18. PEZZO DOPO PEZZO

sorriso
/Max/

“Avere davanti Pierre è la cosa più strana che mi sia mai capitata. 
Ho corso contro Charles per la gran parte della mia infanzia ed adolescenza, è sempre stato lui il mio diretto rivale se non l’unico, ai tempi del karting, però poi una volta passati alle monoposto ci siamo persi di vista professionalmente parlando. Adesso siamo entrambi qua, ma l’anno scorso non l’ho quasi mai incrociato, lui in Sauber ha fatto miracoli, ma non è mai stato competitivo con me. Quest’anno che passa in Ferrari sarà sicuramente un’altra cosa. 
Più si avvicina il momento di affrontarlo, più ne sono contento ed esaltato. Non vedo l’ora di riprendere i nostri discorsi interrotti. L’ultima volta l’ho battuto io e so che non l’ha dimenticato, perché può ignorarmi quanto vuole perché non gli piaccio, ma so che detesta che io gli stia sopra e appena avrà l’occasione mi metterà i bastoni tra e ruote. 
Non vedo l’ora che arrivi concretamente quel momento, lo voglio da matti. 
Ho avuto tante gare interessanti e lotte serrate in F1 e sono contento di correre, sono anche finalmente convinto di percorrere questa strada per me stesso, per realizzare il mio sogno e non quello di mio padre. 
Però quest’anno che c’è Charles in Ferrari per me è diverso. So che in pista mi tornerò a divertire come ai tempi del karting. 
L’esaltazione giorno dopo giorno che si avvicina la prima gara ufficiale dell’anno è elevata e quando in Milton Keynes incontro Pierre come mio nuovo compagno di squadra, mi ritrovo a ripensare di nuovo a Charles desiderando solo di riaverlo davanti nella sua bella macchina rosso fiammante a tentare di superarmi e battermi mentre io faccio altrettanto.
È inevitabile pensare a lui stando con Pierre, per lo meno per me. 
È da Singapore che quell’idiota non mi parla e mi ignora e se capita lo fa solo con parole di circostanza. Una fastidiosa cordialità che rifila a tutti. Ma io non sono tutti e so benissimo cosa è successo quel giorno.
Non so perché, ma lui era diverso e ci siamo guardati in un altro modo. Ci siamo piaciuti, c’è stata attrazione ed imbarazzo da parte di entrambi e lui quella sera, davanti alla mia camera, aspettava che lo baciassi, ma quando ho tentato Charles si è spostato e si è cagato sotto. Però il fatto che non abbia avuto le palle di rimanere fermo e farsi baciare, non significa che non lo volesse. È solo scappato da quel desiderio. 
Magari quella sera era su di giri. Era fuori con Pierre, magari festeggiavano la firma recente con la Ferrari.
Il fatto stesso che fossero fuori da soli come una coppietta e che negasse di esserlo, mi ha lasciato perplesso. Inizialmente non ci credevo. Si vede che hanno un rapporto speciale, anche un cieco lo vedrebbe, però ricordo che quella sera poi non sono entrati nella stessa camera. Può essere che l’abbia fatto apposta. Io e Daniel eravamo lì. Anche se Charles sa di noi, non significa che voglia magari farci sapere di loro. 
Con Pierre prendo subito mano, in realtà è difficile il contrario, è l’opposto di Charles. 
È assolutamente socievole e allegro, molto alla mano e finisci per chiacchierare facilmente con lui. Il rapporto è da subito bello e si capisce che è del tipo che se gli fai una domanda non riesce a non rispondere sinceramente. 
Se glielo chiedessi, potrei credere a quel che dice. Non è uno stronzetto rigido e controllato come Charles. Pierre sicuramente non tiene la bocca chiusa. 

Ci metto poco ad attaccare e a fare la mia mossa. 
Approfitto di una delle cose organizzate da Red Bull prima dell’inizio effettivo della stagione, in questo caso siamo in quello che si chiama ‘Bulls on Ice’ un evento del 4 febbraio a Biddinghuizen, in Olanda. Credo che sarà divertente perché si tiene su una pista ghiacciata in mezzo alla neve e correremo sui go-kart. Perciò prevedo di tornare facilmente quel bambino che non è mai cresciuto, specie perché dall’altra parte non c’è una persona che mi sembra invece tanto più adulta.
Mi ci vuole poco per capire Pierre anche se non abbiamo mai avuto particolarmente a che fare uno con l’altro. Io frequentavo più le gare di Charles nei karting, mentre Pierre era su altre, poi quando sono passato di categoria non l'ho mai incrociato. 
