NOTE: lestappen della serie ‘Mille modi di mettersi insieme’ ambientata ad Abu Dhabi 2025, quando Max ha sfiorato l’impresa per 2 punti. Durante la corsa Max aspettava che Charles superasse Lando, gli sarebbe bastato per vincere il mondiale, ma più che una speranza mi è sembrato quasi una sicurezza, come se dietro ci fosse una promessa di cui nessuno sa. E visto che io scrivo fic per molto meno, ecco qua cosa ha pensato il mio cervello. Come al solito la tradurrò in inglese al più presto facendo del mio meglio. Buona lettura. Baci Akane

SEGNI DEL DESTINO

lestappen

*Charles* 

Come fa a non essere un segno del destino? 
Non dico che è una certezza, ma se le cose si mettessero in un certo modo, poi sarei io a consegnare a Max il titolo mondiale.
È inevitabile pensarlo, da quando ho guardato i risultati finali delle qualifiche non ho fatto che farmi conti e scenari ed alcuni di questi mi vedono superare Lando tenendolo fuori dal podio, con Max che vince la gara ed il mondiale grazie alla mia prestazione. 
Ci sono molti altri scenari possibili, ma questo è quello che preferisco. 
Se così fosse, se domani in gara si arrivasse a questo, se Max alla fine vincesse il suo quinto mondiale grazie a me, come potrebbe non essere un segno del destino? Come potrei non farmi avanti? 
Sono anni che ci giriamo intorno piacendoci, ma abbiamo sempre trovato ostacoli e scuse fra cui le ultime sua figlia e il mio futuro matrimonio. 
Ho fatto la proposta ad Alex sull’onda della delusione per Max diventato padre: quando l’ho visto così felice con sua figlia e Kelly, mi sono visto lontanissimo, distante da lui anni luce, ed ho capito che non avrei mai avuto ciò che speravo. Forse anche lui prova le stesse cose, lo penso da un po’, ma alla fine le nostre vite ci hanno portato ad altre strade, le nostre scelte non sono mai state uno verso l’altro. 
Però ora... come faccio a non pensare che forse il destino ci vuole insieme? 
Se io domani aiutassi Max a vincere il mondiale si innescherebbe una reazione a catena così precisa, così impossibile da ignorare... 
Non riesco a dormire, non ce la faccio proprio. Devo fare qualcosa, devo proprio... mi rigiro nel letto di continuo e l’unica fortuna è che io ed Alex dormiamo divisi quando sono in gara, perché il mio sonno è sacro e non devo assolutamente essere disturbato. Non posso nemmeno obbligarla ad avere i miei ritmi, non è giusto. Già mi accompagna quasi ovunque e sta a tutti i miei capricci e alle mie richieste. 
Sospiro e sbuffo ed alla fine riprendo il telefono e vado nella chat di Max. 
Se non gli scrivo qualcosa non riesco a dormire. 
Ho il cuore in gola, mi sento un ragazzino alla prima cotta che scrive al ragazzo che gli piace, cioè un completo imbecille, ma non posso farne a meno. 
Ne ho il terrore, ma non posso fermarmi. 
Io devo, devo ora, o non dormirò e domani col cazzo che potrò aiutare Max. Non che sia facile, Lando è secondo e fra noi due ci sono Oscar e George, perciò deve verificarsi uno scenario molto specifico. Oscar deve superare Lando, ma non è impossibile perché farà di tutto per avere la possibilità di vincere il mondiale, anche se poi dipenderà dai piazzamenti degli altri due. Ed io devo superare George, altra cosa non impossibile, ma entrambe non facili. 
E lì, a quel punto, io dovrei superare Lando, sicuramente la cosa più difficile visto che si tratterebbe di una Ferrari contro una McLaren. 
Però potrebbe accadere. 
Se succedesse... se succedesse significherà che non posso tirarmi indietro. Che devo fare quel dannato passo con Max. 
Così dopo essermi morso la bocca fin quasi a farmela sanguinare, mi decido e gli scrivo. 
‘Se domani riesco ad aiutarti a vincere il mondiale, poi parleremo di noi’
Fisso a lungo quel ‘di noi’, se non lo metto il messaggio è generico, anche amichevole. Posso avere una via di fuga. Se Max non recepisce, o non vuole recepire di proposito, può far finta di nulla, non ci sono allusioni chiare. Però voglio che sia chiaro cosa intendo, no? 
