23. DICHIARAZIONE DI GUERRA
/Max/
“Io non so come fa, al suo posto avrei fatto un casino.
La volta scorsa il mio collega viene penalizzato per una mossa identica ed ora decidi come per magia di essere meno rigido sulla stessa manovra?
Ma siamo matti?
La situazione in cui si trova Charles è allucinante e riconosco che dal suo punto di vista è ingiustizia pura; ovviamente io non mi lamento e sono convinto che era ora che lasciassero più libertà in certe manovre di sorpasso, ci lamentiamo da sempre che penalizzano per ogni cagata e si finisce per non poter fare un cazzo, perciò per me è giusto com’è andata. È stata una lotta aggressiva da parte di entrambi, ma come ho detto subito ai giornalisti è la F1, stiamo facendo una gara. Se non siamo pronti a tutto si deve stare a casa.
Però dal punto di vista di Charles è allucinante, io li avrei mandati a cagare, altro che ‘grazie e arrivederci’.
Cioè, la volta scorsa Seb fa la mia stessa manovra su Lewis e senza pensarci due secondi lo penalizzano levandogli fondamentalmente la vittoria. Oggi solo perché Seb ha fatto casino la volta scorsa, anche se di fatto non lo dicono apertamente ma si sa che è così, decidono di non penalizzare me che ho fatto la stessa manovra, togliendo di fatto la vittoria a Charles.
È assurdo.
Io ne sono felice, ma al suo posto penso sarei andato fuori di testa, non so come diavolo fa, davvero.
Sento che ai giornalisti dice con una calma assurda che se questo è il nuovo metro di giustizio si adeguerà, conta solo che le regole ora siano uguali per tutti.
La frecciata la lancia, ma è davvero diplomatico.
Per il resto capisco che sia incazzato con me, voglio dire, si mantiene correttissimo con i giudici di gara che gli hanno fatto la bastardata, ma in cambio se la prende con me anche se dovrebbe avercela con loro.
E ce l’ha con loro, perché lo conosco.
Io so che lui è l’essere più competitivo sulla faccia della Terra, più di me.
Io sono un fanatico della vittoria a tutti i costi, ma lui è proprio competitivo. Non è la semplice vittoria che conta, che è sicuramente ciò per cui corre, ma per lui conta principalmente la competizione in sé.
Se lotta con un altro per una posizione o peggio per la vittoria, lì lui si accende. Lì vedi il vero Charles e solo io lo so, solo io l’ho visto.
Qua in F1 capiterà che altri lo vedranno, perché sicuramente succederà che si giocherà la vittoria con altri e lì vedranno il vero Charles, quello cattivo che non guarda in faccia nessuno e che è disposto a tutto pur di passare.
Io so quanto è furioso per questa situazione ed è veramente pazzesco che si trattenga dall’insultare quei pagliacci, perché è questo che sono.
Però trovo incredibile che riesca a trattenersi contro chi è il reale responsabile della sua mancata vittoria, mentre con me no. Con me non si trattiene. Mi dimostra apertamente il suo odio profondo nei miei confronti.
Certo è che se prima eravamo sul filo dell’incertezza, ovvero potevano esserci momenti di tolleranza nei miei confronti, adesso ci sono solo certezze.
Mi odia, stop.
La cosa mi fa anche ridere, non mi ha guardato, era come se non esistessi. Ha salutato Christian, i giudici, ma io non c’ero. Era così evidente che era furioso con me, che mi reputa il male supremo del suo problema di oggi.
Certo, perché anche se non me lo dirà mai perché il suo stile è il silenzio ed il far finta di nulla, io so cosa pensa.
Che sono io lo stronzo che non sa guidare. Che se io guidavo bene, non l’avrei superato. Che l’ho passato perché ho fatto una mossa sporca.
Lo so che pensa questo, non lo dirà mai, ma lo pensa eccome, ecco perché la mia risposta ai giornalisti è stata ‘Si chiama gara, altrimenti si sta a casa’. Perché per me la gara è la gara.
