That’s amore


Prologo: Ed ancora una volta…

La notte è alta ed io ancora non sono riuscito a prendere sonno: nervoso mi giro per l’ennesima volta supino, le lenzuola aggrovigliate attorno alle mie gambe. Punto lo sguardo nel buio, un braccio abbandonato sullo stomaco ed un altro sulla fronte. Mi sento svuotato di ogni volontà, ridotto ad un automa che si muove solo perché deve. Sospiro pesantemente sentendo il corpo dolere e la mente pulsare violentemente. Mi sento come se fossi totalmente incapace di pensare lucidamente.
È brutto da dire, lo so, ma avrei preferito essere impegnato in un caso, piuttosto che restare qua a languire. Quando sono impegnato sul lavoro riesco a focalizzare la mia attenzione completamente sulla persona scomparse, a scacciare ogni altro pensiero. Mi sembra di poter riprendere a respirare normalmente. Di accantonare tutti quei pensieri che ora vorticano nella mia mente straziandomi l’anima.
Non credevo che amare una persona fosse così doloroso…
Ho amato tante volte nella mia vita, eppure mai ho sperimentato una simile agonia! Mi sento come se mani invisibili avessero afferrato la mia anima nel loro pugno ed ora la stessero stritolando. Mi sento come se una sostanza viscosa ed incandescente mi si fosse riversata nel cervello rendendolo inutilizzabile. Mi sento come se i miei polmoni fossero di piombo e pompassero gas incandescenti invece che ossigeno.
La sua figura sembra marchiata a fuoco dentro la mia mente, non mi abbandona mai, è una presenza costante al bordo della mia anima. Mi osserva, ride di me, mi tormenta. Chiudo la palpebre ed il suo fantasma opalescente si delinea nel buio, avanzando languido e sensuale, estasiandomi. Tendo una mano nel buio, nel disperato tentativo di poterlo finalmente toccare, di farlo mio, di spegnere il mio tormento nella morbida dolcezza delle sue labbra. Come ogni volta riesco solo ad agguantare il nulla. Scompare ed il suo sorriso brucia come acido dentro di me.
Mi domando quando sia accaduto, quando questo sentimento sia penetrato dentro di me avvelenandomi. Quando abbia stretto i miei polsi con questi dolori ceppi, impedendomi la fuga. Forse da sempre, forse da mai. Forse la prima volta che ho incrociato il suo sorriso aperto e gioioso. Forse quella volta che mi sono reso conto che i suoi occhi hanno la stessa sfumatura del cioccolato al latte. Forse quando mi ha teso la mano aiutandomi a venire fuori dalla mia dipendenza, a ritornare me stesso.
Forse semplicemente è solo una naturale evoluzione della nostra amicizia.
Quanto avrei desiderato che il nostro rapporto si fermasse a questo, alla semplice amicizia, che non mi fossi mai reso conto di provare questo sentimento devastante che mi lacera impietosamente con i suoi artigli incandescenti.
Stringo forte le dita sulle lenzuola umide di sudore, sentendo dentro di me la voglia di antidolorifici divampare come un incendio. Una sola compressa per stare meglio, per dimenticare tutto. Mi mordo le labbra a sangue, combattendo questa brama che brucia dalle viscere: non ho lottato tanto per ricadere di nuovo in quella trappola infernale! Non sopporterei mai se mi guardasse con biasimo…
… sarebbe una ferita più dolorosa di mille coltellate!
Batto un pugno sul materasso e, subito dopo, con un colpo di reni secco, mi metto seduto sul bordo letto. Le lenzuola scalciate da qualche parte sul pavimento. Sento il sudore scorrermi dalle tempie alla mandibola, lungo il collo e la schiena. Rabbrividisco per contrasto e mi metto in piedi. Scalzo entro in bagno ed accendo la luce della specchiera. Apro con un gesto svogliato il rubinetto, ascolto per un istante lo scroscio dell’acqua fredda prima di infilare sotto il getto le mani a coppa e portarle al volto. Il freddo dell’acqua mi scivola in gocce trasparenti sulla pelle, dandomi la sensazioni di decine di lame che mi tagliano contemporaneamente. Mi appoggio pesantemente al lavandino e scruto il mio volto gocciolante riflesso. Sono pallido e sudato, i tratti tesi come se stessi provando un forte dolore. Sono dimagrito negli ultimi mesi. Passo lo sguardo sul torace nudo, fino al bordo della tuta che uso per dormire: un fisico asciutto, dai muscoli delineati ma non eccessivi.
Un uomo normale.
Poggio la fronte contro lo specchio sospirando per il contrasto tra la superficie fredda e la mia pelle accaldata. Digrigno i denti e batto i pugni sul muro, più forte che posso, sibilando poi di dolore. Un uomo normale che si è scoperto innamorato di un altro uomo. Di un uomo che non mi vedrà mai come qualcosa di più di un semplice amico. Di un uomo innamorato di una donna.
Maledetto Danny Taylor! Come hai potuto formi questo?
Colpisco ancora ed ancora il muro, sentendo la pelle diventare ancora più dolorante. Un dolore immediato e reale che soffoca per qualche istante quello della mia anima. Le lacrime bruciano contro le palpebre, mentre il sapore ferroso del sangue si impasta con la saliva.
Urlo. Forte. Più forte che posso.
Sperando che le catene che mi imprigionano a lui si spezzino, che i nodi con cui mi ha legato si sciolgano. Sperando che questo amore vada via insieme alla voce.
Fa male dannazione! Così male che desidererei ricevere un colpo in testa e svenire piuttosto che provare ancora questo dolore! Così male che mi sembra di essere squarciato a metà, che mi sia stato infilato un ferro arroventato in gola!
Poco dopo smetto di urlare e cerco, inutilmente, di calmarmi. Ansimo pesantemente appannando lo specchio ed una lacrima riesce a forzare le mie difese e scivola sulla mia guancia, per poi piantarsi acuminata nel mio cuore.
Finirà mai un giorno?

