NOTE: terza fic della serie landoscar ‘Tu mi completi’, i pov sono di entrambi alternati e siamo ancora nel GP di quest’anno del Bahrein, dopo la gara che Oscar vince. Lando partiva più dietro e fa un errore in partenza che viene penalizzato e poi, nonostante recuperi molto bene, ne fa un altro durante la gara e per questo finisce terzo e non secondo. Si vede che è opaco e non è il solito Lando ed io ho immaginato che per distrarsi dal suo stato che potrebbe considerare pietoso, si butta su Oscar con la patetica scusa di farlo festeggiare come si deve. Ma come al solito anche questo potrebbe sfuggirgli di mano. Seguono altre 2 fic già scritte, ma ne avrei almeno una ancora in mente da scrivere (appena vado in vacanza dovrei riuscire a scrivere ancora come si deve). Grazie a chi segue la serie e buona lettura. Baci Akane
INCIPT: ‘È questo il livello a cui sono. Io per stare bene ho bisogno che lui sia il solito Lando, non posso resistere se sta così.’
Lando sta andando sempre più emotivamente giù ed Oscar se ne accorge e non riesce a sopportare di vederlo in quello stato, al punto che cercherà di tirarlo su.

IL SOLITO LANDO

landoscar

/Lando/

“Non è che lui sia inespressivo, anzi. È solo che è sempre composto. Anche quando sorride, ride, fa battute, esulta o si scioglie mentre ci guardiamo traboccando amore e dolcezza. Lui lo fa sempre in modo composto e calmo. 
Io mi scompiscio, faccio un gran baccano, grido per ogni cagata, non sto mai fermo, canto, ballo, mi ubriaco, salto, strepito, gesticolo, parlo un sacco a macchinetta. 
Quando lo guardo ciò che noto all’istante è se anche lui ride e si diverte alla stessa stronzata che ha fatto ridere me, perché mi piace vedere quando ride e capire in che modo lo fa. Poi finisco per ridere ancora di più, oppure per perdere il filo della cagata che stavo dicendo, quasi a dimenticare che c’era stato qualcosa a farmi sbellicare. 
La verità è che stare con lui mi fa desiderare di essere migliore di come sono, se non addirittura perfetto, e invece mi manda fuori di testa realizzare tutte le volte che invece non lo sono e che anzi sono il solito Lando, il combina guai, il casinista che tanto non ne fa mai una giusta se non per caso. Con me puoi star sicuro che comunque sbaglierò qualcosa. 
Mentre lui invece brilla sempre più, io mi sento spegnere via via e credo che lui se ne renda conto. 
Del resto nel mio caso è davvero impossibile non notare quando sto male, perché vado giù in modo pazzesco. Tanto sono su quando sto bene e sono felice, quanto sono giù se invece sto di merda e tutti se ne accorgono all’istante, perché non mi si sente. C’è pace, silenzio e tranquillità in giro e con me non c’è mai, di solito, non se sto bene. 
Ma questo giro ci provo davvero a non essere il solito Lando, perché Oscar ha vinto e ci tengo che festeggi e che sia felice, lo merita. Non voglio rovinargli la giornata in alcun modo e se faccio il muso come un bambino infantile so che gliela rovino, perché cercherà assolutamente di tirarmi su, perché il mio umore è al centro del suo mondo. 
Prima viene la mia felicità, poi la sua. Così funziona Oscar e visto che me ne rendo conto, non voglio assolutamente rovinargli la festa. 
Oscar ha vinto il Gran Premio del Bahrein nel qual è stato avanti dalle qualifiche, è stato perfetto, non ha mai sbagliato niente e deve essere felice e su di giri, invece che pensare a me e a quanto sono deluso da me stesso. 
Non solo ieri in qualifica ho fatto cagare, ma anche oggi in gara sono riuscito a sbagliare qualcosa e non una volta sola. 
Come cazzo fai a sbagliare la partenza, porco demonio? 
Si può essere più imbecilli? Già partivo indietro e dovevo recuperare, poi vado pure a sbagliare la partenza beccandomi secondi di penalità. 
Oltre a questo mi sono pure toccato con Lewis ed ho dovuto restituirgli la posizione. 
Potevamo fare uno-due e sarebbe comunque stata una pezza, da parte mia, perché tutti si aspettano che sia io quello sopra di tutti quest’anno; io per primo me lo aspetto. Invece potevo solo puntare alla seconda posizione perché partendo così indietro non potevo ambire ad altro. 
