14. UN PASSO AVANTI DUE INDIETRO
/Max/
“Mi infilo la mano in tasca alla ricerca della chiave magnetica, ma non gli stacco gli occhi di dosso. Siamo vicini, ci vediamo abbastanza bene eppure non troppo.
Inarco le sopracciglia in attesa, scettico. Non so mai le espressioni che faccio così come non so mai quel che sto per dire perché non pondero prima.
- Pensi di rimanere lì o vuoi entrare? - e questo mi esce come un invito carico di malizia. Me ne rendo conto solo dopo che gliel’ho fatto. Forse è perché prima quando avevamo scambiato quelle due parole insieme avevo pensato a noi due al di fuori delle corse come ad una coppia che poteva funzionare.
Ma ci sono Daniel e Pierre, sebbene in effetti il fatto che il francesino sia andato nella sua camera e non in quella di Charles mi fa pensare che sia vero che non stanno insieme.
Improvvisamente a questa eventualità una scintilla di buonumore arriva inattesa.
Il ricordo dell’ennesima discussione con Daniel viene per un momento messo da parte mentre infilo la mano fra Charles e la porta ancora fermo lì piantato come se non potesse muoversi.
Il BIP arriva, la porta si apre e lui rimane inebetito a fissarmi e non so perché, non so cosa pensi e non so cosa gli prenda, è sempre il solito strano illeggibile che cerca di trattenere e nascondere, come se fosse un dramma far sapere cosa prova o cosa pensa.
Appoggio il gomito allo stipite dopo aver aperto la porta dentro cui non posso entrare perché resta impalato come una statua. Una bella statua, devo dire.
Mi sta piacendo, credo che gli ho messo soggezione od imbarazzo e mi piace l’idea di avergli suscitato qualcosa del genere.
Mi chino verso il suo viso senza pensarci, come sempre agendo come mi pare, puro istinto. Lui spalanca gli occhi, per un momento non si muove, ma poi all’ultimo indietreggia e si fa da parte.
- Hai bevuto? - chiede come se questo mio gesto potesse spiegarsi solo con l’alcool.
Rido istintivamente. Evidentemente con lui funziona così. Scuoto la testa e rimango qua. Adesso la via per entrare in camera è libera, ma non mi muovo. Sto appoggiato allo stipite e lo guardo, ora meno vicini di prima. Peccato.
È stato breve ma intenso, come si dice. Faccio un sorrisino malizioso.
- Mi sembrava aspettassi qualcosa. - se vuoi ti dico anche cosa, sai che non mi faccio pregare a dire ciò che penso. Credo Charles sia nel dramma, ma scuote la testa forsennato e guarda di nuovo il numero della sua camera evidentemente in tilt. Adoro l’effetto che gli faccio. Vuoi vedere che gli piaccio, alla fine? Ho sempre pensato che mi odiasse e mi irritava la cosa perché a me lui invece piaceva, in qualche modo; non ci ho mai riflettuto molto, ma sapevo che mi piaceva. Se non altro correre contro di lui e la cattiveria che ci mette in pista.
- E tu dai sempre agli altri ciò che si aspettano o che vorrebbero? - chiede incredulo e con un pizzico di ironia, ma forse è più provocazione. Adoro anche questo. Così come il tuo ‘merda’ in francese di prima.
Da quando sto con Daniel non era mai successo, ma stasera mi è piaciuto inequivocabilmente Charles. Sia prima quando siamo stati brevemente insieme, che ora. Lui, la sua bellezza ed il suo francese. È una cosa che forse mi deve far pensare. Se non altro alla mia relazione con Daniel.
- Dipende... - rispondo ancora basso e malizioso, la testa appoggiata al braccio piegato sullo stipite. Lui sempre lì a meno di un metro da me. Spostato ma ben piantato. Sto flirtando con Charles?
- Cioè dipende se litighi o meno con Daniel? - ma il modo in cui lo dice non è di quel provocatorio eccitante che vuole spingerti a saltargli addosso, è di quello che sottintende un ‘mi deludi, così non mi piaci più, sei così poco serio’.
