20. CONSAPEVOLEZZE

sorriso
/Max/

“Da quando ho iniziato in F1 ho avuto l’impressione che ogni stagione fosse una preparazione per quando sarebbe iniziata davvero. Quando ho finito lo scorso anno ho avuto una sensazione diversa, sul 2019 che stava per iniziare. Come se finalmente la preparazione fosse finita. 
La vera competizione è iniziata quest’anno, per me, ma c’è un motivo per questo. 
Il mio rivale è finalmente pronto per riprendere il nostro discorso. 
Mister ‘just an inchident’ è in Ferrari, ha una macchina sufficientemente competitiva e starà finalmente fra le palle a rompermi i coglioni e non riesco a pensare a niente che mi diverta di più. 
Quanto diavolo avevo aspettato il suo arrivo? Non me ne ero reso conto, quando è arrivato l’anno scorso ero contento, ma è ora che so di cosa si tratta. È ora che capisco cosa aspettavo. 
La competizione. 
Per me le corse sono belle perché sono competizioni, ma l’unica che io abbia mai considerato realmente degna di questo nome è quella con Charles perché è sempre stato lui il mio unico vero rivale, per tutta la vita non ne ho avuti altri ed ora qua in F1 naturalmente ne sono stato pieno, ma per me ormai è lui, è solo lui, è lui da sempre il mio vero rivale. Gli altri sono secondari, dei sostituti. 
Io so che è lui.
Quest’anno si comincia, magari non sarà sempre battaglia fra noi, magari a volte nemmeno ci incroceremo. La Ferrari non bazzica bene, così come la Red Bull, ma siamo più o meno sempre lì entrambi, pronti se c’è l’occasione e a spingere per trovarla. 
Adesso che lui è su quella macchina per me la F1 si dipinge di rosso, un rosso vivo, un bel rosso acceso che mi anima sin dentro. 
È stato fottutamente bello ricordargli che ero io il più forte e che lo sono ancora, ma so che lui pensa che sono vittorie effimere e non realiste. Non serve che mi parli, lo so bene cosa pensa. 
Lo guardo da lontano mentre Seb si complimenta con lui per la sua prima ottima gara, arrivare quinto non è male, è stato nelle prime 4/5 posizioni tutto il tempo, appresso al mio culo come una mosca fastidiosa, ma non mi aspettavo niente di diverso. 
La cosa più bella è stata la partenza. 
Non avevo altro in testa, sapevo che mi sarei dovuto totalmente concentrare su di lui che era praticamente accanto a me e così è stato, ha subito cercato di superarmi e per poco non ci è riuscito, ci è andato molto vicino, ma quando stava per passarmi l’ho superato io ed è stato fottutamente esaltante. Ho dovuto mettere dentro tutta la mia ferocia stando attento a non sbagliare perché so che lui non si sposta se siamo sullo stesso spazio. Gli altri con me tendono a stare attenti e a mollare un po’, è una cosa che so di cui approfitto per superare, ma so anche che con lui non ha mai attaccato. È stata una partenza maledettamente bella e so che non è stata la mia più bella in assoluto, eravamo quarto e quinto, ma è quella che mi è piaciuta di più perché era con lui. 
Non vedevo l’ora di averlo ruota a ruota e riprendere da dove ci eravamo interrotti e dimostrargli che sono diventato più bravo nel frattempo.
Sapevo benissimo che non avrebbe mollato mai. Durante tutta la gara è stato lì ad inseguirmi finché ha potuto ed io sapevo di dover puntare a Seb che mi stava davanti, altro con cui lottare non è mai facile, ma ero consapevole che dovevo farlo per raggiungere almeno il podio, però avendo sempre lui dietro di me non potevo distrarmi perché sapevo che non avrebbe mai mollato. Ci sono piloti e piloti. 
Alcuni gareggiano con te e se li superi ci riprovano a prenderti nell’immediato ma se non ci riescono se ne fanno una ragione e pensano alla loro gara, a non essere superati da altri, a fare tutto bene e magari sperano in un’altra occasione. 
Ma io lo conosco e so bene com’è fatto, il caro Charles. 
Gli è stato fottutamente sulle palle che io l’abbia superato all’inizio e che poi non sia stato in grado di riprendermi. 
Poi quando ho superato Seb che si è messo fra noi, non c’è stata più competizione e paradossalmente la mia gara è diventata normale, anche se dovevo sempre dare il massimo per non essere ripreso. 