Voglio, vero? Altrimenti che cazzo gli scrivo a fare? 
Alla fine sospiro per l’ennesima volta e lo spedisco, appena vedo la doppia spunta, il cuore inizia a galoppare più forte, l’ansia sale e mi pento amaramente. 
Come pensavo di dormire dopo avergli scritto? Sono impazzito? 
Ormai la nostra vita è così, non c’è più spazio per un ‘noi’, altrimenti avremmo fatto altre scelte.
Nessun cenno di vita, guardo la chat col mio messaggio. Niente in vista. Dorme, non risponderà e forse anche se leggerà non dirà nulla. Del resto che dovrebbe dire? 
Sto per chiudere gettando il telefono stizzito, incazzato con me stesso, ma i puntini cominciano a saltellare indicando che sta scrivendo. Spalanco gli occhi, le mani tremano e sudo freddo. 
Sono un idiota. Un completo idiota, ma ormai è tardi, ormai è fatta. 
Scherzerà e farà finta di non capire, ci scommetto. Quasi quasi lo spero. 
‘Ci conto’
Poco e un cazzo. Tutto e niente. Peggio dello scherzarci su fingendo di non recepire. 
Ha recepito o no? 
Non si capisce un cazzo, porca troia!
Improvvisamente il nervoso prende il posto dell’ansia e così arricciando il naso stizzito, getto il telefono sul comodino e mi giro dall’altra parte. 
Qualcosa di più indicativo me lo poteva scrivere, cazzo! 
Che significa che ci conta? Ci conta che lo aiuto? Che poi parliamo di noi? Ci conta su cosa? Che significa? Vuole che lo aiuto? Sì, quello forse è ovvio, ma vuole anche parlare di noi? Nemmeno mezzo cenno. 
Stitico di parole come sempre, cazzo. Non può approfondire? No certo che no! 
Ed ora chi cazzo dorme? Domani potrebbe succedere di tutto oppure nulla. 
Idiota io a caricarmi così tanto di ansie e speranze ed ora pure nervoso per la sua risposta di merda. 
Cazzo. Mi tocca aspettare e vedere cosa ha in serbo il destino per noi ora, se davvero domani le cose si metteranno in modo tale che io posso consegnare a Max il mondiale, mi farò avanti, diversamente no. Ecco, farò così. 

*Max*

Gli sembrano messaggi da mandare la sera prima della grande gara? 
Se per caso avevo possibilità di dormire, ora vanno nel cesso. 
Che significa che parleremo di noi se mi aiuta a vincere? Parleremo anche se non mi aiuta, no? 
Insomma, non è detto che possa aiutarmi. Se ce la fa bene, ma anche se non ci riesce è uguale, si parlerà comunque di noi, no?
Come cazzo pensa che io ora dorma? E domani? Domani come cazzo pensa che possa correre consapevole che SE MI AIUTA A VINCERE poi parliamo di noi? 
Se mi aiuta a vincere il mondiale mi metto con lui altrimenti cosa? Altrimenti no? 
Ormai che ha lanciato il sasso non ritirerà la mano. 
Se vuole mettersi con me aiutandomi a vincere, vuole mettersi con me anche senza aiuto. 
Ma ti sembrano messaggi da scrivere? 
Ma Charles, cazzo! 
‘Ci conto’ è tutto ciò che sono riuscito a rispondere ed ora me la devo vedere da solo per dormire. 
Dormire. Che illuso. 
Sono abituato alle gare importanti, e con importanti intendo proprio che dipendono la vittoria di un mondiale. 
La vigilia di quella del 2021, all’ultima gara con Lewis, non ho dormito un cazzo. Quella sì che era ansia. Ma era un’ansia mirata alla gara, poteva essere il mio primo mondiale. Io e Lewis avevamo gli stessi punti, è stato incredibile quell’anno. 
Questa volta è diverso, ho 4 mondiali nel mio palmares e molte gare difficili ed importanti alle spalle dove ho fatto cose incredibili. Non è un’ansia da prestazione di gara, quella che mi ha appena attanagliato lo stomaco ed il cervello. 
È un’ansia d’amore. 
