22. CONTA SOLO FARLO

sorriso

“Corsa. È così che si chiama. Altrimenti è meglio stare a casa.” - Max sulla sua lotta con Charles in Austria 2019 
“[Max] Aveva fatto un tentativo nella stessa curva il giro prima, mi aveva lasciato spazio, nel secondo tentativo non mi è sembrato sportivo. (...) Dalla macchina mi è sembrato ingiusto ma adesso devo vedere le immagini da fuori.” - Charles sulla sua lotta con Max in Austria 2019

/Max/

“La sua bocca si piega con tale amarezza e schifo che per un momento penso si metta a vomitare. 
Cazzo, quanto è espressivo Charles quanto si tratta di me! 
Mi capita di osservarlo spesso, anche se non lo faccio di proposito, e noto che quando sorride ha sempre lo stesso tipo di sorriso spento o di circostanza. A volte sembra bello e radioso, è quasi convincente, ma i suoi occhi hanno sempre quella luce triste e quando pensa di non essere notato, quando magari si isola, ha delle espressioni apertamente cupe e malinconiche. 
Sono solo cose che mi trovo a notare per caso. Comunque a parte quando è isolato che è sempre serio e pensieroso oppure quando cerca di sorridere, per il resto la sua faccia resta molto pacata e mono-espressiva, fatica a dimostrare emozioni particolari. Dà l’idea di essere una persona tranquilla e timida, ma io lo conosco bene e so che non è così, in realtà. 
In ogni caso quando il signorino si approccia a me, seppure non succede spesso, non ha il minimo controllo della sua faccia e sfodera sempre espressioni amare, acide o cariche di odio e fa capire enormemente cosa pensa. 
Tranne prima. In pista, appena finite le qualifiche, quando abbiamo avuto quello scambio infantile divertito lui era contento, gliel’ho letto negli occhi anche se avevano la solita luce spenta in fondo, ma lui sorrideva, era eccitato e contento. Ha fatto quella battuta che non mi aspettavo e volevo solo che quell’istante durasse di più. 
Una scarica elettrica mi ha attraversato, proprio come quella volta a Singapore. 
Penso che fosse su di giri e che abbia perso il controllo facendo così uscire per un momento quella parte di sé a cui io in qualche modo, anche se non razionalmente, piaccio; in quell’esatto istante si è visto quel suo profondo istinto che soffoca sempre perché mi detesta troppo e razionalmente non vuole assolutamente che io gli piaccia.
Ma se non vuole, che si fotta con la sua mano, visto che con Pierre ancora non ha il coraggio! 
Represso del cazzo! Vediamo quanto andrai avanti così!
Per un momento avevo pensato di dargli io il passaggio e vedere se riuscivo a innescare quello che era partito prima in pista, quella voglia, quell’impulso, quell’eccitazione da parte di entrambi.
Eravamo contenti, fottutamente contenti di essere lì insieme, lui davanti io direttamente dietro al suo grazioso culo vergine. 
Poteva essere divertente, ma che stia là dove vuole, che faccia quel diavolo che gli pare. Che si spari seghe, vada pure via col mio sogno erotico segretissimo e super nascosto. 
Dannazione quei due insieme non va bene. Sono gli unici due su cui ho avuto fantasie da quando sto con Daniel. Vorrei proprio sapere perché mi devono torturare in questo modo. Maledetti bastardi! 
Beh, non è colpa di nessuno, in realtà quello difettoso sono io. Mi piacciono le sfide, ma questo l’ho sempre saputo. 
Uno è inarrivabile perché sì, Lewis ti dà sempre quell’idea; oltretutto Daniel sostiene che sta con Seb, ma siccome lui ha troppa fantasia e penso che ogni tanto faccia troppe feste, non gli do mai realmente retta. 
L’altro è Charles e mi detesta, perciò anche se forse in certi momenti lo attraggo, resta comunque troppo razionale perché prevalentemente mi allontana. Ma sono sfide. Charles più che altro. Su Lewis non oserei. 
