21. GARE
/Charles/
“Solo quando Seb e Lewis si complimentano con me, sorpresi e contenti, mi rendo conto di cosa è successo e appena lo realizzo un’ondata di felicità mi invade.
Nella mia seconda gara in Ferrari ho ottenuto la Pole.
Sopra a Sebastian Vettel e Lewis Hamilton.
Ho sempre saputo quali erano le mie ambizioni, i miei sogni erano sempre ben chiari e non ho mai avuto dubbi su cosa avrei fatto.
So anche che ho le possibilità di riuscirci, credo in me stesso e nelle mie doti. Sono oltretutto ben motivato grazie a mio padre e a Jules.
Ma quel che vivo ora è una cosa ben diversa. È come una rivelazione che mi colpisce in piena faccia e mi lascia piacevolmente stordito.
Voglio stare qua fra loro perché questo è il mio posto.
Questo DEVE essere il mio posto.
Sono tutti e due molto contenti per me e mi fa ovviamente piacere, sono contento anche io, ma qua mentre faccio le foto in mezzo a loro dopo che mi hanno tutti e due stretto le spalle con orgoglio, io ho la certezza che voglio lasciare il segno nella F1 così come lo stanno lasciando loro. Voglio fare la mia storia come l’hanno fatta e la continuano a fare loro.
Il senso di esaltazione che mi prende mi fa di nuovo sentire vivo come mi ero sentito la settimana scorsa a Melbourne e capisco che anche se al di fuori della F1 non ho niente, al momento, che mi faccia sentire così felice e su di giri, quel che conta è che qua dentro invece ci sia.
Non ha importanza che cosa sembro o cosa dovrei fare, importa solo che quando corro io sono felice, lentamente il resto verrà.
Cercherò di non pensarci molto, di non farmi ossessionare e se mi capiterà di nuovo qualcosa che mi farà perdere la testa e andare fuori dalle righe, magari facendomi fare qualcosa di cui poi mi pento, pazienza. Reagirò in quel momento, prima o poi mi abituerò.
Continuerò col mio percorso personale alla ricerca di quel qualcos’altro al di fuori delle gare in grado di emozionarmi e farmi sentire vivo. Vivo e sveglio. Ma sicuramente senza pensarci troppo.
Mi rendo subito conto che non vincerò e nonostante io sia un fanatico delle vittorie, specie quando faccio quasi tutta la gara in testa, sono comunque straordinariamente realista.
Appena il motore perde potenza e capisco che non è passeggero e che non si può fare niente nell’immediato per rimediare, lo accetto in un battito di ciglia perché rimuginarci su mentre corro mi costerebbe la gara intera. Uscire per una stronzata è un attimo, in F1.
Non ho scelta che farmi da parte per far passare Lewis che mi era dietro e successivamente anche Bottas.
Cerco di mantenere la terza posizione, ma quando mi dicono dell’avvicinamento di Max mi sale su il nervoso.
E no, eh! Non mi supererai tu!
Vada per le Mercedes, anche Seb ad un certo punto se fosse stato il caso, ma tu no, Max!
Mentre ero preda della mia lucida realistica realizzazione sul fatto che non avrei vinto nonostante l’avessi letteralmente annusata per tutta la gara, improvvisamente mi sveglio di nuovo ed uno scatto d’orgoglio, rabbia e fuoco mi invade come un’onda potente.
Tutti ma non Max!
Immerso nella velocità della gara, anche se hai la prontezza di comprendere cosa succede e lo accetti per il tuo bene, non lo realizzi seriamente nel senso che lo vivrai realmente solo quando ti fermerai e scenderai dalla macchina. Perciò sul momento corri e cerchi solo di prendere il meglio che puoi da una situazione che sai è una merda.
So che appena mi fermerò vivrò la mia delusione, la mia rabbia e chissà cos’altro. Perché mi conosco e perdere quando sto per vincere mi urta nel profondo. È forse la cosa peggiore in assoluto, per me, perché sono competitivo e vivo per le corse e le vittorie. Toglimi questo o rovinamelo, divento un miscuglio di sentimenti negativi devastanti e potenti, ma finché corro non li posso vivere. Non posso sentire. È come se corressi via anche da quel che provo, le mie delusioni, i miei shock, le mie emozioni. Tutto ciò che non mi piace provare. Corro e scappo da tutto, a volte me stesso.