Amo quel cretino che mi scrive messaggi allucinanti di sera e non ho mai potuto dirglielo. Le cose fra noi non si sono mai messe in modo tale da spingerci uno nelle braccia dell’altro. 
Ci giravamo intorno, flirtavamo un po’, ma era più una questione di sguardi, sorrisi e rapporto. 
Non c’è mai stato un momento effettivo dove ci siamo veramente spinti uno addosso all’altro, anche se lo volevamo. O per lo meno io, da parte sua non ne sono mai stato sicuro. Se lo fossi stato, se mi avesse dato segnali chiari, mi sarei buttato, ma alla fine avevo Kelly, un’ottima occasione per costruirmi una famiglia mia come avevo sempre desiderato. Una rivincita per la vita d’infanzia di merda che ho vissuto. 
Quando poi è rimasta incinta tutto mi ha portato in quella strada, ma Charles era sempre lì, in un angolino del mio desiderio nascosto. Quel sogno segreto e proibito. Ecco cos’è sempre stato. 
Non ho mai pensato veramente di avere possibilità concrete con lui, pensavo che ci piacessimo, ma più in modo platonico. Da parte sua, per lo meno. Poi ha addirittura chiesto la mano ad Alexandra, era ovvio che avesse scelto la sua strada, così come io la mia. Ed erano strade diverse.  
Poi improvvisamente, dal nulla, quello se ne esce con ‘parleremo di noi’. È ovvio che intende di noi in quel senso, del nostro rapporto. Vuole andare oltre, finalmente? 
Perché solo ora? E perché cazzo me lo dice adesso, in questo modo del cazzo? E che cazzo significa ‘se ti aiuterò a vincere il mondiale?’
Che se non mi aiuterai, non ne parleremo e rimarremo così? Ma sei serio? Allora se è veramente questo che pensi, evita di dirmelo. Se domani mi aiuti, mi cerchi, altrimenti no, ma non dirmelo prima. 
Perché lui deve programmare le cose? Lui pensa a scenari, possibilità, opzioni. Si fa i conti di qualsiasi tipo. Potrebbe semplicemente dormire, domani correre e poi venire da me, se ne ha voglia e coraggio, e parlare di noi. 
Fanculo Charles. Se domani corri di merda per me sei morto e non perché voglio vincere il mondiale ed ho bisogno del tuo aiuto. 
Certo che ho bisogno dell’aiuto di qualcuno per vincerlo e lui e George sono gli unici due che possono viste le loro posizioni, sempre contando sulla prestazione di Oscar. Ma non è questo il punto. 
Se Charles corre di merda significa che in realtà non voleva aiutarmi e non voleva parlare di noi. Può averci ripensato. Perché cazzo me l’ha detto? Io odio pensare ed ossessionarmi dalle cose. Odio. Odio. ODIO! 

Per fortuna la mia capacità di cancellare tutto il superfluo e concentrarmi esclusivamente su ciò che devo fare nell’immediato, ha qualcosa di irreale. Me ne rendo conto da solo.
Se posso dire di avere un pregio specifico, è questo. 
Appena inizio a vestirmi per prepararmi all’ultima gara, lascio fuori ogni cosa. Molti piloti hanno bisogno di rituali per concentrarsi, musica il più delle volte, ma anche della ginnastica di qualche tipo o qualche pratica. 
Io no. 
Io mi vesto, entro nell’abitacolo e sono subito concentrato. Il mondo viene cancellato e passa tutto. 
Non posso lamentarmi di questo, per fortuna cancello Charles. 
Per lo meno per una buona parte della corsa. Finché mi rendo conto che le cose si mettono davvero come aveva insinuato indirettamente lui ieri sera. 
Appena GP mi dice le posizioni dietro di me, ovvero Oscar, Lando e Charles, il cuore inizia a battere più intensamente, e già mentre si corre batte parecchio forte per l’adrenalina. 
Il suo messaggio rimbomba con la stessa potenza dei giri di questo motore che vanno al massimo. 
‘Se ti aiuto a vincere il mondiale, parliamo di noi’.
Cazzo, la possibilità è concreta. 
Non solo la fortuna è girata esattamente per il verso giusto e le cose si sono messe precisamente come auspicato, ma Charles sta correndo alla grande, da quel che dice GP. Per superare George e mantenere la quarta posizione, significa che sta andando bene. 
