NOTE: seguito delle altre fic nella serie landoscar ‘Tu mi completi’. Siamo subito dopo il GP dell’Arabia di quest’anno (2025) quando Oscar dopo aver vinto la gara, supera Lando nella classifica del mondiale. Lando ha fatto una gran rimonta poiché partiva decimo ed è arrivato quarto sfiorando il podio. Invece di andarsene subito dopo i vari impegni, è rimasto lì con la squadra ed ha aspettato Oscar per festeggiarlo. Era stato superato e oltretutto non era nemmeno sul podio, sarebbe stato legittimo non stare ancora lì, invece c’era e lo guardava con una tale espressione orgogliosa e felice, che non è normale. Il resto l’ho aggiunto io, naturalmente. Ho notato che da quelle gare lì, lui ha iniziato a parlare apertamente del fatto che ha un problema emotivo ed è una cosa che lentamente l’ha poi aiutato. POV di Lando. Seguiranno altre fanfic su questa serie. Buona lettura. Baci Akane

IL MIO PREMIO 

landoscar

Dopo le sue incombenze da vincitore di gara, finalmente la mia snervante attesa viene premiata ed Oscar arriva. 
Non sapevo più che fare, mi stavo per sparare perché sono il solito coglione iperattivo e stare fermo semplicemente ad aspettare non è per me, intanto mi sono lavato e cambiato, ho messo insieme tutta la mia roba e sono praticamente pronto per andare. Non ero tenuto ad aspettare ma non me ne sarei mai andato questa volta. Non perché una quarta posizione partendo decimo non è alla fine da buttare, in realtà speravo di fare podio se quello stronzetto di Charles non avesse fatto i suoi soliti miracoli col suo catorcio, però nonostante tutto non riesco ad essere così di cattivo umore da andarmene a gambe levate da sto posto del cazzo. 
Fra il caldo che c’è qua, la settimana che ho avuto e la gara stessa non c’è proprio nessun motivo per stare qua ancora, specie perché è la giornata in cui sono stato superato in classifica. Ormai non sono più primo e forse non lo sarò di nuovo mai visto quanto schifo faccio, faccio proprio cagare, non ne faccio una giusta 
È come quel cazzo di teorico che diceva che se c’è qualcosa che può andare storto, ci andrà. 
Io rappresento quella cazzo di legge di merda. 
Quel tizio quando l’ha stesa deve aver avuto una visione del futuro e quella visione ero io. 
Comunque non potevo andarmene ugualmente, non senza salutare Oscar. 
Finalmente torna da noi in garage, i ragazzi sono tutti al lavoro per sbaraccare, ma non si va mai via senza il vincitore. 
Io potevo anche filarmela, sarei stato piuttosto giustificato tutto sommato, ma non sono qua di malavoglia né perché devo. 
Sono qua perché non vedevo l’ora di rivederlo dopo la sua grande giornata, chissà che contento che è di essere primo? 
Ha vinto il suo terzo gran premio ed è primo nel mondiale che è appena iniziato e fanculo, sta andando alla grande. Deve essere emozionato, i suoi occhi devono brillare di gioia, si sarà commosso, no? Avrà un po’ pianto nel vedersi là in testa?
Non faccio che crogiolarmi in queste domande impaziente di vederlo e quando finalmente arriva, il mio sguardo coglie immediatamente qualcosa che semplicemente mi sconvolge. 
Oscar è contento, ma non è niente di ciò che mi ero figurato. 
Non è elettrico o commosso, i suoi occhi non hanno pianto né ci sono andati vicini, non sta camminando tre metri sopra il cielo. È assolutamente normale, come non avesse vinto una gara o se non fosse in testa al mondiale. 
Come diavolo fa? 
Lo scruto mentre tutti lo ricevono, lo abbracciano e gli fanno i complimenti entusiasti. 
Foto e domande non si sprecano, giornalisti, media, cazzi vari, ma contino a scrutarlo sorpreso, mentre cerco di essere il più me stesso possibile. E con me stesso, nel mio caso, si intende il coglione che fa ridere tutti e spara stronzate, perché è questo che sono, no? 
Ma in questo caso non è una posa, né una difesa. È semplicemente il mio modo per farlo stare su, perché più lo guardo mentre affronta gli altri, più mi rendo conto che il ragazzino ha qualcosa. Ragazzino con due anni meno di me, ma ragazzino comunque. 
Non è abbastanza contento, ha un’ombra e non capisco come sia possibile. 
Quando finiamo insieme davanti alle solite camere della McLaren a cui parliamo ai microfoni, ho modo di realizzarlo limpidamente. 
È appannato, anzi. È preoccupato. 
Oscar mi scruta almeno quanto lo scruto io, come se fosse in pensiero per me. 
Vedrai che è preoccupato per me e per il fatto che mi ha superato. 