Si lotta, cazzo. Con unghie e con denti. Con cattiveria e calci in culo. Tutto è lecito per superare, i regolamenti li hanno messi dei pagliacci. Non mi interessano. Per me in una gara tutto ciò che conta è superare e vincere.
Ma mi rendo conto che non si può buttare tutti fuori, perché allora sì che esagererei, ma quello che faccio io è guidare aggressivamente e al limite.
Mi rendo conto che è colpa di mio padre che è qua ora e fa la strada con noi verso casa, il modo in cui mi ha cresciuto lui sin da piccolo mi impone che tutto conta solo vincere, che se non lo faccio sono una merda, però al tempo stesso mi distruggeva se facevo degli errori in gara. Tuttavia se sbagliavo qualcosa ma comunque vincevo, alla fine mi diceva di tutto ma non mi picchiava e non mi puniva. Se invece superando toccavo gli altri perché ero prepotente e questo finiva per farmi perdere posizioni e quindi non vincevo, lì potevo scordarmi di tornare a casa in macchina o senza lividi in testa.
In testa, poi, coi capelli che non facevano vedere nulla.
È lì che mi dava giù. Perciò tenevo il casco finché non si sbolliva, spesso funzionava.
Prima mi ha tartassato dicendo che sono sempre il solito idiota che non sa correre bene e rischio come un imbecille di perdere le gare. Quando imparerò a fare i sorpassi in curva?
Sono davvero così ritardato!
Sono così abituato ai modi di mio padre che ormai quando non fa lo stronzo mi sento demotivato, quasi. Fa parte della mia stessa essenza, la sua voce di merda che mi insulta.
Mio padre ci aspettava per tornare a casa, di conseguenza è qua con noi in aereo verso Monte Carlo, ma per fortuna sta zitto perché a parte le corse, non abbiamo altri argomenti di conversazione.
Io e lui non parliamo di altro, in pratica, e questo oggi l’abbiamo già viscerato bene.
Se sta zitto io sto bene, la sua merda me l’ha già tirata. Per fortuna ho vinto, altrimenti dovevo sentirlo. Me lo posso immaginare. ‘Ecco, sei sempre il solito rincoglionito imbecille! Non hai mai imparato a correre! Come diavolo ti tengono in Red Bull non capisco proprio!’
Mentre sono perso nei miei viaggi mentali di merda portati proprio dalla sua presenza qua accanto a me, il telefono mi vibra e so già chi è. Normalmente mi salverebbe l’umore, sorriderei e starei meglio, ma oggi non aiuta, anzi.
‘Allora si festeggia?’
Il messaggio di Daniel mi fa sorridere brevemente per poi spegnermi e distogliere lo sguardo subito, cerco di non fare nulla che faccia capire a mio padre che ho qualcosa. Non dovrei avere niente, in realtà. Guardo fuori dall’aereo attraverso l’oblò, siamo ancora in aeroporto.
Sto per usare la carta dell’essere offline, ma mi rendo conto che avrà visto che ho ricevuto il messaggio così alzo gli occhi al cielo, sbuffo e gli scrivo.
‘Sì, ma ormai mi è passata la voglia! Sono vicino a mio padre, sai com’è...’
Sì che lo sa. Forse è l’unico a saperlo un po’.
Alla fine mi è comodo, mio padre. Serve pure a qualcosa. Grazie a lui la risposta è abbastanza facile.
Daniel mi risponde che gli dispiace e che faremo qualcosa insieme domani, normalmente sarebbe un bel giro in barca, una corsa in moto d’acqua, un adorabile gin tonic dei miei e lui che mi prende in tutte le posizioni.
Una volta era così. Adesso quest’ultima parte non sta più nel pacchetto.
Lo adoro, mi diverto un sacco con lui, rido e parlo di tutto. Sto davvero bene, ma non c’è più l’intesa sessuale e non è solo una cosa che sento io, anche lui non riesce più a concludere tanto che facciamo sempre finta di niente e tentiamo sempre di meno.