Appena lo realizzo anche la mia delusione parte insieme alla sua. Perché è questo che è stato. Delusione. Tutto si smonta in un istante.
Io ho deluso lui per la mia poca serietà, o presunta tale, e lui ha deluso me per questo lato da giudicante superficiale. Non sai niente di me, non ti azzardare ad infilare la tua splendida lingua francese in posti che non ti competono. Solo nella mia bocca, se vuoi, ma non per sparare sentenze di merda.
- Non sai un cazzo di me.
Senza rifletterci né farlo di proposito, sbotto con durezza quel che lui mi aveva detto quel giorno quando aveva beccato me e Daniel a litigare e poi baciarci.
Charles si irrigidisce e sembra svegliarsi dal sogno in cui era, immediatamente si mette su una maschera illeggibile ed alzando il mento, risponde gelido: - Già, non so proprio un cazzo di te. Buonanotte Max.
Non mi chiede di Daniel, né prova a dare preziosi consigli come fanno tutti.
Se ne va e basta, questa volta nella camera giusta, poco distante dalla mia.
Entra senza nemmeno guardarmi più ed io rimango qua davanti alla mia a fissarlo deluso, bruciante e anche furioso per un momento.
Ma che diavolo era quello che è appena successo? Flirtavamo o ci giudicavamo a vicenda?
Era un avvicinamento od un allontanamento?
Io e lui facciamo sempre un passo avanti e due indietro. Sempre. Puntualmente.
Ma faccia quel cazzo che gli pare.
Una volta che entro sbattendo la porta, mi chiedo all’istante cosa sarebbe successo se avesse tenuto la bocca chiusa e non avesse nominato Daniel. Non volevo baciarlo davvero, volevo solo vedere se ci sarebbe stato, ma si è allontanato e mi ha pure fatto la morale fra le righe.
Se solo fosse stato zitto. Beh, si era spostato. Sì, ma rimaneva lì in attesa, quasi come se volesse che ci riprovassi, come se si fosse pentito di essere indietreggiato.
Sto vedendo troppe cose?
Ma poi alla fine che importanza ha? Sto con Daniel, non lo volevo baciare davvero!
Va bene, mi piace in qualche modo, ma penso che mi piaccia solo perché è un bel ragazzo ed ha questo carattere intrigante da demone mascherato da angelo. È stuzzicante, ma non potremmo mai funzionare insieme.
Sto con Daniel. Anche se è sempre più difficile, sto ancora con lui. Anche se non so per quanto ancora.
Ma che vada al diavolo anche Charles, sono abbastanza incasinato da solo, non mi serve anche lui adesso!
Il giorno dopo finisco alle sette di mattina in camera di Daniel a rompergli le palle con una svenevole e potente colazione dolce. Girando tanto il mondo proviamo tante usanze diverse e finisce che a volte le adottiamo se ci piacciono o se ci va.
Oggi volevo qualcosa di dolce e speciale per farmi perdonare. Oltretutto trasportare due caffè e dei croissant è un conto, farlo con le colazioni che normalmente facciamo noi è un altro. Potevo ordinare la colazione in camera, ma non vogliamo mettere i manifesti e far sapere che stiamo insieme. Fare una colazione in camera insieme credo potrebbe essere strano, fin qua ci arrivo anche io.
Quando entro con la mia copia della sua chiave, lui dorme ancora della grossa.
Faccio in silenzio più che posso, o per lo meno ci provo. Fino a che non sbatto col piede contro una sedia che si ribalta ed ovviamente la sedia aveva la sua valigia sopra, la quale si ribalta a sua volta e fa un gran chiasso ed io impreco in olandese e per poco non rovescio pure i caffè.
E vaffanculo al mio risveglio dolce e romantico.
La luce del comodino si accende e la sua faccia corrugata più morta che viva mi fissa come se fossi finito nel suo incubo.
Faccio una smorfia e alzo il sacchetto della colazione ed i porta caffè nell’altra mano.
- Buongiorno? - tento consapevole di aver peggiorato tutto.