È stato bello, è stato così bello che mi ha acceso la fottuta lampadina che mi ha fatto capire di cosa si trattava. 
Quella sensazione a fine stagione era lui. 
Adesso che è in Ferrari sapevo che avremmo ripreso coi nostri discorsi esaltanti e non mi ha deluso, anche se so che sarà anche meglio. Che deve solo abituarsi alla macchina, alla squadra e alle gare che si fanno da davanti, che sono diverse da quelle fatte con altre macchine, altre squadre e da dietro. 
Perciò se è già così buono alla prima con un bolide simile, so perfettamente che sarà anche meglio ed io sarò pronto a dimostrargli che anche io sono migliorato. 
È fottutamente bello, era quello che aspettavo appena arrivato in F1 e forse anche da quando ci siamo lasciati nel go-kart. 
Aspettavo lui, il mio unico vero rivale di sempre. Ognuno ne ha uno, la propria nemesi che rende più interessante la vita. Il mio è lui. 
Ti aspetto in Bahrein, Charles. 
Nel frattempo mi fiondo da Daniel e lo costringo a farsi consolare da me per la sua gara di merda. 
Non so se abbia fatto bene ad andarsene dalla Red Bull dove era una merda per lui ed andare in Renault dove è comunque una merda, almeno qua eravamo insieme. Nello stesso team hai un sacco di cose che fai insieme al tuo collega, specie i giovedì. Si può anche viaggiare insieme, spesso. L’abbiamo sempre fatto, era bellissimo. 
Non ne valeva la pena?
Capisco che sei un pilota, prima di tutto, ma non è che ha lasciato per un posto migliore dove ha più soddisfazioni. Spero per lui che sia solo la prima gara e che mi sbaglio, ma mi sa tanto che non sarà così. Che si è messo dalla padella alla brace.
Tuttavia con la mia tipica prepotenza gli salto addosso e me lo tiro nel primo posto utile, prima di permettergli di dileguarsi per conto suo. 
Non è vero che era uguale per noi e che non cambiava nulla.
Cambia, cambia eccome. Anche se ripensando a Seb e Lewis, sempre che poi sia vero che sono una coppia e che non ho avuto in realtà solo le visioni, non sembrano soffrirne.
Cambia realmente la separazione di squadra oppure è solo una scusa che sto accampando?
Magari c’entra il fatto che mi sono eccitato dopo la gara e pensando a Charles nello specifico. 
Mentre Daniel mi sbatte da dietro con poca voglia e ancora depresso e seccato, mi sento una merda a scaldarmi ancora una volta pensando all’altro. 
Un altro che non mi guarda in quel senso o che comunque non vuole, con cui non succederà mai niente per sua testardaggine e stupidità. Ma essere stupidi e testardi a quanto pare non mi smonta, specie se in gara mi dai tanto filo da torcere. 
Su questo vengo senza capire a che punto sia Daniel, né se alla fine ce la farà ad avere anche lui il suo orgasmo. Mi dispiace, Dany.
Ti sto facendo male senza che tu lo sappia. Sono una merda, sono proprio una merda. Com’è possibile? Come siamo arrivati a questo punto?
Quando Daniel impreca e ci rinuncia, esce e si ricompone dando un colpo col palmo contro la parete su cui appoggiavo io. Non è riuscito a venire ed ha deciso di porre fine al suo ‘supplizio’. Tanto io ero venuto. 
Mi giro rivestendomi in fretta e cerco di fermarlo dall’andarsene, devia il mio sguardo carico di rabbia e vergogna che capisco, mi sgancia il braccio e scuote la testa. 
- Lascia stare, per oggi va così. Non fa niente. Ho solo bisogno di un po’... 
Perché non sta andando come pensava, ha fatto una scelta difficile per sé stesso e sta già andando in merda. Purtroppo non posso fare nulla per lui se non sospirare e lasciarlo andare mentre i miei ormoni mi lasciano più tranquillo. Sono un fidanzato di merda. 


In Bahrein per la verità non mi stupisce la pole di Charles, la prima per lui in F1 ed in Ferrari che arriva appena alla sua seconda gara di quest’anno. 
È pazzesco di per sé, ma io sapevo che sarebbe successo perché è maledettamente pronto, molto più pronto di come lo ero io quando sono arrivato in F1 e poi in Red Bull.