Non ha il coraggio di ammetterlo, ma anche per lui è così e non posso continuare a fargli male, non lo merita. È la persona migliore che io conosca.
All’annuncio che il volo parte, metto in offline il telefono per poi abbassare il sedile e stendermi, giro la testa verso il finestrino, guardo mentre l’aereo si muove preparandosi per decollare e la mente si alza insieme al veicolo.
Non è che mi sono sessualmente spento perché mi sono soddisfatto, se per caso io e Charles avessimo preso lo stesso aereo mi sarebbe diventato durissimo all’idea di potergli saltare addosso. Magari non l’avrei fatto consapevole di rischiare di essere morso, ma mi sarei acceso da matti.
Non è che mi sono spento, non mi sono spento per un cazzo.
Ero ben interessato prima all’odio che ho provocato in Charles mentre cercava di ignorarmi con scarsi risultati. Il non guardarmi ed il non parlarmi non è ignorarmi sul serio, non quando lo fai solo con me.
Quello è un cartello enorme con su scritto che nessuno al mondo ti fa incazzare tanto quanto ci riesco io e questo è un sentimento.
È un sentimento fortissimo che ti provoco io e mi eccita, la cosa.
Perché sono così.
Sono un cazzo di arrapato, io sono eccitato di continuo, solo che prima Daniel mi soddisfava, adesso no perché è rimasta solo l’amicizia. Una bella, splendida amicizia.
Solo che non so come fare, non riesco a ferirlo, così come lui non riesce a guardare la realtà.
È così dannatamente difficile.
Non voglio, cazzo. Non voglio ferire Daniel.
Il cartello luminescente al neon di Charles diventa un messaggio nel cielo trasportato da un aereo quando lui il giorno dopo toglie il follow al mio account Instagram.
Quando mi arriva la notifica sto per non dargli retta come al solito visto che ne ricevo mille, ma notando che si tratta di Charles leggo stupito e realizzando che si tratta dell’avviso che ha smesso di seguirmi, per poco non cado dalla sedia sporgendomi con troppo impeto.
Sto facendo colazione alla bellezza delle 13 del lunedì, praticamente un brunch come dicono gli snob fra cui mi immagino proprio Charles. Sono solo perché non ho detto ad anima viva che sono sveglio, Daniel sa che il lunedì post gara, specie se sono arrivato tardi a casa e a prescindere dal mio risultato, dormo fino a tardi. C’è in programma la barca domani mattina presto per fare tutta la giornata fuori con gli amici, le moto d’acqua ed un adorabile gin tonic che non vedo l’ora di sorseggiare sotto il sole.
E Daniel. C’è in programma anche lui.
Ma il lunedì è solitamente per me, è per fare lo zombie.
Diciamo che ieri per me è stata una grande vittoria e normalmente avrei festeggiato fino a notte fonda, ma fra l’indagine e mio padre ci si sono messi tutti a rovinarmi l’umore, perciò siamo solo andati a cena, non potevo scaricarlo così anche se avrei voluto. Di conseguenza sono andato a casa senza cercare Daniel né nessun altro. Oggi ho ancora un po’ questo umore strano, ma mentre faccio la colazione/pranzo guardando il telefono con un mucchio di congratulazioni varie per la vittoria, per poco non soffoco su Charles.
Di primo impatto fisso shoccato il telefono, la notifica è chiara ed inequivocabile.
‘Charles Leclerc ha smesso di seguirti.’
Tutte le altre mille notifiche le ignoro, ma quella la fisso come se fosse uno scherzo.
Ci metto un po’ a realizzare.
Ha smesso di seguire il mio account social come i bambini, ma non è questo lato infantile che mi fa ridere improvvisamente come se fossi un pazzo schizofrenico.
A raddrizzarmi bruscamente l’umore è la consapevolezza che io sto in qualche modo in cima al suo mondo.
È venuto allo scoperto. Mi odia, mi odia ufficialmente, specie dopo questo gesto pubblico plateale che poteva essere secondo solo all’annunciarlo ai giornalisti!
