16. ISPIRAZIONE

sorriso

/Max/

“Ma tu guarda questo stronzo francese del cazzo! 
Mi ha rovinato la gara, fottuto idiota spara sentenze che non sa nemmeno guidare. Potevo vincere, ero in testa e grazie a lui che mi ha spinto fuori proprio mentre lo stavo doppiando, Lewis mi ha superato!
Sto coglione!
Si devono fare da parte le retrovie che vengono doppiate! È così che si fa, cazzo! 
Cosa diavolo gli è saltato in testa di gareggiare con me come se fossimo noi due in gara uno contro l’altro? 
Brutto idiota!
Scendo dalla macchina da secondo classificato che sono furibondo e nero come da molto non mi capitava.
Io quando guido sono sempre in versione predatore, ma se uno mi rovina la gara impedendomi di vincere divento un assassino.
Quando mi ritrovo il coglione proprio davanti alle pese insieme agli altri piloti tutti in fila, sono ancora troppo furioso e gli chiedo a muso duro che cazzo gli sia saltato in testa di guidare così contro di me in quel momento. 
Ocon mi guarda calmo come non avesse fatto niente di male e ha la faccia di uno che non capisce perché me la prendo tanto e qua mi si chiude la vena. Sento le mani che prudono, sento i nervi che ormai sono tesi da mesi sul punto di spezzarsi. Sta zitto,  stronzo di merda spara sentenze che non si fa problemi a sparare stronzate sugli altri senza sapere niente. Mi ricordo di quella merda che hai tirato fuori in Belgio su di me. 
- Sei tu che non mi hai lasciato spazio e mi sei venuto addosso! 
La sua risposta del cazzo mi fa saltare definitivamente tutti i nervi e mi si chiude la vena nel cervello, prima che me ne renda conto lo spingo insultandolo.
- Che cazzo dici, stronzo? Mi hai toccato tu, mi hai fatto fare testa coda! 
- Sono incidenti di gara! 
- Ho perso la mia per colpa tua, stronzo! Ti stavo doppiando! - ringhio spingendolo ancora, lui non alza mai la mano ed io più di spingerlo non faccio, ma vorrei che lo facesse. Toccami, dai, spingimi anche tu. 
Ma lui è un cagasotto e a parte che usare la lingua come fosse un serpente, non ha le palle di spingermi e venirmi contro perché sa che lo distruggerei. È solo quello che voglio, uno che mi spinga e che si faccia prendere a pugni. 
Mentre ci litigo davanti a tutti, veniamo separati e redarguiti, ma continuo a non sapere realmente che cazzo sto facendo. Non capisco che è grave venire alle mani con un pilota e che non c’entrava davvero tanto il fatto che mi ha impedito di vincere la  gara, quanto che in Belgio aveva fatto lo stronzo alle mie spalle. Nemmeno le palle di dirmelo in faccio. Come ora. Ha alzato le mani come per dire che lui non sta facendo niente e che faccio tutto io. 
Un incidente di gara un cazzo!
Ancora uno che mi dice questa frase di merda e lo uccido!
Non sono mica idiota! Che abbiate il coraggio di metterci la faccia e dire le cose come stanno! Se avete le palle di rompere il cazzo a me e rovinarmi la gara, poi dovete anche averle per ammetterlo e dire la verità. 
- Coglione! - Concludo rabbioso andandomene.
Ribollo. Ribollo davvero, sono fuori di me e mentre cammino veloce verso la cooldown room dove mi aspettano il primo ed il terzo nel retro podio, Lewis e Kimi, mi sento ancora tremare di una rabbia furiosa. 
Lo so, lo so perfettamente che non è tanto la gara che mi ha fatto perdere quanto  quel che ha detto quel giorno. Quel dannato giorno. Non solo quel giorno, ma tutte le altre volte che sicuramente avrà continuato a parlare di me, visto che è tanto intelligente da pensarlo e dirlo alle mie spalle a tutti ma mai in faccia a me. Che sono io che ho rovinato Daniel e se ne va per colpa mia, perché è difficile essere il mio compagno di squadra. Fottiti, stronzo. Non sai niente di me, un cazzo. Ma non hai le palle di dirmi queste stronzate in faccia, non hai le palle di assumerti le tue responsabilità del cazzo. Fanculo! 
