13. OGNUNO I SUOI RUOLI
/Charles/
“Mi ha preso alla sprovvista e appena l’ho riconosciuto non ci ho nemmeno pensato. È una delle rare volte che ho agito d’istinto e l’ho avvicinato finendo addirittura per parlare con lui.
Gli altri casi in cui ho agito d’istinto sono stati quando ho baciato Pierre ed ero in entrambi fuori di me, ma sono ancora su di giri.
Questa è la mia prima settimana di gara da futuro acquisto Ferrari. Ho firmato qualche giorno fa e questo è il primo GP dalla firma e mi sento elettrico. So che domani mi tempesteranno di complimenti e domande in merito ed io sono eccitatissimo. Normalmente sono abituato a prendere tutto con calma e a contenermi, razionalizzo su ogni cosa per comportarmi come devo ed è sempre come se avessi una patina addosso che mi protegge dal mondo, impedendomi di esagerare o farmi prendere troppo dalle cose che mi capitano, però questa cosa della Ferrari mi ha dato una scossa incredibile.
Un’enorme botta di vita.
Pensavo fosse finita col bacio a Pierre due settimane fa, ma adesso mi rendo conto che forse non è ancora finito l’effetto e mi chiedo se cesserà o devo semplicemente abituarmi ad essere così su di giri, elettrico e... beh, semplicemente pieno di vita.
La prima cosa che ho pensato nell’avvicinare Max è stata ‘Chissà cosa ne pensa? Mi farà i complimenti?’
Non so perché mi interessava tanto vedere la sua reazione, ma mi sono fiondato da lui senza realizzarlo realmente. Forse volevo vantarmi con lui, gongolare e fargli sapere che adesso ero arrivato anche io lì dove era lui. Ok, sono sempre un po’ indietro perché lui adesso si è abituato alla Red Bull, sia all’ambiente che alla F1. Io penso che avrò bisogno di un po’, ma mi sento pronto. Ho lavorato tanto prima di approdare in questo circuito e so che sono pronto e non voglio perdere più tempo.
Le altre volte che l’ho incontrato mi sentivo indietro ed inferiore ed ero irritato. Lo vivevo male. Vivevo male Max. Poi però mi sono reso conto, ad un certo punto, non so quando, che in realtà non c’entrava lui.
Probabilmente però lo tollero perché non ci ho mai gareggiato contro sul serio, ma dal prossimo anno prevedo di riprendere quel discorso interrotto in pista nei go-kart, quello che mi sta fortemente sull’anima.
Appena l’ho guardato bene, però, ho notato subito che era cupo e forse anche incazzato. Era solo ed è strano per chiunque nelle città straniere girare da soli; siamo piloti, alcuni più famosi e riconoscibili di altri, e girare da soli è anche un rischio a volte. Non ha risposto alla domanda, né se fosse solo, né quella su Daniel. Ha sempre deviato su di me, perciò penso che non stia bene, devono avere problemi anche se vedendo come è scappato per vederlo forse non ha problemi proprio con lui di per sé, ma probabilmente c’entrava lo stesso in qualche modo.
Del resto so che lui la sta vivendo male, non serve essere in confidenza per saperlo perché Max è un libro aperto, ha sempre dimostrato ciò che provava e spesso era rabbia o frustrazione, ma non si è mai frenato o filtrato. Io invece lo faccio anche troppo, anche se in questi giorni non ci sto riuscendo bene.
Spero di tornare in me.
Sono finito a girare da solo con Pierre proprio perché volevo vedere come funzionava fra noi.
Dopo quella sera non ci siamo più visti ed avevo paura che potesse essere strano e difficile.
Così ci siamo trovati qua a Singapore decidendo di andare in giro insieme da soli, mi sono inventato una scusa per cui dovevamo essere noi e basta e lui ha accettato felice e di buon grado. Tutta la giornata è stata bella e divertente anche se forse ha fatto effettivamente un po’ da appuntamento di coppia di fidanzati. Capisco perché Max l’abbia pensato, ma volevo essere sicuro che con Pierre non ci fossero problemi e tensioni, non potevo sopportarlo e sono felice che non sia così.
Io so che questo è il nostro modo di stare insieme, non ci sono mai stati imbarazzi o tensioni per cui sono molto più sereno.