Provoco a mister ‘tutto è uguale, niente è degno di interesse’ qualcosa di estremamente forte. Sicuramente nessuno gli provoca dei sentimenti così violenti come faccio io, anche se di fatto sono negativi, ma sono comunque sentimenti e reazioni.
Lui che da ragazzo aveva detto che speronarmi con il go-kart era solo incidente di gara e non un’azione di stizza nei miei confronti per farmela pagare, lui che non ha mai dimostrato turbamento in nessun caso, toglie il ‘follow’ dal mio profilo social.
Non solo è infantile per la prima volta, che penso solo quando mi ha spinto quella famosa gara dell’’inchident’ è sullo stesso piano, e lì aveva quindici anni comunque, ma è pure plateale e pubblico. Non si nasconde, non lo maschera.
Mi odia così tanto che lo dice ufficialmente, in pratica.
Io odio Max Verstappen.
Trattandosi di Charles, è una delle conquiste più significative del nostro rapporto, se non proprio in generale di lui stesso.
Con un gran sorriso radioso mi torna il buonumore e non vedo l’ora che arrivi Silverstone. Chissà che farà quando mi vedrà? Devo fare di tutto per piazzarmi bene in qualifica, sicuramente farà un weekend fantastico, lo conosco e so che quando si arrabbia guida benissimo ed io devo stargli davanti.
Già mi pregusto un’altra gara favolosa.
Mi alzo dal tavolo saltellando e fischiettando diretto al bagno con quella di prepararmi e andare da Daniel. Da quanto non mi divertivo così nelle gare? Dai tempi del Go-kart, ecco da quanto.”
/Charles/
“È stato impulsivo. Stupido ed impulsivo. E molto accentratore.
Nel senso che ho attirato non poco l’attenzione e non è una cosa che mi piace fare, anzi. A volte penso che più passo inosservato e meglio sto, per questo ho la fissa del fare ciò che la gente si aspetta da me o che in qualche modo è più indicato. Come essere allegro, sorridente, cordiale e non sbottare mai, non rispondere mai male, non dire mai quel che si pensa se ciò che si pensa sono peste e corna.
Insomma, cerco di controllarmi per non attirare l’attenzione, per stare in pace, perché è così che si fa. Ci si deve saper comportare, si deve andare d’accordo, non si deve essere sconvenienti. Sono insegnamenti di mio padre, per la verità, ma sono parte di me. O per lo meno credo. Penso però che ci sia in me una forte componente ribelle che ogni tanto viene fuori. In particolare sono competitivo e quando questa cosa di me viene calpestata o stuzzicata, finisco per perdere il controllo.
Sono cose che non voglio fare, ma che non riesco ad evitare.
Guardavo Instagram ed ho visto il suo post di merda che festeggiava la gara dell’Austria e mi è andato il sangue al cervello.
Era mio, mio quel GP.
Maledetto stronzo!
Ho tolto il follow senza riflettere, semplicemente stavo per lanciare il telefono e per evitarlo ho pensato fosse meglio cancellare lui.
Magari funzionasse così nella realtà. Un tasto e lui sparisce dalla tua tesa. Non mi interessa che venga cancellato dal mondo, non sono un sociopatico, però vorrei che mi fosse indifferente come cerco sempre di sembrare quando sto con lui, ma mi rendo conto che non è così. Quando ho rivisto le foto di ieri quando lo guardavo come se volessi ucciderlo, mi sono reso conto che lì il mio controllo era andato ben a puttane.
Insomma, tendenzialmente vivo nella mia famosa nebbia e sono d’accordo con il cercare di uscirne per essere più normale e non stare male in determinate situazioni, però so che è difficile e non ci riesco sempre. A volte mi rendo conto che è sempre tutto uguale anche se mi sforzo e vorrei essere più allegro e spigliato con gli altri o avere più la battuta pronta come Pierre o Seb.
Però quando sono con Max è sempre così. Esco dalla nebbia ma non in modo lieto. Ci esco perché sono preda di istinti potenti e spesso terribili.