In cooldown spiego a Lewis cosa è successo poiché gli è venuta voce che ho litigato con Esteban e siccome lui ha visto in diretta l’azione incriminata di cui ha approfittato per superarmi, ne parliamo e cerca di calmarmi e farmi capire che non era vietato fare quel che ha fatto lui, è solo che l’ha fatto male. Questo non mi aiuta minimamente perché mi ha rovinato la gara e Lewis aggiunge che tutti fanno stronzate in pista e che non si può perdere la testa per questo. È maturo e sta cercando di calmarmi e penso abbia anche ragione a dire quel che dice con tutta questa tranquillità, però voglio ancora colpire Esteban con un pugno, ma mentre mi parla capisco che ha oggettivamente ragione.
Una parte di me lo realizza ed in qualche modo ottiene ciò che cercava e mi calma. La voglia di spaccargli la faccia è sempre lì, ma in realtà adesso i nervi sono più calmi. Forse è l’effetto del campione che cerca di calmarti e magari è anche perché lo ammiro, ma finisce che la smetto e lascio veramente perdere. 

- Tu non hai mai esagerato e perso la testa subendo un evidente torto in pista che poteva essere evitabile e che ti ha rovinato la gara impedendoti di vincere? -  chiedo a Lewis mentre andiamo alla conferenza post gara. Puzziamo ancora di champagne come distillerie e siamo appiccicaticci, ma sto decisamente meglio e non perché ho bevuto, è solo che ho scaricato un po’ i nervi festeggiando, ma li sento sempre lì sotto la pelle. Tesi. Sul punto di esplodere di nuovo. 
Lewis mi guarda sempre con aria estremamente controllata e serena, alza le spalle camminando accanto a me per i corridoi verso la sala conferenze. 
- Certo, ma siamo diversi. Io e te reagiremo sempre diversamente, non puoi fare paragoni. 
- Non hai mai esagerato nelle reazioni? - insisto stupito. Sono convinto che non può essere così come dice, tutti reagiscono male a qualcosa. Ricordo nel 2016 grandi litigi con Nico Rosberg e sembra pensare proprio a questo, glielo leggo nei suoi occhi neri che hanno un guizzo di dolore e rimpianto. Per un momento il suo leggendario controllo si fa sottile e sembra quasi facile leggerlo. 
- Sì, ma più per questioni personali. E comunque siamo diversi, le nostre reazioni esagerate sono comunque differenti. Tu vai di rabbia, io chiudo completamente i ponti o al massimo sbotto davanti ai microfoni. 
Continuiamo a camminare verso la sala affiancati da Kimi che è ben davanti a noi e si fa i cazzi suoi come sempre. Io non so perché, ma mi sento di aver bisogno di questa conversazione con lui e a questo punto mi viene in mente un’altra cosa che forse dovevo tenermi per me. 
- Con Seb però non li hai chiusi, i ponti. 
So che intendeva Nico, la loro storia è di dominio pubblico ed anche se io non sono interessato agli altri, ho avuto Daniel che lo è anche per me e mi ha spiegato tutto. Perciò so anche se non mi interessava. 
Però mi è venuto in mente il famosissimo scontro fra lui e Seb a Baku 2017, non hanno litigato davanti a nessuno, ma ai microfoni si sono sparati merda a vicenda, a modo loro e con una certa diplomazia, ma era chiaro che erano totalmente in rotta e si davano le colpe a vicenda. Poi dopo mi pare almeno una gara di gelo, come per magia sono tornati adorabilmente amici. È stato inevitabile non notarlo, anche se non avessi avuto Daniel a farmi notare ogni dettaglio perché è un chiacchierone ed è amico di entrambi, me ne sarei comunque accorto. 
Ormai siamo arrivati in sala e prima di entrare lui fa un sorrisino stranissimo, consapevole ed enigmatico. Non mi fa capire un cazzo, ma so che alludeva a qualcosa che non mi dirà mai. 
Questo sorriso strano mi rimane piantato nel cervello e mi stupisce, ma infine entra e non risponde a questa cosa di Seb. 