Quando è passato in Toro Rosso ci sono state più occasioni in cui siamo stati insieme perché Red Bull e Toro Rosso organizzano spesso eventi insieme per i loro piloti, non è frequente ma capita, perciò sapevo già che tipo è e ci eravamo già trovati a ridere insieme demenzialmente, aiutati ovviamente ampiamente da Daniel.
Perciò è facile connettermi con lui per quel che è necessario, specie perché siamo ‘fuori casa’ e com’è consuetudine per certi eventi di giornata siamo arrivati il giorno prima pernottando insieme nella stessa camera. 
In F1 non si dorme quasi mai insieme, ma può capitare se ci sono eventi extra al di fuori delle settimane di gara. Tanti di questi io e Daniel ne abbiamo approfittato, lo farò anche con Pierre sebbene non nello stesso modo in cui ho approfittato con Daniel.
Penso inevitabilmente a lui, alle volte in cui ci mettevano in camera insieme perché erano cose da due giorni e ci rifilavano un’economica camera matrimoniale al posto di una con due letti singoli. Ci è capitato di tutto in questi anni insieme, pochi rispetto a quelli che avrei voluto fare. 
Era divertente, eravamo spensierati, eravamo matti ed incoscienti e ci buttavamo. Quante scopate in quelle occasioni. 
Sorrido malinconicamente con tanto di sospiro rumoroso, mentre guardo la camera così simile a quelle che usavamo noi. Il letto grande al centro, la porta finestra che si affaccia su un balcone a vista sul paesaggio circostante che sa di montagna. Oggi c’è la neve ovunque, è stupendo, anche se fa freddo. Con Daniel saremmo a tirarci la neve addosso e congelarci per poi fare un bagno caldo insieme. 
- Tutto ok? - la sua voce gentile mi arriva a riscuotermi e lo guardo spalancando gli occhi con evidente shock nell’avere lui qua con me e non Daniel, sorrido forzatamente e forse sono come sempre troppo espressivo. 
- Sì... ripensavo alla prima volta in una camera simile a questa con Daniel... - colgo al volo l’occasione. Mi siedo sul letto senza guardarlo, poi al suo silenzio mi giro e lo guardo, presumo con aria un po’ di sfida, come a spingerlo a criticarmi o a fare facce derisorie. Sono pronto a tutto, per un momento. Ma lui sorride lieve e si stringe nelle spalle sedendosi dalla sua parte. 
- Immagino ti manca... - dice con delicatezza saltellando sul letto per vedere quanto è morbido. La sua voce non tradisce impressioni negative, anzi. È davvero gentile. Così, senza rendermene conto, mi sembra di cadere io nella sua trappola anche se non penso che l’avesse progettata. 
- Un po’... non pensavo, in realtà. Non ci siamo lasciati, ma è da quando ho saputo che voleva andarsene che l’ho presa sul personale pensando che volesse scappare da me. Ci siamo detti che non è così, ma penso che in realtà la sto vivendo proprio male. 
Non volevo fargli pietà né essere compatito, appena parlo mi rendo conto d’averlo fatto troppo e mi maledico per non aver pensato un cazzo prima di aprire la mia maledetta bocca troppo grande che fa dei pompini grandiosi. 
- Penso avete solo bisogno di abituarvi al nuovo assetto, no? 
Dovrei approfittarne, dovrei proprio, è il momento giusto, ma mi sento messo all’angolo. Sono un idiota. Mi sento come uno lasciato dal proprio ragazzo, ma sento che sarò io a lasciarlo appena troverò il coraggio. Perché una volta che capisco una cosa, non riesco a trascinarmi. Finirò per parlare con Daniel anche se non voglio ferirlo. 
- E tu? - sbotto improvvisamente cambiando drasticamente discorso com’è nel mio stile quando non voglio parlare troppo di me. 
Lui è dietro di me e non lo guardo, ma al suo silenzio mi giro torcendomi tutto come facessi stretching per la schiena, contemporaneamente si gira anche lui, più lentamente e con un’espressione stranita e cauta. 
- Io cosa? - chiede circospetto. C’è qualcosa da dire che non sa se può dire e sta cercando di capire se ormai già so, perciò dipenderà da come me la gioco. 
- Con Charles? Ti manca? Non siete mai stati compagni di squadra, perciò so che è diverso, ma... - ma mi sto fottutamente incartando, brutto idiota! 