Non ci voglio pensare, voglio fare solo la mia gara e basta, ma se faccio solo la mia gara e basta non vincerò il mondiale. È inevitabile pensare anche a cosa succede dietro di me e quel che effettivamente conta, è la lotta per quel terzo posto. 
A Charles non cambierebbe nulla, chiunque penserebbe che corre giusto per finire decentemente l’ultima gara di un anno di merda per lui, non gli cambia terzo o quarto posto, sebbene il podio è sempre il podio. Ma lui ci sta provando. 
So che ci sta provando. 
Non posso non pensarci: lo fa per noi o per sé stesso? 
Qualunque sia il motivo, lo sta facendo. 
Se non volesse potrebbe mollare, magari anche farsi superare per essere sicuro di non essere frainteso. 
Ma continua a dare tutto ciò che ha, chiedo a GP aggiornamenti su di lui nella speranza che faccia il miracolo. Lo sta tenendo, ci sta provando con tutto sé stesso, sta facendo una prestazione pazzesca considerando la differenza abissale delle loro due macchine, ma alla fine Lando resta terzo e Charles non riesce a prenderlo. 
Il mondiale sfuma per due punti e pochissimi centesimi fra Charles e Lando. Sarebbe stato il quinto, non è come perdere il primo mondiale per un soffio. Brucia, ma abbiamo fatto tutti il massimo, persino la fortuna è girata ed è andata quasi alla perfezione, ma poi si è fermata anche quella. Me l’ha fatta annusare, la vittoria finale completa, ma non me l’ha data. 
Mentre scendo e vado a complimentarmi con la squadra al di là delle transenne, il pensiero di Charles mi tuona di nuovo come un tamburo assordante. Non riesco a liberarmi da questa consapevolezza. 
Ci ha provato. Ci ha provato con tutto sé stesso, GP mi diceva i suoi tempi, non ha mai mollato. Ha fatto tutto ciò che poteva, non ci è riuscito ma ci ha provato e per me questo è tutto ciò che basta. 
Non conta che non ci sia riuscito. 
Adesso io voglio quel cazzo di discorso su di noi. 
Me l’aspetto e se lui non intende farlo perché si prende alla lettera, lo uccido. 
Perché lo conosco. 
Adempio ai miei doveri, mi complimento con Oscar e poi con Lando quando torna fra noi, rispondo alle domande, vado nella cooldown room e poi sul podio, tutto quanto pensando costantemente a Charles e a quel cazzo di discorso fra noi.
Io lo conosco. Lo conosco bene, ormai, dopo tutti questi anni. Specie negli ultimi ci siamo avvicinati tanto e posso dire che attualmente siamo per lo meno amici, oltre a tutto il resto. 
So com’è fatto. So cosa sta pensando. 
“Non sono riuscito ad aiutarlo, non sono degno di fare quel discorso su di noi. Non posso farlo.” 
Vedrai che sta pensando questo. 
Mi serve il mio cazzo di telefono. 
Devo recuperarlo e scrivergli subito. 
Dirgli che se osa andarsene senza parlare di noi, lo disintegro. 
Dopo la doccia a Lando con lo champagne, finalmente posso riunirmi al mio cellulare perché me lo portano insieme ad un cambio e ad un telo per asciugarmi. 
La prima cosa che faccio, è scrivergli consapevole di cosa sta facendo, cioè nascondersi da me per poi darsela a gambe in silenzio. 
‘Se te ne vai senza parlarmi ti uccido!’
Dopo di questo, mi spoglio della tuta con cui ho guidato che è fradicia di sudore e champagne, lancio un’occhiata distratta a Lando ed Oscar qua con me che fanno altrettanto: uno con una normalità che non sembra nemmeno aver appena perso il suo primo mondiale e l’altro già ubriaco anche senza aver effettivamente bevuto. 
Sono contento per Lando, ma non posso godermi veramente il suo primo mondiale perché l’ha preso a me. È inevitabile. 
Mi dispiace non viverlo come vorrei, l’ho sempre incitato a guidare positivamente dicendogli che un giorno l’avrebbe vinto, perché sapevo che era nelle sue possibilità. Ora che è successo non posso viverlo come volevo, non ci riesco. 