Perché con Seb non hai chiuso e con Nico sì? Era Nico il tuo amico d’infanzia, se c’era qualcuno da perdonare era lui, no? 
Ma non ne so proprio un cazzo ed anche se di solito non me ne frega, è la prima volta che vorrei invece sapere, ma penso che non otterrò mai risposta a questo. 
Perché mi colpisce questo dettaglio? 
Forse perché ho percepito qualcosa, non l’ha detto, ma è come se l’avesse fatto.
Seb è Seb, è diverso. 
Mentre ci penso sedendomi nella sedia dietro al tavolo piloti, mi viene in mente Charles che ancora mi ignora o mi evita, anche se è un’associazione che non ha razionalmente senso. 
Seb e Lewis non si erano mai odiati, hanno avuto un problema che sembrava serio, ma poi hanno superato la cosa e hanno stretto ulteriormente il rapporto. Io e Charles ci siamo sempre odiati, non ci sono rapporti da rovinare o ripristinare e non ha senso migliorarlo. Perché dovremmo migliorare qualcosa che non c’è mai stato e non ci è mai fregato un cazzo?
E senza rendermene conto, sono tornato a pensare a Charles.


La stagione 2018 finisce ad Abu Dhabi con una sensazione strana, quasi che fosse la fine di un capitolo della mia vita e l’inizio di qualcos’altro. Qualcosa di nuovo, ma anche di potente. Non me lo so spiegare bene, sento che dal 2019 le cose inizieranno a cambiare in qualche modo che non riesco ad inquadrare bene.
Il 2018 è finito, si andrà in vacanza e dal prossimo anno reset. Un altro anno, un’altra stagione, un altro compagno di squadra.
Pierre, il migliore amico di Charles. È in un certo senso come avere lui con me, sento la sua presenza all’idea di essere il collega di Pierre e la cosa mi stimola un entusiasmo che mi elettrizza. 
Forse è questo.
Dall’altro lato Daniel sarà in una squadra diversa, ma sempre in F1. Non è che la lascia e non lascia me. 
Ho vissuto gli ultimi mesi cercando di convincermi di questo e ripetendolo come un mantra, nonostante questo il nervoso è salito scaricandosi contro tutto e tutti costantemente. Ho litigato od ho avuto momenti tesi con chiunque ed in ogni circostanza e so che alla base di tutto c’è questa convinzione che Daniel in qualche modo mi stia lasciando. 
Ma forse non è lui che sta lasciando me, ma io che mi sto allontanando, anche se non voglio e provo sempre qualcosa per lui. Mi piace lui, fare sesso con lui, passare il tempo con lui. Eppure mi sento di starmi allontanando e questo l’ho realizzato solo quando ho provato istinti e voglie verso qualcun altro. 
Mi è piaciuto un altro ragazzo, ho avuto fantasie su di lui. Che poi il ragazzo in questione sia uno stronzetto bigotto e snob è un altro discorso, però se ci sarebbe stato, davvero non avrei tradito Daniel? Oppure se avessi avuto l’occasione giusta con la persona giusta?
Non posso rispondermi realmente perché finché non ti trovi in una certa situazione non puoi davvero sapere che faresti, perciò è inutile pensarci ora a posteriori. 
Però è un fatto che ha scavato in me nella mia consapevolezza. 
Sii onesto, Max. 
Stai vivendo questi ultimi giorni con Daniel in Red Bull come se fosse la fine della vostra storia non perché pensi che lui si sia stufato di te ed abbia solo cercato un modo per andarsene senza lasciarti veramente, ma sei tu che inizi ad avere bisogno di altro. Non necessariamente Charles, lui è stato solo il mezzo che mi ha aperto gli occhi.
Con la testa piena di adrenalina per la fine dell’ultima gara, il mio cervello mi trasmette verità scomode e rivelazioni inutili da ignorare, mentre espleto i doveri da terzo classificato. Le solite cose, insomma. Cose che mi piacciono e che non sono infastidito di fare. 
Festeggiare con la squadra che mi aspetta appena scendo dalla macchina, pesarmi, l’intervista in pista, la cooldown room con Seb e Lewis e poi dopo la festa sul podio.
