebbe dovuto fare?
“E cosa vuoi fare, idiota che non sei altro? Lui vive a Barcellona! Ora si sveglia e torna a casa, cosa credi, che ci sia qualcosa a cui pensare che non sia come affrontare tua moglie?”
Si disse da solo.
Decise che non c’era effettivamente molto da fare, così uscì come uno zombie dal bagno per poi tornare in soggiorno dove il cileno dormiva raggomitolato in una posa deliziosamente infantile.
Aveva il sorriso anche mentre dormiva, com’era possibile?
Si chinò per guardarlo bene. Aveva dei lineamenti graziosi, lui li definiva da folletto. Probabilmente il punto forte era il fatto che ridesse sempre, quello illuminava il suo viso dando di sé tutta un’altra visione.
Scorse poi gli occhi sul collo e sulle spalle, le mani unite sotto la guancia, il torace prestante, la vita sottile, le linee inguinali ben definite, la schiena dalle curve rilassate che finiva in quella più accentuata di tutte. Arrossì. Era anche la prima volta che lo guardava con quegli occhi. Non l’aveva mai visto come un bel ragazzo, così come il suo corpo gli era sempre scivolato via senza troppi problemi.
Ora era lì a fissarlo e ad emozionarsi come un idiota al ricordo di quando l’aveva toccato.
Quella notte era impazzito, tutto lì, non c’era niente da dire, niente da pensare, niente da fare. Solo andarsene e chiudere.
Quella notte non c’era stato con la testa ma ora sì, poteva tornare a mettere tutto fuori dalla porta. Doveva.
Si incupì.
Almeno prima pensava solo a quel bacio d’addio.
Ora aveva anche il suo corpo e tutta la notte in cui vi si era perso dentro.
Magari dimenticare un bacio era fattibile, ma il sesso completo…?
Si diede anche dell’idiota a chiamarlo così.
“Come se fossi capace di fare come tutti gli altri miei amici. Quelli anche se sono sposati non considerano le avventure occasionali. Quelli per loro non sono tradimenti perché è una cosa fisica, un bisogno fisiologico, uno sfizio, niente insomma. Per loro il tradimento è solo col cuore e posso anche essere d’accordo se non fosse che adesso che ci sono dentro mi sembra la cosa peggiore del mondo.
Sì, perché che io riesca a fare qualcosa solo per sfizio, solo per puro sesso, insomma, non esiste. Non sono mai stato capace e non comincerò certo ora.
Non ho l’età per negare l’evidenza.
Questo non è stato solo sesso.
È questo il vero problema. Quando comincio a mettere il cuore per me è la fine.
Dunque che si fa?”
Quella fu proprio una gran bella domanda a cui non seppe dare risposta.
“E se magari la piantassi di guardarlo con tanta cura per accorgermi se è solo un fattore interiore o anche esteriore, non sarebbe male!”
Commentò fra sé e sé infine notando come continuava a fissarlo chino su di lui come se fosse un esemplare raro.
Era importante però capire cos’era quello che era successo. Sapeva di non essere capace di fare qualcosa solo col corpo, appurato ciò con chi aveva fatto l’amore quella notte?
Con l’anima di Alexis, con la sua personalità indelebile, con i suoi sentimenti brucianti, con i suoi modi di fare coinvolgenti o anche con il suo corpo?
Era solo una questione di persona ed interiorità o anche di esteriorità e aspetto?
Cosa c’era in quella notte passata insieme?
Per un momento sperò si trattasse solo della prima, ma quando si sorprese a sfiorargli le gambe lisce e piegate capì che era ben altro.
Continuava a trovarlo naturale il toccarlo e risalendo sulla curva del fondoschiena capì che oltre a quello era anche piacevole.
Giunse alle braccia più leggero che mai.
Non solo naturale e piacevole, ma estremamente intenso.
Non si era mai soffermato sui fisici maschili, erano l’indifferenza più totale, ma magari quando ci si innamorava col cuore, come capitava a lui, poi l’attrazione fisica era una conseguenza ovvia.