Sto pensando a come rimediare ma per fortuna lui casca facilmente nella mia trappola avvampando. 
La sua faccia assume così tante colorazioni di rosso che ho appena trovato la mia risposta e scatto in piedi come una molla per guardarlo meglio pronto ad attaccare, ma dalla porta bussano. Appena sento la voce di chi ci ha accompagnato e che sta contribuendo all’evento della Red Bull, impreco alzando gli occhi al cielo e Pierre approfitta per scattare a sua volta ed andare ad aprire. Com’è ovvio ci dicono che è ora di cena e di andare se siamo pronti, al che Pierre annuisce svelto dicendo che lo siamo, prende il telefono e sfila via come se l’avessi appena molestato. 
Io rimango a guardare la porta aperta davanti cui c’è Marina che ci fissa perplessi. 
- Ma che gli hai fatto? - mi chiede. 
Io mi stringo nelle spalle. 
- Assolutamente niente! - ma mi rendo conto da solo che non sono convincente e lei scuotendo la testa mi precede fuori. 
Beh caro Pierre, è solo rimandato il discorso. Sappilo! 

La notte è anche meglio perché ci vede dopo cena seduti in terrazza a sorseggiare una birra del posto. Non sono un alcolizzato o non potrei avere certi rendimenti e soprattutto mio padre mi truciderebbe, ma non disdegno una bevuta ogni tanto se si può e c’è l’occasione. 
Adesso si può visto che domani dobbiamo salire sui go-kart per un evento senza importanza e che comunque parliamo solo di una birra. 
Ci sistemiamo nel terrazzino dove ci sono due sedie comode con lo schienale che scende un po’, un tavolino in mezzo per appoggiare le bibite e noi qua, insieme, con le gambe allungate davanti a noi a guardare il buio che si estende con un’intensità inquietante. 
Siamo con le giacche perché ai primi di Febbraio in Olanda fa freddo eccome. I fiati si condensano ed intorno a noi non si vedono luci. Non c’è vita qua e di conseguenza è tutto nella più totale tranquillità. Diversamente saremmo usciti, forse, anche se non so se Marina ce l’avrebbe permesso. Domani si comincia presto perché viene buio presto e poi il freddo ci demolisce. Già adesso mi rendo conto che senza la luce del giorno è impossibile stare, infatti ridendo commento l’idea della birra fresca. 
- Forse era meglio un thé caldo! 
Pierre ride, mi sembra più rilassato. Forse pensa che io mi sia dimenticato di quel discorso interrotto; a cena sono stato sorprendentemente allegro e l’ho fatto ridere e lui ha contribuito senza tirarsi indietro. 
- Forse sì! - ridiamo entrambi e così dopo che ho stemperato la tensione che comunque già non c’era più da un po’, faccio i cerchi con il fiato condensato. Ovviamente mi vengono delle palle informi che gareggiano con quelle ancora più informi di Pierre. 
- Ma perché diavolo siamo qua fuori, si può sapere? Non si vede un cazzo che è tutto buio per distese infinite, il freddo ci uccide... 
Pierre attacca a lamentarsi ed io non posso che dargli ragione, così abbandono la birra fuori, che seppur buona è davvero troppo fredda in questo freddo e finirebbe che ci viene una congestione, e mi alzo di corsa entrando come se facessi una gara. Vedendo che scappo dentro Pierre non si fa pregare e con un: - Oh finalmente! - mi imita chiudendosi la porta vetri alle spalle. 
Il caldo della camera ci schiaffeggia e ridiamo come idioti rimanendo fermi per un po’ a scaldarci le guance ed il naso rossi, lo facciamo scuotendo la testa come ad insultarci. 
- Non so, mi sembrava una bella idea la birretta finale! - mi difendo ridendo e lui scuote la testa. 
- La prossima buona idea la tiro fuori io, ok? 
Con questo annuisco e gli tendo la mano che lui colpisce con un cinque mentre ridiamo ancora. 

Alla fine riattacco solo una volta che siamo a letto e che sono completamente sicuro che lui ormai si è rilassato e che ha dimenticato quella bella domanda tattica.