- Me lo stai chiedendo? - risponde lui incerto e ancora rauco. Poi con gli occhi ancora mezzi chiusi ed un gran sonno, guarda l’ora sul cellulare per poi tornare a fissarmi sempre insonnolito.
- Max, ma stai male?
In effetti sono uno che si addormenta tardi e si sveglia altrettanto tardi, sono notturno, perciò è comprensibile rimanere sorpreso della mia presenza qua a quest’ora.
- Beh, non riuscivo a stare nel letto da solo... - lo dico con aria colpevole ed a questo punto Daniel sospira, scuote la testa alzando gli occhi e si decide a tirarsi su a sedere, appoggiando la schiena contro la spalliera.
È a torso nudo, i capelli ricci sono incasinati come al solito e forse anche di più e non riesce ancora a tenere gli occhi aperti, ma mi fa un sorriso lo stesso, anche se pieno di sonno pure quello.
Io contento mi avvicino a lui, mi chino e lo bacio facendo la pace che avrei dovuto fare stanotte invece che cercare di baciare Charles solo per metterlo alla prova.
E se ci stava? L’avrei baciato davvero?
È questo che ho pensato tutta la notte. Tutta. Ed è per questo che non ho dormito un cazzo. Perciò alle sei mi sono svegliato stufo e sono andato a correre per un’ora per poi prendergli la colazione e decidere che si poteva svegliare così facevamo pace e trombavamo e tutto passava.
Tutto, sì.
Ma tutto cosa?
Per cosa diavolo avevamo litigato?
Non lo so, so solo che non sono pronto a rinunciare ancora a lui e soprattutto che ne ho voglia. Ho voglia di lui e di scopare, perciò visto che stiamo ancora insieme non ha scelta che accontentarmi.
Gli ho portato pure la colazione, queste sono le mie scuse. Anche se continuo a non ricordare per cosa gli avevo fatto il muso stavolta.
È da quando mi ha detto che se ne va dalla Red Bull che me la prendo con lui per ogni stronzata, ma poi facciamo sempre pace e finiamo comunque per ridere insieme. Resta la mia fonte di sfogo e rilassamento e serenità.
Faccio il giro del letto passando ad aprire i tendoni da cui entrano le luci del sole che sta sorgendo in questo momento.
L’alba ci colora di un oro rosato e rimango un po’ ad osservare questo bello spettacolo sulle acque che circondano Singapore.
È splendido, qua.
- Hai già mangiato? - chiede lui con la bocca piena, mi giro scuotendo il capo per poi ridere perché si è praticamente infilato in bocca una brioche intera senza morderla e stava attaccando anche la seconda.
- Oh. - fa infatti fermandosi in tempo dal pigiarla dentro insieme all’altra. Io rido ancora più forte gettando la testa all’indietro, mentre lo faccio mi sento già meglio, come se il nuvolone che stava sulla mia testa si fosse di nuovo dissipato.
Ieri che ce l’avevo per colpa di Dani, me l’ha tolto Charles per poi rimettermelo di sera prima di andare a dormire ed adesso me l’ha tolto lui.
Sono un po’ incasinato, credo. Forse confuso. Ma visto che non so proprio come si fa a pensare, gli indico col mento la brioche che ha riposto nel sacchetto.
- Mangiala pure... - dico senza esitare.
- Davvero? - chiede incredulo.
Io annuisco e salgo sul letto gattonando, quando arrivo ai suoi piedi tiro via il piumino scoprendolo, gli afferro le ginocchia e gliele apro brutalmente, con questo mi tuffo verso il suo inguine rispondendo allegro: - Davvero, io mangerò te!
Mentre gli mordo l’interno delle cosce, lui ride con la bocca piena finendo poi per squittire e gemere e forse soffocare, non per questo mi fermo dal prendere la mia colazione.
Mentre lo ‘mangio’, penso a Charles di nuovo.
Ho tentato di baciarlo per finta per vedere che faceva e capire se gli piaccio o no, non volevo tradire Daniel, non l’avrei fatto sul serio e se lui invece avesse accettato e mi fosse venuto incontro, beh, mi sarei allontanato io.
