Note: Ben ritrovati gentili lettori ^___^ Questa shot era in lavorazione già da un po’, ma per vari impegni sono riuscita a finirla solo ora. Quando ho visto la puntata in questione mi sono subito chiesta cosa ha provato Nick davanti la morte del suo amico, come si è sentito quando si è trovato a un passo dall’uccidere Keppler e come si sarebbe comportato Greg per consolarlo. Il risultato è stato questa fic che lentamente, mentre scrivevo, si è trasformata dal progetto originale, divenendo un’occasione in più per i nostri di dimostrarsi il proprio amore. Spero di essere stata credibile.

Il giusto valore dei sentimenti



- La prima cosa che impariamo quando iniziamo a fare questo lavoro sono le frasi di circostanza da dire ai parenti delle vittime. Oggi tutti noi abbiamo imparato quanto quelle parole siano inutili!- .
La voce di Grissom riempie il pesante silenzio che regna all’interno della chiesa, ma è forzata, malferma. Le sue parole tagliano l’anima, ricordandoci che tutti noi siamo semplici esseri umani e come tali destinati a morire. Lo so questo, sono sempre stato consapevole della precarietà della vita umana, ma non ero pronto per affrontare la morte di un caro amico.
Sposto lo sguardo sulla bara che, poggiata su un piedistallo, campeggia davanti all’altare. Non riesco ancora a rendermi conto che Warrick sia là dentro, che è morto e che non lo rivedrò mai più. Mi aspetto da un momento all’altro che compaia alle mie spalle e mi dia la solita pacca sulle spalle, rivolgendomi poi quel sorriso irriverente e sincero con cui mi salutava ogni volta.
Non riesco e non voglio credere che sia stato ucciso!
È tutto troppo assurdo…
Non si può morire per una cosa simile, per un motivo così futile, perché il figlio di puttana di turno possa coprire le sue tracce e farla franca! Possibile che in questo mondo la vita umana valga così poco?
E a chi resta indietro, alle persone care, a noi cosa resta in tutto questo dolore? Per la prima volta mi ritrovo dalla parte dei familiari delle vittime e non credevo che fosse così penoso. Quello della nostra squadra è un dolore assurdo, inaspettato, e proprio per questo soffocante e inconsolabile.
Chiudo gli occhi mentre la sofferenza pulsa sorda dentro al mio petto, e frammenti di immagini e ricordi di questi anni passati insieme si riversano confusamente nella mia mente. Warrick è sempre stato il mio migliore amico, la persona a cui potevo confidare tutto e che mi rassicurava con saggi consigli, ma era anche il mio compagno di battute e scherzi.
Ricordo ancora quando sono stato assunto qui e abbiamo iniziato a lavorare insieme e, ripensandoci ora, i primi tempi sono stati buffissimi: ci studiavamo l’un l’altro sospettosi, impedendoci a vicenda di fare bella figura con Grissom e acquistare così benemerenze presso di lui. Quella situazione è durata a lungo, fino a quando il nostro capo non ci ha chiamati nel suo ufficio e ci ha spiegato che continuando così non avremmo ottenuto altro che il licenziamento, aggiungendo poi che soltanto con un sistema di lavoro meticoloso e brillante saremmo riusciti a fare colpo su di lui, non certo in quel modo.
Dopo i rapporti tra noi sono diventati più civili, trasformandosi lentamente fino a diventare una splendida amicizia. Certo i momenti di tensioni a volte sono riaffiorati tra noi, ma è sempre rimasto un profondo rispetto di fondo per la professionalità dell’altro.
Warrick è sempre stato dalla mia parte, sostenendomi quando ne avevo bisogno senza mai giudicarmi. Mi fidavo così tanto di lui da essere l’unica persona a cui ho confidato che sono innamorato di Greg. Ha cercato di lenire le mie sofferenze quando credevo che non potesse esserci null’altro che amicizia tra me e lui, e poi è stato francamente felice per noi quando gli ho raccontato che convivevamo.
Gli ho voluto bene come a un fratello e ora è come se una parte di me fosse scomparsa.
Un’ondata di dolore mi risale dal cuore, sommergendomi e una lacrima solitaria sfugge dai miei occhi, solca lenta la guancia e cade sulla stoffa candida della camicia. I brividi mi scuotono come se avessi la febbre e non riesco a distogliere lo sguardo dalla solida bara di legno scuro sull’altare. La voce preme in gola per urlare che tutto questo è solo un’enorme follia.
La mano calda e sottile di Greg si stringe alla mia che avevo abbandonata in grembo, congiungendo i palmi e intrecciando le nostre dita, per dirmi che il mio dolore è anche il suo, offrendomi il suo sostegno e cercando il mio. Io ricambio la sua stretta, infischiandomene che Catherine, seduta alla mia sinistra, potrebbe vederci. Tutto quello che voglio in questo momento è sentire il suo calore dolce sulla mia pelle, assorbirlo fino a lenire queste mie ferite.