Invece per dover recuperare mille volte le mie cagate, non sono riuscito ad arrivare dietro di lui. Certo, ho fatto comunque podio e per un pelo che Charles riusciva a tenermi dietro fino al traguardo, non so come ci è riuscito per tutto quel tempo con la macchina che si ritrova, ma su di lui nessuno ha dubbi. Lui e Max sono gli unici che probabilmente fanno la differenza alla guida. 
Delusione è dire poco, mi sento un imbecille che non riesce a fare quel dannato salto che serve. È un gradino, un colpo, un salto, però cazzo non ci riesco. Non mi viene. Quando sono lì e mi rendo conto che è il mio momento, il mio cervello va in blackout e non so che cazzo combino, so solo che sbaglio sistematicamente qualcosa. 
Non crescerò mai, non cambierò mai, non maturerò mai, non migliorerò mai. 
Nè per me, né per la squadra, né per la mia famiglia, né per Oscar. 
So che lui sicuramente preferisce vincere piuttosto che essere secondo a me, non è questo. È che vedendo quanto cresce come pilota, io mi sento lasciato indietro, no? Come non fossi degno dello stesso posto che sta ricoprendo lui con merito. 
È lui che deve essere la prima guida McLaren, non io. Lui è già pronto, io non lo sarò mai. Mai, cazzo. 
Quando dico ‘migliorare per Oscar’ intendo questo. Lui sta salendo una montagna da cui eravamo partiti insieme ed ora è davanti ed io sono indietro di diversi metri. Quanto sarà il divario se non mi sveglio? 
Non voglio stare indietro a guardare la sua schiena mentre si avvicina sempre più alla meta. Era la nostra meta, la meta a cui dovevamo arrivare insieme, invece ci arriverà da solo ed io rimarrò indietro a guardarlo festeggiare nella sua solita compostezza e sorridere con una calma come se fosse normale vincere gare come fa lui. 
Sono un idiota e quel che mi brucia di più in questo cazzo di momento è che non voglio pesare col mio umore di merda, non voglio pesare su di lui, perché so che nonostante sia sicuramente felice per la vittoria, se mi vede così depresso non festeggerà mai. 
Già lui non beve e non fa un cazzo di suo, le altre volte che ha vinto l’ho costretto ad uscire e far festa, ma siamo finiti che io ero ubriaco fradicio e lui era quello sobrio che mi scarrozzava in giro per locali e che alla fine mi ha messo a dormire; non penso abbia nemmeno approfittato mai di me nonostante avesse benissimo potuto! 
Non lo so, per la verità, perché ero marcio e non ricordo nulla, ma conoscendolo non l’ha fatto ed è un peccato, anche se mi sarebbe dispiaciuto non ricordarlo. 
Oggi lo farò ubriacare a tutti i costi, specie perché nell’umore in cui sono non c’ho voglia di bere o mi suiciderei, credo. Perciò sarò un uomo in missione. Oscar stanotte farà la sua prima sbronza. 
Ho deciso.

/Oscar/

Non posso semplicemente sopportare che lui sia così giù e triste. Se lui lo è, io non ho motivo per essere felice; anche se ho vinto un Gran Premio. 
È questo il livello a cui sono. 
Io per stare bene ho bisogno che lui sia il solito Lando, non posso resistere se sta così. 
Ho vinto, sono contento, ho fatto un gran weekend, ma lui non è felice e se lui non è felice io sono giù con lui. 
Addirittura l’imbarazzo per quello che è successo ieri sera è stato ampiamente superato da lui che non era più lui, oggi. 
Non che per me sia difficile fingere che niente sia mai successo, sono abbastanza bravo in questo. Se non altro non faccio particolari drammi per le cose che vivo, qualunque esse siano.
Sì, beh, ieri sono scappato quando si è masturbato davanti a me sotto la doccia ed è stato sconvolgente quel che è successo, al punto che ancora non capisco esattamente cosa sia stato realmente. 
So solo che ad un certo punto pensavo di venire senza nemmeno toccarmi e che era incredibilmente bello ed ipnotico. Lui e la sua mano che si muoveva veloce sul suo pene. Una mano grande su un cazzo altrettanto grande. 
Credo che il detto su mani e peni sia vero, per lui lo è quantomeno. 
Così come che nella botte piccola c’è vino buono. 
Non che mi abbia stupito, già lo sapevo visto che quando mi ha trascinato per festeggiare le mie vittorie, siamo finiti con lui ubriaco perso ed io totalmente sano e lucido a riportarlo in albergo e poi a letto. Perché in quel letto poi ci finiva nudo, dato che si spogliava appena entrava in camera, e si toglieva qualsiasi cosa indossasse, persino i boxer. 
L’ho già visto nudo, sì, e so quanto sia dotato. Forse è anche per questo che sono perso per lui e mi piace da matti. 