Ci posso scommettere, guarda. 
Rimanere in mezzo a tutta questa gente che ci fotografa e ci riprende è una tortura, tutti ci parlano e lui è ovviamente quello più al centro dell’attenzione, ma è giusto, dopotutto. 
Così come lo guardano loro e lo fotografano facendogli fare cose che lui esegue imbarazzato e timidamente, finisco per perdermi pure io nel suo visetto delicato e composto. Composto come tutte le emozioni che prova, tranne quando è con me. 
Quando è con me non è composto per niente.
Dopo quel bacio non ne abbiamo più parlato e lui è stato rigido e timido come al solito, non ha avuto iniziative né fatto cenni di alcun tipo. Parlarne era fuori discussione. 
In parte perché lui non è uno che parla, in parte perché io parlo tanto ma di stronzate e mai di cose serie, perciò anche in questo caso non sapevo bene che dire ed ho fatto finta di nulla, per vedere che avrebbe fatto lui. 
Poi durante il weekend me ne sono pentito. Ho sprecato molte occasioni. 
Mi sono reso spesso conto che mi studiava e cercava di capirmi, perché non sapeva come procedere dopo quella notte e quell’orgasmo, forse pensa che è stata una parentesi strana per una serata altrettanto strana e forse lui era più brillo di quel che sembrava o magari lo ero io. 
Si sarà riempito di paranoie a lungo, ma non è che io non l’abbia fatto e siamo entrambi due che non parlano di certe cose, anche se per motivi diversi. 
Per cui mi studiava per cecare di capirmi senza successo, mentre sperava ardentemente che facessi io qualcosa; era chiaro come mi guardava titubante, dubbioso e speranzoso insieme. 
Un tripudio di emozioni sempre controllate e nascoste sotto la sua bellissima superficie di porcellana. 
Io invece il solito coglione che perde tutte le occasioni che può per ansia e nervoso, perché non sa come si fanno certe cose ed ha paura di mandare tutto a puttane. 
Pensavo no, Lando. Oscar non lo puoi rovinare. Non manderai in vacca questa bella cosa dolcissima con lui. 
Ti piace da matti come tu piaci a lui, vedi di trovare il modo giusto. 
Ma siamo arrivati a domenica notte, stiamo aspettando di potercene andare e lui nonostante abbia vinto, mi abbia superato e dovrebbe essere al settimo cielo, non sembra uno che ha appena raggiunto la cima. 
Così faccio tutto quello che devo mentre mi perdo nel suo dolcissimo viso e penso che non so proprio come faccio a piacergli: non me lo merito, è assurdo. E lo sono più io che me lo sto lasciando letteralmente scappare. 
Così appena riusciamo a concludere tutto, alla fine della foto di gruppo, riusciamo a scioglierci e c’è il solito bagno di champagne, come se non ne avesse già avuti abbastanza. 
Oscar scappa come al solito seguito a ruota da me, ridiamo tutti e due e gridiamo. Io più di lui, lui è come sempre composto, ma ci rifugiamo cercando di evitare l’ennesimo bagno alcolico. Finiamo così dentro il suo garage davanti cui stavamo a fare la foto e mentre tutti scappano e fanno la tipica caccia al topo fra chi bagna e chi cerca di evitarlo, riesco ad imprigionarlo in un angolino più riparato dietro ad una delle pile di materiale impacchettato, pronto ad essere spedito al prossimo GP. 
Con le mani lo spingo sul petto schiacciandolo in questo anfratto del garage un po’ nascosto, ma non so quanto lo sia davvero e questa è una delle mie solite cose tipiche. 
Non mi preoccupo mai davvero a fondo delle cose ed è per questo che mi metto sempre nei guai. Adesso non so quanto sono davvero coperto, ma alzo il mento in sua direzione e gli chiedo: - Beh, che hai? Perché non sei completamente felice? 
Vado dritto al punto nel mio tipico modo di fare e lui mi guarda sorpreso, avvampa teneramente e resta immobile trattenendo il fiato. 
- Non ce l’hai con me? - chiede infine senza perdere tempo a cercare di negarlo. Del resto è vero, si vede. 
- E perché mai dovrei? - rispondo cadendo dal cielo. In realtà mi aspettavo questa risposta, ma voglio me lo dica e capisca che non ce l’ho davvero con lui. 
Gli occhietti da gatto di Oscar mi guardano spalancati e smarriti. 
- Perché ti ho superato in classifica... - fa con un filo di voce ed un lieve broncio che mi fa morire. 
Sono davvero così importante per lui da mettermi sopra la sua grande conquista? 
Sono così fottutamente fortunato? 
Ti prego, fa che non rovini un cazzo. Fa che questa volta io non sia il solito Lando che manda a puttane tutto. Fa che questa volta io la faccia giusta fino alla fine. 