Guarda che facce che ho fatto sul podio. Beh, da un lato è positivo. È questo che voglio. Dimostrare ciò che provo, oltre che provare emozioni.
Max credo che sia il numero uno in questo, ha un talento che non ha nessun altro.
- Tu sei pazzo! - la sua voce acuta mi arriva appena rispondo al telefono, quando ho visto il nome di Pierre sapevo cosa voleva dirmi perciò ero pronto. A questo segue una gran risata che mi fa sorridere e rilassare, mentre mi lascio cadere sul divano di schiena e alzando le gambe sul bracciolo.
- Dici?
A questa risposta Pierre ride ancora più forte.
- Non pensavo avresti fatto una cosa simile! Sei assurdo! Non dai l’idea di essere così avventato, hai avuto coraggio a fare una mossa simile!
- Beh, non è niente di che in realtà, ho solo tolto uno stupido ‘follow’ dallo stupido profilo di una stupida persona! - cerco di sminuire senza rendermi ancora ben conto di cosa significa sul serio, ma ci pensa ben Pierre ora.
- Vediamo se riesco a farti capire... - fa a questo punto mentre traffica indaffarato in casa sua. - essendo personaggi pubblici che tutti sanno anche se vi grattate il buco del culo, togliere il ‘follow’ ad un altro pilota così in vista è come una dichiarazione ufficiale di guerra e non di quelle divertenti e scherzose, ma di quelle serie. Nell’epoca dei social ha più peso un ‘mi piace’ od un ‘follow’, in questo caso tolto, che una dichiarazione a qualche microfono.
Adesso è molto più esauriente in effetti. Piego le labbra all’ingiù e osservo il soffitto rimanendo steso scomposto ma decisamente comodo, lascio ciondolare le gambe oltre il bracciolo mentre la testa arriva a metà divano.
Sono in boxer, canottiera e tutto scarmigliato, non mi sono nemmeno lavato ma sto dannatamente bene, ora. Perché ho finalmente capito cosa ho fatto e ne sono incredibilmente felice.
- Perciò ho ufficialmente dichiarato guerra a Max Verstappen?
- Direi proprio di sì!
- Bene! - esclamo poi improvvisamente allegro e carico, con uno scatto rotolo giù dal divano finendo ginocchia a terra, ma non mi faccio male grazie al tappeto.
Con una mano mi reggo mentre l’altra tiene ancora il telefono. - Dov’è che hai detto che andate al mare alla fine?
Pierre, perplesso, mi dice città e spiaggia, un bel posto in Liguria, una regione dell’Italia molto gettonata per chi vive a Milano e gli piace il mare.
In realtà c’era in programma una cosa a due con Giada qua a Montecarlo nel nostro club preferito, nell’ultimo tentativo di tenere insieme una relazione che trovo sempre più priva di senso, ma all’idea di passare realmente del tempo solo con lei improvvisamente mi appesantisce e siccome sono assurdamente di buon umore e non lo voglio guastare, mi autoinvito da loro in Liguria.
Fortunatamente vivo a Montecarlo, la meta più gettonata dalla gente in vacanza e fra mare e giri in barca appena ho qualche giorno libero mi diverto facilmente senza spostarmi, ma per Pierre non è proprio comodissimo e quando viene si deve organizzare e stare almeno 2 o 3 giorni, ma se si tratta di cose brevi vivendo ora a Milano, gli piace andare in Liguria.
Genova è a metà strada fra Monte Carlo e Milano a due orette di macchina. L’hotel scelto ha fornito ovviamente subito posto anche per me e Giada anche se non eravamo previsti, ma giocarci la carta VIP è sempre una vittoria sicura. Il lido e la spiaggia dell’hotel sono proprio belli ed anche se per una volta ho improvvisato è andato tutto bene.