È stato strano chiacchierare con Max, l’ho avvicinato impulsivamente e poi notando la sua faccia buia me ne sono pentito pensando volesse stare solo e d’aver sbagliato. L’idea di dargli fastidio, o peggio essere scaricato dalla sua maleducazione tipica, mi ha destabilizzato, ma ho visto che mano a mano che parlavamo lui si scioglieva e sembrava stare meglio. Mi ha fatto piacere, alla fine, quello scambio e mi è sembrato addirittura veramente contento per me.
Era quello che volevo vedere.
I suoi occhi mentre glielo dicevo. La sua faccia. O meglio, mentre ne parlavamo, perché l’ha saputo dal mondo che da giorni non fa che parlarne.
È stato maledettamente soddisfacente e anche se pensavo di volere la sua invidia o irritazione o qualcosa del genere, proprio quello che ho provato io quando ho saputo che era in Red Bull così presto, alla fine mi ha fatto piacere vedere che era contento per me.
Mi ha anche dato quel consiglio estremamente da lui e senza peli sulla lingua.
Faccia d’angelo che nasconde il mio carattere da demonio, no aspetta, cos’è che ha detto di preciso? Comunque il senso era quello.
Devo fare in Ferrari come facevo con lui ai go-kart. Tirare fuori il mio carattere, quello vero da demone che sta sotto quello finto da angelo.
Sì, credo abbia detto questo, di preciso.
Scuoto ancora la testa ridacchiando nel pensarci.
Penso che a parte Pierre che però conosce una versione di me nota solo a lui - insomma, non infilo la lingua in bocca a tutti solo perché sono su di giri, che lui sia speciale è assodato - Max credo sia forse quello che da un certo punto di vista mi conosce più a fondo, anche se mi sorprende dirlo, mi fa effetto. Ma è vero. Max conosce una parte di me che forse non ha visto nessuno. Quella competitiva. Quella realmente competitiva e forse anche un po’ cattiva. Da demonio, come dice lui. È il solo ad averla vista e ad essersi accorto che c’è.
In pista nessuno ha ancora visto niente, anche se sono molto combattivo e concentrato sul guidare e sul vincere, sebbene senza la macchina giusta sia difficile. Però quel che faccio quando salgo in macchina è puntare alla miglior prestazione e nella mia testa c’è la cima della fila. La vittoria. Sempre. Anche con la macchina con cui al massimo posso arrivare in zona punti.
Però nessuno ha visto il vero Charles competitivo. Solo Max.
Ridacchio di nuovo al suo paragone con il demonio.
- Insomma, che hai da ridere? - sbotta Pierre all’ennesimo risolino idiota che faccio pensando a lui. Scuoto la testa e decido stranamente di tenermi questa cosa per me.
Gli ho detto tutto, nella mia vita. Persino di Max e Daniel, ho pensato fosse il caso sapesse che il suo nuovo futuro compagno di squadra sta con un nostro collega. Ma questo dialogo me lo tengo per me, anche se non so perché.
Io e Max siamo sempre stati sul punto di ucciderci ed il meglio che abbiamo ottenuto uno dall’altro è stato una cauta tolleranza vicendevole, ma oggi c’è stato qualcos’altro che mi è piaciuto e mi ha colpito. Qualcosa che forse non si ripeterà più perché sicuramente torneremo a fare a gommate uno contro l’altro, dal prossimo anno, perciò torneremo ad odiarci come sempre.
A questo pensiero sorrido ancora come un idiota e Pierre mi spinge facendomi quasi cadere, la sua voce mi trapana il cervello ed io sono contento anche che sia tutto a posto fra noi e che non sia rimasta ansia.
Non sarei riuscito a sopportare un cambio di rapporto fra noi due. Ho bisogno di quello che ho con Pierre e sicuramente dal prossimo anno avrò bisogno anche del mio solito buon vecchio rivale psicopatico da detestare e cercare di superare per fare il mio meglio.
Ognuno i suoi ruoli. Decisamente.
Comunque peccato che alla fine si sia staccato da noi per stare da solo con Daniel. Insomma, non peccato che con lui vada tutto bene, di quello non ho pareri particolari, ma peccato che non siano venuti a cena con noi. Una cosa a quattro sarebbe stata divertente, ma forse imbarazzante per qualche motivo che non inquadro bene e non riesco ad afferrare il pensiero grazie a Pierre che strilla con un acuto che riconosco alla perfezione; mentre lo fa mi stritola il braccio che a momenti mi spacca.