E niente, non ci penso molto nella realtà. 
Scuoto la testa stringendo le labbra in segno di disapprovazione e senza rifletterci oltre, torno a premermi contro di lui in questo angolo, dietro questa pila di non so cosa e gli prendo il viso con una mano. Il suo visetto sta tutto nel mio palmo e fra le mie dita. A quanto pare ho una mano fottutamente grande e credo che gli piaccia. 
- Quanto sei idiota! - senza spiegare il motivo, premo la bocca sulla sua e lo bacio di nuovo sfatando il cazzo di tabù che si era creato fra noi in questa settimana stranissima di tutto e niente. 
Rompo le uova su cui avevamo faticosamente camminato e vaffanculo, non mi fermerò mai più a pensare a nulla. 
Oscar si rilassa quasi subito, appena sente la mia bocca sulla sua e la lingua che si fa largo, lui sorride e si lascia andare venendomi incontro. Le mani si posano dolcemente sui miei fianchi e mi tiene a sé. 
Mentre ci baciamo con l’incoscienza che solo io potrei avere, lo scruto brevemente con gli occhi. 
Oscar è totalmente abbandonato a me ed a questo bacio, sorride sereno e finalmente è felice e lo è per me. 
Mentre mi perdo nel suo bacio godendomelo, mi rendo conto di quanto io sia fortunato in questo momento ad affrontare questo momento di merda della mia vita con lui. 
Se il mio compagno era qualcun altro mi avrebbero sotterrato e massacrato. Chiunque ne avrebbe approfittato ed avrebbe infierito. 
Ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti e mi sono divertito da matti con gli altri predecessori di Oscar e so che sono tutti ragazzi d’oro, anzi. Carlos mi ha aperto un mondo che non avrei mai immaginato. Un mondo dove ho scoperto il piacere e ho capito che non ero più un bambino, mentre con Daniel non ho mai riso tanto, ma con Oscar sto scoprendo il mio lato adulto. O meglio sto cercando di scoprirlo. 
È che è difficile, è maledettamente difficile. Forse è impossibile, ma lui non me lo fa pesare e non ne approfitta. 
Gli altri due prima di essere amici e compagni sotto molti aspetti, erano comunque piloti ed è giusto così.
Oscar è un pilota eccezionale, il più dotato fra loro, ma è anche il più umano. È l’unico che prima di essere pilota è persona. 
Non mi merito un compagno di squadra così delicato e sensibile. Se ce la farò, alla fine, a superare questo mio scoglio mentale del cazzo, sarà solo merito suo e di come mi sta vicino senza farmi pesare nulla. 
Avere uno come lui che pensa così tanto a me, è un dono che non voglio sprecare. 
Mentre ci penso gli prendo il viso fra tutte e due le mani e mi separo, lo guardo da vicino intensamente, totalmente perso ed assorbito da lui. Non mi capacito di come sono finito in questa situazione, ma non voglio uscirne. Sto bene qua, in questo angolo con lui, nascosto a pomiciare.
Cazzo, me lo voglio scopare. Me lo voglio proprio scopare. E lo scoperò. Fanculo, certo che lo scoperò, ma almeno questo lo voglio fare come si deve e non come mio solito, seguendo uno dei miei tipici impulsi del cazzo. 
Ora non è che avessi programmato di baciarlo in un angolo in mezzo a tutti, l’ho solo fatto. Come quella sera, non pensavo di masturbarlo e succhiargli la lingua al lampone, ma l’ho fatto. 
Però voglio farlo mio e questa cosa sì che voglio gestirla bene. 
- Va tutto bene, Oscar. Sono felice per te. Sei la sola ragione per cui non sto sbattendo la testa sul muro per vedere se è vuota. 
Sono molto severo con me stesso e non ne faccio più un mistero, penso che sia la cosa migliore per me ammettere pubblicamente il mio problema. Prima o poi capirò anche come risolverlo. 
Oscar passa a prendere il mio viso come io faccio col suo e mi guarda con la sua tipica dolcezza che mi riscalda da matti. 
- Tornerai più forte che mai, riuscirai ad uscirne, vedrai. Ne sono sicuro. 
A questo suo incitamento sincero, scoppio a ridere. 
- Non dovresti spronarmi tanto, sai? Dopotutto sono il tuo diretto rivale, no? 
Oscar sembra realizzarlo solo ora e dallo stupore passa ad uno dei suoi dolcissimi sorrisi stringendosi nelle spalle, finalmente è lui che trova il coraggio e prende l’iniziativa. 
Le sue labbra che si posano sulle mie sono un bellissimo sogno, un premio per oggi che non mi merito, ma me lo tengo stretto mentre le prendo fra le mie delicatamente. 
Oggi è lui il mio premio. Un premio meraviglioso.