Uscire dalla mia confort zone, non fare per una volta quel che faccio sempre, buttarmi senza programmare prima né pensarci troppo è qualcosa di strano per me, ma oggi me la sentivo e sono contento d’averlo fatto, sto davvero bene e il mio umore continua ad essere alle stelle. Sono elettrizzato da quando ho deciso di fare questa improvvisata e continuo a sentirmi forse addirittura felice anche se non credo d’avere un reale motivo.
Mi chiedo se sia di nuovo uno di quei miei momenti in cui vado su di giri per qualcosa di particolare che mi emoziona, anche se non so di cosa si tratta. La dichiarazione di guerra a Max? Credo che sia stato quello ad innescarmi questa volta.
Se così fosse basterà non stare mai solo con Pierre e non dovrei essere un maniaco inopportuno che gli salta addosso
Ho programmato nel dettaglio ogni momento della mia settimana intera fuori F1, adesso qua con Pierre, poi qualcosa in famiglia ed infine i miei soliti amici; riempire bene tutto il mio tempo al di fuori delle gare è un po’ il mio tentativo di uscire dalla nebbia e penso che mi faccia bene, alla fine si tratta di avere sempre qualcosa da fare con qualcuno, evitare il nulla e la solitudine e magari cambiare ogni tanto la routine.
Mi sembra di stare meglio quando riempio le mie settimane con la gente che mi piace e con cui sto bene. Poi le attività che organizza Andrea per gli allenamenti e le preparazioni sono spesso atroci, ma è da questo inverno, da quando gli ho parlato di come mi sentivo, che cerca di infilarmi cose diverse e farmi provare cose nuove. A volte lo maledico, ma altre è bello e mi sento sempre meglio. Scopro tante cose di me, interessi nuovi o scopro letteralmente cosa mi piace fare. Anche solo fare la palestra con più ritmo, mi rendo conto che piano piano mi aiuta a sentirmi più dinamico. Credo che tutte queste cose messe insieme mi stiano facendo un po’ uscire dal mio stato di nebbia e di sonno.
Adesso quando mi capita qualcosa che mi manda su di giri, riesco a controllarmi. Evito chi so che è un po’ il mio punto debole e magari appaio più vitale e allegro, ma non faccio colpi di testa folli, né sono sconveniente. Perciò credo che piano piano il mio percorso stia dando frutti.
La sera siamo andati a cena e siamo usciti a bere qualcosa da qualche parte tutti e quattro, è stato divertente solo perché c’era Pierre e me ne rendo limpidamente conto, ma non ci posso fare niente. In realtà lo so che è così e che mi sono attaccato a lui proprio perché avevo bisogno di stare bene in questi giorni che teoricamente mi dovevo prendere per me stesso. Se stai con qualcuno, devi per forza passarlo con lei quel dannato tempo. Per fortuna ho seguito il mio impulso ed ho cercato un modo per stare bene comunque.
Pierre è quel modo.
Il resto della notte la passiamo io e lui in terrazza mentre Giada e Caterina sono dentro a guardare chissà cosa insieme.
Parliamo un sacco di Max, della mia mossa a suo dire folle e dell’Austria. Parliamo di come mi sono sentito derubato e del perché ce l’ho tanto con lui. Pierre molte cose le sa da solo, le altre le capisce senza farne un dramma. Un po’ ci ride su e mi prende in giro cercando di stemperare la situazione, fino a che dopo un breve silenzio durante il quale si perde a guardare il mare nero che si unisce direttamente col cielo stellato, se ne esce così con un: - Sai... - ispirato, ha un tono un po’ strano.
Io lo guardo sorpreso intuendo che sta per arrivare una confidenza inaspettata.
Scruto il suo profilo regolare, i capelli ancora perfetti come sempre, la barba ben curata che gli dona moltissimo.
- In Austria ho assistito inavvertitamente ad un dialogo strano fra Max e suo padre.
Mi aveva già accennato ad una telefonata tesa che aveva sentito qualche settimana fa, ma non era andato nel dettaglio perché non aveva capito cosa si erano detti, però aveva visto Max particolarmente giù tanto che aveva cercato di fare il gentile con lui e per poco non me l’aveva portato a cena. Ha rischiato il linciaggio.