Lewis ha vinto tecnicamente il suo quinto mondiale in Messico, ma oggi che la stagione si conclude lo vince ufficialmente ed avendo anche vinto la gara è felicissimo e su di giri come ci si aspetterebbe, come è normale. 
La fine perfetta per una stagione encomiabile. Nulla da dire.
È impossibile non ammirarlo, non solo per la guida assolutamente perfetta e la forza schiacciante che deriva da un insieme di fattori che si sono perfettamente incastrati fra loro, fra cui macchina mostruosa, team formidabile che per il proprio campione è disposto a tutto e pilota fortissimo. Lo ammiri anche perché ha sempre una sorta di aura che lo distingue dalla massa e dagli altri campioni. Non so come spiegarlo bene, è differente in qualche modo. 
Qua nella cooldown room con i due campioni più vincenti degli ultimi 10 anni di F1, finisco per sognare mentre chiacchiero con loro della gara e scherziamo insieme tutti felici. Sogno ad occhi aperti di essere qua fra loro, un giorno, con anche i miei mondiali vinti. 
Certa gente ti contagia, l’avevo già visto con Daniel che ha avuto un impatto positivo nella mia vita, ma adesso qua con questi due che si guardano con una complicità spiccata, è impossibile non lasciarsi coinvolgere. 
Mentre bevo e mi asciugo il sudore seduto nella mia sedia, in attesa di essere chiamati sul palco, li osservo che parlano con abitudine ed intimità che rivela un rapporto che va decisamente oltre quello che mostrano in giro. Non so come spiegarlo, è una sensazione che si insinua velocemente ed è precisa. Davanti al mondo sembrano due rivali che si rispettano e vanno d’accordo, ma qua c’è ben altro. C’è un rapporto davvero troppo complice e intimo. Non sono solo gli sguardi ed il modo di parlare, ma anche questo sfiorarsi continuo mentre chiacchierano allegramente. La sensazione è che se non ci fossi io farebbero ben altro. Mi torna alla mente in un flash veloce quella conversazione con Lewis in Brasile della settimana scorsa.
Il suo sorriso enigmatico riaffiora facendomi capire che c’era una ragione precisa al suo non aver tagliato fuori Seb dopo che l’aveva fatto infuriare in pista, una ragione che non poteva dirmi. 
Adesso mi rendo conto di qualcosa che non so tradurre precisamente, ma fra questi due c’è un rapporto ben diverso da quello che hanno con chiunque altro e che mostrano in giro.
L’intuizione è un istante e non va oltre perché veniamo chiamati fuori per la premiazione finale e tutto torna ad accendersi di entusiasmo, gioia ed ispirazione.
Ispirazione è il termine giusto perché appena ci danno il via libero per gli champagne, Lewis prende ed inizia a spogliarsi nel gradino più alto del podio e nessuno di noi due sa che diavolo ha in testa, ma io e Seb agiamo totalmente in sincronia e girandoci verso di lui, iniziamo a lavarlo in tandem e quando Lewis si toglie la parte superiore della tuta e la maglia e si gira di schiena indicando un tatuaggio fra i mille che ha sulla sua bella schiena scura ben allenata, noi ci occupiamo di lavarlo con cura e wow, caro Lewis. Questa scena è quasi porno, credo. Mi viene sete, sete di bere questo champagne ma non dalla bottiglia. Per un istante fatico a trattenermi dall’appiccicarmi nella zona lombare della sua schiena e leccare l’alcool dalle sue fossette sopra il culo. 
Però penso che Seb mi spaccherebbe la sua bottiglia in testa, ho questi pensieri che si susseguono velocissimi sotto forma di istinti inspiegabili che non so da dove derivino e perché io li abbia. Il più delle volte penso, dico e faccio cose che non so perché, ma le faccio comunque. Ad ogni modo non faccio niente se non continuare a bagnarlo e diciamo che me lo godo in prima fila contribuendo alle fantasia erotiche che in molti avranno dopo di questo. 
È la prima volta che guardo Lewis in questo modo e mi viene in mente quella volta con Charles a Singapore, ma poi tutto passa in secondo piano e subentra qualcos’altro, mentre lui si gira rimanendo a torso nudo e ci bagna a sua volta con lo champagne. 
C’è ispirazione. 