Ma Charles potrebbe essere una sfida interessante: istigarlo fino a fargli perdere il suo famoso leggendario controllo, chissà se riuscirò mai a togliergli la scopa che ha infilata nel culo? 
Mentre ci penso, accelero scrivendo a Daniel dicendo che sto arrivando e di ordinarmi la cena che consumeremo mentre trombiamo. 
Lui mi manda una faccina che ride, ma non mi manda un selfie nudo come fa di solito per dirmi che mi aspetta pronto. 
Mi sa che sarà un’altra di quelle volte che sarà difficile avere un orgasmo.
Dannazione, ma come siamo finiti così?
Pensandoci vado ancora più veloce consapevole che anche se mi fermano al massimo mi chiedono un autografo. Purtroppo arrivo troppo presto all’hotel poiché non era realmente lontano e frustrato sospiro alzando gli occhi in alto come se già fosse successo quel che sta per succedere, quel che ormai succede praticamente sempre. 

Dopo interminabili minuti e svariate posizioni, impreco pesantemente in olandese e mi alzo dal letto rinunciando, pianto in asso Daniel che sospiro scuotendo il capo gettandosi steso. 
Entro in bagno sbattendo la porta. Non arrabbiato con lui, più con me stesso. 
- Dai Max, magari sei troppo preso dalla gara di domani... non pensarci, capita. 
Mi dice da fuori la porta cercando di tranquillizzarmi per l’ennesimo cilecca. 
Apro il rubinetto dell’acqua fredda e do un colpo al bordo del lavandino con rabbia. 
Per me è così, ma per te qual è la scusa? Non si è drizzato decentemente nemmeno a te, mica solo a me! 
Eravamo così mosci che stavo per aprire un porno sul telefono, ma avevo paura di finire per aprire qualche foto di Charles e Lewis senza rendermene conto. 
Io ero eccitato, dannazione! Ero arrapato come una bestia, prima, che se eravamo in una situazione migliore ci provavo con Charles di nuovo. Se non l’ho fatto è solo perché eravamo sempre con qualcuno intorno. 
Cazzo. 
Eppure ora arrivato qua mi sono smontato ed era quasi un dovere. Di solito faccio così. 
Trombo con Daniel. Prima alla sola idea mi eccitavo, magari ero incazzato per le mille cose storte della mia vita, ma poi mi bastava stare con lui e mi si alzava subito. Poi ho iniziato ad usarlo come alternativa alle fantasie sulle due maestà, ma funzionava. Funzionava bene. 
Ero eccitato per loro, specie Charles, e mi buttavo su di lui e andava alla grande. 
Mi infilo sotto il getto freddo e trovo sollievo invece che shock. 
Non è normale. Non doveva andare così. 
Non doveva deteriorarsi a questo punto. 
Quando ho finito per non eccitarmi più?
E comunque non sono solo io. Se ero solo io bastava farmi scopare, lui si soddisfava e si andava avanti. Ma nemmeno lui riesce più a venire. 
Chiudo il rubinetto dopo la doccia lampo e rimango fermo con la mano sul rubinetto. Le gocce dal manico cadono sul piatto della doccia ai miei piedi, nella pozzanghera che sta scendendo nello scarico. Quelle sul mio corpo corrono solleticandomi, alcune si staccano dal mento e dai capelli. 
Gli occhi fissi sulle piastrelle che rivestono una parte del box, è come se trapassassi il muro per andare nella camera accanto che potrebbe benissimo essere di Charles, per quel che ne so. Ma non lo so realmente. 
È solo che fantastico così, a volte, e mi si drizza. 
Mi guardo in basso. Funzionerebbe se insistessi su questa fantasia, ma poi all’idea di andare di là da Daniel sono sicuro che finirebbe lì. 
Non è che sto male con lui, sto sempre benissimo. Ridiamo insieme, scherziamo un sacco e parliamo di tutto. 