Entrambi col pigiama e stesi sotto il caldo piumone del letto, mi giro verso di lui e lo guardo mentre cambia canale in televisione nella speranza di trovare qualcosa di interessante da guardare, magari una partita del suo adorato PSG. Per il resto è tutto buio nella camera, c’è solo la flebile luce del televisore. Sono totalmente disinteressato a quello, sto fissando impunemente Pierre ed il suo bel profilo regolare, i suoi lineamenti delicati e gradevoli. Lo trovo un bel ragazzo e gli piace curarsi. Adesso si è fatto un po’ di maches chiare sui capelli castani, si tiene un filo di barba sul viso che gli dona ed è davvero un bel ragazzo. Sicuramente più di Daniel. Ma è a lui quella volta a cui sono saltato addosso. 
Ed è Charles che ho provato a baciare senza successo. Beh che non è un paragone attendibile, Charles è bello. È veramente bello. Non fa testo. E nemmeno Lewis perché è bello anche lui, ma forse sono solo gusti. 
In ogni caso concordo sul fatto che anche Pierre sia bello, ma non me lo farei. 
- Sei inquietante Max. O mi dici che diavolo vuoi da me o ti soffoco col cuscino! Sappi che non posso dormire se uno mi fissa! 
Ma lui non è decisamente Charles anche se è culo e camicia con lui, perché Charles avrebbe ignorato il mio fissarlo, lui invece lo sottolinea e lo prende di petto. 
A questo punto faccio un sorriso maledetto mentre rimango steso sul fianco rivolto sfacciatamente verso di lui. Mi rendo conto che sembra ci stia provando con lui, ma non è così. 
- Stai con Charles? 
Diretto. Più diretto che mai, più di prima, più di quello che pensavo di essere. 
Eh, sono fatto così. Non mi controllo mai, non filtro. 
Pierre spalanca gli occhi molto spontaneo ed io rido, nemmeno lui ad auto controllo è messo bene!
Alla fine gli prendo il telecomando e chiudo la televisione gettandolo poi sul comodino, mi tiro su sul gomito e appoggio la testa per guardarlo meglio. Lui rimane ancora un po’ a fissare lo schermo spento sperando in un miracolo, ma questa volta non arriva. 
Pierre dopo un po’ di silenzio si gira con gli occhi, ha l’aria terrorizzata ed io ho questo sorriso malefico stampato addosso. 
Per un attimo mi rendo conto che sono letteralmente a letto con Pierre anche se vorrei esserlo con Charles e mi chiedo come reagirebbe lui a sapere di noi così. 
- No, perché ti sei fissato con questa cosa? - finalmente mi risponde. 
- Oh, e ci voleva tanto a dirlo? - rispondo divertito come se non fosse niente di che. Per me non lo è davvero, ma leggo talmente bene nel suo viso espressivo che capisco anche quel che non vorrebbe dirmi. Ma finirai per farlo. 
- Non tutti parlano facilmente di certe cose. 
- Ben se in realtà sei cotto di lui e non vuoi che nessuno lo sappia! 
SBAM! MAMMA MIA COME SONO BRUTALE!
I suoi occhi sono ancor più nel dramma ed ora si gira del tutto verso di me per capire se sono serio. Lo sono. Il fatto che rido come un idiota non significa che non lo sia. 
- Ma... ma che diavolo stai dicendo? Mica ti sei bevuto tutto quella birra? 
- Oh andiamo, perché se dico o faccio certe cose tutti pensano che io sia ubriaco? - salto su fintamente offeso, Charles quella sera aveva detto la stessa cosa quando ho provato a baciarlo. 
- Perché sembri ubriaco! La gente normale non dice e non fa certe cose! - mi rimprovera lui isterico più per spegnermi che altro. Ma io rimango tranquillo steso sul fianco a fissarlo senza mollare il punto della questione. 
- Dunque fammi capire bene. Siete amici d’infanzia, tu hai una cotta per lui ma non state insieme, giusto? - e questi sono solo i fatti concreti. Poi ci sono quelli che Charles non rivela a nessuno e non possiamo saperli. 
Pierre si morde il labbro e quando sta per lesionarselo, attacca col le unghie che forse finirà per farsi sanguinare. Sta un po’ ad annuire e ammetterlo. 
Ma non riesce a parlare, perciò continuo io molto soddisfatto di questo mio risultato. 
Almeno ho chiarito che a Pierre piace Charles ma che non stanno insieme. 
Sì bravo, ed ora che ci faccio con questa informazione preziosa? 
Sto sempre con Daniel e poi Charles non ci starebbe mai con me, mi detesta. Ha avuto alcuni brevi sprazzi di ben disposizione nei miei confronti, ma forse era su di giri. 
- E lui? - glielo chiedo lo stesso anche se so che è stupido farlo. 
