NOTE: ancora una fic nella serie lestappen ‘Mille modi di mettersi insieme’ (non saranno mille fic, credo. Credo). Questa è ambientata in Messico 2025, era troppo ovvio che scrivessi anche qualcosa su questa gara. Dobbiamo ringraziare il ‘Il tuo uomo’ che GianPiero Lambiase ha rivolto a Max durante la gara parlando di Charles. So che in miliardi avranno già scritto qualcosa su quel momento, ma io sono fra quelli. La fic è divisa in 2 parti perché al contrario delle precedenti, mi sono fatta prendere la mano (era inevitabile succedesse prima o poi). I POV sono di loro due e si alternano. Nonostante siano tutti d’accordo nel dire che la VSC ha aiutato Charles a non essere superato da Max nel finale e che Max ci ha provato senza successo, sono piuttosto sicura che se non fosse stato Charles, ci sarebbe andato più aggressivo e sarebbe riuscito a prendere la seconda posizione che gli serviva come l’aria. Magari mi sbaglio (probabile), ma è ciò che penso anche in virtù dei precedenti di Max con gli altri. Comunque la seconda parte, già scritta, la metterò fra qualche giorno.
Buon lettura. Baci Akane
INCIPT: ‘C’è il tuo uomo davanti a te. Gap 21,9. Andiamo, questo è il motivo per cui corriamo!’
Gianpiero dichiara al mondo ciò che tutti sanno e che Max e Charles tentavano di tenere nascosto. Ma è ora di uscire allo scoperto ed affrontare il fatto puro e semplice che se non faranno qualcosa, le loro gare sono destinate a rovinarsi.
*Max*
La velocità è tale che se non fossi completamente concentrato sul correre, mi schianterei uccidendomi, probabilmente.
Tremo da cima a fondo, vibra ogni cosa all’interno dell’abitacolo, ma è un effetto normale a cui sono abituato. Così come il rumore assordante che mi farebbe perdere la voce di GP se non fosse direttamente nel mio orecchio a parlarmi.
- C’è il tuo uomo davanti a te. Gap 21,9. Andiamo, questo è il motivo per cui corriamo!
Di tutta la frase il mio cervello si blocca sul ‘il tuo uomo’ e non realizzo immediatamente che queste registrazioni sono captate e trasmissibili in diretta mondiale, se ritenute interessanti.
Penso che questa sarà ritenuta interessante da chi gestisce le riprese per le televisioni.
Ma poco importa, resto concentrato sulla corsa ed invece di schiantarmi resto in pista. Continuo a correre quasi come un robot, abituato a fare tutto in automatico.
Davanti a me intravedo quello che per GP è il mio uomo e sapevo benissimo a chi si riferiva.
Non perché è ovvio, ma perché un dialogo di ieri proprio con lui mi ha sconvolto non poco.
Sconvolto visto che veniva da lui.
Conosco GP da molti anni, è sempre stato presente ma esclusivamente su ciò che riguardava la F1 e nient’altro. Non ha mai sconfinato. Mai.
La prima volta che l’ha fatto è stato ieri ed il flash del dialogo con lui, mi colpisce come potrebbe fare la macchina se si schiantasse.
“Si può sapere per quanto ci girerete intorno?”
Lo shock con cui l’ho guardato è stato epico.
“Eh?”
“Tu ed il tuo uomo!”
Ed io, come un coglione, ho capito immediatamente di chi parlava e com’è tipico mio sono andato sulla difensiva chiudendomi ed aggredendo. Non ci ho pensato molto, sono andato in automatico, come mio solito. Puro impulso.
“Che cazzo c’entra Charles di punto in bianco?”
“Come che c’entra? Lo vedi che hai capito che parlavo di lui appena ho detto ‘il tuo uomo’?”
“Ora ti metti pure a fare questi discorsi?”
GP ha alzato le spalle e piegato le labbra in un’espressione da ‘perché no?’, in quel momento ho letto qualcosa di nuovo in lui, dopo tantissimi anni di rapporto professionale.
Amicizia.