È davvero la persona in assoluto con cui sto meglio. Ma sessualmente non c’è più niente, non c’è quello che c’era. Non so perché. 
È semplicemente andata così. Non essendoci mai stato del sentimento romantico, la cosa non si è evoluta in quel senso e dopo la passione iniziale, una volta subentrata l’abitudine, il desiderio non è bastato. Anzi. È svanito. 
Penso che lui senta questo. Non so se prova lo stesso, forse sì, o forse sente solo che io sono diverso, che mi sono appiattito sessualmente. Sente che non provo più quello che provavo prima. 
- Sente che lo sto per lasciare. Come fai a trombare se sai che il tuo ragazzo ti deve lasciarE? È assurdo trascinarmi così. 
Sussurro piano come se dicendolo ad alta voce io potessi trovare il coraggio di dirlo a lui. 
Mi giro e spero di trovarmelo lì ad ascoltare, ma il bagno è vuoto, lui è rimasto di là. Non ha cercato di unirsi a me sotto la doccia come faceva sempre. 
Sospiro e scuoto la testa. 
Lo sa benissimo che è finita, ma penso che non abbia il coraggio di dirlo e di fare quel passo. 
Dovrò trovare io le palle di farlo. 
Mi avvolgo un asciugamano alla vita, scuoto la testa scrollandomi i capelli corti che si spettinano e torno in camera da lui così come sono.
Daniel è steso sul letto sul fianco, con il telecomando cerca pigramente qualcosa da guardare su Netflix, l’aria spenta, infelice. Quando apro la porta sposta gli occhi su di me e si apre in un sorriso che sembra molto convincente. È davvero bravo, molto più di Charles. Dovrebbe prendere lezioni da lui per confondere gli altri. 
Ma penso che la tristezza sul fondo degli occhi di Charles derivi dai suoi lutti. 
Sospiro arrendendomi, mi butto sul letto con lui come un elefante, gli arrivo direttamente accanto e mi prolungo baciandolo, lui continua a sorridere per poi allontanare la mia testa fredda e gocciolante ed io in risposta la scrollo di proposito verso di lui, finiamo per spingerci e farci dispetti a vicenda. Ridiamo come sempre e torno a stare bene con lui senza più dire nulla sul solito problema, che per me è enorme visto che a muovermi è sempre il sesso, da quando sono entrato in questo mondo di adulti, per così dire. 
Ma è tutto qua, alla fine. 
Sto bene con lui perché siamo solo amici. 
Ma quanto penso di riuscire ad andare avanti così io che sono diretto come un aereo da guerra? 


La verità verrà fuori molto presto, perché mi conosco. Sono pessimo a tenere i miei segreti. Quelli degli altri sono bravissimo, sono una tomba, ma se si tratta di non esprimere qualcosa che penso o provo è impossibile. 
Perciò dal momento in cui realizzo lucidamente che con Daniel è finita e che devo solo trovare il modo di lasciarlo, per me è una sorta di tortura e sono nervoso, così nervoso e allucinato che appena vedo Charles prima della gara, nel camion della parata dei piloti, fatico a stento a non dargli una testata. Non è realmente colpa sua, ma indirettamente sì. 
Perché lui sta lì splendido in piedi e parla fintamente allegro con la gente che lo circonda, fra cui casualmente anche io, ma so benissimo che se potesse mi butterebbe giù dal camion. Mi parla, sembra sorridere ed è pure gentile perché è così che si fa, bisogna essere normali, parlare con tutti senza essere cafoni. Lui è quello sempre corretto, una battuta pronta perché è così che fanno le persone normali. 
Ma io so che si sforza. Sforza le emozioni che esprime. Quasi tutte e quasi sempre. 
L’unica cosa che non sforza è il fastidio che sprigiona appena nessuno lo nota o magari non è in mezzo alla gente. Specie quello verso di me.
Ma non è solo quello, perché in quei casi, ogni tanto, gli parte anche qualcos’altro, nei miei confronti. 