Questo è l’urlo da Lewis. Quando lui vede Lewis fa così, perciò mi fermo, diversamente sarebbe difficile visto che mi strattona staccandomi il braccio, e cerco il nostro collega consapevole che se Pierre è qua impalato come un idiota in crisi mistica è solo perché ha visto il suo idolo. Non mi è minimamente d’aiuto, visto che sta qua e continua a fare gridolini isterici, ma per fortuna lo vedo anche io.
O meglio LI vedo.
Appena li metto a fuoco, istintivamente mi sposto tirandomi dietro Pierre ancora attaccato al mio braccio, per fortuna ho una certa prontezza e riesco a nasconderci in tempo dietro l’angolo di un edificio accanto cui camminavamo dopo essere usciti dal parco.
Pierre non capisce un cazzo e non sa perché mi nascondo, ma nemmeno me lo chiede nelle condizioni in cui è.
Mi sporgo cauto tenendolo schiacciato contro il muro, manco volessi farmelo.
Trattengo il fiato e occhieggio quello che ho visto di sfuggita. Eh no, non l’ho sognato.
Sono proprio loro due!
- Sono Lewis e Seb!
Ma appena lo dico faccio appena in tempo a mettere la mano sulla bocca di Pierre per evitare che strilli più forte e magari proprio i loro nomi.
Vederli insieme sarebbe troppo per lui.
Cerca di divincolarsi ma uso più forza per costringerlo a stare nascosto e zitto, mentre lo faccio scuoto la testa severo.
- No, non andremo a rompergli le palle perché sembra un’uscita simile a quella di Max e Daniel!
Pierre ci mette almeno 45 secondi interi prima di capire cosa intendo e appena i suoi occhietti azzurri si illuminano, io annuisco coi miei ammonitori e maliziosi insieme, una modalità che non pensavo avrei mai avuto.
Vedi la Ferrari che mi fa ancora effetto facendomi sentire vivo.
È bello, anche se forse tutte le espressioni che faccio mi illudo solo che arrivino agli occhi e che siano vere e profonde. Forse ancora non ci arrivano, ma io mi sento sufficientemente bene, stasera, e non voglio pensare ad altro.
- Non so se stanno insieme, ma sembra non vogliano seccatori.
Torno a sporgermi e Pierre si infila prepotentemente fra me e il muro che ci nasconde, spunta rimanendo con la mia mano sulla bocca ed in questo modo sembriamo noi la coppia imboscata.
Stanno camminando in una via minore e meno affollata, per quanto possibile, parlano insieme e sono vestiti in modo informale. Sembrano due turisti qualsiasi, Seb copre i suoi capelli biondi con un cappellino da pescatore buffo che potrebbe indossare solo lui, Lewis non spicca più di tanto fra la gente del posto.
Parlano insieme e sorridono con una dolcezza ed allegria visibilmente diversa da quella che riservano a chiunque altro. Rimaniamo così a spiarli senza volerlo e poi quando Seb dice qualcosa di fintamente cattivo offendendo Lewis che fa il broncio infantile, l’altro per farsi perdonare gli cinge il collo col braccio costringendolo ad attirarlo a sé. In questo gli scocca un bacio sulla guancia esuberante e tenero insieme che mi lascia spiazzato.
Sto ancora tenendo la mano sulla bocca di Pierre, ma lui nemmeno fa per togliersela. Tuttavia sento il palmo bagnato. Quando realizzo che non è la sua saliva ma sono le sue guance bagnate, mi raddrizzo, raddrizzo anche lui e finalmente tolgo la mano per guardarlo shoccato.
- Ma piangi?
Pierre è in un mare di lacrime di gioia, in totale crisi più di prima, ed annuisce stridendo di nuovo, ma questa volta piano per fortuna.
- Sono bellissimi! Stanno insieme!
Non so se ridere o convenire con lui, poi la mia parte razionale cerca di prendere il sopravvento automaticamente.
- Potrebbero anche essere solo molto amici... - gli faccio infatti notare calmo.
- E perché l’ha baciato? - insiste sicuro Pierre.
- Era sulla guancia... - puntualizzo ancora io più per sadismo che reale convinzione di quel che dico.
- Ma dai, baciami sulla guancia? - quello però parte più che mai pur di prendersi la ragione e si sporge con la guancia verso la mia bocca, per poco non ci scontriamo e faccio appena in tempo a deviare ridendo.