Grissom termina l’elogio funebre e scende dal pulpito, si ferma un attimo accanto alla bara fissandola così intensamente che sembra quasi che possa scorgere il corpo di Warrick attraverso il legno e il rivestimento di zinco. Tutto il resto del funerale è una sequenza confusa di riti e gesti che vortica dentro la mia testa stordendomi e che culmina con il feretro che viene calato nella fossa e ricoperto di terra.
Vedere questa scena è come svegliarsi da un incubo e guardare per la prima volta in faccia la realtà: ora sono consapevole che tutto è veramente finito, che non c’è più da sperare che sia solo un sogno angoscioso dal quale mi sveglierò presto.

Entro in casa e richiudo la porta dietro le mie spalle. Sospiro mentre mi libero del soprabito, sentendo quel senso d’oppressione gravarmi sempre più sul petto. Osservo il cappotto di Greg appeso sull’attaccapanni accanto al mio e un piccolo sorriso sollevato mi tende le labbra: la parte più importante della mia via non è cambiata per fortuna, lui è ancora accanto a me come la più bella promessa di una vita felice insieme.
Allentandomi la cravatta entro in camera nostra, la sfilo e la getto distrattamente sul letto. Di solito sono una persona molto ordinata, ma oggi non ho voglia di fare nulla. Lo sguardo mi cade sulle foto che ho messo sul ripiano della cassettiera. Mi avvicino e sollevo una delle cornici, subito un nodo di commozione mi stringe la gola. Siamo ritratti io, Greg e Warrick seduti sul divano di casa nostra, sorridenti e felici come raramente possiamo permetterci con il lavoro che facciamo.
Ricordo ancora il giorno in cui è stata scattata: avevamo invitato il nostro amico a cena per festeggiare la convivenza mia e di Greg. Come coppia sentivamo la necessità che qualcuno tra i nostri amici sapesse e approvasse. È stata una giornata serena, come poche ne ricordo, gli occhi azzurri di Warrick seguivano curiosi ogni nostro movimento, brillando quando riuscivano a cogliere qualche gesto d’affetto tra noi felici e soddisfatti che almeno la nostra storia d’amore andasse benissimo.
E un nodo mi stringe la gola al pensiero di quanto lui abbia sofferto osservando il suo matrimonio sgretolarsi sotto i suoi occhi senza che potesse fare nulla. Perché non si è confidato con me? Perché non ci ha detto di avere un figlio e di averne chiesto la sua custodia? Tante domande che prendono vita nel buio della mia mente e a cui non so dare una risposta.
- Nick!- la voce dolce di Greg mi accarezza insieme alla sua mano che mi scivola sul braccio.
Mi volto verso di lui, annegando nel castano morbido e luminoso dei suoi occhi. Nonostante stia soffrendo è preoccupato per me e un pallido sorriso mi stira le labbra a questo pensiero. Rimetto la fotografia al suo posto, poggio la fronte contro la sua e chiudo gli occhi, lasciando che la sua dolcezza e il suo calore penetrino dentro di me, avvolgendomi fin dentro l’anima. Quando Greg è accanto a me ogni dolore e sofferenza scompare, lasciandomi dentro solo un profondo senso di benessere, come se innalzasse attorno a me uno scudo per proteggermi. Le sue labbra cercano le mie ed è un bacio in cui dolore e amore si mescolano in un modo così penoso da graffiarci l’anima. Io mi perdo immediatamente tra le spire di questo piacere labile e morbido, lentamente la mia coscienza evapora lasciandomi consapevole solo della presenza di Greg.
Il mio compagno allontana le labbra dalle mie, ma io lo rincorro strappandogli ancora un breve contatto. Con un sospiro riapro gli occhi, specchiandomi nelle sue iridi castane accese di morbidi riflessi ramati. Le mani di Greg, dal mio torace su cui erano appoggiate, risalgono fino al collo, circondandolo, scivolando sulla pelle con le sue dita sottili e calde, disegnando cerchi leggeri sulla mia mascella con i pollici.
Gli occhi nocciola di Greg non allontano lo sguardo dal mio, sondandomi alla ricerca di qualsiasi indizio sul mio stato. Mi guardano limpidi e puliti, morbidi e ingenui nonostante tutto quello che sono stati costretti a osservare da quando ha iniziato a lavorare sul campo. E l’inconsapevole innocenza di quegli occhi risveglia un ricordo che brucia ancora come acido dentro di me, che ho cercato di ignorare e dimenticare senza mai riuscirci.
È il ricordo della mia debolezza che mi ha portato davvero a un passo dal perdere me stesso, Greg e tutto il resto. Non sopportando la dolcezza di quello sguardo, richiudo gli occhi e nel vuoto della mia mente rivedo Keppler steso a terra, sanguinante, che mi sfida a sparargli. Riassaporo la rabbia montarmi dentro insieme al dolore per la morte di Warrick e alla voglia di ammazzarlo. Sento ancora contro la pelle del polpastrello il grilletto cedere sotto la mia pressione, il rumore assordante dello sparo e quello attutito del proiettile che colpisce il terreno mi riempiono ancora l’orecchio martellandomi l’udito come una muta accusa.