Non l’ho mai considerato tale, ma solo un buon collega, una guida ed un complice, talvolta, ma sempre e solo relativo alla Red Bull, nulla di più.
Eppure lì ho capito che era anche mio amico.
“Perché ti sta a cuore questo, ora?”
GP poi ha sorriso come uno zio che a volte odi ed a volte adori, ma che in un modo o nell’altro è sempre presente.
“Perché mi stai a cuore tu. Dovresti smettere di girare intorno a Charles e fare ciò che vuoi veramente.”
A quel punto la mia risposta è stata spontanea come tutte le mie, perché io non penso mai prima di parlare, non rifletto.
“Io e lui siamo troppo competitivi, ho paura che il delicato equilibrio che abbiamo ora si spezzerebbe e la F1 rovinerebbe tutto”
A questo punto, però, GP ha risposto ridendo divertito, quasi si aspettasse questa risposta, come se sapesse che la ragione era questa.
“Gesù Cristo, Max. Appena scendi dalla macchina la prima cosa che fai è correre da lui e giustificare qualsiasi manovra compiuta anche solo vagamente contro di lui in pista, in gara superi tutti senza farti scrupoli, spesso con mosse rischiose e aggressive, mentre con lui lo guardi ed aspetti qualcosa che ti permetta di superarlo in modo meno rischioso! Pensi davvero che le gare vi rovinerebbero? A me sembra piuttosto il contrario!”
Il dialogo sfuma quando arriva la virtual safety car interrompendo, di fatto, l’eccitante battaglia fra me e Charles che già mi pregustavo. Proprio quando lo stavo raggiungendo, qualcuno ha pensato bene di schiantarsi. Tipico!
Mi sembra un deja-vu del 2021. Quella volta la safety car mi è stata d’aiuto, potrebbe succedere di nuovo. Dipende se la tolgono in tempo per la fine.
Se non ci fosse stata l’avrei superato di sicuro, ma anche così ce la posso fare. Sorpassi simili sono il mio pane.
Gli sono letteralmente attaccato al suo bel culo, uno dei miei posti preferiti.
Ed infatti ecco, proprio come speravo, la bandiera gialla virtuale viene tolta e proprio al momento di superarlo, invece di fare ciò che so fare benissimo e che ho fatto mille volte, me ne sto qua fermo dietro di lui, bello incollato al suo culo.
Gli sto col fiato sul collo, aspetto che sia lui a fare qualche errore che mi permetta di superarlo, ma Charles fa quel che deve, resta lì davanti, guida al massimo delle sue possibilità con ciò che ha al momento, una buona macchina con gomme a fine vita, difende come un leone, come sempre, usando una delle sue qualità migliori, ma non fa niente che mi impedirebbe, in condizioni normali e contro chiunque altro, di superarlo.
Qua potrei farlo. Altra curva. Oppure qua.
Basterebbe andarci dentro più aggressivo e costringerlo a spostarsi per non essere spinto fuori. Lo farebbe. Oddio, lui forse no, non contro di me. Il ricordo di Silverstone 2019 è ben inciso nella mia memoria. Non si sposta con me, a costo di uscire di pista.
È lì che mi sono innamorato di lui. In quella gara.
Precisamente in quella gara.
Da lì in poi per me non c’è stato più nessun altro.
È da così tanto che sono perso per lui. Charles ci ha messo di più, a corrispondermi, perché all’epoca mi odiava molto più di quanto lo odiassi io fino a quel momento. Ma di fatto mi ha corrisposto, ad un certo punto.
Non so quando di preciso, non so cosa sia stato per lui, ma so che qualche anno fa ho visto che mi guardava e come mi sorrideva ed ho precisamente e limpidamente pensato... eccolo, mi ricambia anche lui, gli piaccio anche io, finalmente!
La gara finisce e non ho il coraggio di superarlo, lo lascio finire secondo tenendomi la mia terza posizione di merda.
Sono un coglione. Razionalmente me ne rendo conto e so cosa mi dirà GP.