- Ti ho baciato sulla bocca, che centra... - gli ricordo mettendolo a posto con una mano sulla faccia che lo riporta appoggiato al muro. Siamo sempre come due fidanzati che flirtano comunque.
Lo dico senza riflettrici molto, ma sembra che Pierre lo ricordi solo ora e si ferma improvvisamente dal blaterare. Non so come interpretare quel suo dimenticarsi i nostri due baci, ma forse non è lui in errore nel pensare che il bacio sulla guancia di Seb e Lewis non fosse una cosa tanto da amici semplici, quanto io a pensare che lo sia.
Improvvisamente mi rendo conto non solo di questo, ma anche di noi due. A questo punto sono io che non ho capito niente del nostro rapporto?
Mentre me lo chiedo, Pierre riattacca a macchinetta a parlare di loro due e della sua teoria che mette in piedi in due secondi manco ci avesse pensato da mesi. E forse è così se non fosse che lo conosco e so che se avesse pensato a cose simili me ne avrebbe parlato molto prima ammorbandomi.
In un attimo prendiamo a camminare in una direzione diversa dalla loro per non rischiare di imbarazzarli e nel frattempo, per tutto il tempo, tutta la serata, lui parla. Parla di loro. Di quanto li adora separatamente e di quanto stiano bene insieme.
Racconta una storia da film secondo cui a Baku l’anno scorso loro due abbiano litigato per quella cosa in pista, perché Seb è un impulsivo che quando prende fuoco esagera, e poi da lì secondo lui hanno rischiato di rompere definitivamente, invece proprio da quello devono non solo aver fatto pace, ma anche stretto il legame. Secondo lui infatti devono avere capito cosa provavano realmente uno per l’altro in quella occasione e così ecco che si arriva a quest’anno con loro che stanno insieme davvero e sono bellissimi eccetera eccetera.
Tutta la serata così su di loro. Ed io che assurdamente per quanto inizialmente fossi divertito, lascio che il mio cervello vaghi verso Max e Daniel chiedendomi come staranno adesso che sono in questa fase delicata della loro relazione.
Chissà se dureranno quando saranno in team diversi? Max è particolare, non credo sia facile stare con lui. Ha reagito molto male alla notizia di Daniel, penso che gli stia rendendo la vita difficile. Aveva una tale espressione prima..
- Ma mi ascolti? - la voce acuta di Pierre torna a trapanarmi il cervello e a riportarmi nel variopinto mondo di Seb e Lewis e al loro straordinario amore che tutto vince.
Certo che la F1 è davvero diversa da come me l’aspettavo. Diversa e decisamente interessante.
- E tu il prossimo anno sarai il compagno di Seb! - sottolinea improvvisamente Pierre mentre nel frattempo abbiamo anche deciso cosa mangiare ed abbiamo consumato nel suo delirante sceneggiato.
- Non li spierò! - arrivo subito al punto sapendo cosa pensa. Perché io conosco il mio pollo!
- Come no? Certo che lo farai! Per me! - ed infatti eccolo lì!
- Te lo sogni! Mi farò i cazzi miei! Voglio concentrarmi solo sulle corse! - sostengo deciso incrociando le braccia e guardando di lato per non farmi deviare dalla sua follia.
- Ma nessuno si concentra solo sulle corse! - ribatte picchiando le mani sul tavolino e sporgendosi verso di me.
- E l’ho notato! Ma io sono diverso! - ma continuo a fingere di ignorarlo anche se naturalmente è impossibile visto quanto sa farsi ascoltare. Insomma, la sua voce non è proprio bassa e delicata e tutte le volte che parla sbatte le mani per attirare la mia attenzione.
- E lo vedo... tu mi infili la lingua in bocca solo se sei estremamente triste od estremamente felice! - ed appunto la sua voce che non è mai bassa mi spinge a girarmi a guardarlo di nuovo con occhi spiritati, avvampando stupito della sua sparata.
- E questo che dovrebbe significare? Che rivuoi la mia lingua in bocca? - lo provoco per pura reazione, non perché io voglia realmente provocarlo. Forse voglio capire cosa pensa realmente, perché mi pare che cerchi di nascondermi qualcosa ma visto che non è bravo a farlo, il risultato è che alla fine in un modo o nell’altro lo scopro comunque.
- Chi, io? E perché? - tuttavia la sua risposta sembra spontanea, come di chi non capisce perché dico certe cose e mi fa sentire un idiota.