Solo giunto al volto e alle sue labbra chiuse e carnose si rese conto di essersi appena detto innamorato.
Che fosse una questione solo di cuore o anche di fisico era ininfluente per il semplice fatto che comunque il primo fattore c’era già e c’era dall’esatto istante in cui, quando si erano salutati a Udine mesi prima, lui l’aveva baciato.
Già in quell’attimo Antonio aveva provato sentimenti, che poi li avesse soffocati sul nascere era un altro discorso.
Ora era altrettanto vero, dunque, che questi erano stati liberati ed esplosi a pieno ritmo.
E, come aveva già detto, un bacio era un conto, una notte intera insieme era tutto diverso.
Per lui soprattutto.
Completamente risucchiato da lui e dal suo viso, gli carezzò le labbra sentendo una voglia incredibile di baciarlo. Fu nel preciso istante in cui lo pensò che capì che non c’era più rimedio per quello che provava e che era successo.
Il resto venne sbaragliato e dimenticato, come la lontananza e le squadre diverse.
Le labbra morbide e carnose di Alexis si aprirono mentre gli occhi rimanevano chiusi. Non fece cenni di alcun tipo ma gli prese l’indice e cominciò a succhiarglielo con una lentezza quasi esasperante.
Antonio inghiottì a vuoto e con la voglia di possederlo che tornava enorme e prepotente, trovò tutte le sue risposte, o quasi.
Si stava semplicemente perdendo per lui in ogni senso possibile. Che fosse all’inizio, a metà o alla fine non importava. Una volta intrapresa quella via, non poteva fermarsi, era proprio impossibile.
Facendosi serio e turbato da tutto quello che in poco tempo aveva capito a forza e contro la sua volontà, annullò ulteriormente la distanza che li separava, pochi centimetri, per inginocchiarsi a terra davanti a lui e sostituire il dito alle proprie labbra.
Alexis le accolse ancora senza aprire gli occhi e sembrò godersi meglio quel saluto mattutino.
Lo sentì rilassato e contento e con solo quel semplice contatto riuscì a trasmettergli tutto. Sicuramente la stava vivendo molto meglio di lui. Probabilmente era una specie di sogno… sorrise sulla sua bocca a quel pensiero.
Essere il sogno di qualcuno era qualcosa di talmente presuntuoso che non gli aveva mai sfiorato la mente nonostante fosse un calciatore a livello nazionale.
Alexis lo sentì e prendendolo per una risposta positiva a tutto quello che era successo, gli cinse il collo con irruenza e l’attirò a sé fino a costringerlo a sistemarsi steso sopra. Si ricoprì col suo corpo forte e caldo, ancora nudo come il proprio, e soffocando un sospiro di piacere sulla bocca, giocò con maggiore voracità con la sua lingua.
Non era la fine del mondo baciarsi appena svegli anche se le ore dormite erano scarsissime, ma sapevano anche che sarebbe potuto essere l’unico momento.
In un angolino piccolo di loro lo sapevano.
Appoggiato sui gomiti ai lati del suo viso, Antonio lasciò che le braccia di Alexis lo ancorassero a sé con forza e contrapponendo a quei suoi modi focosi la sua calma pacifica, gli cercò col bacino il suo cominciando a strofinargli contro la propria erezione senza nemmeno realizzarlo prima.
Quando capì cosa stava facendo era già eccitato su di lui con un’altrettanta risposta da parte del ragazzo che si allungava sotto di sé come un gatto appena svegliato.
Lo sentì sinuoso fremere a quelle sue carezze decisamente speciali e muovendosi appena continuò mentre le mani ai lati del suo viso glielo tenevano come per paura che se ne andasse.
I pollici a strofinargli lievi gli zigomi mentre le loro bocche si fondevano a quel ritmo calmo che lottava con quello più frenetico dell’altro.
Antonio sapeva che se fosse stato per lui l’avrebbe rifatto lì e subito, ma doveva assolutamente fare appello a tutto il suo buonsenso.
Aveva detto a sua moglie che sarebbe tornato subito.
Subito.
Non fra chissà quanto.
Non il tempo di rifare l’amore con Alexis.