Ho perso dei punti che mi servivano come l’aria, per il mondiale. A Charles non servono, non gli importerà nemmeno, perché so che per lui tutte le posizioni che non sono la prima, contano poco. Può cambiare stare sul podio piuttosto che non starci, ma nel momento in cui ci arriva, seconda o terza non gli cambia. Lo so come ragione, perché ci ho parlato così tanto che lo conosco meglio di chiunque altro su questo pianeta.
Soprattutto in un mondiale dove per lui non c’è speranza di essere fra i primi tre.
Potrebbe al massimo aspirare alla quarta posizione, ma è un’altra di quelle che non gli importano.
Potevo superarlo, non ne avrebbe fatto un dramma, probabilmente si sarebbe anche spostato per non rischiare di uscire. Questa volta, in questo caso, l’avrebbe fatto. È razionale nei momenti che contano - a parte che con me. Di solito è razionale con tutti tranne che con me, ma ora lo sarebbe stato.
O forse si sarebbe spostato perché come me anche lui ormai agisce diversamente nei miei confronti, visto ciò che prova.
Non avrebbe rischiato di mandarmi a puttane la gara per uno stupido principio personale, anche se quel principio lo anima da quando aveva 10 anni, credo.
Un sorriso soddisfatto e contento anima la mia faccia da sotto il casco e appena i nostri piedi toccano terra per andare a pesarci, la prima cosa che facciamo tutti e due è andarci incontro e complimentarci uno con l’altro.
Visiere sollevate, ci vediamo mentre facciamo tutti e due la stessa cosa e nemmeno ce ne stupiamo. Era così ovvio che ci facessimo i complimenti subito. Ci stringiamo le mani al volo, una delle sue finisce veloce sul mio fianco e stringe brevemente trasmettendomi una breve ma intensa scarica elettrica; la mia allo stesso tempo finisce sul suo braccio ma non posso stringere come vorrei perché tengo i guanti che mi sono appena tolto per poter sentire il calore della sua mano direttamente nella mia.
I nostri sguardi si incatenano, è felice e sorride come lo faccio io.
Siamo entrambi contenti di com’è andata la gara anche se per lui secondo o terzo non conta ed ha evidentemente sbagliato la partenza, visto quanto è bravo allo spegnimento dei semafori - al contrario di Lando. Io pure sono contento anche se chiaramente non me ne faccio molto della terza posizione quando sono in gara per il mondiale ed ogni cazzo di punto conta.
Però siamo contenti comunque di questo breve momento in pista fra noi e forse non è nulla di speciale, confrontato obiettivamente con i precedenti sempre fra noi o con ulteriori avuti con altri colleghi.
Però per noi è stato bello e ce lo leggiamo in questo fugace istante in cui ci guardiamo. I nostri occhi sono vivi e felici, felici come non mai. Perché eravamo noi due e perché non gli ho tolto una seconda posizione che poteva e doveva essere mia.
Non è un regalo, è solo che in quel momento non potevo. Non fisicamente, ma emotivamente.
Cazzo, sono fottuto.
GP ha ragione.
Quando la piantiamo, io e Charles, di girarci intorno?
Ci amiamo e questa storia bloccata fra noi potrà al massimo rovinarci le gare invece che farci bene.
A questo punto penso sia così e immagino di capire il motivo per cui GP se ne sia uscito con questo strano argomento proprio ora.
Ha capito che sono così fottuto per lui che se non vado oltre lo stato in cui siamo ora, finirò solo per fare casini a me stesso come un coglione e solo perché lo amo troppo per andargli contro.
E allora, Max, che vogliamo fare?
*Charles*
Onestamente?
Mi ha sorpreso che non abbia attaccato sul serio.
Nel finale poteva, so che l’avrebbe fatto con chiunque. Aveva solo quell’occasione, breve fra l’altro, per passare secondo e so quanto ha bisogno di qualsiasi punto, in questo momento.
Conosco Max da quando era piccolo, l’avrebbe fatto sicuramente con chiunque, anche con me fino a qualche anno fa. Ma è da un po’ che non si prende più rischi nei miei confronti. Certo, l’ho addomesticato in tal senso, usando l’unico linguaggio che capisce: il suo.
Però è da molto che le cose fra noi vanno bene, anzi.