Non ha senso del pudore, io penso che nemmeno da ubriaco potrei sciogliermi così.
È totalmente libero di fare qualsiasi cosa gli vada e l’alcool non c’entra, è così a prescindere. Ieri non era ubriaco. Magari ogni tanto esagera, ma esagera per i miei canoni, non per i suoi. 
A volte mentre lo guardo mi chiedo come mi sentirei a comportarmi così come fa lui. Spogliarmi davanti a qualcun altro e fare cose fuori dalle righe solo perché mi va, andare fuori dagli schemi, 
Per esempio baciarlo solo perché voglio. Se lui volesse baciarmi lo farebbe perché sì, senza problemi. Non lo fa perché ovviamente non gli va e lo capisco. Chi avrebbe voglia di baciarmi? 
Appena realizzo che è giù di corda per la terza posizione, so anche il motivo e così quando riesco a parlargli un attimo cerco subito di tirarlo su. 
- Sei stato grande, Lando! Hai fatto un gran recupero! 
Ma i suoi occhi schizzano subito espressivi verso di me ed ha un momento preciso nel quale sembra stia per scoppiare. Mi tendo e lo fisso stupito convinto che mi si rivolterà contro, ma poi appena mi guarda negli occhi sospira, si sgonfia e scuote la testa scacciando la tristezza e la furia che nutriva per sé stesso. 
Lando torna a sorridermi e mi prende in contropiede. 
- Sì, una bella merda, non sono riuscito a finire secondo come dovevo ed ovviamente di chi è la colpa? Solo mia! Come sempre incasino la mia stessa gara! Il mio peggior nemico chi è? LANDO NORRIS! 
Per un momento sono spiazzato oltre che sollevato dal fatto che non mi consideri il suo peggior nemico, perché qualsiasi cosa la potrei sopportare tranne questa. 
Ma poi torno in me scuotendomi dal suo depistaggio abile. 
- Non essere duro con te stesso, siamo solo all’inizio. Hai sempre imparato dai tuoi errori! 
- Ma tu non li fai! 
Questo gli scappa, si vede che non intendeva sfogarsi ed il fatto che invece lo faccia mentre aspettiamo di essere intervistati in pista e poi salire nel retro podio per le solite cose, la dice lunga sul suo reale stato d’animo. 
Sto per rispondergli qualcosa dispiaciuto per come la prende e come sta, ma poi Lando si rianima tornando il solito Lando e cambiando discorso mi distrae definitivamente. 
- Dopo si festeggia e stanotte mi impegnerò per far ubriacare te! Non toccherò nemmeno un goccio di alcolico! 
L’assurdità che dice è tale che mi distrae totalmente da quella che era la mia missione e dalla sua tristezza. Tristezza che non posso sopportare, ma che improvvisamente viene messa da parte anche se non vorrei. 
- Sì, certo. - faccio divertito. Tanto so come andrà, non mi devo preoccupare. Lui che non tocca un goccio d’alcool? 
Andrà tutto bene, come sempre. Tanto ormai inizio a farci quasi l’abitudine a lui nudo. Quasi. 

Quasi, appunto. Quando dopo la festa sul podio ed il bagno di champagne a cui lui risponde dicendo che non l’ha bevuto, ma ci si è solo bagnato dentro e che è diverso, il signorino pensa bene di spogliarsi per cambiarsi la tuta bagnatissima. Lo fa davanti a me. 
Potrei farlo anche io, sarebbe abbastanza legittimo e normale, ma io non intendo minimamente cambiarmi ora davanti a lui, preferisco fare foto col trofeo cercando di non notare che per terra a pochi metri c’è lui in mutande che si cambia. 
Pudore. Quello non sa proprio cosa sia, di cosa mi stupisco se si masturba in doccia davanti a me? 
Eppure ha qualcosa. 
Sia ieri sera che oggi lui ha qualcosa che cerca di nascondermi, ma io me ne rendo conto comunque, lo vedo. 
Non è davvero il solito Lando ed io non posso proprio sopportarlo." 

/Lando/

"Come sono abile a far fare alla gente ciò che voglio.
Abile forse non è la cosa giusta da dire, perché non si  tratta di abilità quanto di saper rompere i coglioni ed essere tenaci ed in questo nessuno mi batte. 
Sono il rompicoglioni per eccellenza. 
Alla fine mi trascino Oscar in giro per locali con l’intenzione di festeggiare, con me vengono anche altri che perdiamo lentamente nel corso della serata. 
Lui non è uno che si trascina in giro un proprio entourage, a volte ha qualche amico, amica o familiare, ma non è così comune e siccome non è un ottimista di natura che pensa di vincere tutte le gare e che quindi non crede d’aver bisogno di sostegni, il più delle volte è solo, come ora per esempio, ma non fa niente perché solitamente basto e avanzo io per qualsiasi festa. 