Ci ho messo tanto ad abituarmi e a perfezionarmi, lui ci ha messo praticamente un cazzo. 
Ha già fatto la Pole. Al momento la Ferrari va forte, ma non è la macchina che vincerà il mondiale, tutti sanno che sarà ancora una volta la Mercedes, nessuno si aspetta che la Ferrari rimanga così buona a lungo, ma lui e Seb hanno fatto prima fila e per il momento significa che la macchina funziona quanto meno nel giro secco. Non è questo a sorprendere quanto che il più bravo dei due sia stato l’ultimo arrivato, Charles, e non il più esperto, campione mondiale, Seb. 
Per quanto sia stato un distacco minimo, è davvero sorprendente. Non solo questo, ma proprio che lui è di fatto al suo secondo anno qua in F1. 
È pronto, cazzo se è pronto. 
Ha sempre avuto un approccio alle corse diverso dal mio, ma il mio l’ha stabilito mio padre, non ho mai avuto voce in capitolo. Il suo ha deciso per qualcosa di più graduale che gli permettesse di essere pronto una volta arrivato. 
Io di fatto se non avessi avuto le spalle coperte da Marko Helmut mi avrebbero scaricato da tempo, però grazie alla sua protezione ho mantenuto il posto nonostante all’inizio non andassi bene ed adesso devo dimostrare che non hanno sbagliato a credere in me. 
So perfettamente cosa devo fare e com’è la mia situazione, ma Charles con la sua Pole finisce per distrarmi. 
Cerco di capire mentre fa le solite foto ed interviste con gli altri due classificati, Seb e Lewis, se sia felice. Parlano di record. Il pilota più giovane ad ottenere una pole in Ferrari ed il secondo in assoluto in F1, il primo per inciso era Seb. Queste cose non le so perché sono io a saperle, ma le stanno ripetendo a macchinetta gli altri intorno stupiti perché il risultato è notevole.
Charles come sempre è lì che sembra un pesce fuor d’acqua e sulle prime nemmeno fa finta di sorridere. Non so se nella sua testa crede di farlo ed in realtà non ci riesce ma non se ne accorge, oppure se ci ha direttamente rinunciato. 
Mi perdo a fissarlo mentre si mettono insieme per le foto e solo quando Seb gli parla e se lo stringe orgoglioso con un braccio intorno alle spalle super contento per lui, finalmente lo fa. 
Rimango colpito dal sorriso, è quasi perfetto ed è incredibile. 
Per un momento invidio Seb, ho un’invidia impossibile da spiegare, però è netta. Non è per la sua pole, e nemmeno perché sta lì in mezzo ai due migliori piloti dei nostri anni che voglio assolutamente superare. È un’invidia specifica e mirata a Seb. 
Perché l’ha fatto sorridere. È un sorriso decente, molto carino, in realtà. 
Non il suo migliore, ma è come se finalmente l’avesse svegliato dal suo sonno e gli avesse fatto capire che ha ottenuto un risultato straordinario e che deve esserne felice. 
Per un momento mi torna in mente il suo sorriso ai tempi del karting. Era un bel sorriso, ben lontano da questo, ma non so se tornerà. 
Turbato da quanto penso a lui ed al suo sorriso, anzi, da quanto mi ci sono proprio fissato, vado oltre richiamato ai miei doveri dopo essermi imbambolato.  
Charles è bello, non ci sono dubbi, lo penso da tempo ormai e ne sono consapevole. Per di più quel carattere da demonio sotto l’apparente angelico mi eccita molto. Ma forse il più lo fa proprio il suo rifiutarmi senza nemmeno dirlo. Questo suo ignorarmi per me è come un drappo rosso davanti al toro e più le cose con Daniel si raffreddano, più con lui si accendono nella mia fantasia. A frenarmi è questo. 
È solo la mia fantasia. 
Stanotte cercherò di coccolarmi Daniel come si deve, la volta scorsa è andata male e questa settimana era nervoso anche se cercava come sempre di mascherarlo col suo sorriso, ma anche se finge che vada tutto bene, io so che non è così. 

A rovinare i miei piani ci pensa mio padre, appena finito con la consueta riunione finale del sabato, quella dove si stabiliscono tutte le strategie per la gara di domani e dove si parlano di problemi, dati e soluzioni, il telefono mi suona e quando vedo il suo nome alzo gli occhi al cielo imprecando apertamente. 