In ogni caso pensavo che questa volta l’avrebbe fatto usando la sua tipica aggressività che sfodera letteralmente con tutti anche per casi meno urgenti di questo.
E questo era molto urgente.
Ero pronto, mi sono difeso, ho fatto quel che potevo ma non perché mi importasse vergente essere secondo, solo perché stavo gareggiando con lui.
Io con lui non riesco a farmi da parte, mi diverte troppo, mi piace da matti contrastarlo, cercare di stargli davanti, anche solo per una posizione che non mi importa, che non mi cambia nulla.
A volte, specie in anni come questo che sono ormai sempre più numerosi, questi rari momenti con lui sono ciò che mi fanno sentire più vivo in pista. A volte sono la sola cosa.
Non mi sento così vivo quando faccio qualche manovra contro altri e ci sono colleghi che sono obiettivamente eccezionali; alcuni contrasti in pista, alcuni sorpassi, alcuni inseguimenti sono eccitanti e divertenti.
Però quelli che ho con Max sono diversi e so perché.
Appena finisce la gara ci facciamo subito i complimenti.
Che non mi abbia superato mi stupisce, so che avrebbe potuto, che non ero così bravo a difendere. O meglio. So di essere bravo in quello, ho dovuto diventarlo visto che non ho mai avuto una macchina così superiore su cui poter contare, ero io a dover fare la differenza. Però ora non sarebbe bastato. Max mi era attaccato al culo e la sua macchina è meglio della mia, attualmente, anche se non di molto ma di quel che basta. E soprattutto le gomme avevano vita e prestazioni ben diverse, in quel momento.
Non mi ha superato non perché non poteva, ma perché non voleva.
Ormai lo conosco così bene che riesco perfettamente a differenziare tutti i suoi gesti e tradurli.
Quando mi riguardo le gare per imparare qualcosa in vista dei prossimi gran premi, mi rendo sempre conto in anticipo quali saranno le mosse di Max, dove arriverà, come supererà, il suo piazzamento finale. Prima di vederlo, io lo so.
Perciò ora ci stringiamo la mano e l’altra corre sul suo fianco e stringe brevemente, molto meno di quel che vorrei fare. Una scarica mi attraversa.
È uno scambio fulmineo ma preciso che mi penetra il cervello, le ossa e l’anima.
Sono così importante per lui?
È così fottuto per me? Esattamente come lo sono io?
Così tanto da mandare a fanculo delle gare, delle posizioni che per lui sono essenziali?
Max, che stai combinando? Dovrei preoccuparmi e dirti di non avere riguardi per me solo per ciò che provi?
Certo, potrei e forse dovrei, ma sconfinerei dal mio ruolo di amico e collega. Non siamo fidanzati non stiamo insieme, con che titolo gli dico di non avere riguardi per me?
Può fare ciò che vuole. Specie perché se glielo dicessi, sarebbe come mettere i sottotitoli.
‘So che mi ami e che hai riguardi per me perché i tuoi sentimenti sono arrivati fino a questo punto, al punto da rovinare le tue gare per me, ma non devi farlo perché anche io ti amo e voglio solo il meglio per te. Sicuramente non posso sopportare l’idea che tu mandi a puttane la tua gara e forse la tua stagione per colpa mia.’
Però voglio? Voglio mettere questo enorme gigantesco sottotitolo?
Sono pronto?
E se facciamo quel passo e poi non sappiamo gestirlo e la nostra competitività famosa rovina il nostro rapporto faticosamente raggiunto?
O peggio il nostro rapporto rovina le nostre prestazioni in gara?
Beh, non che lasciare le cose come sono stia dando risultati... mi pare che stiamo arrivando ad un punto di non ritorno e quel punto è questa gara in Messico, perché è qua che Max aveva bisogno di punti in più per il mondiale, è qua che avrebbe potuto ottenerli con più aggressività nel finale nei miei confronti. Avrebbe rischiato un contatto con me e di mandarmi fuori anche dal podio, perché chiaramente non avrebbe potuto supporre che io mi sarei spostato, visto che l’ho addestrato negli anni proprio per fargli capire che io con lui non mi sposterò mai, a costo di finire fuori pista.