Ispirazione perché giuro a me stesso, mentre vivo questo momento che sa di epico e che mi dà alla testa anche per l’adrenalina oltre che l’alcolico che ho addosso, che un giorno sarò lì al posto di Lewis. Non a spogliarmi e farmi lavare da altri due piloti, ma a festeggiare un mondiale vinto da me. E non uno solo. Tanti, proprio come lui.
Non sarò mai un pilota perfetto come lui perché so bene di avere una guida aggressiva e sporca ma efficace, però sarò vincente come Lewis e proverò quel che sta provando lui.
È questa l’ispirazione che ho in questo momento.
È questo il mio solenne desiderio per me stesso, il primo che io provo veramente. 
So che l’ho desiderato altre volte, ma adesso è diverso. Adesso sono io a volerlo sul serio e non c’entra mio padre che non mi ha mai lasciato scelta spingendomi a correre perché semplicemente dovevo e basta. Adesso lo voglio anche io, come non l’ho mai voluto. In modo assoluto.
Guardo Seb e Lewis che si bagnano a vicenda ridendo come se per un momento il mondo intero non esistesse e mi sento di nuovo il terzo incomodo, come prima, e penso a me e Charles e ci sovrappongo a Seb e Lewis che in due hanno 9 mondiali e c’è questa alchimia speciale fra loro mentre festeggiano insieme. È un’immagine che il mio cervello non si tiene per sé. 
Charles ed io un giorno saremo proprio come Seb e Lewis.
Ecco l’altra ispirazione che mi regalano.
È un’assurda consapevolezza che forse ho perché sono su di giri fra la gara e lo champagne, anzi, è sicuramente così, ma è anche normale dopotutto. Charles è sempre stato il mio unico reale rivale. L’unico ed il solo sin da piccoli, perciò so che andrà così. Lo so e quando succederà, quando sarò su questo stesso palco a bagnarmi di champagne con lui e guardarlo con gli stessi occhi con cui Seb guarda Lewis, mi ricorderò di questo momento e penserò che avevo ragione, che lo sapevo che ci saremmo arrivati. 
E sarò felice.
Non vedo l’ora di esserlo.

L’abbraccio con Daniel è bello e sentito e mi stringe forte in mezzo agli altri della squadra per questa ultima festa insieme dopo la foto di gruppo di rito. È impossibile non adorare questo ragazzo, è solare e fondamentalmente buono. Lascia il segno nelle vite di tutti e non credo esista una persona sulla faccia della Terra a cui lui non piace. 
Mi stringe con entusiasmo e gioia come se per lui fosse finalmente un’enorme liberazione andarsene da qua, mentre per me è l’inizio della fine, ma non per colpa sua. Solo mia.
Lo so che è colpa mia, ma lui mi stringe così forte come se lo sentisse e volesse dirmi che invece non è come penso. Che non sta finendo. Che va tutto bene e continuerà ad andare bene. 
Io sono ebbro della gioia del podio e di quello che ho vissuto con Seb e Lewis e di un sogno strano ad occhi aperti con Charles, ma il suo abbraccio mi riporta alla realtà, qua in mezzo ad un sacco di gente dei nostri team riuniti.
Sta finendo qualcosa in ogni caso.
Che non sarà forse la nostra storia, o forse sì. Ma a prescindere, oggi qualcosa finisce e non è solo la stagione e la nostra collaborazione. 
Quando ci separiamo dopo un tempo infinito a stringerci con una tale forza da scuotermi sin nelle viscere, capisco che Daniel ha paura. È un lampo velocissimo, così tanto che appena mi separo pensandolo perché lui non mi ha mai stretto così tanto e c’è qualcosa di diverso in questo abbraccio, vedo che invece sorride solare e radioso e credo sia una stonatura. 
Questa sua espressione allegra stona con l’abbraccio profondo che mi ha dato, ma in un attimo veniamo strappati via perché altri ci abbracciano e si festeggerà un bel podio ed un finale di stagione che comunque ha portato a buone soddisfazioni.
La cosa viene solo messa momentaneamente da parte, la tirerò fuori dopo, quando alla fine di tutta questa festa di fine anno saremo di nuovo io e lui da soli. Lo tirerò fuori e gli chiederò cos’ha, di cosa ha paura, perché sarò uno stronzo insensibile, ma certe cose le sento perfino io e se le sento significa che sono proprio evidenti. 