Però io mi sono rotto di te. Non dico che hai rovinato tu la mia relazione con Daniel, ma da quando ti sei messo indirettamente in mezzo è tutto andato in vacca. Avevamo qualcosa di bello ed eravamo felici, adesso lo dovrò ferire e non è colpa di Charles, realmente lo so, ma io ho bisogno di prendermela con qualcuno e visto che oggi guarda caso gareggiamo vicini per le prime posizioni, mi sfogherò superandoti e dandoti una bella lezione. 
Ti credi migliore di me come pilota da quando sei nato e sei proprio convinto che io sia pessimo, rispetto a te. Ma guarda caso in un modo o nell’altro ce la faccio sempre a spuntarla. Perché non conta come lo fai, conta solo farlo. 

Devo dire che è decisamente il modo migliore per combattere il nervoso e la rabbia e questa merda che ho dentro. 
Non parlo solo di vincere una gara, ma di farlo in questo modo. Battendo sua maestà Charles. 
Sono stato dannatamente bravo, non importa come è andata, so che stanno indagando sulla mossa con cui l’ho dolcemente accompagnato fuori pista mentre ci superavamo, ma se mi penalizzano che si fottano! Non era una mossa terribile da sanzionare! 
Siamo in F1, cazzo, stiamo correndo a velocità assurde su piste non da go-kart! 
Che ci lascino correre!
È stato fottutamente soddisfacente, comunque, superarlo tutte quelle volte e batterlo, e devo dire che è stata la gara più bella che io abbia mai fatto in F1 finora. Se dovessi scegliere una, sceglierei questa. 
Senza dubbio. 
Non solo per la vittoria, ma anche per come ho lottato con lui. È stato dannatamente difficile batterlo, è straordinario, è migliorato un sacco da quando gareggiavamo da bambini, ma so come spuntarla in un modo o nell’altro. 
Sento il suo sguardo che mi trucida e mi trapassa mentre parlo con l’intervistatore in pista e ovviamente non mi ha stretto la mano, mi ha bellamente ignorato come se non esistessi. 
Per un momento mi dimenticavo che diavolo dovevo dire, sentivo proprio che mi fissava e quando ho finito di parlare e mi sono girato subito verso di lui ho visto le sue lame. 
Penso che non mi abbia nemmeno mai guardato così, nemmeno nelle gare peggiori nei karting. 
Questa gli brucia, lo conosco, e se la legherà al dito. 
Ma caro Charles, questa mi serviva proprio. 
Adesso sì che sto meglio, non sai quanto. 
Fanculo, me lo meritavo. 
Se mi tolgono la vittoria sanzionandomi faccio una cazzo di strage! 
Che vengano loro a correre al nostro posto! Non si può fare sempre in modo pulito, solo Lewis può, ma non è che ne nascono tanti come lui. 
Alla fine contano i risultati e quello di oggi mi mette in cima alla griglia, sul podio del primo classificato, davanti a questo principe incazzato. 
Sto bene, sto fottutamente bene, qua. Sì cazzo!” 

/Charles/
“Io adesso lo uccido. 
Perché se non lo faccio continuerà a rovinarmi le gare in F1 come faceva nei Go-Kart.
Ma lo sapevo. Cresciuto un cazzo! È rimasto un incapace come da piccolo!
Tutti sono bravi a vincere così come fa lui! Va dritto investendo gli altri come se non esistessero, li accompagna fuori perché la pista è sua! Così sono bravi tutti poi a vincere!
Corri pulito e corretto, cazzo, vediamo se vinci ancora!
Non sei cresciuto! Eri migliorato, forse, ma non sei veramente cambiato. Sei sempre la solita testa di cazzo!
Non sa guidare, suo padre ha cresciuto uno stronzo che pensa solo a vincere senza considerare che non è solo in pista. La vera vittoria è quando gareggi contro gli altri, perché se corri contro nessuno, quello non è vincere. Quello è correre e basta ed è diverso! 