Cioè è comprensibile il suo ragionamento, ma in quel momento il Max ‘normale’ avrebbe rischiato per bisogno di quei punti in più da secondo classificato.
E non li ha presi.
Il punto di svolta è oggi proprio per questo motivo. Max è troppo preso da me e anche se non mandassimo oltre il nostro rapporto, saremmo comunque rovinati.
A questo punto tanto vale rovinarci insieme ed essere almeno felici.
Da quando l’ho realizzato, continuo a pensarci di continuo e tutte le mille volte che parlo con lui dal momento in cui scendo dalla macchina in poi, e non sono pochi, la mia bocca dice qualcosa sulla gara o sul mondiale, ma la mia testa mi grida ‘CHIEDIGLI DOVE VA DOPO, CHIEDIGLI DI VIAGGIARE INSIEME, CHIEDIGLI DI VEDERVI DA SOLI E TRANQUILLI, CHIEDIGLIELO CHARLES!’
La mia testa prende così piede che ad un certo punto, mentre l’ansia sale a dismisura insieme all’idea di farmi scappare quest’occasione, finalmente la mia dannatissima bocca ascolta il mio dannatissimo cervello e fa ciò che voglio veramente.
Siamo seduti in cooldown room da soli, con Lando che fa strategicamente tardi per una capatina classica al bagno prima della cerimonia sul podio. Il suo posto vuoto a separarci, davanti a noi il mega schermo che si appresta a rimandare le immagini della gara ed ecco che finalmente la mia bocca collabora e dopo che lo penso da minuti infiniti, finalmente mi decido.
- Dopo voli a casa?
Max mi guarda un po’ stupito per via della strana domanda, non è da me, non gli ho mai chiesto di viaggiare insieme proprio per evitare certi approfondimenti pericolosi fra noi. Preso alla sprovvista, specie perché gli ho chiesto qualcosa che non c’entrava nulla con la gara, mi risponde sincero: - No, vado in Brasile.
- Oh, vai diretto in Brasile! - per fortuna la mia bocca prosegue la conversazione in modo logico e pseudo normale prima che la mia testa si blocchi. Perché succederà in 3, 2, 1...
- La famiglia mi aspetta lì. - conclude Max con una vaga nota di dispiacere che forse percepisco solo io, non so.
Brucia. Brucia da matti questa risposta. Ma annuisco di buon grado sperando disperatamente di sembrare a posto, come che non mi importasse molto.
Fa che non mi chieda perché, fa che non me lo chieda. Si farà le ovvie conclusione da solo senza chiedermelo, no?
Volevo solo approfittare del suo jet come fanno in tanti colleghi piloti amici, non volevo parlare di noi e andare oltre. No, no!
Per fortuna le immagini dell’inizio della gara vengono in mio soccorso e così ci distraiamo ben volentieri. Sembra infatti che anche Max non vedesse l’ora di distrarci, infatti appena mostrano la partenza, Max è subito: - Oh guarda, oh mio Dio! - come se ci fosse chissà cosa da vedere. Qualcosa c’è in effetti, ma forse l’entusiasmo che mostra è eccessivo.
Grazie al cielo torna anche Lando che si siede prontamente fra noi. Meno male, per una volta sono contento ci divida.
Va in Brasile dalla famiglia, da Kelly, dalla figlia, dai suoceri. Va da loro. La sua vita è là, è quella, è un’altra. Io non c’entro. Non c’entro un cazzo, anche se vorrei da matti, da matti poter c’entrare.
E forse è vero quel che ho visto in questa gara, ma è anche vero che ha una vita sua che lo porta in Brasile e non via con me.
Fattene una ragione, Charles, e fatti bastare questi brevi splendidi momenti in gara, quando riuscite a fare podio assieme, a festeggiare con lo champagne come se gli altri non esistessero, a cancellare tutti quando siete insieme e parlate di qualsiasi cosa all’infinito. Fatti bastare questo perché non avrai altro.
Che non ti venga in mente mai più di approfondire, mai più.
Mi mordo la lingua e torno a concentrarmi sullo schermo.
Voglio cancellarmi.