Anche se stasera sono sottotono e lo riconosco da solo, ma non per questo mollo. 
Avevo deciso che l’avrei fatto ubriacare, era questo il solo scopo della serata, ma alla fine si sono ubriacati gli altri che erano venuti con noi, quelli che non l’hanno fatto se ne sono semplicemente andati a dormire, cosa che io non posso fare finché non mi ritrovo a trascinare Oscar in giro, marcio come un cadavere.
Cosa diavolo aspetta a perdersi nei fumi dell’alcool? Non ce la faccio più a rimanere sobrio. Non che sia uno sforzo, stasera non ho proprio voglia in generale di niente. 
Non è che sono stufo di non poter bere, non ho comunque voglia di farlo. È questo il livello in cui sono stasera, ma sono così pessimo che non riesco nemmeno ad arrivare allo scopo che mi ero prefissato all’inizio della serata. 
Oscar è straordinariamente lucido e quando ci ritroviamo soli all’ennesimo locale, lo guardo mentre sorseggia tranquillo non so cosa perché se l’è ordinato da solo. 
- Ma è almeno alcolico quello che bevi o fai solo finta di bere? - brontolo indicando il suo bicchiere. 
Oscar ride e me lo porge per assaggiarlo. 
- Certo che è alcolico, ma a quanto pare reggo meglio di te. 
- E meglio di chiunque altro! - quando lo sorseggio realizzo che è effettivamente alcolico, anche se non molto forte, ma è l’ennesimo della serata, dovrebbe essere comunque almeno un po’ brillo invece è sanissimo. 
Siamo seduti su uno dei divani abbastanza appartati in questo locale, un buco che abbiamo trovato per caso quando lui suggeriva che potevamo arrenderci come gli altri, visto che era sufficientemente tardi. 
La mia risposta è stata ‘sei ubriaco?’ ‘No.’ ‘E allora andiamo!’ 
- Cazzo è vero che nemmeno al tuo compleanno ti sei ubriacato e penso che tu abbia bevuto, no? 
- Pensi? - chiede lui ironico con un sopracciglio alzato. Siamo seduti vicini, spalla contro spalla, i corpi appiccicati e per parlare ci guardiamo a questa breve distanza. Il suo alito sa del drink fruttato che sta bevendo. Se ora lo baciassi, la sua lingua saprebbe di... aspetta, cos’è? 
Torno a bere per distinguere meglio gli ingredienti e come un idiota ci casco e bevo qualcosa di alcolico. Perché non posso farne a meno, no? 
- Lampone? - Oscar annuisce sorridendo porgendomi il resto del suo bicchiere ghiacciato, ma glielo restituisco indicandogli di finirlo lui. 
- No no, ho detto che sarei rimasto sobrio per te! 
La musica è forte e tonante e per sentirci dobbiamo avvicinarci parecchio, quella e le luci basse ed intermittenti ci stordiscono abbastanza. A me, per lo meno. Lui continua a rimanere tranquillo accanto a me e a sorseggiare il suo non so cosa. 
Come diavolo fa? 
È composto. L’avevo pensato oggi guardandolo mentre usciva a prendere il trofeo come se andasse a passeggiare. 
È assurdo, sto ragazzo. 
- Ma non devi, Lando! 
- Certo che devo! È il tuo quarto gran premio vinto, non ti ho mai dovuto trascinare sulle spalle in camera! Com’è possibile? 
- L’ho fatto io con te, quello! - ricorda divertito. La sua risata a questa vicinanza e con le luci così stordenti, mi rincoglioniscono ancora di più, come se fosse possibile superare i miei soliti limiti. 
- Dai che ti ordino un altro di questi cosi al lampone! 
Perché improvvisamente la sua lingua che saprà di lampone diventa una cazzo di fissa? Mi sembra quasi che per gustarmi quel frutto con soddisfazione, io ora possa solo succhiargliela. 
Svegliati, hai bevuto solo un po’ del suo drink, sei messo così male? 
Andiamo, non sei normale Lando!
- Dai Lando, andiamo. Non devi forzarti. Si vede che non ti stai divertendo e ti stai obbligando a portarmi in giro. Non mi ubriacherò, reggo più di quel che io stesso immaginavo. Andiamo in albergo. 
Oscar con la maturità che gli invidio tanto e che io mi sogno, fa per alzarsi ed ha questo sguardo con un fondo di dispiacere che mi colpisce come un pugno allo stomaco; a questo improvvisamente agisco come mio solito, senza rifletterci. Lo prendo e lo tiro giù per il braccio costringendolo a rimanere qua, rimango agganciato a lui ed affondo meglio sul divano, la nuca indietro sullo schienale, gli occhi che si confondono sul soffitto alto dove le luci puntano direttamente su di noi accendendosi e spegnendosi di continuo, sempre comunque basse e blu. 