Ma lui non sa gareggiare con gli altri, sa solo correre veloce!
Vorrei dirgliene tante fino a perdere la voce, lui è lì contento che parla agli intervistatori tutto contento per la sua gara, commentando che non ritiene d’aver sbagliato nella mossa che è investigata con me, che sono cose da gara che succedono ed è convinto d’aver fatto una grande prestazione. 
Certo, tu ritieni di non aver sbagliato perché sei un incompetente che non sa nemmeno cos’è consentito e cosa no! Il tuo livello è davvero scarso!

Dopo sul podio è anche peggio perché festeggia contento quella che in realtà è la mia fottutissima prima posizione.
Era mia, oggi, la vittoria. 
Dannatamente mia. 
È da tanto che non mi sentivo così infuriato. Probabilmente è peggio perché è lui, un recidivo che fa così da quando è salito sui go-kart e non ha mai smesso.
Non solo mi ha rubato una vittoria, la mia prima vittoria in F1 ed in Ferrari, ma anche ha osato mettersi primo barando. 
Quella manovra era contro il regolamento, Seb la volta scorsa è stato punito proprio per una identica su Lewis! Se un regolamento del cazzo non ci fosse non mi lamenterei, se sono gare dove tutto è concesso mi adeguo, ma adesso quel regolamento di merda c’è e deve essere rispettato! 
Ma me ne devo stare zitto, non posso dirgli quello che penso. Tengo la bocca ben chiusa, mentre il nervoso monta dentro di me. 
Vorrei dire e fare tante cose, ma mi mordo letteralmente la lingua e taccio. 
Taccio e lo ignoro tutto il tempo, non lo guardo nemmeno per sbaglio, non interagisco in alcun modo. Fanculo pezzo di stronzo. Fanculo davvero. 
Chissà se la mia faccia è controllata e gelida come spero che sia o se ho, come sempre con lui, perso il controllo e dimostro tutto l’odio che nutro?


Non è ancora detto. 
Sono nell’ufficio della commissione di gara insieme a Mattia Binotto per esporre la mia versione dei fatti poiché la manovra in questione è indagata, perciò nonostante le cerimonie di premiazione e tutti i suoi stramaledetti festeggiamenti, potrebbero darmi la vittoria come sarebbe giusto. Dopo di noi entrano Max e Horner, faccio un cenno cordiale al Team Principal della Red Bull mentre ignoro totalmente Max. Nemmeno gli lancio uno sguardo assassino. Per me in questo momento non esiste. 
Dopo aver parlato, capendo che ci avrebbero messo un po’, andiamo nel nostro Motorhome a prepararci per andarcene, in attesa che ci richiamino per il verdetto finale.
È assurdo che la volta scorsa con Seb e Lewis per una mossa identica abbiano penalizzato immediatamente Seb togliendogli la vittoria, non si sono nemmeno dovuti riunire, hanno deciso prima che la gara finisse, mentre oggi addirittura ci devono pensare in una riunione post-gara. 
Il tempo si dilunga troppo e non sono un illuso, so che se ci devono mettere tanto significa che la prenderò nel culo, so che è così. 
Seb la volta scorsa in Canada ha fatto il matto, incazzato perché non possono penalizzare ogni dannata mossa di gara durante le battaglie con gli altri piloti, ma non ha ottenuto nulla. Io sarei anche d’accordo, ma bisogna essere coerenti e giusti, è questo che dico io.
Adesso siamo nella stessa situazione, ma a ruoli invertiti e dovrebbero darci ragione, la volta scorsa l’hanno data a Lewis la vittoria. 
Ormai stiamo arrivando alla mezz’ora. Di norma non ci mettono così tanto a decidere, Mattia è arrabbiato perché come me sa che visto quanto tempo stanno a decidere è un brutto segno. 
Andrà male, me lo sento. 