Sì, è così che voglio immaginare sarebbe andata. Ma tanto non è successo nulla ed alla fine è questo che conta. Charles è un bigotto che non ha ancora capito che sta tanto tempo con Pierre perché è gay e gli piace, ma non è un mio problema. Io non sono di certo bigotto, sono bisessuale e mi piace il cazzo di Daniel.
Bello, grande e perfetto.
Mi piace lui perché è semplice e sincero, è esattamente come appare, non ha maschere che coprono degli aspetti di cui si vergogna. Lui non si vergogna di niente e mi fa stare bene.
Il suo cazzo cresce nella mia bocca mentre succhio, la sua mano non mi tocca perché è sporca di cibo, altrimenti accompagnerebbe la mia nuca; mentre ci do dentro senza remore, mi sparo una sega. Il mattino perfetto, quello che volevo, quello che mi raddrizzerà la giornata, oltre che il cazzo. Quando li sento pulsare, poco prima di sentire lo sparo della gloria, mi fermo sia con la bocca che con la mano e mi giro con il bisogno di sentirlo dentro per avere un piacere più intenso. Bisogno, è proprio questo che è. Così come prima ho deciso di far pace con lui perché ne avevo bisogno. Bisogno di lui, del suo cazzo e di questo piacere che mi ottenebra il cervello fino a spegnerlo.
- Max, ho le mani sporche... - dice perplesso.
- Non importa, scopami!
Così mi prende per i fianchi e finalmente arriva.
Quando lo sento dentro il mondo si sfoca e il viso di Charles prende lentamente di nuovo forma insieme alla scenetta di ieri sera, così come poteva essere.
Lui che non si spostava, noi che ci baciavamo e che poi entravamo dentro la mia camera già aperta e pronta, finendo per rotolare sul letto e trombare proprio così come stiamo facendo io e Dani ora. Non so perché ma lo immagino a scoparmi con prepotenza tirando fuori quel lato da demone sotto quel bel visetto d’angelo e mi scoperebbe senza dolcezza, tirando fuori il suo vero aspetto.
Un aspetto che mi fa letteralmente impazzire.
Mentre lo immagino vengo senza troppi complimenti, dopo pochi colpi da dietro. Lascio che Daniel finisca mentre mi accascio con la faccia contro il materasso e ad occhi ancora chiusi, rimango aggrappato alla fantasia mia e di Charles.
È la prima volta. La prima. Non doveva andare così. Che mi succede?
Con Daniel non va bene e sto cercando una via di fuga per non stare di merda quando finirà sul serio? È questo che è? Sento che sta finendo con lui e sto cercando il prossimo cazzo che non mi farà stare solo con l’inferno che ho dentro?
Oh, ma fai proprio schifo, Max.
Daniel viene con un gemito più forte, mi stringe ancora i fianchi fra le mani e poco dopo mi si accascia sopra da dietro, le sue labbra si posano dolcemente sul collo e risalgono fino ad arrivare all’orecchio.
- Sei perdonato... - mormora ansimante, lo sento sorridere.
Oh, non lo diresti se sapessi per cosa stavo cercando realmente il tuo perdono. Non per qualcosa che ho fatto, ma che avrei voluto fare e che forse farò.
Beh, insomma. Credo che Charles mi odi e mi disapprovi e anche se gli piaccio in qualche modo non ne è nemmeno consapevole o forse non lo vuole accettare e lo rifiuta perché è un bigotto di merda giudicante, perciò forse no.
Forse alla fine tutto sommato andrà bene e riuscirò a non ferire Daniel.
Forse.
Il suo ignorarmi quando mi rivede mi conforta assurdamente.
Ci contavo, in realtà, perché se invece avesse cercato il dialogo per sistemare le cose, sarebbe stato un casino, ma lo conosco e sapevo che mi avrebbe tenuto il muso ed ignorato, perciò mi raffredda subito.