Si vede a stento, in effetti, e questi divani dopotutto sono abbastanza appartati. Non si sta male. 
Oscar sospira accanto a me e si rassegna a mettersi in una posizione simile. Stiamo in silenzio un po’ finché non chiede diretto: - Come stai? 
A questa domanda spiazzante, spalanco gli occhi e lo guardo meravigliato di scatto girando la testa verso di lui. Ora siamo davvero vicini coi nostri visi perché lui fa altrettanto senza pensarci e stiamo con la musica che rimbomba ad un ritmo incessante e senza senso, una musica che a nessuno dei due piace molto, forse, ma che non notiamo. 
Non come notiamo i nostri occhi vicini. Cosa vedono i tuoi con questo dispiacere evidente nei miei confronti? 
- Come sto io? - chiedo stordito, magari ho capito male. 
Oscar annuisce impercettibile senza girare la testa e distogliere lo sguardo dal mio ed ora sono ipnotizzato, al punto da non poterlo togliere più. 
Sembra un principe, ha dei lineamenti così delicati ed eleganti. È davvero carino. 
Mi stringo nelle spalle senza rispondere niente, i miei occhi percorrono il suo viso e quando parla non capisco cosa dice, così finisco per fissargli le labbra ed avvicinarmi, ma forse cerco la sua lingua che sa di lampone. 
Deve essere davvero buona. 
- Seduto sul divano, ecco come sto. 
Evito qualsiasi risposta seria ed Oscar fa un’espressione poco stupita, sembra dire ‘sei sempre il solito’. 
Eh sì, sono sempre il solito. 
Ma non sorride molto e penso che non si stia divertendo poi così tanto ed è ovviamente colpa mia anche questo. Lui si diverte se io sono su di giri, ma stasera sono proprio giù ed anche se volevo con tutto me stesso pensare a lui, non ci sono riuscito alla fine. L’ennesimo fallimento di stasera. 
- Mi dispiace che non ti stai divertendo per colpa mia, dai finisci quello che andiamo. 
Oscar mi guarda stupito sollevando la nuca da dietro, convinto d’aver capito male, ed io rido, ma penso di essere poco convincente. 
Per un momento si chiede se deve insistere, lo vedo nei suoi occhi gentili, ma alla fine si limita a tenersi la domanda che vorrebbe farmi e finisce il cocktail sul cui fondo era rimasto il meglio dello sciroppo al lampone. 
Gli fisso le labbra concentrandomi su quel che si intravede della sua lingua. Sarà rossa? 
Ho fallito, ho miseramente fallito. Non sono buono nemmeno a far divertire Oscar. Sono un egoista di merda, un pessimo elemento. Come faccio a piacergli? Cosa diavolo ci vede in me? Io mi odierei al suo posto. Ho reso pietosa la sua serata. 
Adesso voglio solo sotterrarmi ed invece mentre ci alziamo non riesco a smettere di pensare alla sua lingua ed al lampone. 
Io la devo provare. Ne ho bisogno e questo so che è il mio ADHD che parla, ma non so proprio gestirlo, stasera meno del solito, così faccio tutta la strada del ritorno in un osceno silenzio che penso gli pesi come non mai. 
Come faccio adesso ad uscire da questo silenzio senza spiegargli cos’ho? 
Beh, un modo ci sarebbe, ieri sera ha funzionato, ma non voglio farlo scappare. 
Voglio solo che non mi faccia parlare di cosa mi succede, perché sarei patetico e non voglio essere patetico. Sembrerei ancor più infantile. 
ADHD di merda che non mi fa concentrare su quel che faccio e che invece mi fa distrarre con pensieri fissi assurdi.
Lampone, lampone. 
La mia testa è un continuo delirio. 
Non voglio rispondere alla domanda su come io stia, perché davvero non so nemmeno io come sto e non so cosa potrei dire visto che non ho mai il controllo di me. 
Ma quando raggiungiamo le camere, invece di salutarlo e tirare dritto verso la mia vicino alla sua, lo seguo dentro la sua proprio mentre si stava per girare verso di me e salutarmi col suo sorriso tipicamente gentile e assolutamente innamorato di me. 
Figurati se io stanotte non devo combinarne almeno una. Vedrai se non finisco cacciandomi nei miei soliti guai. Vedrai.
Ma una volta dentro, mi chiudo la sua porta alle spalle con una sola cosa in testa. 
I lamponi nella sua lingua." 