Il bip del mio telefono posato sul mio angolo, mi fa saltare un battito. 
Charles mi ha risposto. Wow, mi aspettavo mi ignorasse!
‘Ma non ti ho aiutato a vincere il mondiale, alla fine!’
Sapevo, cazzo! Lo sapevo che diceva così! 
Cazzo, lo conosco bene! 
Non so se esserne felice od irritarmi, ciò che provo è un misto tempestoso pieno di alti e bassi. 
Prendo un respiro profondo cercando di calmarmi e scuoto la testa rispondendo subito. 
‘Non me ne frega un cazzo, noi parliamo lo stesso’
Non specifico di noi perché è superfluo. 
Al suo silenzio, con la tuta pulita tirata su alla vita e la parte superiore lasciata giù a pendere, torno a scrivergli. 
‘Aspettami nella mia camera in RB’ e poi ancora ‘se non ti trovo là quando finisco tutto, ti vengo a cercare a casa.’ 
Non può lanciare il sasso e farmi sperare come un coglione. 
Ho immaginato e sognato di noi insieme. Ho assaporato il nostro bacio, l’abbraccio, il suo corpo. 
Adesso non me lo puoi togliere perché non è andata come preventivato. 
Non si può prevedere un cazzo, della vita reale, ma non significa che non si può comunque fare tutto ciò che si vuole. 
Se volevi lasciare che le cose fra noi venissero decise dal destino, non mi scrivevi che avremmo parlato di noi se mi avessi aiutato. Tu vuoi parlare di noi a prescindere da tutto e me l’hai detto proprio per questo. Per obbligarti a farlo anche se avessi fallito. 
Che poi ‘fallito’ è un termine che presumo stia usando lui su sé stesso, per me quel che ha fatto lui è stato quasi un miracolo, l’ha mancato di poco, ma ha messo il suo cuore, come dico ai giornalisti quando mi chiedono se durante la gara speravo in Charles. 
Però visto che ti conosco, ti farò fare ciò che in realtà vuoi fare, mio caro Charles lunatico. 
Ormai non puoi scappare. Non ti azzardare. Ho mancato il mondiale per 2 punti, merito una consolazione per questo. 
E la mia consolazione sei tu! 

*Charles* 

Sono un fallito, ecco cosa sono. 
Gli avevo scritto ieri sera per motivarmi, perché in realtà io voglio fare questo passo fra noi, ma mi serve una spinta, un segno divino, un calcio in culo, qualcosa. 
Dirglielo l’ha reso ufficiale, non potevo rimangiarmelo. Se l’avessi aiutato a vincere senza prima fare la mia dichiarazione, me la sarei potuta dare a gambe comunque, perché conoscendomi poteva succedere, ma ora è diverso. 
Alla fine non ho fatto l’impresa e che senso ha parlare? 
Non l’ho aiutato, non sono abbastanza valido, non posso mettermi con lui così. Non riesco nemmeno ad aiutarlo a vincere un mondiale. Gli ci volevano due punti, glieli potevo dare solo io e non ce l’ho fatta. Non ho scuse, specie perché lo volevo. Volevo farlo. Lo volevo davvero. 
Però i suoi messaggi sono molto espliciti e penso che non ho scelta, se non mi faccio trovare nella sua stanza in motorhome, penso che mi cercherebbe a casa davvero e visto che vivo con Alex vorrei evitare di mandare a puttane il matrimonio. 
Che poi non sono convinto del reale motivo per cui mi vuole vedere. Per parlare, fa lui, ma non è che sia chiaro. Parlare di cosa? 
Forse mi vuole dire di tutto perché gli ho fatto sperare in un mondiale che potevo dargli solo io? 
Dopo la mia dichiarazione se l’aspettava, ci sono andato vicino e poi non ce l’ho fatta. Forse vuole sfogarsi di questo, dirmi di non azzardarmi più a fare certe dichiarazioni se non riesco poi a mantenerle. 
Potrebbe anche essere questo, che ne so? È imprevedibile! 
Comunque alla fine dei miei compiti vari con la Ferrari, fra cui saluti per la conclusione di una stagione disastrosa da dimenticare, dove comunque tutti si sono impegnati al massimo, mi avvio verso il motorhome Red Bull. 