Glielo chiederò, anche se lui risponderà con uno splendido sorriso dei suoi che mi dirotterà dove vuole. Probabilmente fra le sue gambe, sul letto, in orizzontale. 

In quella posizione ci arrivo dopo numerose ore, varie mangiate, bevute e divertimenti che sono andati avanti per gran parte della nottata qua ad Abu Dhabi per chiudere la stagione e festeggiare il mio ultimo podio dell’anno. 
Fra le sue gambe a succhiare il suo meraviglioso cazzo perfetto che è anche mio e poi a divorargli la schiena dopo che l’ho prepotentemente girato senza ragionarci un secondo. 
Come sempre quando sono con lui mi lascio trasportare, in certi momenti più di altri. Dipende dalle mie condizioni mentali, se sono alterato o particolarmente eccitato. 
Oggi non so da cosa dipenda, ma quando lo metto a pancia in giù gli salgo sopra ed inizio a leccargli la schiena e mordicchiarla sulle parti più sporgenti come le scapole per poi concentrarmi nella zona lombare, sulle sue fossette. È mentre sono qua a leccargliele, che sento per la prima volta il bisogno di prevalere e di entrare. 
Ma succede per un motivo preciso. Ho un déjà-vu che non catturo bene, ma non mi fermo di certo. Lo prendo per i fianchi e lo tiro in modo da farlo sistemare a carponi davanti a me, una volta che mi occupo bene anche del suo buco inviolato, Daniel sussulta e dice qualcosa che non registro. Forse è un ‘Wow!’ O qualcosa di simile.
Finché vado di lingua e dita è bello, lo so che è bello. Sono sempre stato straordinariamente passivo, ma stavolta voglio fare di più. 
Me lo voglio mangiare proprio, così lo faccio fino a che non mi sembra sufficientemente bagnato, aperto ed in godimento. Perché so che questo buco è in realtà un interruttore e quando te lo premono ti dà alla testa, perciò lo sento gemere e contorcersi perché vorrebbe toccarsi e venire, ma al tempo stesso vuole venire scopando, ma quando si è qua a questi livelli, quando hai la lingua e le dita di qualcuno dentro so bene cosa succede nel proprio cervello e nelle proprie viscere più profonde. Vuoi che quello che ci ha messo le dita e la lingua, dentro di te ci metta anche il suo cazzo, così dopo essermelo strofinato con la mano bagnata di saliva, lo prendo ed entro con una spinta decisa e senza esitare.
È la mia prima volta da attivo e mentre mi sistemo meglio lasciandogli il tempo di abituarsi a me, perché so che serve, il mio sguardo si fissa sulla sua schiena allenata e ben formata grazie alla palestra che fa e alla sua struttura fisica ben dotata. 
Di nuovo il deja-vu, veloce ed incandescente. E poi realizzo che non è un deja-vu, ma un ricordo preciso. 
Sul podio, poche ore fa, ho fantasticato pornograficamente sulla schiena di Lewis, sul leccare lo champagne da lì. Mi chino mentre aspetto si rilassi e di potermi muovere, gli lecco e gli mordicchio di nuovo la sua e quando lo faccio lo sento finalmente sospirare e rilasciare le natiche che stringeva come un matto fin quasi farmi male. 
Quando lo fa lascio cadere della saliva per lubrificare ancora e inizio a muovermi sempre continuando a fissare la sua schiena a cui sovrappongo quella di Lewis scura, tatuata e a dir poco perfetta, dove il bianco della schiuma dello champagne contrastava magnificamente. 
Che voglia di bere da lì. Che voglia. Mentre ci penso aumento le spinte e finisce che chiudo gli occhi ed immagino di stare scopando con Lewis. Non riesco a frenarmi e come ogni volta faccio e basta e aumenta tutto, le mie spinte, il ritmo, la foga e l’intensità. Aumenta tutto al punto che Daniel viene sotto di me, fra le mie mani, e poco dopo vengo anche io, sempre con il cervello fisso su Lewis. 