È successo qualcosa, lo ammetto, ma solo nella mia testa che si è scaricato nel mio cazzo. Ho fantasticato sessualmente su me e Charles e non sarebbe quello il problema quanto il fatto che l’ho fatto mentre scopavo con Daniel.
Persino io che non ho una bussola morale mi rendo conto che questo è sbagliato, ma la mia fortuna sfacciata è che Charles mi odia.
Potrebbe comunque esserci altro; ho percepito qualcosa, ieri, e forse l’ho associata a quel gesto stranamente corretto nei miei confronti, quando in Belgio ha voluto scostarsi dalle voci che giravano su di me.
Non mi ha difeso davanti agli altri, figurati se l’avrebbe mai fatto, ma è venuto da me a dirmi che non la pensa così. Il vecchio me, quello prima di Daniel, gli avrebbe chiesto acidamente se voleva un premio, ma il Max post Daniel è diverso ed ho apprezzato il tentativo di mantenere una sorta di rapporto almeno decente. Forse ha paura che in pista poi lo butto fuori di proposito imitando il suo ‘just an inchident’.
Ieri ero ancora sotto quell’effetto e vedevo chissà cosa nei suoi sorrisi e nel fatto che non ha fatto finta di non vedermi per evitarmi. Avrebbe potuto e penso che il vecchio Charles l’avrebbe fatto. Ma vecchio in che senso?
Per me esiste un Max prima e dopo Daniel, ma Charles? Lo vedo diverso da prima che mi odiava apertamente e senza fare mistero, ma adesso ha improvvisamente mostrato delle aperture.
Ieri sera era lì che mi guardava imbarazzato ed in attesa ed ho pensato che volesse lo baciassi, ci ho provato per capire se era davvero quello, perché avevo avuto un’intuizione veloce. E se invece gli piaccio, alla fine? Come fai a capire se è così? Baciando qualcuno, ovvio! Ma era solo una prova che non è andata a buon fine. Ecco cos’è stato.
Magari aspettava che lo baciassi davvero ed alla fine semplicemente ha avuto più controllo che voglia.
Ha avuto diversi momenti in cui era imbarazzato con me ed è normale pensare che forse fossero perché io gli piacevo e magari è così, ma il suo odio per me è sempre lì e a quanto pare è più spiccato di qualsiasi altro presunto sentimento nascente, sempre che ci sia realmente stato ed io non abbia visto cose che non esistevano.
Tuttavia adesso è tornato al vecchio sistema di ‘ti odio e ti ignoro, stammi alla larga’. Mi fa ridere, ma non sono idiota da spararmi sui coglioni da solo. Approfitterò di questa sua marcia indietro, per me è la cosa migliore. Sto con Daniel, sto bene con lui e mi ha migliorato la vita, perciò anche se sono nervoso perché se ne è voluto andare e mi sento comunque responsabile, alla fine quel che provo per lui è più forte delle mie stupide paturnie egoiste.
Il fatto che abbia avuto fantasie su Charles non c’entra niente, non ha importanza. Le fantasie sono fantasie. Non ne avevo mai avute e averle d’improvviso mi fa strano, ma è un po’ come farsi una sega guardando un porno. Non l’ho mai fatto da quando sto con Daniel, non ne ho proprio avuto bisogno, ma penso che dopo un po’ che stai con qualcuno forse arriva l’abitudine e il rapporto inizia... non so, a cambiare d’intensità, magari. Le relazioni non restano mai uguali all’inizio, ma non significa che qualcosa si stia rovinando o stia finendo.
Ad ogni modo è inutile pensarci tanto visto che Charles tira dritto per tutto il weekend facendo come se non esistessi proprio. Se succederà di nuovo una cosa simile, cioè una fantasia su di me ed altri ragazzi, inizierò a preoccuparmi seriamente, ma fino ad allora sarà stato solo qualcosa di isolato di cui non devo preoccuparmi.
Punto.
Con le dita percorro lieve la superficie della pelle di Daniel ricoperta di tatuaggi, ne ha diversi sparsi in giro per il corpo, cosce, braccia. Non sono un fan dei tatuaggi, ma alcuni mi piacciono sugli altri.