/Oscar/

"I brividi mi percorrono dalla nuca fino lungo tutta la spina dorsale giungendo infine ad ogni terminazione nervosa. 
Lo guardo infilarsi in camera mia come se la condividessimo o se l’avessi invitato ad entrare. Dopo quanto è stato strano per tutta la serata e soprattutto dopo ieri pomeriggio e lo spettacolo erotico, non riesco a vivere serenamente niente di ciò che fa, specie se è così fuori dai suoi soliti modi pazzi. 
Ma forse è ancora in quella modalità, no?  
Pazzo e fuori controllo, solo diversamente da come sono abituato. 
Non so perché, ma mentre lascio che si chiuda la porta alle spalle e lo guardo lanciare le sue scarpe in giro e tuffarsi sul letto supino, capisco che stasera niente sarà ‘come al solito’. 
Per un momento un pensiero assurdo mi passa per la testa. 
Sta per succedere qualcosa fra di noi? Qualcosa che spero da due anni? 
Ma poi il suo sguardo che si fissa sul soffitto, un po’ come prima, e che ora vedo meglio alla luce normale della camera, mi fa capire che semplicemente ha un gran bisogno di sfogarsi e non so proprio perché si sia fissato che non deve farlo. Che male c’è nel lamentarsi? 
Tutti ne hanno bisogno. 
- Chiudi la luce e mettiti qua anche tu. - mi ordina. Io spalanco gli occhi terrorizzato. Cos’è che dovrei fare? 
Sfogo, Oscar. Lando si vuole solo sfogare ed evidentemente lo fa meglio steso stile lettino da psicologo. Ne avrebbe bisogno di uno bravo, in effetti. 
Mio malgrado eseguo senza emettere alcun lamento, sentendomi strano, speranzoso e agitato, sebbene sempre con la mia solita compostezza. 
Dopo essermi tolto le scarpe, mi siedo nel letto e da lì chiudo la luce grande con l’interruttore che c’è vicino alla testiera; sto per premere quella che accende le due piccole, ma Lando mi afferra per la camicia e mi tira giù stendendomi accanto a lui poco delicatamente. 
Non certo come avrei immaginato di finire la nottata più strana della mia vita.
Per un momento mi vengono in mente le altre nelle quali Lando mi ha trascinato con lui in giro a festeggiare per locali, quando lui era ubriaco fradicio ed io ero perfetto nonostante avessi bevuto anche io. 
È un dono, il mio. Non lo posso di certo insegnare. Ma funziona solo se bevo la stessa cosa lentamente per tutta la serata e di solito scelgo il mio cocktail preferito, Rovo di lamponi. 
Il flash di quelle serate finite con me che lo trascino in camera mentre per poco non cade, lui che si spoglia completamente, lui che mi si avvinghia addosso molesto cercando di baciarmi e strusciando le sue grazie di tutto rispetto su ogni mia superficie corporea, io che lo respingo gentilmente ma fermo, convinto che non potrei mai sopportare l’idea di aver approfittato di lui, io che poi lo metto giù a letto e lo copro, io che me ne vado insultandomi per non aver nemmeno lasciato che la sua bocca arrivasse sulla mia. 
Sono sempre stato corretto, ma è così che sono fatto. 
Ora? Ora che è sobrio ma strano forte, come andrà? 
- Stai così male, Lando? 
Infine non mi resta che girare la testa verso la sua e chiederglielo con estrema spontaneità e semplicità.
Adesso il silenzio è così potente che percepiamo persino i nostri respiri e mentre il mio è straordinariamente regolare, nonostante il cuore mi batta impazzito nel petto, lui trattiene il suo di sorpresa e si gira di scatto a guardarmi. Rimane di sasso nel constatare che lo guardo e nonostante questa vicinanza, non cerca di allontanarsi, non volta il capo e non cambia posizione. 
Resta qua vicino a me, steso a pancia in su, a fissare me. 
Per un momento mi contempla ma penso che cerchi solo di capire cosa rispondermi, o meglio se piantarla di evitare di dirmelo una volta per tutte. 
Alla fine sospira a fondo e con estrema e visibile resa, dopo essersi morso il labbro ed avermi fissato, mormora: - Si vede così tanto? 
Sorrido dolcemente. 
- Abbastanza, sì. 
- Mi dispiace, non volevo rovinarti la festa. Le altre volte te le rovinavo ubriacandomi, stasera perché non l’ho fatto... 
Cerca di scherzarci su, io sorrido solo per gentilezza, non perché mi faccia ridere. Perché non mi fa ridere. Sta male e non riesco a sopportare di vederlo così. Non ce la faccio proprio. 