- Che cazzo ne so, chiedilo a lui! - la sua risposta è stridula ma penso che spera lo faccia. Io ridacchio e mi immagino l’ipotetica scena. 
- In realtà l’ho già fatto. A Singapore quando vi ho beccato insieme in giro gli ho chiesto se stavate insieme e lui ha detto di no. 
Ricordo vagamente la conversazione, ma so che il succo era questo. Mi ha risposto in modo per nulla convincente. 
Pierre spalanca gli occhi ancora e smette di torturarsi le unghie e le pellicine che sanguinano ed ora succhia. 
- E perché glielo hai chiesto? - non si stupisce della sua risposta, lo noto subito. 
- Perché lo sembrate. Avete un rapporto che spicca. - spiego subito con estrema facilità. 
Non so se arrossisce, ora è davvero tutto buio, ci vediamo come delle ombre con dei contorni, ma non ci vediamo realmente. Stiamo fermi così come siamo finché Pierre non scivola giù con la schiena e si mette sul fianco verso di me. Abbasso il braccio e mi metto più comodo con la testa sul cuscino. Intravedo la luce dei suoi occhi chiari, deve essere emozionato a questo discorso. 
- Davvero lo sembriamo? 
- Non sei stupito della sua risposta? 
Pierre scuote il capo. 
- So bene cosa prova e pensa Charles. Non è pronto per fare questo passo con me. È vicino a buttarsi, una parte di lui vorrebbe, ma poi è sempre frenato ed io non posso forzarlo. Sono cose che devono avvenire da sole. 
Intanto non sono d’accordo, io sono uno che forza la mano, ma è questione di modi di essere. Comunque quel che mi fa drizzare i peli del corpo è la rivelazione sul fatto che ci sono andati vicino. 
Vicino in che senso?
In un istante io devo saperlo. Devo assolutamente sapere cos’è successo.
- Vicini quanto? 
La mia bocca si muove prima di poter realizzare se sia veramente il caso di fargli queste domande indiscrete. Chi cazzo siamo uno per l’altro? Perché dovrebbe dirmelo?
Pierre però non è così ostico e si apre facilmente, quasi che non vedesse l’ora di poterlo fare.
Se solo sapessi che in realtà ho provato a baciare il tuo non-ragazzo. 
- Beh, qualche bacio, ma solo in momenti in cui lui era fuori di sé per notizie che l’hanno sconvolto. Una volta quando ha avuto il lutto di suo padre e l’altra quest’anno quando gli avevano detto che lo prendevano in Ferrari.
Quando lo dice mi si accende una lampadina. Pierre sta parlando molto più di quel che avessi sperato e non devo nemmeno incentivarlo, ma nella mente tutto si apre, il quadro si sta formando e sto capendo quello che finora era un mistero. 
Quella sera era davvero su di giri come avevo immaginato. Per la Ferrari. Aveva appena firmato. 
- Ah, perciò Charles è così. Se è fuori di sé diventa molesto? E come mai? Anche se fosse gay questo non mi sembra normale...
Non so come fa Pierre a non chiedermi che cazzo mi interessa, non si fa domande, semplicemente risponde. 
- Sta iniziando a conoscere questo lato di sé. Non ha mai vissuto la sua adolescenza perché è sempre stato concentrato sulle corse, voleva rendere orgoglioso suo padre e Jules e così si è sempre soffocato. Ma ha sempre avuto il sospetto di avere tendenze, gli piaceva Jules in quel senso ma non ha mai voluto approfondire la questione. Lo sospettava, ma poi... beh, sai com’è andata. 
Quando lo cita e mi rivela questo dettaglio, è come se un altro tassello andasse al suo posto. 
- E sta realizzando di avere tendenze solo ora? - mi sembra strano, ma evidentemente ci sono quelli tardivi. Non che io sia stato più precoce. Forse non c’è un’età giusta per capire certe cose di noi stessi. 
- Quando allenta la tensione perché partono le emozioni forti, perde la testa e non si controlla. Si lascia andare. Una parte di sé vuole vivere questo suo lato che ha sempre represso, ma la testa non lo lascia mai in pace. 
La spiegazione di Pierre su Charles è così bella e completa che mi risparmia probabilmente mesi e mesi di studi, ma poi mi rendo conto che mi sto comportando come se avessi individuato una preda da attaccare. Non sarà mai così perché io a lui non piaccio. 
Quella sera ero solo nel posto giusto al momento giusto. Tutto qua. 