Davvero non so cosa mi abbia trattenuto dal piantargli una pallottola in fronte. Forse la consapevolezza che ucciderlo sarebbe stato inutile, che da morto non avrebbe mai pagato per tutti i suoi crimini. O forse, più semplicemente, a fermami è stato il pensiero della splendida creatura che ora sto stringendo tra le braccia, che si è donata a me incondizionatamente e che ho giurato solennemente di proteggere, di non ferire né deludere mai.
E ora è la paura di cosa penserebbe di me se sapesse che sono stato a un passo dal diventare un assassino a pesarmi sull’anima come un macigno. Come mi guarderebbero allora i suoi occhi color noce?
- Che ti succede Nick?- la voce di Greg è un morbido bisbiglio sulle mie labbra.
E in ogni lettera che il suo respiro mi disegna bollente sulla pelle riesco a leggere tutta la sua preoccupazione. Riapro gli occhi e lo guardo in volto, comprendendo dalla sua espressione che ha intuito che qualcosa in me non va in questo momento. E nonostante tutto non riesco ad arginare il profondo senso di piacere che mi invade nello scoprire una volta di più che io e Greg siamo legati così a fondo che basta un solo sguardo per sapere cosa sta provando l’altro.
Spingo ancora di più il mio volto contro il suo, sentendo la sua pelle scivolare calda e morbida contro la mia, sfiorando le sue labbra in una lenta carezza, trovando il coraggio che mi manca nel ritmo calmo e denso del suo respiro. Rapidamente gli racconto di quando abbiamo trovato la macchina di quel bastardo, delle tracce di sangue che ho notato e che ho seguito senza avvertire nessuno fino a trovarlo steso in una pozza del suo stesso sangue sulla nuda terra, sotto un albero. Respiro quell’aria che inizia a mancarmi dai polmoni e arrivo alla parte in cui ho puntato l’arma contro il vicesceriffo, ben deciso ad ammazzarlo.
Greg mi osserva apprensivo, accarezzandomi il volto, avvolgendomi nella sua naturale dolcezza. Io me ne abbevero come un assetato, aggrappandomi al limpido color noce dei suoi occhi per non affondare nella disperazione di questi miei ricordi avvelenati.
- Volevo davvero ucciderlo Greg, sparargli per vendicare la morte di Warrick e cancellarlo dalla faccia della terra. Stavo per saltare la barricata e diventare un criminale.- confesso disperato mentre lo abbraccio disperatamente e amare lacrime di frustrazione mi scivolano sulle guance.
Greg asciuga il mio pianto con piccoli baci e io accolgo queste sue carezze abbandonandomi del tutto a lui. Un piccolo sorriso gli tende le labbra, tingendo di dolcezza il suo bel viso d’angelo.
- Tu non sei così, amore mio. Sei la persona più buona e gentile che io conosca, la cattiveria non fa parte della tua natura. Non lo avresti mai ucciso.- aggiunge con uno sguardo sicuro e sincero.
Un senso di calore mi si scioglie dentro dandomi sollievo, eppure non è tutto così semplice.
- No, non è così. – mormoro – Se Keppler avesse ucciso te invece di Warrick, non avrei esitato un solo istante a sparargli e dopo ti avrei raggiunto, perché senza di te io non ho senso di esistere.- confesso con uno sguardo altrettanto determinato.
Un soffuso rossore colora le guance di Greg mentre mi guarda a bocca aperta, sorpreso dalle mie parole. Il suo sorriso diventa dolorosamente triste e qualcosa dentro di me sembra spezzarsi.
- Ma non è questo quello che voglio, amore mio. – la sua voce arrochita dalla commozione sembra graffiare la mia anima – Se dovesse accadermi qualcosa desidererei che la persona di cui mi sono innamorato continuasse a vivere, non che si autodistruggesse per me. Una cosa simile è troppo triste anche solo da pensare, non credi?- .
Il mio cuore perde un battito nell’udire queste sue parole. Come può pensare che possa sopravvivere a lui e, addirittura, continuare la mia esistenza normalmente? Vorrei dirgli che senza di lui il mondo perderebbe colore e sapore, che la mia vita perderebbe di significato e che io mi limiterei a trascinarmi da un giorno all’altro senza uno scopo, nell’attesa della morte. Vorrei dirgli che senza di lui io non posso vivere.
Ma quel bagliore speranzoso sul fondo dei suoi occhi mi blocca e io posso solo annuire, legandomi a lui con una promessa che forse non riuscirò mai a mantenere.
- Comunque non ho intenzione di morire tanto presto, sai?!- mi dice con un sorriso scanzonato.
E anche il mio cuore si schiude, sospirando sollevato per la ventata di freschezza che quel sorriso porta con se dopo l’enorme angoscia del discorso che abbiamo appena fatto. Gli sorrido di rimando e mi chino su di lui.
- Neanche io!- dico sulle sue labbra prima di baciarlo.
E questa non è una vana promessa, ma un solenne giuramento a me stesso e farò qualsiasi cosa per tenervi fede.