- Ma se hai detto... - ed odio sentirmi un idiota.
- Ma sì, ma era per dire... che sei diverso dagli altri perché vai fuori dalle righe solo se sei fortemente preso da qualcosa... - adesso lo uccido. Pierre si è pure raddrizzato contento che adesso lo guardo, pensa d’aver vinto la conversazione. Povero illuso, io non perdo mai!
- E tu in compenso ci vai sempre fuori dalle righe anche senza motivi seri! - non ti lascio l’ultima parola, bello mio! Con questo mi sporgo io verso di lui battendo le mani sul tavolo come prima faceva lui.
- Ma non ti infilo la lingua in bocca! - ribatte ancora puntandomi col dito vittorioso, convinto d’aver trovato la battuta di chiusura perfetta.
- Senti, smettila! Potevi dirlo che ti aveva dato fastidio! - sto veramente per ucciderlo perché non è solo il vincere una delirante inutile conversazione senza senso, qua lui fra le righe e totalmente involontariamente mi sta dicendo qualcosa che non vorrebbe. Io lo so che sti baci l’hanno toccato più di quel che non vuole ammettere.
- E chi ha detto che mi ha dato fastidio? Trovo questo tuo aspetto bizzarro estremamente divertente! Tutto qua! - ed ecco infine come mi spegne. Brutto maledetto. Il mio cervello va in tilt e non so nemmeno cosa pensare, figurarsi cosa dire. Aspetto bizzarro cosa? Come osa? Mica sono una mascotte!
- Ma vaffanculo! - grugnisco offeso, anche se non sul serio.
- Magari! - e niente, mi sa che alla fine ha avuto lui l’ultima parola sto giro. Ma è solo per questa volta, perché temo che se continuassi finirei per dire qualcosa di troppo e non ho ancora ponderato a sufficienza per poter controllare la conversazione a riguardo.
Decidiamo di tornare in albergo chiamando un taxi, dirigendoci ad una delle loro stazioni per facilitargli la nostra ‘raccolta’, nel frattempo Pierre torna a parlare di Seb e Lewis ed io rido ed annuisco senza essere molto partecipe e forse nemmeno molto convincente, ma penso che ormai lui sia abituato a questa mia modalità smerigliata. Con la Ferrari ero stato più entusiasta e vitale, ma forse in fondo avevo sempre questa patina. Da dentro non lo so, non riesco a giudicarmi e non mi interessa molto. Non è che mi importa di apparire in un certo modo, solo che voglio essere lasciato in pace e se faccio notare qualcosa di particolare di me, magari fuori le righe, poi vengo tartassato e non voglio finire sotto i riflettori per le cose sbagliate, non certo quelle private e personali.
Non sono nemmeno uno che vuole vincere per le luci della ribalta ed essere ammirato. Voglio vincere perché è la sola cosa che conti per me.
Ma in questo forse l’unico a capirmi è Max, paradossalmente.
Il pensiero torna a lui inavvertitamente e mentre lo fa, il bacio a Pierre torna con un flash strano. Quando sono su di giri o particolarmente scosso perdo il controllo e cerco un contatto intimo che in condizioni normali non farei mai, ma per fortuna in quei casi ero sempre con Pierre con cui mi va bene fare qualunque cosa. Ma metti che una di queste volte io sia in compagnia di Max.
Che farei in quel caso?
Finirei per baciare anche lui?
La domanda rimane insoluta nella mia mente fino a finire in un angolino del mio animo, un giorno forse riuscirò a rispondervi, chi lo sa. Nel frattempo devo concentrarmi meglio sulle gare. Gli altri possono pure perdere tempo con storie nascoste e divertimenti vari, ma per me c’è solo una cosa che al momento conta.
Correre e vincere. Io adesso sono un pilota e basta, è questo il solo ruolo nella mia vita attualmente.
È solo perché gli tappo la boccaccia che non si è zittita per un secondo, se riusciamo a non farci sentire da tutto l’albergo. Altrimenti tutti saprebbero che siamo rientrati.
Non ci sono problemi, nella realtà. Siamo adulti e non ci sono veti, specie il mercoledì, ma più che altro non è il caso di svegliare quelli che già sono tranquilli nelle loro camere. Siamo tutti qua per fare la stessa cosa. La F1.
Anche se forse una volta che usciamo straordinariamente in silenzio dall’abitacolo, non è detto che siano tutti già a dormire.