È assurdo. Il regolamento esiste e anche se non lo condivido in tutte le parti e ritengo come Seb che sono troppo rigidi, non dovrebbero esserci dubbi nel momento in cui bisogna applicarlo. 
Ma non posso dire niente, non posso fare niente. Perché in questi casi se fai casino è peggio e non ottieni niente, l’ho visto in Canada; e poi comunque non sono un bambino. 
Non si fa casino, non si insulta, non si spacca tutto come ha fatto Seb o come farebbe Max. 
Sono simili in certe cose, anche se sono diversi in altre. 
Io so come ci si comporta, so cosa posso dire e cosa posso fare e sto qua ormai pronto per andarmene, in attesa di un verdetto di merda che so quale sarà. 
Come lo dovrei prendere?
Ah se fossi Max farei una piazzata, ma sarei infantile. Le cose di merda capitano, devi accettarle. Ne ho accettate già tante, nella mia giovane vita, so bene come si fa.
Più passano i minuti, più mi sento sconfitto. 
Ormai sono andati via praticamente tutti. Io e Mattia, che andremo via insieme, guardiamo l’ora nervosi, c’è una tabella di marcia da rispettare perché non prendiamo voli privati e con noi ci sono altri che vanno a Montecarlo nello stesso volo convenzionato con la Ferrari. Stiamo rallentando tutti che ci aspettano già in aeroporto. In accordo con Mattia decidiamo di andarcene consapevoli che la lunga attesa in questi casi ha un solo significato, è anche un modo di dare un messaggio, a sua detta. Che non condividiamo e non accettiamo la sentenza, ma proprio in questo momento veniamo chiamati per il fantomatico verdetto. Era ora! Mezz’ora? Davvero? Non è troppo per una decisione presa in 3 minuti la volta scorsa?
A questo punto io e Mattia decidiamo di andare a sentire la sentenza di persona, pur consapevoli di quale sia. Ci avviamo all’ufficio di prima.
Entrando incontriamo Max e Horner, anche loro ormai in borghese pronti per andarsene. 
Solito cenno a Horner, solita indifferenza a Max che almeno ha la decenza di assecondarmi. Se mi salutava gli sputavo in un occhio anche se non è nel mio stile. Rimango con lo sguardo gelido fisso davanti a me, lo punto subito sulla commissione, un gruppo di persone seduti ad un tavolo con uno schermo da cui avranno visto e rivisto le immagini incriminate. 
Dritto, rigido ed impettito, il mento alto, lo sguardo fisso sul loro. Respiro piano, le mani dietro la schiena, l’aria fiera, in attesa, i muscoli del viso duri. 
Non so cosa faccia Max, né come sia. Se è spavaldo o preoccupato, né se mi guarda. Non me ne fotte un cazzo. Ho evitato di guardarlo per tutto il tempo: vederlo contento della sua gara e della sua vittoria mi ha irritato troppo, prima; stavo per perdere il controllo perciò ho deciso di evitarlo. 
Maledetto stronzo. 
Come immaginavamo io e Mattia, la commissione lascia le posizioni invariate e non penalizza spiegando che dopo aver visionato accuratamente le immagini non hanno riscontrato una maggiore colpevolezza di uno dei due piloti e valutano la situazione come un contatto di gara, perciò hanno deciso di non procedere con alcuna sanzione. 
In altre parole, in seguito ai fatti del Canada hanno deciso di accontentare le richieste della Ferrari di lasciare più libertà ai piloti di gareggiare fra loro, visto che lo stesso identico contatto fra Seb e Lewis è stato invece punito su due piedi.
Ma che vadano a fanculo.
Da oggi decidono di lasciare più libertà ai piloti, eh? Proprio quando puoi penalizzare di nuovo la Ferrari. Ma che caso!
Mattia dice qualcosa che sinceramente non registro, il mio cervello si stacca. Io, livido, rimango zitto come una statua senza dire mezza parola. 
Continuo a fissarli come per trapassarli, ma non muovo un muscolo, non fiato, non faccio e non dico niente. 