Quel che mi piace in particolare dei suoi è tracciarli col dito come se glieli stessi ripassando io.
Lui è steso sul letto a pancia in giù nella pace dei sensi, fuori infuria una tempesta di fine autunno classica che sembra debba portare via il mondo intero. sDi solito mi piacciono le tempeste perché tendono a rispecchiare il mio animo, in qualche modo, ma oggi ci hanno costretto a starcene rintanati dentro invece che uscire in barca e giocare con le moto d’acqua.
Non c’è nemmeno la Moto GP questo weekend e mi sembra di sprecare il poco tempo libero che abbiamo, ma mentre lo penso con un certo fastidio traducibile forse più in depressione e malinconia, mi rendo conto che fino a qualche mese fa facevo la firma per starmene chiuso in casa con Daniel a fare niente se non trombare e cazzeggiare insieme.
Adesso è come se mi stesse stretto, se non mi bastasse. Sento il bisogno di uscire e fare altro, riempirmi le giornate ed il tempo.
Con mio padre era sempre tutto sui motori anche quando non c’erano gare. Mi faceva studiare vecchi Mondiali per imparare manovre o chissà cosa. C’era sempre qualcosa da fare, ma la verità è che adesso che sono libero, grazie a Daniel ho imparato cosa significa vivere e mi piace. È solo che mi sento stretto, è come se sentissi la necessità di ampliare qualcosa nella mia vita o forse... forse non so, cambiarlo.
Sono inquieto e nervoso ed ultimamente questo cresce in me, lo sono sempre di più. È come se il miracolo della salvezza di Daniel si stia affievolendo ed ora io necessiti di un altro.
Un altro che mi salvi?
Ma cos’è andato storto con me?
- Cosa vorresti fare? - chiede Daniel improvvisamente. Pensavo dormisse mentre ridisegnavo i suoi tatuaggi, di solito si rilassa fino ad addormentarsi ma forse percepisce la mia inquietudine in qualche modo. Beh, mi conosce bene ormai.
Faccio un mezzo sorriso ed alzo le spalle come se mi guardasse. Siamo entrambi nudi stesi a pancia in giù tutti storti sul letto, il riscaldamento a 25 e la musica che piace a lui, rock, che riempie casa.
- Non so, qualcosa...
Non ho mai detto così quando stavo con lui. Mi piaceva anche la sua sola semplice compagnia, anche guardare qualche saga o serie tv o non fare nulla se non stare insieme. Mi piaceva farlo cucinare perché lui è bravo e mi divertivo così, stare con lui mi dava un gran senso di calma e tranquillità, era come se mi staccasse una spina costantemente inserita, ma era una spina che faceva contatto e mi mandava in corto circuito.
Adesso quella spina la sento di nuovo inserita e lui lo sa. Non mi basta più avere tempo da passare con lui senza fare nulla.
- Ma cosa facevi prima di stare con me, nel tempo libero?
Alzo le spalle e piego le labbra all’ingiù senza saper cosa dire perché di fatto è questo il punto.
- Niente. Prima nel tempo libero c’erano sempre le corse in qualche modo. Mio padre mi faceva studiare i vecchi GP oppure qualcosa sui motori o chissà cosa! Non c’era ‘altro’ per me. Non c’è mai stato.
Daniel si gira verso di me torcendosi con una certa difficoltà per la posizione, questo mi fa perdere il tatuaggio che stavo disegnando col dito e mi guarda sorpreso, cerca di capire se io sia serio.
- Non facevate niente altro? Solo cose inerenti ai motori e alle corse?
Annuisco e quando lo faccio lui realizza qualcosa che non aveva mai capito realmente, ne rimane colpito e penso di sapere di cosa si tratta.
Sono diverso dagli altri, molto più di quel che pensavo e chiunque altro abbia mai capito. Nessuno sa quanto io sia diverso e fino a che punto. Queste cose ormai non si cambiano, si possono modificare, ma questo solco che mio padre ha creato con me con tanta cura ormai è indelebile.