Sicuramente qualcuno non lo è. Qualcuno che al momento sta parlando in corridoio, probabilmente arrivati qualche secondo prima di noi con l’altro ascensore.
Io rallento istintivamente riconoscendo le voci. O meglio. La voce.
Bassa, roca e graffiante. Così particolare. Così sexy a modo suo.
Charles, hai bevuto? No, non mi pare. Era acqua, no?
Sono stato troppo con Pierre, la sua follia dopo un po’ mi contagia, quanto meno nel cervello. Od in un’altra parte.
Sarà meglio che lo spedisco subito nella sua camera, voleva venire da me a guardare qualcosa ma sono ancora sotto l’effetto della firma alla Ferrari che ho fatto recentemente, che unito a quello di Pierre penso sia pericoloso.
Davanti a noi Max e Daniel camminano verso le loro camere, la distanza indica che sono usciti dall’ascensore accanto al nostro poco prima di noi ed i corridoi in penombra non permettono una visuale perfetta, ma è sufficiente per capire che Max ha un’espressione cupa e di nuovo tesa, in aggiunta il suo tono di voce secco e polemico mi dà conferma che ha qualcosa.
Non ci hanno notato poiché qualunque cosa dicano, sono presi dalla loro conversazione non molto serena. Vedere Daniel serio è raro e mi fa un certo effetto e perfino Pierre capisce che è una situazione delicata. Rallentiamo per non disturbarli e non ascoltarli involontariamente. L’ultima cosa che voglio è tornare in quello stato di tensione con Max. Io e lui siamo sempre su quell’orlo, basta mezzo passo sbagliato per finirci dentro e non mi va, non è fra le cose che mi piace fare, litigare con lui.
Il ricordo di prima, quando l’ho incontrato, torna in un flash velocissimo e mi mostra lui che mi sorrideva e parlava con una certa allegria. L’avevo trovato proprio con quell’espressione cupa che intravedo adesso.
Allora avevo ragione. Hanno problemi. Penso che alla fine sia inevitabile se uno vive male e sul personale una cosa che in realtà non lo è. Capisco perfettamente Daniel e lo sostengo, anche io al suo posto me ne andrei per la mia carriera in pericolo, non esiterei davanti a niente. Non capisco la crociata di Max e perché la debba prendere male. Mica si lasceranno.
Ma poi che ne so io? Non si è confidato con me e dubito lo farà mai.
Qualunque cosa si dicano, non sapremo mai come è finita perché siamo arrivati alla camera di Pierre dentro cui lo infilo malamente, fa per lamentarsi e dirmi che ne è stato del film, ma io lo liquido con gesti inequivocabili di stare zitto e andare a dormire e lui alla fine sbuffando lo fa.
Non so se sia deluso, ero concentrato sul non farci notare da loro due ormai quasi in fondo al corridoio rispetto a noi, ancora intenti a discutere.
Sto per raggiungere la mia camera quando mi cade la chiave magnetica con attaccata la medaglietta in acciaio col numero della mia camera. Impreco a denti stretti, ma il rumore ormai è arrivato fino a loro e così girandomi gli sorrido teso e di circostanza se non proprio imbarazzato.
Loro mi guardano da qualche metro più in là, fermi e stupiti di non avermi notato.
Io faccio un cenno e cerco di aprire nervoso la camera, ma solo quando non fa BIP capisco che c’è qualcosa che non va. Per un momento penso che sia smagnetizzata ed impreco questa volta ad alta voce. Non voglio fare il terzo incomodo. È fottutamente imbarazzante. Dovevo infilarmi nella camera con Pierre, non so perché non l’ho fatto, non ci ho nemmeno pensato, ma forse avevo paura di essere ancora sotto effetti strani non portati dall’alcool ma comunque da cose che poi mi fanno agire stranamente.
Mentre insisto con questa dannata chiave del cazzo che proprio non vuole saperne di aprirmi, Daniel chiude la conversazione con uno straordinariamente nervoso: - Va bene, ne riparliamo domani, dormici su e vedrai che ho ragione io! - che sicuramente non convince Max. Non perché dica qualcosa, semplicemente lo conosco.
Sento una porta che si apre e poi si chiude subito e prendo un respiro di sollievo che mi fa calmare brevemente, pensando che siano andati in camera.