Pierre, che mi sta vicino, non può non sentirmi e guardando sicuramente vede che si tratta di una chiamata di mio padre. 
Dovrò spiegargli una cosa, se vuole sopravvivere accanto a me. 
Prima di tutto, però, esco dalla stanza delle riunioni andando direttamente sul Paddock che al momento è abbastanza affollato perché in tanti come noi stanno finendo le ultime cose e se ne stanno andando. Prima di andare nella mia stanza a raccogliere le mie cose e andare in albergo da Daniel, sto qua fuori col sole al tramonto che rende tutto più suggestivo. O lo farebbe se fossi dell’umore per ammirarlo, ma quando mai lo sono quando mi chiama mio padre?
Non so chi mi stia intorno, chi sta ascoltando e che succede. 
Appena sento la sua voce, tutto sparisce ed il nervoso aumenta come di consueto. 
La faccia mi si indurisce, sento i muscoli facciali tendersi, la bocca piegata all’ingiù è dura e si apre solo per parlargli ed è come se mi estraessero dei denti a freddo. 
- Complimenti! - esordisce così, ironico. Alzo gli occhi al cielo. 
- Vabbè, è solo una qualifica, la gara è domani! - cerco di rispondergli sforzandomi di non essere irritato o polemico perché so che è peggio. 
- E a cosa ti serve correre domani se in qualifica hai fatto un anonima quinta posizione? Ormai sei sempre lì, eh? Ma ti sembra bene? Lo sai che la Red Bull punta su di te, pensi che Marko di proteggerà per sempre anche se continuerai a non dare risultati? 
Lui non si risparmia, mi aspettavo questo discorso già la volta scorsa ma deve aver pensato che era la prima gara. Che clemenza. La volta scorsa ho fatto comunque il podio, ma lui si riferisce alle mie qualifiche. È lì che fai parte della gara.
Dò un colpo alla parete esterna vicino cui sono rimasto. 
- Cosa posso fare? Tiro fuori il massimo dalla macchina, se non è ancora al livello di Ferrari e Mercedes io non faccio miracoli!
Mi è uscito il tono polemico e lui non aspettava altro. La sua voce si alza e penso che se c’è qualcuno qua vicino che capisce l’olandese, potrebbe sentirmi ma nemmeno me ne fotte. 
Se fosse qui mi darebbe un pugno in testa. Anche se sono adulto, lo farebbe lo stesso. 
- Leclerc ha fatto la Pole ed è alla sua seconda gara con la Ferrari. È arrivato lì l’anno scorso, in F1. Lo sai che c’è il tempo per ambientarsi e poi la Ferrari non è la Mercedes. Dovrebbe essere dello stesso livello di Red Bull, no? Ma lui ha fatto la pole. Charles Leclerc, Max. Ti ricordi chi è, vero? Il tuo peggiore incubo del karting. Pensi di dimostrargli che tanti anni più di lui in F1 siano stati buttati nel cesso? Quando la macchina non è abbastanza è sempre il pilota a fare la differenza. Quante volte te l’ho detto che non puoi basarti solo sulla macchina? Sei tu che devi far vedere che meriti più di chiunque altro. Per ora non lo stai dimostrando! 
Non commento che Pierre ha fatto una tredicesima posizione perché replicherebbe che è normale che i nuovi arrivi ci mettano un po’ ad abituarsi alle macchine nuove, specie se tanto diverse da quelle di prima. Per giunta anche lui è in F1 dall’anno scorso. Ha delle scusanti.
Il fatto che Charles, che ha proprio queste scusanti, sia in Pole, lo manda più fuori di testa di quanto non mandi me.
Io ero stupidamente felice. 
Ma forse mi serviva questo, no? Il suo solito calcio in culo cattivo per ricordarmi come si fa a vincere, per cosa sono nato e che diavolo ci faccio in un cazzo di circuito invece che a casa a fare altro. 
- Hai ragione, devo svegliarmi o mi lascerà indietro. Sono pronto, lo sanno tutti che lo sono. 
- E tu Max? Tu lo sai che sei pronto? - mi chiede arrogante e provocatorio. 
Con la sua stessa durezza che maschera un nodo in gola che mi sta serrando le vie aeree e mi fa mancare l’aria, rispondo alzando la testa. Fisso il paddock, la gente che si muove ancora trasparente, li trapasso come se davanti a me non ci fossero motorhome, garage e persone. 