Per fortuna la press ci vede obbligatoriamente separati da Lando che, in quanto primo classificato, sta fra noi.
La settimana scorsa in Texas eravamo seduti vicini ed abbiamo cancellato tutti gli altri parlando insieme di continuo, rivolti uno verso l’altro come se nessuno esistesse. Quando siamo vicini ci perdiamo totalmente, è come se qualcosa ci trasportasse altrove, ma dopo la mia maledettissima sparata su cosa fa stasera, mi sono appena scavato la fossa da solo e per fortuna questa volta non siamo vicini.
Devo scappare subito, appena usciamo da qua dobbiamo dividerci. Per evitare rischi mi precipiterò al bagno ed aspetterò là che si allontani. Sì, ecco cosa farò. Come i bambini piccoli che fanno i capricci.
Appena abbiamo i via libero per andarcene, a press conclusa, mi alzo per primo come una molla e facendo uno scatto da centometrista, esco dalla sala stampa diretto veloce al bagno.
Passate le porte dei bagni vicino alla sala conferenze, mi illudo di essere al sicuro. Entro e vado agli orinatoi a parete e sospiro in un misto fra il sollevato ed il deluso, ancora pieno di bruciore all’idea di quando più di mezzora fa gli ho chiesto dove andava dopo di qua.
Tuttavia le porte si riaprano subito dopo dietro di me e una voce dolorosamente familiare mi parla come se ne avessimo appena parlato.
- Perché volevi saperlo? - Max mi ha seguito, quasi sapesse che avrei tentato una fuga.
Beh, fuga... mi sono infilato nel primo bagno capitato a tiro. Forse un po’ speravo mi raggiungesse ed infatti eccolo qua. Peccato che sta domanda ora mi metta nei casini. Che cazzo gli dico, ora?
Mi raggiunge che ho le mani nei pantaloni abbassati della tuta, alla ricerca di qualcosa che si fa più duro di quel che dovrebbe. Se piscio ora chissà dove finisce il getto.
Mi fermo, non me lo tiro fuori, non piscio, ma sto con le mani nel cazzo che pulsa.
Charles? Che cazzo fai?
- Eh?
La mia voce stridula spara l’unica cosa che gli esce.
Max alza le spalle e sembra tranquillo e sicuro di sé, si avvicina, si piazza all’orinatoio vicino al mio e si tira fuori il cazzo senza problemi. Poi guardandomi dritto negli occhi, con estrema sfacciataggine e pure provocazione, ripete: - Perché mi hai chiesto se dopo andavo in Brasile? Volevi un passaggio a casa?
Non sarebbe strano con chiunque altro, ma lo è fra di noi perché non è mai successo.
Mai.
Nonostante tutto.
E forse è proprio questa la prova maggiore di ciò che c’è fra noi.
La mia testa è completamente vuota e la verità è che da qui in poi non avevo idea di come proseguire, oltretutto il mio cazzo si gonfia da matti ed avrei un fottuto bisogno di spararmi una sega, invece che di pisciare.
Per non parlare di quanto vorrei abbassare gli occhi sulle sue mani e sul suo cazzo che piscia sfacciatamente.
Ho la pelle d’oca: in tanti anni è la prima volta che sporgendomi leggermente ed abbassando gli occhi potrei vederglielo.
Fallo prima che finisca o non farlo più. Poi però vai a suicidarti. Sai che vorrai morire se lasci andare questa occasione. E sai che è un’occasione. E forse l’ultima.
Inghiotto a vuoto ed annuisco avvampando. Mi mordo la bocca ed invece di far ciò che voleva, mi volto e fisso il mio inguine. Ora tiralo fuori e piscia o sarai ancora più ridicolo se non farai nulla.
Così stringendo le labbra lo tiro fuori. È bello grande e mi salvo solo perché in effetti devo fare pipì.
Beh, non che poi sia facile. Per farla senza fare effetto idrante impazzito, devo appoggiarmi con un braccio al muro davanti a me e chinarmi leggermente in modo inequivocabile, lo tengo giù con impegno. Basta poco, basta fottutamente poco ed oltre ai bisogni esce altro. Lo so che è così.