- Perché sei così giù, Lando? - chiedo poi calmo, la mia voce ora è un sussurro e credo di essermi avvicinato a lui impercettibilmente, forse temo che se non lo presso abbastanza, lui scapperà ancora e so che invece ha bisogno di parlarne. 
Lando contempla ancora una volta cosa dirmi, mi scruta il volto e finisce per avvicinarsi anche lui nel letto, le nostre spalle si toccano come prima ed è quasi come ricreare quella strana atmosfera, solo senza caos, gente e luci intermittenti. Adesso siamo al buio quasi completo, da fuori filtra un po’ di luce dalla città ed i nostri occhi ora sono abituati al buio. 
Ma credo che mi guardi la bocca, sembra concentrato lì. Forse addirittura ipnotizzato. 
- C’è qualcosa che non va nella mia testa e non so proprio come risolverlo. 
Mentre lo dice una strana impressione mi invade. Sembra quasi che non sappia a cosa si riferisce, ovvero che non parli solo dei suoi problemi in F1. Che poi io non definirei tali, è vero che ogni tanto non è perfetto, ma ci sono altre volte che lo è. Così decido di concentrarmi su quello che è certo. 
- Sei troppo severo con te stesso. 
Lando scuote la testa stringendo le labbra in un gesto di disappunto, ma nei suoi occhi c’è una ferita profonda di cui si vergogna e che cerca di nascondere. Non l’ho mai visto così e non lo sopporto, non lo sopporto proprio. Rinuncerei al mio trofeo di oggi se servisse a non vederlo così. Non è così importante, non come lo è lui. 
- Non lo so, sai... - fa lui piano, non riesce per niente a controllare il suo tono. 
- Io sì. Non sei sempre perfetto, ma non tutti i piloti vincenti devono essere sempre perfetti, non tutti lo sono sempre. Ognuno è fatto a modo suo, non conta come si arriva al risultato finale, conta arrivarci. 
- Ma io non ci arriverò se continuo così. Non posso permettermi di sbagliare così tanto, non le cose importanti. - Lando a cuore aperto nella sua completa meravigliosa essenza fragile come non mai. 
Il cuore mi sembra si stia spaccando nel petto e lui continua a fissarmi le labbra come se non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi. Ma ci siamo avvicinati ancora? Quanto distano ora i nostri visi? 
Quanto pochi centimetri ci separano? 
- Troverai il modo di farcela comunque. Non farai mai due volte gli stessi errori, la perfezione che dici arriverà, devi solo far tesoro di tutte le cose che non ti piacciono di te. 
- Non riesco a concentrarmi a lungo sulla stessa cosa, Oscar. La mia testa parte nei momenti più sbagliati e non ho il controllo di me in quei momenti. Un pilota che vuole vincere un mondiale che non riesce a rimanere concentrato esattamente per tutto il tempo che serve? 
I suoi occhi brillano al buio, sono lucidi di lacrime di cui si vergogna, lacrime che non vuole lasciar andare. Ti prego, non fare così. 
Non posso sopportarlo. 
Ti prego, Lando. 
Diilaniato da quel che mi sta facendo vivere, mi ritrovo ad agire seguendo l’impulso più profondo e sollevando il braccio gli carezzo il viso di una bellezza assurda. Un viso che credo di amare. 
- Non ti devi far ossessionare da questo, più ci penserai e meno ci riuscirai. Devi solo lasciarti andare, come hai sempre fatto. Il tuo istinto ti ha sempre guidato bene e non ti ha mai deluso. Segui semplicemente i tuoi impulsi e smettila di pensare troppo alle cose. 
Ma non ho nemmeno finito di dirlo, che Lando annulla la breve distanza che era rimasta fra noi e mi prende le labbra fra le sue, ma non si limita a questo. Me le apre subito e sembra cercare qualcosa di particolare. Qualcosa che non capisco subito. 
Dopo un istante in cui mi ritrovo inebetito inondato da questa ondata di calore immane, rispondo al bacio raggiungendo la sua lingua e appena è più alla sua portata, capisco che era questo che voleva. Lando me la prende e la succhia come se fosse un nettare. 
È impetuoso e passionale come lo immaginavo, è l’unica cosa che riesco a pensare, poi è solo trasporto. 
Mi sento risucchiato in una corrente potentissima e non lotto, non cerco nemmeno di comprenderla. Mi lascio solo andare godendomi ogni sensazione incredibile che mi invade. 
È tutto caldo, infuocato, lava pura. 
Il mio copro viene invaso da una paralisi che mi impedisce di muovermi, ma ci pensa ancora Lando a farlo e mentre siamo stesi insieme a baciarci, mi spinge salendomi sopra e prendendomi il viso fra le mani, si siede a cavalcioni e rimane curvo su di me a controllare questo bacio assetato. Sembra mi stia divorando ed io non voglio che smetta. 