Si chiese se fosse capace di prenderla sul ridere per non piangere o impanicarsi ma capì che non era possibile perché appena ci provò gli venne una reazione perfettamente isterica, infatti staccandosi dalle sue labbra si mise a ridere premendo il viso contro il collo di Alexis.
L’altro ci rimase malissimo ma continuò a stringerselo sopra capendo che dopo tutto quello che era successo, forse -forse!- dovevano anche parlarne prima di separarsi di nuovo.
Si ribellò mentalmente a quel fatto.
Non voleva lasciarlo di nuovo proprio ora che sembrava così ben disposto nei suoi confronti!
Non voleva assolutamente!
Puntò figurativamente i piedi facendo mentalmente i capricci, quindi cominciò a stringerselo fin quasi a soffocarlo. Questo fece tornare a galla Antonio che, questa volta con un sorriso sincero e non più isterico, lo guardò a poca distanza. I respiri ancora che si confondevano.
Rimasero qualche minuto a contemplarsi ed il primo a parlare fu proprio Antonio, di nuovo calmo:
- E adesso? - Chiese infatti più a sé stesso che al compagno.
Come a dire ‘chi ha la forza di uscire di qua, lasciarti e affrontare le furie gelide di mia moglie?’.
Poteva essere abbastanza convincente nel dirle che andava tutto bene e che non era successo nulla?
Non trovò risposta, ma Alexis in compenso diede la sua senza bisogno di rifletterci un istante.
- Ci rivediamo appena abbiamo un minuto libero! Cazzo, siamo pieni di soldi, non ci mancheranno di certo le possibilità di vederci! - Lo disse prima che gli venisse anche solo lontanamente in testa di troncare tutto. Ora che l’aveva avuto non esisteva proprio. Avrebbe fatto di tutto, a costo di urlare e obbligarlo con la forza.
Certamente non ne sarebbe stato capace, ma non avrebbe permesso semplicemente di andare avanti da solo e basta. Non a quel punto.
Antonio colpito dalla sua semplicità lo invidiò.
A lui bastava quello.
- Non sono le possibilità o le occasioni che mi preoccupano. Se uno vuole riesce benissimo. Noi soprattutto. - Economicamente non era sicuramente un problema, così come non lo era il riuscire a scappare un giorno da casa per vedersi con l’altro. Non era proprio quello il fatto. Inventarsi qualche impegno di club o qualche altra scusa era anche troppo facile.
Il vero problema era un altro…
- Ma riuscirò ogni volta a tornare a casa da mia moglie e dirle che va tutto bene? -
Questa domanda raggelò Alexis i cui occhi si riempirono immediatamente di lacrime. Si sforzò di tenerli aperti e non scoppiare a piangere come un bambino ma tale gesto gli provocò solo più voglia di farlo ed infatti l’orlo delle lacrime non resse finendo per farle involontariamente uscire.
Li tenne comunque sgranati e fissi nei suoi vicinissimi, non voleva perdersi un solo battito di ciglia, se lo stava di nuovo scaricando doveva farlo fissandolo negli occhi. In quegli occhi che ora piangevano terrorizzati dall’idea che potesse davvero farlo.
Era questo che stava facendo?
Davvero?
Non riuscì a dirlo, infatti si morse il labbro tendendosi tutto fino allo spasmo.
Antonio lo sentì duro sotto di sé e lo vide spaventarsi come un bambino, mentre le lacrime grandi e silenziose scendevano dagli angoli degli occhi.
Ecco, ora sì che si sentiva un’autentica merda!
Si concesse il termine poco fine alla luce di quello che era evidente…
Con un’espressione in caduta libera di chi si sentiva un mostro e non sapeva proprio come rimediare, cominciò a baciargli le tempie dove le lacrime finivano. Le sentì bagnargli le labbra, salargli la lingua, Alexis rilassarsi impercettibilmente.
Scese baciandogli le guance e la punta del suo naso un po’ schiacciato che trovava delizioso e simpatico, poi si fermò sulle labbra che finalmente smise di mordersi. Non ricambiò un bacio che non era proprio tale, solo una lieve pressione di labbra, tutto lì.