- Sì, lo sono. 
- Vedremo. 
Quando lo dice, chiude la conversazione ed io alzo gli occhi al cielo imprecando in olandese a denti stretti, poi mi giro per dare un calcio alla parete d’acciaio che circonda l’ingresso al motorhome e mi fermo perché proprio lì sulla porta c’è Pierre con aria dispiaciuta. Così limpida e cristallina, come me si capisce subito cosa pensa. 
Ha sentito e capito, per quanto possibile visto che parlavamo nella nostra lingua. 
Ma penso che per capire che stavo litigando non ci vuole molto. 
-  Non volevo sentire, mi spiace. Volevo uscire ma sentivo che parlavi proprio qua davanti e non volevo passare, ma... scusa, alla fine ho capito solo che stavi litigando con tuo padre. Non capisco l’olandese. 
Per essere uno imbarazzato e mortificato parla troppo, invece che scappare a gambe levate come farebbero tutti. So che faccia ho quando parlo con lui.
Spaventosa. 
Scuoto la testa ed alzo le spalle fingendo che non me ne freghi un cazzo. 
- Non fa niente, con lui è sempre così. 
- Era tuo padre, no? 
C’era la sua foto quando mi chiamava oltre che ‘papà’ in olandese, ovvero ‘paus’.
- Non andiamo d’accordo, anche se a volte ci tolleriamo e forse è anche utile a modo suo. Dopotutto se non era per lui non sarei qua. 
Ma mi rendo conto, mentre lo dico amaro con un terribile sorriso in faccia, che sto convincendo me stesso. 
Pierre fa ancora un’espressione dispiaciuta e sto per reagire male perché non voglio la pietà di nessuno, ma la sua mano che finisce sulla mia schiena mi sembra veramente sincera. Come se avesse capito fin troppo nonostante la lingua sconosciuta.
Sono così leggibile, eh? 
Beh, ma lo so di esserlo. 
Spontaneo, aperto. Troppo. 
Fa poi un cenno con un sorriso incoraggiante. 
- Andiamo a mangiare insieme, ti va? 
Inarco sorpreso un sopracciglio a questo invito e per un momento penso di accettare solo per fare una bella sorpresa di merda a Charles e rovinargli la sera prima della sua grande gara da pole-man, ma il messaggio di Daniel mi arriva proprio in questo momento. 
‘Ti sei perso? Mangiamo insieme?’ All’idea di occuparmi di lui sento qualcosa che non so decifrare. 
Quando sono così incazzato per mio padre è il solo che mi aiuta a rilassarmi, sicuramente mi farà bene stare con lui stasera. Oltretutto era già nei miei piani e finché non ci lasciamo, che tanto succederà prima o poi, siamo comunque noi la coppia. 
Perciò sospiro e scuoto la testa. 
- Sebbene io sia veramente tentato di rovinare la serata del nostro eroe, ho comunque un impegno. Ceno con Daniel. - a lui lo posso dire apertamente e penso sia bello avere qualche complice in gamba che non mi disapprova severamente dall’alto del suo piedistallo del cazzo. 
Pierre ride capendo che parlavo di Charles e prima di sparire nella sua stanza a prendere le proprie cose nel nostro motorhome, replica: - Se cambi idea sei il benvenuto! Il signorino sa comportarsi bene, se vuole! 
Il modo in cui ne parla mi fa ridere anche quando poi sono solo in stanza, mentre lo faccio sospiro scuotendo la testa. 
Pierre è il mio collegamento indiretto con Charles. Non so come prendere la cosa, ma è un fatto e pensandoci mi sento stranamente elettrizzato. Sicuramente meglio di prima che parlavo al telefono con quello stronzo. Stasera parleranno di me, spero non gli dica quanto è patetica la mia vita privata. Non voglio la pietà di nessuno, specie la sua.


Stasera va molto meglio, finalmente. 
Daniel sembra essere più sereno, non certo per il risultato in qualifica visto che è undicesimo, ma per tutta la settimana è stato teso e faticava a sorridere. Stasera mi sembra meglio o forse vuole solo scacciare ogni pensiero legato alla F1 e alla Renault e rilassarsi approfittando di me. 
O, forse, quando gli ho proposto cena in camera ha capito da solo che avevo sentito mio padre. 