- Hai capito che dicevano questa volta? - chiedo più per abitudine che reale curiosità. È Pierre quello curioso di noi, io no, ma essendo che parla di Max qualcosa mi muove, lo ammetto.
Pierre scuote la testa continuando a fissare lo spettacolo notturno che questa camera d’hotel sulla spiaggia ci offre. Le gambe accavallate, una posa un po’ storta da modello in un servizio fotografico. Non solo la posa è da modello, lui stesso sembra un modello. Un po’ è voluto perché so che ci tiene al suo aspetto, un po’ è la natura che è stata generosa con lui.
Mi incanto a guardarlo ogni tanto ed ora succede anche se parlando di Max di solito mi indispettisco, ma avergli dichiarato guerra senza averlo progettato realmente, non razionalmente almeno, mi ha riempito di vitalità e una strana allegria. Adesso siamo soli io e Pierre e mi ero ripromesso di non rimanerci, ma ho abbassato un po’ la guardia, mi sembrava andasse meglio la mia strana situazione personale.
- No, parlavano sempre in olandese, però si capiva bene che suo padre lo stava sgridando come se fosse ancora un bambino. Con una tale arroganza e cattiveria, non ti so spiegare, penso che se lo sentissi capiresti.
Non ci tengo a vedere di nuovo quell’uomo. Lo ricordo bene, era sgradevole.
- Beh, con gli altri era normale, anzi. Non posso dire niente di brutto da esterno, ma so che non era premuroso e carino con Max. - gli rispondo io pensieroso distogliendo lo sguardo da lui per concentrarmi sui ricordi che sono sfumati della mia infanzia. Certe cose le ho chiuse in un angolo di me stesso.
- L’ha tormentato un po’ per tutto il weekend visto che era lì, ma in particolare dopo la gara invece di festeggiarlo per la vittoria l’ha sgridato con uno scappellotto sulla nuca come se fosse ancora un bambino. E gli ha detto qualcosa che non ho capito, ma non doveva essere niente di bello. Deve averlo sgridato probabilmente per l’investigazione. Max ha cambiato faccia. Era felice per la vittoria, pensava d’aver fatto la gara dell’anno, era molto contento, ma appena ha parlato con lui si è oscurato e teso. Mi ha fatto impressione. Mi ha fatto... - Pierre ci pensa, ci riflette, vedo i suoi occhi abbassarsi, io torno a guardarlo qua accanto a me, alla penombra della notte, le luci delle camere sono spente, credo le ragazze dormano ma non ce ne curiamo. Pierre esita pensando a cosa dire, ma la mia bocca si muove da sola fuori dal mio controllo.
- Pena? - finisco io per lui come se sapessi che era esattamente questo che Max deve aver suscitato a Pierre. Lui annuisce e gira finalmente il capo per guardarmi, i nostri occhi si incontrano, è impressionato e malinconico nel parlare di questo fatto, di questa sua situazione. Lo so bene cosa suscita Max con suo padre, adesso che me ne ha parlato lo ricordato.
Mi fa sentire strano, questo discorso.
- Sai, ho imparato a conoscerlo in questi mesi lì e devo dire che ho visto un Max assolutamente normale, è anche molto divertente e allegro. Molto diverso da quando sale sulla macchina che si trasforma in una specie di demonio, ma con suo padre credo che sia ancor più diverso. Credo che sia molto fragile sotto di lui. È stupida una cosa simile?
Io lo lascio parlare assorbito dalla sua riflessione, totalmente consapevole ed improvvisamente malinconico come lui. Come lo sono sempre stato, come ho cercato di non essere più. Ho lavorato molto per uscire da questo mio stato abbattuto, ma assurdamente parlare di questo aspetto di Max così umano e fragile, mi ci ha rigettato dentro e per la prima volta non mi sento così giù per me stesso, ma per un altro.
Per lui.