Perciò ero così fino a quando non ho capito che Max poteva superarmi, macinava chilometri e si avvicinava sempre più. Lo stronzo mi aveva puntato ed in quel momento è stata l’ennesima scossa provocata da lui.
I sentimenti da cui scappavo e che avevo messo in ghiaccio per viverli eventualmente solo dopo, a fine corsa, sono arrivati tutti in una volta e mi hanno investito malamente.
Rabbia, foga, negazione e orgoglio.
Tu, dannato, non mi prenderai.
Questo stramaledetto podio è mio.
Quando finalmente la gara finisce con me in terza posizione mantenuta con unghie, denti ed un po’ di fortuna, mi sento per un momento sollevato dal non essermi fatto passare da quello stronzo che non meritava di sicuro più di me oggi.
Per un istante c’è solo questo ed è sorprendente perché è quasi una bella sensazione. Quasi.
Finché Lewis non mi stringe la spalla consolandomi con un’inattesa delicatezza. I miei occhi attraverso la visiera incrociano i suoi liberi dal casco e leggo sincero dispiacere.
I campioni sono tali perché hanno sete di vittorie, per loro non è mai abbastanza, anche se ne hanno vinte mille, ne vogliono sempre un’altra. Perciò questo che leggo nei suoi occhi neri è esattamente quello che è.
Dispiacere non per la sua vittoria, ma per la mia mancata.
Capisco precisamente il tipo di sentimento che prova e capisco che è sincero, sorride incoraggiante e dice che la prossima volta andrà meglio, di non pensarci troppo perché sono stato straordinario.
Per un momento rimango stordito da questo. Sono ancora preda del mio scatto d’orgoglio nei confronti di Max che per lo meno non mi ha superato, come se fosse l’unica consolazione di oggi, ma a dar man forte a Lewis, una volta che mi tolgo casco e sottocasco, è Seb che con ancora il suo armamentario addosso, la prima cosa che fa appena scende dalla macchina è cercarmi e consolarmi.
Mi mette la mano sulla guancia con fare paterno ed una dolcezza straordinaria, a questo punto è come se mi desse il colpo di grazia.
Fino a questo momento c’era ancora l’adrenalina della gara e lo stordimento tipico, la sensazione di star ancora correndo e forse in certi casi anche scappando. La velocità era ancora dentro di me, ma ora con la mano di Lewis prima e di Seb poi, tutto si ferma di colpo ed è come se tramite i loro tocchi, mi consegnassero la realtà della mia situazione.
Stavo per vincere la mia prima gara in F1 e in Ferrari, e l’ho persa.
La delusione ed il bruciore mi investe tutto in una volta, inaspettatamente e come non volevo, nonostante in questo momento mi sento il figlio di una coppia di grandi campioni.
Penso di essere invidiato da molti, adesso, se non altro da Pierre.
È una merda e grazie a loro lo realizzo meglio, preferivo rimanere nel mio mondo sospeso nella velocità che mi impedisce di pensare, provare e capire.
Fermarmi è proprio una merda, ma penso che anche questo faccia parte del pacchetto ‘essere vivi’.
Anche la delusione è un’emozione con cui devo fare i conti e che devo imparare a sopportare senza farmici mangiare. Non è il male, ma solo una delle parti dell’esistenza di ognuno, qualcosa che spesso ti fa crescere più delle belle cose.
Mentre si procede con le solite cose da fine gara come le interviste in pista ai primi tre, nella quale Lewis mi stringe teneramente a sé cercando di tirarmi su, capisco da come insiste a consolarmi che forse da fuori ho l’aria di uno ancor più depresso e deluso di quanto io non mi senta realmente da qua dentro.
Perché? Perché non riesco a far vedere da fuori come sto? Perché la mia faccia è bloccata?
Mentre Lewis scherza con me con l’intervistatore, finisco per ricambiare il braccio intorno a lui, solitamente evito di farlo perché non adoro i contatti fisici con chiunque, ma con lui mi viene da farlo e forse è solo per dimostrare a me stesso e al mondo che riesco anche ad avere espressioni e reazioni normali, di qualunque tipo, ma che ci sono.
Sorrido con lui e spero veramente di far capire che sto bene, che non sono fatto di vetro, non sono fragile come credo di sembrare, visto come mi trattano tutti e che fanno a gara a tranquillizzarmi e tirarmi su.