È la prima volta che fantastico su di lui, anche se devo dire che probabilmente è in questo momento al massimo della sua forma fisica. Ha avuto un’evoluzione netta e sempre migliore. Un giorno forse sarà meglio di ora anche se mi sembra difficile, ma adesso è semplicemente impossibile non notare che è un gran pezzo di ragazzo, così come Charles. 
Ripensando a lui mi torna l’altra volta che ho fantasticato su qualcun altro scopando con Daniel e il senso di colpa mi investe come una trave che mi si spacca in testa e mi traumatizza.
Rimango fermo sfinito su Daniel e sulla sua schiena, lo cingo da dietro e gli respiro sudato ed ansimante addosso. Daniel è qua fermo in condizioni non migliori, entrambi più di là che di qua. 
Ci prendiamo del tempo per respirare, per tornare in noi, per capire. 
Capire che ormai sta diventando sempre più frequente il mio pensare ad altri mentre scopo con lui, il mio desiderare altri, il mio notarli. 
Non avevo mai guardato nessun altro, né considerato bello o attraente. Figurarsi immaginarmi a trombarli e poi addirittura venire mentre lo faccio con Daniel. 
Sta cambiando qualcosa, mi dicevo prima tagliato il traguardo e con l’adrenalina a mille. 
Ma non ero preciso. È vero che sta cambiando qualcosa, ma non è qualcosa. Sono io.
Io sto cambiando e penso che quel che percepivo prima da Daniel, quell’incertezza in un abbraccio troppo forte, sia questo. Lo sente anche lui che sto cambiando. Perché dopotutto mi conosce meglio di chiunque altro e se sono riuscito a piacergli quando al mondo non sono mai piaciuto a nessun altro, significa che è un asso nell’andare oltre le apparenze, di qualunque tipo e di chiunque. Lui ha sempre visto in me quello che c’era qua sotto, cose che sono un mistero perfino a me. Perciò lui semplicemente è avanti. Sa già cose che io inizio ad intuire solo ora. 
Improvvisamente realizzo che è meglio che non ne parliamo. Prima volevo farlo, volevo finire a letto con lui e poi costringerlo a dirmi di cosa aveva paura, perché prima ce l’aveva. 
Ma adesso che ho capito da solo, realizzo che non voglio saperlo, non voglio sentirlo, non voglio parlarne. 
Perché non saprei cosa dirgli e non mi piacciono i cambiamenti o forse non sono pronto. È che lui mi ha restituito la vita in un modo così fantastico che pensare a cosa sta per succedere, a quel che sta per finire non certo per volontà precisa di qualcuno, ma solo perché è così che sta andando e basta... beh, mi rattrista e scivolando giù dalla sua schiena, mi lascio cadere sulla mia allargando le braccia e respirando a pieni polmoni. Gli ormoni del piacere in circolo mi mantengono in pace ed in estasi; Daniel si gira e mi si mette accanto, con fatica sposta il braccio in modo da agganciare la mia testa, me lo sistema sotto il collo e mi attira a sé baciandomi la tempia. Io mi lascio fare docilmente capendo che non siamo ancora del tutto pronti per parlarne e affrontarlo, ma che accadrà. Ormai presto o tardi accadrà. 
Fra noi sta finendo. 
E forse quella frase banale alla fine è tale perché è vera.
Le cose belle prima o poi finiscono.”


Note: il litigio con spinte fra Max ed Ocon è reale, tutto il fastidio che Max nutre per lui l'ho aggiunto io. Oltretutto questo è il modo in cui Max vede Esteban, ma non è detto che corrisponda a verità perché le visioni che abbiamo di qualcuno sono spesso personali, diciamo. Questo per dire che non considero il povero Esteban uno stronzo, era solo una cosa ai fini della fic. La questione del parallelismo con Seb e Lewis mi serviva per ovvie ragioni future, mentre questo trip sessuale che Max ha per Lewis è una cosa che ho voluto inserire perché quando guardavo la famosa scena dello champagne pensavo di voler essere lì a berlo dalla sua schiena e mi piaceva l'idea che Max avesse la stessa fantasia, l'ho quindi usato per fargli capire che iniziava ad allontanarsi da Daniel. Alla prossima. Baci Akane