Attualmente sono tutti davanti al loro garage per foto, congratulazioni finali, saluti e varie. Qua da loro non c’è anima viva se non chi si occupa di sistemare gli interni ed impacchettare. 
Ci sono solo qualche addetto ai lavori che mi ignora, entro trasparente, già vestito in borghese pronto per andarmene. Senza niente di rosso Ferrari, non vengo nemmeno notato e ne approfitto prima che qualcuno mi lanci una seconda occhiata per assicurarsi di chi si sia infilato. 
Non fatico a trovare la sua stanza, specie perché c’è il suo nome stampato sopra. 
Sospirando, mi siedo sul divano che c’è in questa piccola stanza sorprendentemente in ordine. Fra noi due quello disordinato sono io, incredibile. 
Ridacchio mentre mi aggiro in questi pochi metri a disposizione dove non c’è niente di particolare da curiosare visto che è tutto ben messo via, a parte i suoi vestiti con cui si cambierò andando via da qua. Abiti normali, semplici. Un jeans, una felpa.  
L’attesa mi ucciderebbe, se durasse troppo, ma per fortuna Max non ci mette troppo rispetto a quello che ci ho messo io. 
Quando la porta si apre, io sono seduto sul suo divano col telefono in mano e guardo le notizie fresche della F1, fra tutte il suo video di poco fa, dove dice che ho guidato con tutto il cuore che avevo per cercare di raggiungere il podio e che è contento di me ed impressionato della mia prestazione, mi fa brillare gli occhi e mancare più di qualche battito. 
Appena si materializza qua, lo fisso sgranando gli occhi emozionato, li sento lucidi. Non farti tradire dalle emozioni, Charles. Non è detto che sia qua per quello che speri. 
- Cioè fammi capire, se non insistevo te ne andavi senza farti vivo? - inizia subito sul piede di guerra. Max lo capisci al volo, non hai mai dubbi su cosa prova e pensa, spesso perché te lo dice immediatamente e sai con certezza che non ti sta mentendo. 
Apro la bocca lasciando giù il telefono sul divano accanto a me. Lui entra nella stanza allargando polemico le braccia. La tuta di riserva pende alla vita, la maglia superiore aderisce al suo corpo atletico come una seconda pelle, come diavolo faccio a rimanere concentrato su quel che dice? I miei occhi restano sgranati, ma non più carichi d’emozione o sorpresa, bensì pieni di terrore. Terrore perché potrei non riuscire a controllarmi come devo. 
In altre parole mi sto eccitando perché sto realizzando la situazione in cui mi trovo. 
Sono nella sua stanza, da solo. Io vestito in borghese e pronto ad andarmene, lui con la tuta abbassata che dovrebbe effettivamente spogliarsi per prepararsi ad andarsene. 
- Charles? - mi richiama polemico ed impaziente, sempre in piedi davanti a me con le braccia larghe e l’aria seccata. 
Prendo respiro e distolgo lo sguardo dal suo corpo per posarlo sul suo viso. Non va molto meglio perché è spettacolare anche quello. 
- Eh? - non riesco a tirare fuori di meglio e vedo chiaramente la sua vena che pulsa. 
- Te ne saresti andato davvero se non ti avessi detto di aspettarmi? 
Mi stringo nelle spalle e sollevo il braccio massaggiandomi il collo per dietro, distolgo lo sguardo sentendomi in colpa. 
- Beh, non ti ho aiutato a vincere il mondiale, perciò mi sembrava ovvio che..
- Non è ovvio un cazzo invece! E comunque non si dicono certe cose alla vigilia di una corsa così importante! Mi hai ucciso con quel messaggio ieri sera! 
- Scusami... - vedendolo arrabbiato, mi pare evidente il motivo per cui mi ha voluto qua. Per sfogarsi e dirmi di tutto. 
Sospiro ed abbasso il braccio chinando il capo, mi guardo le mani che si stringono in grembo. Mi sento un bambino rimproverato dai genitori. 
- Ci ho provato. - aggiungo poi, dimenticandomi il complimento che ho appena sentito da lui in video mentre parlava ai giornalisti. 
- Lo so. - fa lui piano cambiando subito tono. - Mica ce l’ho con te perché non ci sei riuscito. Sono arrabbiato perché volevi andartene senza mantenere la tua promessa. - aggiunge calmo. Io spalanco gli occhi e lo guardo meravigliato. 