Mi passo una mano sul volto stanco, mentre aspetto il mio turno per strisciare il badge. Nonostante tutti i tentativi fatti non sono riuscito a chiudere occhio. Mi sento sfinito! Quasi temo il momento in cui mi troverò in ufficio con lui, ad assistere alle attenzioni discrete che rivolge quotidianamente ad Elena. Riuscirò a resistere anche oggi o mi infrangerò in mille schegge acuminate?
- Nottata insonne, eh! E bravo Martin! Chi è la fortunata?- mi chiede la sua voce scherzosa ad una spanna dall’orecchio.
Colto del tutto impreparato da una simile vicinanza mi scanso, voltandomi a guardarlo di scatto, facendolo ridacchiare divertito e soddisfatto dalla mia reazione. I toni bassi e rochi nella sua voce vibrano dentro di me, toccando corde nascoste del mio animo. Ad ogni respiro succhio ossigeno miscelato al suo odore di menta che mi infiamma i polmoni, intossicandomi il cervello. Per un istante resto imbambolato a fissare i bagliori ramati della luce nelle sue iridi di cioccolato, totalmente incapace di pensare a qualsiasi cosa che non sia lui.
Mi scuoto quando Danny solleva elegantemente un sopracciglio, perplesso dalla mia reazione. Ed ancora una volta indosso la maschera dell’amico, di quello che conosci da tanto, che non prova assolutamente nulla per te. Una maschera sempre più pesante e difficile da portare, che mi soffoca ogni istante di più.
- Danny! Accidenti a te, mi hai spaventato a morte!- protesto come da copione.
- Sei completamente fuori gioco amico! – ghigna ed è una stilettata – Confessa: chi ti ha stancato così?- continua imperterrito.
- Nessuno! Chi vuoi che sia?! Non ho una storia da… nemmeno ricordo da quanto!- sbuffo esasperato mentre striscio il badge.
Da quando ho lasciato Samantha. Da quando mi sei entrato nel sangue contaminando tutto il mio corpo. Da quando non vedo e non sento altri che te. Lascio che Danny mi raggiunga nell’ascensore, per godermi anche oggi questa vicinanza fittizia, per concedermi ancora l’illusione che tutto vada secondo i miei desideri. So che dopo farà ancora più male, ma per ora va bene così…