Nemmeno capisco che mi sta baciando, non realmente. È tutto così assurdo e folle che non lo realizzo a fondo. 
È tutto così bello che se sto sognando, non voglio svegliarmi." 

/Lando/

"Non riuscivo più a resistere alla sua dolcezza, ma non solo a quella. Non ho pensato ad altro che alla sua lingua e al lampone. 
Sa davvero di lampone.
È come mangiarne. Non riesco a smettere di succhiargliela, così come le mie mani dal suo viso scendono poi sulla sua camicia e gliela aprono febbrile. 
Non c’è niente che volessi più di questo, stasera, ma mentre lo bacio e frugo con le mani sul suo corpo caldo e morbido, mi rendo conto che mi piace. 
Mi piace da matti. 
Mi piace come non avevo ancora capito.
Mi piace tutto, di lui, e forse la cosa principale è la sua calma e la sua compostezza. Anche ora mentre ci baciamo lui lo è e si lascia fare.
Voleva questo da matti e da un sacco, ma sembra che sia tutto normale, che sia tutto a posto. 
Come si fa ad essere così? Come si fa, Oscar? 
Dammi un po’ di questa tranquillità, di questa sicurezza, aiutami ad essere concentrato sulle cose che contano e a non perdere la testa. 
Ti prego, aiutami. 
Le mani scendono frenetiche sui suoi pantaloni che apro e per riuscirci mi sposto con il bacino, con decisione la infilo nei suoi boxer e gli tocco il cazzo che è già duro e caldo e lui sospira contro la mia bocca. 
Aspetta, cosa? Credo sia la prima volta che si scompone. 
Non fermarti, Lando. Non fermarti. 
Ma non posso staccare la bocca dalla sua, non voglio smettere di baciarlo. Stasera non posso smettere, non riesco a staccarmi. È la mia droga, stasera. Il mio calmante. La mia pace. 
Così smetto di cercare di manovrare con la mano il suo cazzo e dopo averglielo tirato completamente fuori, mi apro i jeans e me li abbasso insieme ai boxer per poi stendermi sopra di lui. Aderisco i bacini, i nostri inguini strofinano e ben presto i nostri cazzi combaciano, aiutati dalla mia mano che riesce a tenerli entrambi insieme mentre strofino il mio muovendomi come se lo scopassi. 
A questo l’ondata di piacere assale Oscar quanto assale me e sollevato le braccia, infila le dita fra i miei capelli ricci venendomi incontro; poi dalla nuca raggiungono dolci e gentili i miei fianchi e una volta lì accompagna i movimenti del mio corpo che strofino sul suo, in particolare spinge il mio bacino e lo strofina sul suo. 
I baci diventano gemiti e smettiamo di fonderci e intrecciarci. Rimaniamo con le bocche aperte premute une sulle altre, ci respiriamo e ipnotizzati, ebbri di un piacere ineguagliabile; apriamo gli occhi e ci guardiamo. 
È meraviglioso nel suo trasporto e nel piacere che ora il suo viso delicato mostra. È così preso da me. È così intenso ciò che prova. 
Il culmine arriva prima per lui che non ce la faceva più a resistere; guardando il godimento che esplode nel suo viso oltre che nel suo inguine che mi macchia e mi riscalda, poco dopo gli vado dietro chiudendo gli occhi ed inarcandomi tutto come un gatto. 
Oscar non mi stacca gli occhi di dosso e mi tiene su di sé, in parte forse incredulo di ciò che è successo, in parte completamente assorbito da me e dal piacere che gli ho offerto. 
Mi hai detto di lasciarmi guidare dal mio istinto e di non pensare troppo alle cose ed io semplicemente l’ho fatto. 
Volevo assaggiare la tua lingua ed avevo ragione. Sa di lampone ed è buonissima. 
Dopo l’orgasmo che mi fa tremare dalla testa ai piedi e sconnettere con me stesso, mi ritrovo a crollargli addosso sfinito, sudato ed ansimante. 
Ci resto qualche secondo, il tempo di ritrovare i battiti dei nostri cuori che vanno insieme. Sento il suo attraverso la fronte che preme sul suo collo. 
Collo che bacio muovendo la testa, risalendo poi sul sul mento ed infine sulle sue labbra. Labbra che torno a prendermi, a cui mi fondo di nuovo. 
Labbra da cui non intendo staccarmi per il resto della notte. 
Voglio stare così a baciarti per sempre, non voglio altro. 
Alla fine non ero solo io a piacerti, eri anche tu a piacere me, ma sono il solito ritardato."