- Ma non ti ho aiutato... - Max alza i suoi al cielo snervato da questa mia fissa e si siede accanto a me, mi volgo verso di lui, il cuore inizia a galoppare. Che sta succedendo, di preciso? 
I suoi occhi sono penetranti e splendidi come sempre, comunicano così tante cose che temo di vederci ciò che voglio e spero. 
Ora mi sembra addirittura dolce. 
- Non me ne fotte un cazzo che non ci sei riuscito. Ci hai provato con tutto te stesso e per me basta. 
Torno a chinare gli occhi incapace di reggere il suo sguardo fermo e penetrante, mi arriva dritto all’anima, mi fa male, mi agita da matti. 
- Non vedo come sia abbastanza. - mormoro infine giù di morale, convinto di non poterlo meritare, nella mia visione distorta e severa del mondo. 
- Per me lo è. 
Con questo sussurro dolcissimo, le sue dita mi sollevano il mento e mi costringe a guardarlo di nuovo. Questa volta mi si fa vicino, le nostre gambe si toccano e la scarica elettrica parte da tutti i nostri punti di contatto sconnettendomi il cervello. Il cuore batte fortissimo e penso di essere bollente. Se fossi in piedi, non riuscirei a stare dritto. Mi si piegherebbero le gambe. 
- Grazie per averci provato. - con questo si china verso di me e annulla la poca distanza rimasta baciandomi. 
Le nostre labbra si trovano subito, sono calde e morbide e combaciano alla perfezione. Ci schiudiamo istintivamente, ci intrecciamo e ci assaporiamo fino a che, a scoppio ritardato, realizzo di cosa si tratta. 
Io e Max ci stiamo finalmente baciando. È questa la sua decisione. Mi vuole comunque a prescindere dai segni divini mancanti. 
E se lui mi vuole, chi sono io per rifiutarmi, visto che lo voglio pure io? 
Apro la bocca, tiro fuori la lingua e mi intrufolo alla ricerca di quella di Max che non si fa attendere. Pieghiamo insieme le teste e ci premiamo uno verso l’altro; il bacio si approfondisce, le lingue si intrecciano e giochiamo insieme. La mano sale sul suo petto e arriva al suo collo, sulla sua nuca. Lo tengo a me mentre mi abbandono a questo bacio che volevo da matti, un bacio che mi inebria e mi riempie di gioia ed eccitazione. 
Non penso di meritare alcun ringraziamento, perché l’ho solo fatto sperare per nulla, ma penso che la consolazione la meriti, invece. 
Quella e qualsiasi altra cosa vorrà avere da me, perché ormai solo una cosa mi è chiara. Non posso più tirarmi indietro e non intendo nemmeno farlo. 

*Max* 

Le sue labbra sono dolci e morbide, così come la sua lingua che si fa strada nella mia bocca. L’accolgo volentieri, lo faccio mio e quando la sua mano striscia raggiungendo la mia nuca, i brividi mi ricoprono. 
 È così bello. Cazzo, è così splendido. 
Non ho vinto il mio quinto mondiale per poco, ma chi se ne frega se alla fine in cambio posso avere lui? 
Se le stronzate del karma sono vere, significa che la vita ha deciso che se avessi avuto il quinto mondiale, non avrei avuto Charles e se dovessi scegliere, se ora potessi tornare indietro e avere un desiderio del genere, non esiterei a scegliere Charles al posto di uno stupido mondiale. 
Perciò va bene così, in questo momento non posso volere di meglio. 
Gli lascio il mento e gli prendo delicatamente la guancia carezzandolo. La sua pelle è calda ed un po’ ruvida per la barba leggermente ricresciuta. 
Mi sembra il sogno che ho fatto stanotte, dopo che ho faticato ad addormentarmi perché non facevo che pensare a noi fantasticando sul post gara, con lui che veniva a riscuotere il suo ringraziamento per avermi aiutato a vincere. 
Non è andata esattamente così, ma lui che mi bacia c’è ed è esattamente ciò che conta. 