Gli occhi ancora fissi, incapaci di staccarsi.
Le mani che aumentavano le carezze ai lati del suo viso contratto.
Le dita di Alexis che affondavano le unghie sulla propria schiena per trattenerlo con disperazione a sé.
Non poteva dargli il sogno e poi riportarselo via.
Non poteva proprio.
Non ebbe bisogno di dirlo, fu estremamente chiaro infatti rispose rassegnato sulla sua bocca:
- Non posso lasciarti ormai, lo capisci? Ci ho provato ancora prima di iniziarlo, ora che l’ho lasciato andare come pensi che possa fermarlo e ignorarlo? Mi chiedo solo come lo vivrò, tutto qua. Perché non sarà facile, per me, Alex, ma a questo punto pensi davvero che io possa farne a meno dopo averlo avuto? -
Sentendolo, Alexis si rilassò istantaneamente del tutto e smettendo di piantare le unghie nella sua schiena possente, tornò a cingerlo forte aprendogli le labbra per infilarsi di nuovo con la lingua.
Si allacciarono e rimasero un istante immobili così, stringendo gli occhi, catturando il momento.
Dopo di che si separarono per nascondere i visi nell’incavo dei loro colli, soffocando contro la loro pelle salata che ora sapeva l’uno dell’altro.
Tenendosi così per ricordarsi quella voglia di perdersi ancora insieme per poi tornare in superficie insieme e capire di voler rifare ancora tutto nonostante quanto sbagliato fosse e quanti ostacoli esistessero.
Turbati ma convinti, capirono che ormai non c’era altro da fare che proseguire per la via appena intrapresa. Era troppo stretta per fare inversione di marcia, l’unica era andare avanti e vedere dove sarebbero arrivati.
Ma almeno era una strada che avrebbero percorso insieme, per lo meno fin dove sarebbero riusciti.


Non aveva la minima idea di come fosse riuscito a tornare a casa, quel giorno, ad affrontare sua moglie, litigarci e poi a guardarla ancora in viso.
Tante di quelle volte aveva avuto la tentazione di dirle tutto per correttezza ma all’idea di farlo si era sentito morire.
Passava i giorni a combattere con ogni suo istinto, andando da momenti in cui voleva essere sincero ed onesto ad altri in cui voleva buttarsi contro un albero ad altri ancora in cui contemplava l’idea di chiudere con Alexis.
Non l’aveva più rivisto anche se l’aveva sentito regolarmente ogni giorno.
A qualunque ora gli capitasse di pensarlo, quello lo chiamava o gli scriveva come un adolescente. Considerando che pareva pensarlo costantemente, si sentivano ogni secondo!
Proprio nel momento di massima sofferenza dove davvero non sapeva dove sbattere la testa, dilaniato dal senso di colpa che gli dava tregua solo quando giocava a calcio poiché non pensava a niente, gli arrivò fra capo e collo un ulteriore complicazione.
Tale la definì a sé stesso quando sentì la notizia capendo al volo che cosa quello avrebbe significato.
Alexis Sanchez si era infortunato, due mesi fermo.
Oh, guai.
Tanti guai, si disse.
Guai enormi!
E proprio come da lui previsto i guai arrivarono in aereo qualche giorno dopo, peccato che quando se lo vide arrivare con quell’aria cupa in contrasto con la gioia di rivederlo, non riuscì proprio a sentirsi male.
Fu come se quell’incosciente senso di sollievo per il sapere di poter passare più tempo con lui, lo facesse rinascere ridandogli energie e forze per affrontare ciò che fino a quel momento l’aveva quasi affossato.
Si diede dell’idiota fino allo sfinimento ma notando che il malumore per l’infortunio subito svanì facilmente dal viso di Alexis quando lo raggiunse, capì che quella famosa stradina stretta in salita la stavano ancora percorrendo rigorosamente insieme.
Fu così che si rassegnò definitivamente.
Doveva essere la fine?
E che fine fosse!
Lui, comunque, si teneva Alexis!

FINE