Tuttavia la pausa dall’ansia è breve perché l’istante successivo percepisco qualcuno avvicinarsi proprio dalla loro direzione e quando alzo lo sguardo, il cuore torna a galoppare.
Max si sta avvicinando. Anzi. Max è già da me. Veloce, diretto e spedito.
È incazzato e forse lo è con me visto che mi arriva vicino fin quasi a toccarmi. Lo farebbe se non fosse che alzo la spalla ed il braccio pronto a respingerlo di riflesso, per mettere le distanze che voleva eliminare per motivi misteriosi.
Io lo guardo sorpreso ed incredulo, lui ricambia irritato. Irritato è dir poco. Siamo in penombra e non ci vediamo bene, ma la sua faccia resta sempre estremamente espressiva.
- Beh? - chiedo sempre col cuore dannatamente in gola. Spero di essere più bravo di lui a controllare la mia faccia, non voglio fare la parte dell’idiota patetico.
- Beh tu! Si può sapere perché diavolo cerchi di entrare nella mia camera con la tua chiave?
Quando lo dice spalanco gli occhi, il mondo intorno a me si ferma così come quello dentro, in altre parole i battiti rallentano di botto insieme al mio respiro ansioso, abbasso la testa ed il braccio col quale tentavo di allontanarlo, guardo la medaglietta e leggo il numero. Poi alzo la testa e guardo il numero sulla porta. È un altro.
Sgrano ancor di più gli occhi mentre mi sento letteralmente morire alla figura colossale di merda che ho fatto proprio davanti a lui.
Ma la sua? Non potevo confondermi con quella di qualcun altro?
Sono un idiota? Sì che lo sono, ma mi dà fastidio che proprio lui lo scopra! Cazzo!
- Merda! - dico in francese in modo assolutamente spontaneo. Appena lo dico percepisco nettamente Max rilassarsi e fare una risatina. Improvvisamente è come se avessi pigiato un interruttore per cambiare modalità da incazzato a... lo guardo meravigliato per capire cosa gli sia preso e vedo sufficientemente bene a questa vicinanza di meno di mezzo metro. Vedo divertimento e malizia.
Malizia? Sì, sì, malizia!
Ma perché? Posso averlo divertito per l’errore idiota, ma questa malizia che c’entra?
- Non volevo, non me ne ero accorto... - è ovvio che non l’ho fatto apposta, ma c’è qualcosa che si è innescato quando ho detto ‘merda’. Poi mi ricordo com’era incazzato poco fa. - E non volevo nemmeno sentirvi. In realtà non ho capito nulla, solo che discusavate. Mi dispiace, prima eri felice di sparire con lui ed invece...
Ed invece mi sono trasformato in Pierre che blatera quando è teso ed imbarazzato, non so perché diavolo sono ancora sotto il suo effetto, ma sicuramente c’entra ancora l’euforia Ferrari.
Quando passa quel dannato incantesimo? Odio sembrare stupido!
Max inarca le sopracciglia scettico. Siamo troppo vicini per non vedere le nostre espressioni e capirle.
Saprà che sono nel dramma. Lo saprà di sicuro.
Cosa penserà? Oh beh, ma che me lo chiedo a fare? Sicuramente me lo dirà subito.
- Sei più buffo e strano di quel che sembri normalmente! - ed eccolo infatti. Io avvampo ma almeno questo so che non lo può vedere. È troppo buio per notare le sfumature delle mie guance.
- Per-perché? - chiedo balbettando come un idiota. Però questo lo sente, stupido Charles balbettante!
Max scuote la testa ed alza le spalle fingendo menefreghismo, quando lo fa so che è tornato alla frase di prima, quando gli ho detto che non volevo spiarli.
Eppure non penso sia veramente disinteressato alla questione quanto piuttosto credo sia solo un modo per difendersi da chissà cosa.
È un momento brevissimo, ma lo capisco così bene che mi sorprendo e rimango inebetito ad ascoltarlo, ancora fermo immobile qua dove sono.
- Non importa. Comunque sembra tu abbia un enorme talento nel beccarci quando litighiamo.
Su questo gli do proprio ragione, ma quello che mi chiedo io è perché rimango piantato qua e non mi muovo? Forse perché penso a prima, quando mi sono chiesto cosa avrei fatto se mi fossi trovato in compagnia di Max in una delle volte in cui sono fuori di me o su di giri. Potrebbe essere uno di quei momenti? Sono ancora troppo su di giri?”