Il bacio prende il sopravvento ed incapaci di staccarci, Charles prende l’iniziativa e si alza mentre le nostre bocche restano incollate; si siede su di me a cavalcioni e lo accompagno prendendolo per i fianchi. Si appoggia alle mie spalle ed inizia a strofinarsi contro di me. Mugolo in un misto fra il piacere e l’infastidito, questi dannati vestiti mi impediscono di sentire ciò per cui potrei morire. 
Accompagno il suo corpo che striscia e si spinge sul mio per sentire di più. Gemo mentre fatico a rimanere concentrato sulla sua lingua e, probabilmente infastidito dalle barriere quanto me, infila le mani una sotto alla mia tuta e l’altra sotto ai suoi pantaloni, trovando presto una soluzione che non esita a prendere. 
Alla faccia dell’indeciso convinto di non poter fare nulla per chissà quale idea distorta. 
Non ci penso oltre, accolgo al volo l’occasione e non mi tiro di certo indietro, mi spingo col sedere ed allargo le gambe come posso, in modo da aiutarlo a tirare fuori con più facilità il mio cazzo e quando ci riesce smettiamo di baciarci; apriamo gli occhi offuscati dal piacere e ci ammiriamo a vicenda.
Le mani di Charles stringono insieme  i nostri cazzi mentre si spinge ulteriormente su di me, allargando al massimo le sue gambe e aderendo il più possibile. È dannatamente snodato, così perfetto per le posizioni scomode e strane. Buono a sapersi. 
Grazie a questo i nostri cazzi si uniscono mentre si strofinano grazie ai suoi movimenti e alle sue mani che non mollano. Io con le mie accompagno il suo corpo sul mio, muovendolo su e giù sempre più velocemente. Ansimiamo sempre più forte mescolando i nostri respiri. 
Il piacere sale così come la durezza dei nostri cazzi e, preda del piacere che non mi aspettavo già così in fretta, gli prendo il labbro inferiore e glielo succhio; poco dopo mi consegna la lingua al suo posto e succhio anche quella. Charles continua a muoversi e a farci questa sega insieme ed il mondo, ben presto, sfuma intorno a noi. 
Ogni cosa si cancella, resta solo un piacere che cresce costantemente fino ad esplodere riempiendoci di mille sensazioni amplificate. 

Non so quanto ci metto prima di riprendermi, ma nemmeno lui è meglio. Ritorno con Charles che mi sta ancora seduto sopra, tutto accoccolato su di me, il viso contro il mio collo, le braccia avvolte sulla mia testa, le mie intorno alla sua vita stretta. 
I respiri ora sono regolari, così come la sensazione dei nostri corpi è di nuovo normale. 
C’è stato un momento di follia che ci ha totalmente fatto fuori entrambi, ma ora eccoci di nuovo qua e non posso fare a meno di dirglielo, ricordandomi che comunque ho a che fare con Charles, una persona che di normale non ha proprio niente. Non pensa come gli altri, non ragiona come la maggior parte della gente e mi piace anche per questo. 
- Guarda che non è il premio di consolazione, questo, eh? E non sono nemmeno le tue scuse per non aver mantenuto la promessa. Questo è solo l’inizio della nostra fottuta relazione. Non scapperai, ormai, ok? 
È una domanda solo per finta, perché non avrebbe scelta che rispondere: - Ok! - con una risata contro il mio collo che mi rilassa subito. 
- Pensavi fosse questo, dì la verità! - mugugno sempre stringendolo a me e appoggiando la testa sulla sua. 
- In effetti sì... - ammette ridendo ancora. Io sospiro e scuoto la testa. 
- Sei proprio un idiota. 
- Ha parlato il genio! 
- Che vuoi dire? Non sono mica io che pensava di andarsene solo perché non ha realizzato quanto sperava! 
- No, ma hai aspettato che mi facessi avanti io prima di prendermi! Comodo così! 
E niente, alla fine discutiamo perché non poteva che essere così, coi caratteri di merda che ci ritroviamo, ma non ci lamentiamo. Va bene comunque. Sorrido e lo stringo più forte. 
Tanto ormai non scappi più!  
 



NOTE: ora che la stagione 2025 è finita, passerò a vagliare episodi passati su cui non ho mai scritto, dove starebbe bene una fic in questa serie, perciò basta seguire la mia pagina per sapere quando scrivo ancora su di loro e pubblico. Alla prossima. Baci Akane