Non so con che forza ci riesco visto che vorrei gridare e insultare tutti. Mi hanno rubato la fottutissima mia prima vittoria in F1.
Max me l’ha rubata, come sempre gareggiando slealmente. Figurati, se mi batte è solo grazie a questo. 
Ma vedrai, caro il mio rivale, che la mia maledetta lezione te la posso dare anche io. Se non capisci il mio linguaggio, capirai il tuo. Perché ricordo bene come ragioni tu, come fare per infilarti nella tua testaccia dura del cazzo le nozioni che rifiuti di apprendere, e cioè che la pista non è solo tua. 
Lo so fare anche io, sai. 
Correre come te. 
Bene, vogliono dare più libertà ai piloti? Perfetto. 
Basta che sia uguale per tutti e soprattutto che usino lo stesso metro sempre, non solo quando fa comodo. Saprò approfittarne. 
Ti parlerò nell’unico linguaggio che conosci, quello che parli tu, quello brutale, prepotente e scorretto. 
Così vedrai se ti piacerà avere la gara a puttane perché il pilota contro cui corri è scorretto e ti butta fuori. Vedrai se ti andrà bene o se lo capirai una volta per tutte. 
Puoi fare lo stronzo in pista con chiunque, cazzo, ma non con me. 
Non con me. 

Ribadisco il concetto appena sono fuori quando qualche giornalista mi intercetta, ripeto quello che ho pensato mentre là dentro sono stato fottutamente encomiabile. Non ho detto niente, ho salutato la commissione perché sono una persona gentile che sa stare al proprio posto ed ho ignorato Max che non esisteva più per me. 
Ai giornalisti mi limito a dire poche semplici cose dimostrandomi superiore. Non sono un bambino capriccioso che punta i piedi e si lamenta.  
- Basta che da adesso si usi lo stesso metro di giudizio per tutti, saprò regolarmi. 
Sono criptico e molto corretto anche nel parlare dopo la delusione. Sarei giustificato dal dire che non lo trovo giusto e che mi sento derubato della mia vittoria, ma dimostro di essere adulto, cosa che nessun altro al mio posto avrebbe fatto. Forse solo Lewis, ma lui è inglese, è normale. 
Sento che Max poco distante dice con la sua tipica arroganza qualcosa sul fatto che si chiamano corse, diversamente si deve stare a casa. 
Oh, ma io sono d’accordo, però deve essere la stessa gara per tutti. 
Te lo ricordo ben io al prossimo GP, caro Max. 
Lo vedrai se non te lo faccio capire. 

Appena siamo verso l’aeroporto con il buon Joris che era andato a recuperare le nostre cose in hotel per sbrigarci, ricevo subito la chiamata di Seb. Quando vedo il suo nome nel display rimango sorpreso, ma ovviamente rispondo. 
La sua voce è come sempre gentile e sa già tutto. 
- Ho saputo. - esordisce. Io stringo le labbra soffocando il mio reale stato d’animo. 
- Già... - faccio solo un po’ più abbattuto di quel che volevo sembrare. - È assurdo che la volta scorsa ti abbiano penalizzato proprio per questo ed ora guarda caso decidano di lasciare più libertà ai piloti...
Ripeto con ironia quel che hanno spiegato in ufficio e ciò di cui poi si è parlato fra noi, finisce che parlo più di quel che mi aspettavo io stesso, ma penso di mantenermi sempre piuttosto calmo.
- Beh, se davvero non puniranno più quel genere di contatto, è una conquista importante. - so che Seb ci teneva molto a questo traguardo, non mi stupisce il suo pensiero e nemmeno mi ferisce. 
- Ma vedremo se lo faranno davvero. - replico amaro. Sappiamo tutti come vanno certe cose, anche se sono appena arrivato in F1, ho capito che è ben più complicata delle altre Formule inferiori. 
- Hanno creato un precedente. Non importa se credono di farlo solo ora. Una volta che crei un precedente ti obblighi ad agire allo stesso modo in situazioni uguali, ci si può appellare. 