Ubriaco di queste sensazioni e stupito dello sforzo immane che faccio volontariamente per far vedere di me ciò che voglio si veda, serenità e non della stupida scontentezza infantile, mi chiedo se il mondo se la beva.
- MA SEI STATO ADOTTATO DA LORO E NON ME L’HAI DETTO?
La voce di Pierre questa volta supera moltissimi decibel e mi devo tappare l’orecchio in cui ha strillato per non diventare sordo, successivamente cerco di non subire un infortunio sulla spalla visto che mi si è appeso addosso e mi ha strattonato. Mi ha fatto un agguato mentre mi spostavo verso la cooldown room e invece di farmi salire le scale con loro, mi ha letteralmente placcato per strillarmi all’orecchio le sue isterie.
Sapevo che mi avrebbe detto una cosa simile e finisco per ridacchiare.
- Sì, adesso li chiamo mamma e papà. - rispondo prontamente, a questo punto mi lascia ed ha un guizzo che so gli farà uscire qualche stronzata.
- Mamma Lewis e Papà Seb! Non sai quanto ti invidio... - fa infatti mentre mi accingo a salire le scale da cui per poco non sono caduto per colpa sua. Scuoto la testa con ancora il sorriso divertito stampato. Sto meglio grazie a loro e questo scemo qua.
Lo scemo però prima di farmi sparire al piano di sopra, si affaccia da sotto e strilla: - CHIEDIGLI SE VOGLIONO ADOTTARNE UN ALTRO!
Chiudo gli occhi e mi fermo prima di fare il mio ingresso con Lewis e Bottas che sono già seduti nelle loro sedie nella fresca cooldown room, scuoto la testa, faccio un altro risolino e poi riprendo la mia compostezza. Sia mai che si veda troppo di me.
La mia pole in Austria mi riporta con la mente inevitabilmente all’altra che ho fatto questa stagione, in Bahrein, che però non è andata bene ma non per colpa mia o di qualcun altro, solo della macchina.
Oggi scarico il tempo migliore, ma quel che mi rende assurdamente euforico non è il secondo che partirà accanto a me domani, cioè Lewis, ma bensì è il terzo.
Max partirà letteralmente dietro al mio culo, domani, e la cosa mi trasmette un’irragionevole e sconveniente eccitazione.
Eccola qua, la sensazione che temevo da mesi e alla quale tentavo di prepararmi per non perdere la testa facendo stronzate.
Con stronzate intendo cose di cui poi potrei pentirmi, perché da quando ho realizzato queste mie tendenze sessuali che una parte di me vuole vivere come non ha mai potuto fare, se mi eccito troppo per qualcosa o perdo la testa, mi parte letteralmente l’ormone ed andrebbe bene se tale ormone mi spingesse fra le braccia di Giada, che non sempre mi accompagna nei GP ma spesso c’è.
Purtroppo, però, mi spinge fra le braccia delle persone sbagliate.
Ragazzi. E non ragazzi in generale.
Pierre o Max. Ma con Max sono sempre frenato dal fatto che lo odio e mi irrita, perciò sono abbastanza sereno. So che anche se dovessi ritrovarmi come a Singapore in una delle mie rare predisposizioni nei suoi confronti e fantasticare sessualmente su di lui, sicuramente appena aprirebbe bocca saprebbe farmi rinsavire.
Quel che temo quando sono in questi stati è Pierre perché credo che anche lui sia combattuto fra l’attrazione e l’amicizia nei miei confronti, perciò le nostre situazioni non sono facili, ma so cosa devo fare. Adesso lo so perché memore delle volte precedenti, so che quando mi eccito così per qualcosa che mi capita inerente alla F1, basta evitare Pierre come la peste.
Lo eviterò e tutto andrà bene. Con Max basterà sentirlo parlare e so che tutto tornerà nella mia confortevole normalità e non farò cose irreparabili.
Ci stringiamo la mano, ma mi parte pure un dannatissimo occhiolino e credo pure di essere malizioso mentre lo faccio. Non ho una grandissima consapevolezza delle mie espressioni perché ho imparato che mentre mi sento in un certo modo e penso di fare determinate facce, da fuori poi appaio sempre diversamente.
Ma so che gli ho fatto l’occhiolino e so che sto facendo un sorrisino tremendamente fuori luogo, come se fossi contento.
Dannazione Charles, non appartarti con lui. Non finire da solo con lui. Attaccati a Lewis. Mamma saprà aiutarmi!
Oddio che sto dicendo?