- Hai sentito tuo padre, eh? - fa lui andando sul sicuro. 
Scoppio a ridere forse per allentare o allontanare la mia tensione e a questo punto rimandiamo la cena per occuparci di noi.
Ognuno lecca le ferite all’altro e mentre mi ricopre col suo corpo atletico, io lo stringo a me come se cercassi più contatto, come se avessi più bisogno. E credo sia così, anche se è strano, questa volta. 
Daniel comunque riesce ad eccitarsi, gli viene duro e prima di perdere l’entusiasmo lo faccio entrare stringendogli le gambe intorno ai fianchi. 
Continuo a tenerlo premuto su di me alla ricerca di qualcosa. Forse di quello che c’era all’inizio e che mi aveva fatto perdere la testa.
Chiudo gli occhi e lascio che si soddisfi completamente senza cercare di accelerare lasciando vagare la mente o la mano su stimoli vari. Daniel dopo un po’ prende trasporto e lo sento che si ingrandisce dentro di me, spinta dopo spinta. La sua voce riempie l’aria e sono contento che riesca a venire.
Totalmente concentrato su di lui per la prima volta da quando stiamo insieme, non mi rendo conto che invece non sono venuto. 
Vengo sempre prima di lui o con lui. 
Daniel ansimante si abbandona dopo l’orgasmo, mi crolla addosso e gli ci vuole un po’ per riprendersi e solo quando realizza che sono asciutto, si solleva sulle braccia e mi guarda stupito e preoccupato. Maledizione, non volevo che si preoccupasse. Ho faticato a farlo stare bene, per una volta mi sono impegnato solo su di lui senza pensare a me. 
- Non vieni? - sta per riprendere a muoversi, ma appena lo fa, esce spontaneamente senza volerlo perché ormai è ovviamente moscio. Io ridacchio e stringo le braccio intorno al suo collo, baciandogli la bocca.
 - Non importa, per una volta non è un dramma! 
Lui si lascia sistemare col viso contro il mio collo e si stende meglio allungando le gambe. Lo sento che non è convinto, ma continuo a carezzargli la schiena e la nuca, mentre gli bacio la tempia e la fronte con una dolcezza che non ho mai avuto. 
Nessuno dice nulla, per la prima volta fra noi si crea un silenzio che è più rumoroso di qualsiasi discorso. 
Entrambi pensiamo alla stessa cosa, lo sappiamo e non serve dirlo. Non ne parleremo, ma sappiamo comunque. 
Mi sono sempre detto che finché il sesso era fantastico, sarei stato con lui e non importava niente altro. Che non ero pronto a lasciarlo e rinunciare a lui, a come mi faceva stare bene e ai nostri orgasmi e alle risate.
Ma è la prima volta o forse da un po’, in realtà, che le nostre risate insieme non sono più tanto convincenti e vere ed è sicuramente la prima volta che non vengo, mentre la volta scorsa era lui a non essere venuto. 
Per tutta la settimana fino ad ora non ci siamo cercati, pensando entrambi ad altre cose, altri impegni, altre scuse. 
Sapevo che avrei capito quando sarebbe arrivato il momento, e mi sa che il momento è arrivato. 
Solo, non voglio farlo soffrire, ma non lo guardo proprio perché so che non vedrei serenità e felicità nel suo viso, ora.
Anche se il sesso è andato meglio e siamo stati bene insieme, so che non sarebbe come una volta. Penso che anche lui, finalmente, se ne sia reso conto e l’abbia ammesso con sé stesso. 
Perciò non ne parliamo, ora, ma sappiamo perfettamente che dovremo farlo, prima o poi.”


Note: La presenza di Pierre nella vita di Max in questo momento ha un motivo ben preciso ed è facilmente intuibile, come infatti Max stesso si rende conto, Pierre è il suo collegamento indiretto con Charles. Lentamente in lui si radicano istinti e sensazioni legate a Charles, mentre contemporaneamente le cose con Daniel arrivano alla loro naturale conclusione (naturale in quanto questa è una fic lestappen e nessuna orgia sarà scritta, né threesome o foursome!). I riferimenti specifici alle gare sono reali, quella gara Charles fece veramente pole con tanto di record annesso. Grazie a chi segue e legge la fic. Scusate se ogni tanto ritardo nella pubblicazione, ma è colpa del lavoro (sempre detto che fa male alla vita). Alla prossima. Baci Akane