- Che tipo strano... - commento a fior di labbra vagando con lo sguardo nel buio della stanza, oltre la figura stesa di Pierre. Lui fa un sorrisino. 
- Puoi dirlo forte. 
Poi mi rendo conto di com’era iniziata. 
- Ma dunque con te solo qualche bacio e basta? E poi? 
Lui si stringe nelle spalle abbattuto sull’argomento, è pieno di speranza in merito e mi fa tenerezza. Anche se avessi l’occasione con Charles forse non dovrei. 
Comunque sto con Daniel, per ora, perciò è tutto un discorso inutile. Specie ora. 
- Beh, ha fatto un lavoretto di mano a tutti e due. 
Quando lo dice con un filino di voce imbarazzata mi chiedo per un momento perché non mi manda a cagare, ma poi il senso di quel che ha detto prevale e mi tiro su sul gomito shoccato. 
- Davvero? Ma allora lo sa benissimo di esserlo, non è che lo sta realizzando ora! E poi come fate a dire che non state insieme?
Pierre mi spinge con la mano sulla faccia atterrandomi bruscamente in stile wrestling e mi zittisce con la mano sulla bocca. 
- No, non stiamo insieme, è complicato e se non stai zitto ti soffoco! - finalmente mi mette a posto. Non che mi piaccia, ma mi chiedevo quanto ci avrebbe messo. Credo avesse veramente bisogno di parlarne con qualcuno e non sapeva con chi. Ma caro mio, l’hai fatto con quello che un giorno potrebbe essere il tuo rivale. Perché mi conosco e so che quando mi fisso su una cosa o una persona finisco prima o poi per farmelo ed ottenerlo. 
Mi tolgo la mano dalla faccia ridendo e rimango. 
- E tu invece sai benissimo di avere tendenze? 
- Io sono gay. Lo so molto bene da sempre credo. So gestirlo, ho sempre una ragazza accanto. Non farò mai coming out, ma per me non è un problema. È lui che pensa di non poter vivere certe cose di sé. 
Alzo gli occhi in alto e scuoto la testa. 
- Del resto è diverso per ognuno, non possiamo certo sindacare. - aggiunge subito. Io annuisco e alzo una spalla. 
- Sì, sì certo... però mi sembra abbastanza chiaro che gli piaci e che sta solo cercando il coraggio di saltarti addosso sul serio e mettersi con te. Si vede che avete un certo rapporto. 
Ripeto quel che gli avevo detto prima come a dire che avevo ragione, lui sospira sognante e mi fa sorridere per poi concludere con un emozionato: - Chissà! 
Da qui in poi cerchiamo di dormire e non ne parliamo più, non gli dirò mai che quella sera era scattato qualcosa fra noi e aspettava che lo baciassi e che l’ho quasi fatto. Lo ferirei ed improvvisamente Pierre non è fra quelli che vorrei ferire, così come Daniel. Perciò alla fine non è successo niente ed è andata bene così. 
Ma mentre mi volto dall’altra parte fingendo di dormire, mi rendo conto che questo bruciore nel petto è gelosia e fastidio. 
Perché con Pierre non ci sono stati problemi? Charles l’ha baciato, era su di giri e l’ha fatto. Con me quella sera lo era, lo stavo per baciare e non ha accettato. Ma poi come funziona?
Sarà mica normale che solo se gli capita qualcosa che lo fa uscire di testa si arrende ai suoi reali istinti. Beh, istinti che lo portano verso Pierre e non verso di me. 
Arrenditi Max. Anche se non stessi con Daniel, con Charles non accadrà mai niente. È una sua scelta precisa. Nemmeno se è fuori di testa, ci sta con te. È così e basta. 
Perciò fa pace con te stesso e va oltre che altrimenti ti ricopri di ridicolo. 
Sì, è proprio quello che farò. Anche perché poi a me che me ne fotte? 
Io ho Daniel!”


Note: La strana coppia, messi insieme solo per parlare di Charles. Avevo bisogno che Max scoprisse un po' di particolari intimi su Charles e poteva saperli solo da Pierre approfittando di quel periodo in cui sono stati compagni di squadra. Ho pure cercato se avevano avuto un evento insieme prima della stagione ed ho avuto fortuna. Ho cercato di scrivere il POV di Max con coerenza e considerare le cose che Max sa di Charles e di vederle come le vedrebbe lui, perché noi sappiamo che anche Charles ha avuto fantasie erotiche su Max, ma Max non lo sa e pensa che lo odi ed è una cosa essenziale. Alla prossima. Baci Akane