Il lato di Pierre che sta in me, il lato folle e fuori dalle righe, esce nella mia testa. Per fortuna solo nella mia testa, ma è esattamente quel genere di cosa di cui avevo paura.
Perché, perché sono così su di giri?
Per una pole? L’ho già fatta alla mia seconda gara in Ferrari, qualche mese fa.
Torna in te, Charles!
- Finalmente torniamo a lottare direttamente uno contro l’altro, eh? Come ai vecchi tempi!
Eh appunto, l’altra volta lui non era dietro alle mie chiappe, né accanto. Ecco la differenza.
Max è eccitato esattamente quanto me, me ne rendo conto in questa frazione di secondo che mi stringe forte la mano. Mi trasmette una scarica che mi ricorda quella fantasia erotica che ho avuto a Singapore, fra l’altro io e lui non ci parliamo sul serio da quella volta, penso. Ci siamo incontrati in una press quest’anno ma so che ci siamo quasi ignorati, abbiamo avuto un breve scambio del tutto regolare e poi credo d’averlo visto in qualche parata piloti e potrei aver scambiato qualche frase insieme agli altri, ma questo non è parlarci veramente.
Stavo bene, benissimo. Ero equilibrato ed in controllo, poi arriva la mia pole seguita da lui che mi partirà appresso ed un vaso ben chiuso viene riaperto.
La verità è che siamo entrambi straordinariamente felici della stessa cosa, è inutile negarlo.
Io e lui uno contro l’altro come ai tempi del karting, come non fossero passati anni in mezzo. Una partenza simile è un po’ diversa dalle altre in cui eravamo magari vicini in griglia, ci sono state gare in cui abbiamo avuto momenti di lotta, ma domani è diverso.
Davanti a me non ho nessuno, lui ha me. Gli sto davanti e sopra.
Cioè davanti. Solo davanti. Non sopra.
È bello, non pensavo potesse piacermi così tanto e sento la mia voce rispondere autonomamente senza che il mio cervello si sia riconnesso.
- Era ora! Mi ricordo ancora che ti devo restituire una o due!
Charles ma che cazzo dici, sei impazzito? Non so nemmeno che espressione io penso di fare nella realtà, ma Max ride e poco dopo lo faccio anche io. Beh, ridere forse è una parola grossa. Sorrido. Sorrido divertito, ecco. O per lo meno mi sento così.
- Vedremo chi dà la lezione a chi! - ribatte lui sempre allegramente, improvvisamente scendiamo sullo stesso livello infantile e siamo contenti sia di questa posizione che di gareggiare domani insieme.
Continuiamo a parlare in modo normale della qualifica smettendo di dire cavolate da bambini, mentre Lewis risponde alle sue domande di rito in pista post qualifica, e penso sia bello, questo momento fra noi.
Lui è sempre un libro aperto, si capisce cosa pensa e prova. È eccitato e contento all’idea di combattere contro di me domani, io da un lato so che è rischioso, dall’altro so che non è una vera vittoria, per me, se non la faccio dopo averlo superato o tenuto dietro in una lotta strenue e alla pari. Con alla pari intendo partire dalla stessa fila o vicini. Non avrebbe la stessa valenza per me vincere se lui fosse indietro in griglia.
Se domani ci riesco, e sottolineo SE visto che accanto mi sta Lewis e che l’ultima volta che ho avuto l’occasione di vincere è andata in vacca per colpa della macchina, sarà fottutamente soddisfacente perché l’avrò fatto sicuramente dopo una dura lotta con questo stronzo eccitante su cui sto ancora fantasticando ad occhi aperti ed in diretta mentre ci parlo.
Meno male che non riesco a dimostrare ciò che provo. A volte i difetti sono i pregi migliori!
Dopo quella bella dose di spacconeria, abbiamo anche la press post qualifica, perciò prima di riuscire a ‘liberarmi’ di lui devo subire almeno un’altra mezz’ora di sua vicinanza. Mi sta proprio accanto perché sono io il poleman e sto in mezzo a Max e Lewis. Prima in foto mi sono appiccicato alla mamma e Max non l’ho nemmeno sfiorato, ma anche se non sono in condizioni pietose e pericolose lì sotto, insomma, non è che voglio saltargli addosso come un arrapato maniaco fuori di testa, mi dà un senso di soffocamento stargli troppo vicino.