Ho un buco dentro che è stato sempre riempito solo dalle macchine e dalle gare, infatti anche il mio unico passatempo sono le gare online. Comunque corro anche per hobby.
Daniel è riuscito a farsi strada ed è questo che mi ha fatto diventare così dipendente da lui, mi ci sono attaccato per questo. Mi ha fatto scoprire qualcos’altro al di fuori delle corse, ma adesso sapere che in qualche modo per colpa mia cambia team mi ha fermato.
Forse mi sono limitato a riempire il buco che avevo con Daniel, ma adesso che mi sembra se ne stia per andare mi rendo conto che quel buco è ancora là, vuoto, e se non voglio riempirlo di nuovo con le macchine come prima, devo trovare una soluzione ma non penso di esserne capace da solo.
Daniel si gira del tutto e si tira su con le spalle sulla testata del letto, allarga il braccio indicandomi di salire e così strisciando a pancia in giù lo raggiungo, mi accoccolo contro il suo petto e mi bacia la fronte.
Sto sempre bene con lui, però questa malinconia interiore è lì e mi rendo conto che razionalmente non ha senso di esserci.
Non ci stiamo lasciando e non ci lasceremo, viviamo sempre nello stesso palazzo e se ne va per motivi personali di carriera ed anche per non finire per odiarmi e non rovinare il nostro rapporto. In un certo senso lo fa per salvare la nostra relazione, fra le altre cose.
Perché sono malinconico?
Prima non sapevo di essere difettato, adesso stando con lui l’ho capito, ma ero felice perché mi aveva tirato fuori da quel posto orribile e solitario in cui ero.
Adesso però se lui se ne andasse o se ci lasciassimo io tornerei lì con la differenza che adesso so di essere difettato.
- Sei solo meteoropatico, in molti lo sono. Quando tornerà il sole vedrai che sarai di nuovo di buon umore!
Lui la mette semplice e vorrei che avesse ragione, ma sento che non è tutto lì.
Sto vivendo questa come la fine della nostra relazione, ma mi rendo conto che non è così solo perché lui andando via dalla Red Bull va via anche da me. In realtà penso che fra noi stia semplicemente finendo, punto e basta, e non ci sono altre ragioni che questa per spiegare questo mio stato lento, costante e crescente di inquietudine ed insoddisfazione. Ma non posso farci nulla.
Nessuno dei due può.
Ripenso a quando ho avuto l’impulso di baciare Charles e a quando poi ho fantasticato di scopare con lui. Mi sono sentito attratta da lui, mi è piaciuto. Non posso negare che è un sintomo e forse è ora di iniziare a considerare la cosa.
Da parte mia sta finendo qualcosa, ma so che avrò bisogno di tornare a riempirmi di qualcos’altro appena Daniel se ne sarà andato, solo che non ho proprio idea di cosa potrebbe essere e l’idea di non avere nulla da metterci in quel mio dannato buco mi terrorizza, perciò per il momento sto qua accoccolato contro il suo petto e non faccio nulla. Assolutamente nulla. Gli bacio la clavicola su cui appoggia il mio viso e sbuffo, lui sorride e mi bacia ancora la fronte. Ma non basta. Niente basta più.”
Note: Scusate se ogni tanto aggiorno in più tempo, ma la fic è prevalentemente già scritta, il materiale c'è ed è molto, perciò salvo impegni vari i capitoli arrivano sempre con una media di uno a settimana circa.
Per i lestappen c'è ancora da aspettare, ma le cose come si vede hanno iniziato a muoversi in quella direzione nonostante i maxiel.
In questa prima parte di fic si continua ad approfondire a dovere i due personaggi principali perché ritengo sia molto importante il loro background visto che la fic parla anche delle loro crescite personali che si intrecciano alla loro relazione. Le cose di Max sono ispirate alla sua vita e a ciò che si sa di lui, naturalmente poi ho anche aggiunto della mia immaginazione per arricchire e magari certe cose le ho esagerato (o mancate). Alla prossima. Baci Akane