Seb ha ragione e come mi fa riflettere capisco che realmente la prossima gara ho una grande opportunità. Un’opportunità che mi devo creare, ma che mi prenderò con unghie e con denti. 
Gli ricambierò la mossa e mi prenderò un’ottima rivincita per fargli capire quanto dà fastidio essere trattati così in pista. 
Essere superati in modo corretto e pulito è un conto, lo accetti, non hai scelta. Te la metti via, insomma. Lui ti è superiore, pazienza, farai meglio. 
Ma in questo modo sporco è insopportabile, anche se il regolamento si fa meno rigido e certe cose sono permesse. È comunque uno che ti spinge fuori pista mentre vi superate in curva e tutto perché non sa guidare bene. Perché è questo. 
La pista è la pista, i sorpassi devono avvenire al loro interno. Insomma, le cose si fanno in una certa maniera, non come se guidassi un trattore!
Ma Seb ha ragione, hanno creato un precedente importante e si può sperare che dal prossimo GP ci sia più libertà in certi momenti. 
Io, di sicuro me le prenderò comunque se non altro per mettere un paletto importante con Max. Deve capire che con me certe cose non le può fare. 

Razionalizzo ogni cosa molto facilmente ed è una delle mie doti di sempre, ma mentre me ne vado a casa ho la sensazione di aver ingoiato cose che non avrei dovuto, cose che mi faranno male, in qualche modo. Non subito, ma prima o poi, se continuerò così, ne risentirò. 
Perché non è giusto cosa mi è successo e non doveva andare in questo modo ed avevo ragione ad infuriarmi ed insultare tutti, ma non l’ho fatto perché pensavo che non dovevo ed ora penso d’averne bisogno e fremo nell’attesa del prossimo GP dove mi prenderò la mia rivincita. 
Non è solo la questione con Max a scavarmi dentro. È che di nuovo ho fatto quello che pensavo fosse giusto fare, quello che ritenevo corretto. Ho sentito la voce di mio padre dirmi di comportarmi bene, di non fare il bambino ed accettare le cose brutte come quelle belle. 
Così l’ho fatto, ma dentro di me gridavo e non volevo accettarlo così serenamente. 
Volevo solo gridare, dannazione, ma non l’ho fatto e non so quanto potrò continuare così a fare quel che devo. 
Sorridere perché so che devo sorridere, essere gentile e socievole perché so che devo esserlo, stare zitto ed ingoiare perché sì. Non so quanto cazzo potrò andare avanti così. 
Alzo il volume della musica che esce dagli auricolari, cerco di spegnere il cervello e dimenticare tutto, ma la rabbia è sempre lì. Il bruciore, è sempre lì.”


Note: quella famosa gara (Austria 2019) va esattamente così come la descrivo, ho voluto inserirla e manipolare le cose per arricchirle e romanzarle. Nei primi anni in F1 Charles tendenzialmente aveva un'espressione sempre 'politicamente corretta' in generale, moto pacata, poco coinvolta e anche quando rideva aveva sempre un fondo di malinconia, ma in certi casi con Max gli partivano certe espressioni molto vive e spontanee, in queste foto si vede tantissimo cosa provava e cosa pensava. Successivamente ha dichiarato che all'inizio non riuscivano a separare i piloti dalle persone, ma che poi hanno imparato a farlo ed è lì che il loro rapporto poi è migliorato, ma all'inizio non si piacevano. Però io, ovviamente, ho sempre la mia versione dei fatti. Questo è il primo capitolo, forse, che i pov sono condivisi, ma in realtà per lo più saranno così nel resto della fic. Nella realtà il rapporto fra Max e Daniel non è mai deteriorato, però chiaramente per ragioni di copione dovevo scriverlo, anche se nella fic è una cosa che si verifica sempre e solo nel loro privato e mai in pubblico. Alla prossima. Baci Akane