Per fortuna durante la press lentamente tutto torna ad una buona normalità. Non ho più il bisogno di toccarlo in modo frenetico che prima a stento ho frenato. Nessun occhiolino o battuta strana poco da me.
Diciamo che in realtà quello stato allucinato è durato poco, ma è stato decisamente scaturito da Max. La mia fortuna è stata di non essere solo con lui, ero all’aperto davanti ad un sacco di gente e con le telecamere a riprenderci. Poi tutto quel che abbiamo fatto è stato con Lewis. Penso che mi ci sarei appiccicato anche se avesse osato andare al bagno da solo e piantarmi là con Max.
Fra l’altro contavo che se mi fosse ripartito l’ormone con lui l’avrei gestito grazie al fatto che lo detesto, ma oggi è stato piacevole ed accettabile. Non si è mai fatto odiare!
Alla fine è andata bene, ma mi chiedo che combinerò domani se dovesse andare come spero.
Se dovessi vincere dopo una strenue lotta con lui vinta dal sottoscritto, saprei stare al mio posto?
Prima di lasciare il circuito mi faccio una doccia fredda shoccante in Motorhome, non che faccia veramente un caldo da soffocare, specie perché venivo dalla sala conferenza che è condizionata, perciò non ero in acqua, ma essendo stato con Max tutto il tempo avevo bisogno di una rinfrescata. Dopo di questo mi cambio e faccio per dirigermi da solo verso l’hotel dove ho mandato avanti Andrea e Joris, e solo quando arrivo al parcheggio di piloti e staff, dopo aver cercato mezz’ora la chiave della macchina assegnatami per questa settimana di gara, realizzo che a mancare non è solo quella, ma anche la macchina stessa.
Allora un fulmine mi illumina il cervello ottenebrato dai miei fottuti ormoni e battendomi la fronte con la mano, mi insulto ad alta voce in francese.
- Che idiota! Li ho mandati avanti con la macchina dicendo che avrei trovato un passaggio! Ma che imbecille!
Sto ancora fustigandomi prima di capire come fare per tornare in hotel, se tornare indietro a cercare qualcuno oppure se chiamare un taxi, quando una voce ilare, graffiante e familiare, mi fa attraversare tutta la spina dorsale di brividi. Quelli che avevo appena scacciato con la doccia fredda.
- Hai perso la macchina? - Max mi arriva alle spalle facendo girare la chiave nel suo indice mentre punta una delle macchine rimaste.
Spero di mantenere una faccia decente perché dentro di me mi sento inorridito dalla mia sfiga, solo che da fuori potrei sembrare inorridito da lui e so che non è carino.
- Avevo dimenticato di aver mandato avanti Andrea e Joris... - mormoro scontento, già mi pregusto con terrore il suo passaggio in hotel. Che cazzo faccio? Non sapevo quanto tempo avrei perso in circuito fra le varie cose che abbiamo dovuto fare, ma avrei dovuto farli andare via con qualcun altro. Noto infatti che Max è da solo ma non è privo di macchina, non lo dirò mai nemmeno sotto tortura, ma è stato più intelligente di me!
- Che succede? - la vocina gentile di Lewis ci arriva alle spalle e quando vedo che c’è anche lui con la sua fedele personal trainer Angela, mi illumino d’immenso dentro di me.
La mia salvezza! Mi darà lui il passaggio! Finire in macchina con Max manderebbe a puttane la mia doccia fredda.
- Non è abituato alle prime tre posizioni in qualifica che il sabato ti fanno perdere più tempo del solito... - il riassunto di Max è maledettamente derisorio e fastidioso e gli lancio un’occhiata inceneritrice che so per certo è decisamente chiara.
Ti odio, Max Verstappen, e non credere di essermi superiore solo perché sei più abituato di me a certe cose!
- Non dire stronzate, le 2 gare precedenti ero terzo in qualifica, non sono mai rimasto a piedi. Questa volta ci siamo capiti male con Andrea e Joris! Punto!
Il fatto che lo specifico con voce piccata mi fa sentire come un idiota che si scava la fossa, perché mentre io sono seriamente scocciato e offeso da come mi considera un bambino stupido, lui ride di me credendo che scherzo o ritenendomi divertente.
Fottiti! Se vuoi te lo dico facendoti capire che invece sono seccato.
Odio essere deriso in generale. Sono permaloso, e che cazzo!
Da te, poi, non ne parliamo!
Lewis fa un sorrisino di circostanza mentre Angela carica la loro roba in macchina e la apre.