Per fortuna non schizzo piscio in altri posti al di fuori di questo buco di cesso a muro, tuttavia Max si ricompone e con dispiacere realizzo che ho perso la mia occasione di vederglielo.
Sono un coglione.
Mentre lo penso la sua voce mi raggiunge.
- Wow! - è quello che penso e che sembra? Un apprezzamento?
Appena lo sento mi giro di scatto e lo guardo spalancando gli occhi, lui è sporto e fa esattamente ciò che avrei voluto fare io. Lui chiaramente non si trattiene come me, gli scrupoli non li ha per sua fortuna.
Mi guarda malizioso il cazzo bello grande che smette di pisciare e che cerco di tenere verso il basso, ma appena smetto di urinare lo sgocciolo e mi raddrizzo; con me viene ovviamente anche il mio giocattolo che resta bellamente fra le mie dita in bella mostra.
I nostri occhi ora si ritrovano di nuovo, lui si raddrizza e smette di guardarmi giù, ma nel mio viso legge sicuramente tutto il panico e l’imbarazzo che regnano sovrani in me.
Lui invece no. Lui è soddisfatto e orgoglioso. Il solito provocante. Sexy. Fottutamente sexy.
Quanto cazzo mi piaci, dannato stronzo.
- Comunque se vuoi ti do un passaggio in Brasile. Sono solo perché gli altri vanno tutti a casa e tornano in Europa e Kelly è già dai suoi.
Appena lo dice dimentico aperta la bocca, lo stupire mi investe e prende il posto dell’imbarazzo. Dimentico che ho ancora il cazzo in mano e siamo davanti a dei pisciatoi. Dimentico tutto.
La sua frase mi colpisce stordendomi.
- E che dovrei fare in Brasile così presto? Corriamo fra due settimane...
Ma la mia stupida bocca deve per forza parlare? Non posso attivare il cervello?
Max sorride malizioso in modo assolutamente inequivocabile ed invece di rispondermi a parole, si sporge per quel poco che ci separa, la sua spalla tocca la mia, si china verso di me e non deve toccarmi in nessun modo per costringermi a fare qualcosa, perché sto immobile.
Sto immobile e trattengo il fiato mentre le sue labbra morbide si posano sulle mie succhiandole per baciarmi.
Sconvolto, le apro non per rispondere ma per lo shock di quel che succede e proprio qua approfitta per infilare la lingua. Prima che me ne renda conto, il mio corpo agisce prima che il mio cervello possa comandare, ma finalmente fa qualcosa di costruttivo.
Rispondo al bacio andandogli incontro con la lingua.
Mentre lo facciamo, mentre ci baciamo, mentre le lingue si intrecciano e le labbra si fondono unendosi meglio, il mio cazzo ancora in libertà fra le mie dita cresce improvviso e senza che mi muova in alcun modo, sparo piacere a tradimento. Piacere che si tramuta in un mugolio contro la sua bocca.
Max si separa e china lo sguardo per la seconda volta. Vede che sono venuto e sorride malizioso.
- Ti aspetto in aeroporto. Non partirò senza di te.
Certo, voglio vedere. Se non vengo non mi aspetterai in eterno.
Vorrei ribattere questo perché sono un idiota competitivo, ma invece annuisco ebete e solo quando va a lavarsi le mani lasciandomi solo contro la parete, ricordo che devo quanto meno coprirmi. Quanto meno.
Appena lo faccio mi volto per rispondere, sebbene non so cosa, tuttavia altri entrano a rovinarci il momento e così benedicendo e maledicendo insieme il tempismo, Max esce di corsa ed io non riesco a rispondergli se verrò o meno.
Mi aspetterà sul serio, so che mi aspetterà. Ed io che farò?
Dovrei andare?
So bene cosa succederà se ci vado. Dovrei farlo? Non è follia?
C’è sempre il rischio che la nostra competitività rovini il nostro rapporto o che il nostro rapporto rovini le nostre prestazioni in gara o annebbi le decisioni.
Ce ne sono tanti di rischi. Troppi.
Dovrei andare? Dovrei?