- Vuoi un passaggio? Siamo tutti nello stesso albergo. - e proprio come speravo, Lewis fa la mamma e mi salva la vita. Mi aggrappo emotivamente a lui illuminandomi con occhi carichi di speranza ed annuisco frenetico.
- Magari, mi salveresti la vita!
Lewis ride, ma non in modo derisorio, in ogni caso non mi dà fastidio come Max che continua a farlo mentre apre la sua auto. Vedo che non ha nemmeno fatto finta di proporsi per il passaggio.
Ti sei ben pentito di aver tentato di baciarmi quella sera, eh?
Meglio per me!
Sicuramente anche i miei ormoni staranno meglio, da ora in poi.
- Sicuro che non ti secca? - dico con gentilezza e per pura forma; ti costringerei a farlo lo stesso, cara mamma.
Seguo Lewis alla macchina e con un gesto della mano mi tranquillizza sminuendo la cosa.
- Non preoccuparti, sono cose che succedono. Sei stato gentile a lasciare la tua macchina a loro.
Per me era assolutamente normale, loro sono come i miei due guardiani, non mi separerei mai da loro.
Ripensandoci sono pieno di genitori adottivi, mentre salgo sulla sua macchina nel sedile posteriore, noto che Lewis va davanti ma nel lato del passeggero lasciando invece guidare Angela. La cosa mi stupisce, ma so perfettamente controllarmi perciò non glielo chiedo sfacciatamente.
Lui però pare leggermi nel pensiero e ridendo mi spiega: - Non guido quasi mai al di fuori dei circuiti. È una cosa che odio molto! Seb mi prende in giro dicendo che sono una principessa!
Finisce ridendo allegramente in quel suo modo coinvolgente, ma appena ha citato Seb si è illuminato in modo davvero evidente. Oltre che inserirlo casualmente in quasi ogni dialogo. Dio, come si vede che stanno insieme!
Ok, Pierre esci dalla mia testa!
Alla fine rido anche io, ma Lewis non se la prende e prima di dire di partire, saluta Max abbassando il finestrino; solo appena lo fa mi ricordo di lui e girandomi gli faccio un gelido cenno col capo. Lui mi stava proprio fissando, i suoi occhi si puntano sui miei a distanza di pochi metri. Li vedo bene anche se il sole è ormai sceso e c’è penombra nel parcheggio poco illuminato.
Mi guarda e fa un sorrisino divertito.
Che cazzo ti ridi, stronzo? Ti odio e si vede!
Tu però la proposta potevi farmela. L’avrei rifiutata, ma il gesto sarebbe stato carino, ma figurati.
Sì, bravo, e se te la faceva e Lewis non si proponeva? Non eri costretto ad andare con lui?
Beh, tanto è andata bene e comunque il fatto che è stato maleducato resta.
Fanculo Max! Domani ti batto!
Che poi... posso anche riuscire a controllarmi e gestirmi nei momenti in cui parto e non fare stronzate, come è successo prima in pista, ma il problema di base rimane.
Finché non calmerò l’ormone soddisfacendolo, sarò una bomba ad orologeria. Non posso arraparmi con ogni scusa idiota! Dovrò trovare una cazzo di soluzione!”
Note: le gare di cui parlo sono andate così come ho scritto, ma chiaramente i retroscena li ho inventati, specie quelli di quando Charles rimane a piedi. Non penso che possa succedere ed in caso so che dopo le qualifiche e le press ci sono anche briefing e si troverebbe facilmente un passaggio, ma era ovvio che quella scena dovesse andare così. So che Lewis ha sempre una guardia del corpo con sé ma a quelle ore potrebbe non esserci, so anche che non si separava mai da Angela, l'unica di cui si fidasse ciecamente, e sarebbe plausibile la scena che mi sono inventata perché spesso l'ho visto muoversi esclusivamente con lei. Comunque che lui non guida le auto al di fuori delle monoposto nelle piste è vero, salvo qualche eccezione lui detesta guidare e si fa sempre portare. Ricordo la gara in cui Charles era rimasto in testa per tutto il tempo, ma poi aveva dovuto abdicare per problemi alla macchina e ricordo che poi Lewis e Seb se lo sono coccolato un sacco. Ricordo anche che ero rimasta colpita dall'aspetto di questo giovane principe triste. Le foto che ho messo nel banner dervano tutte dalle gare di cui ho parlato. Alla prossima. Baci Akane