Mi stringo nelle spalle e scuoto il capo distogliendo lo sguardo che poso prontamente sul mare che non si vede, lì dove dovrebbe esserci l’orizzonte.
- No, perché stupido? So che Jos era molto duro con Max anche da piccolo, ho qualche ricordo vago di lui. Alex mi ha raccontato di qualche voce sui maltrattamenti presunti, ma niente di concreto e sicuro. Non so dirti, sai, ma sicuramente non hanno mai avuto un rapporto sereno.
Pierre sospira dispiaciuto per poi lasciare che il silenzio cali. Vorrei chiedergli perché mi ha parlato di questo ora che mi stavo sfogando dicendo peste e corna su di lui. Gli ho dichiarato guerra, perché se ne esce con questa umanizzazione?
Abusi? L’ipotesi mi sfiora inevitabilmente e mi guardo bene dal dirlo e la lascio subito andare perché sono cose più grandi di me, ora. Specie perché non sono nessuno per lui se non il suo rivale ed è esattamente questo che voglio rimanere. È questo che ho bisogno di essere per uscire dal mio tunnel e diventare chi sogno da quando sono piccolo. Il campione felice e vincente di F1. Quello realizzato nei suoi sogni.
Voglio essere solo quello che lo batterà. Tutto qua.
E poi comunque tutti hanno i loro problemi, i loro traumi o i loro fantasmi.
Guardo Pierre e per un momento vedo al suo posto Jules. Saremmo usciti insieme così se fosse ancora vivo? E forse senza un’uscita a quattro con due fidanzate per cui nessuno dei due prova niente. Chi lo sa che vita sarebbe stata la mia se lui non fosse morto? Staremmo insieme?
Ma così come ci penso, torno al presente, a Giada con cui sono realmente al capolinea e a Pierre per cui provo sicuramente più di quel che provo per lei, qualunque cosa sia.
A volte mi chiedo che senso abbia una vita piena di menzogne dove non hai nessuno con cui essere realmente e totalmente te stesso. Dove non puoi mai esserlo.
Riuscirò davvero a fare così tutta la vita?
- Andiamo a dormire? - dico come per chiudere l’argomento ‘Max’ e per non aprirlo mai più, per non rischiare più nulla.
Pierre si anima ed è come se si svegliasse da un suo sogno ad occhi aperti, forse lo stesso che ho avuto io.
Ci guardiamo ed annuiamo per poi guardare indietro nella camera dove so che sono le due ragazze, contemporaneamente facciamo delle facce perplesse notando il buio ed il silenzio.
- Mi sa che dormono insieme... - faccio io sentendo il rischio dietro l’angolo.
- Mi sa che dovremo farlo anche noi... - dice lui con lo stesso identico tono da ‘guai in vista’.
Perché se prima avevo qualche dubbio ora ci sono solo certezze.
Fra noi due c’è qualcosa, solo che nessuno vuole rovinare l’amicizia e stiamo entrambi attenti a come ci approcciamo. Peccato che stanotte finiremo per dormire insieme per sbaglio.
Bella prova, Charles. Proprio bella prova.
Senza rendermene conto, finalmente Max viene spazzato via. Almeno per stanotte.”
Note: Si sa fin troppo bene ogni dettaglio di quella famosa gara e di ciò che han detto prima, durante e dopo. Così come si sa solo che il rapporto fra Max e Jos è sempre stato complicato e problematico e che da piccolo era duro con lui, ma ribadisco che i dettagli li ho inventati io. Così come non so come sia andato il 'unfollow' di Charles con Max, ma so che è successo esattamente dopo quella gara e lì c'è poco da interpretare e romanzare. (fra l'altro non so se sia possibile avere la notifica di uno che smette di seguirti, ed in caso sicuramente Max non l'ha fatto, ma doveva assolutamente scoprire il suo unfollow!) Da un lato dunque c'è un Max diviso fra l'esaltazione che ritrova nelle gare grazie a Charles, una relazione con Daniel che va verso la fine e l'insofferenza verso suo padre; dall'altro c'è Charles diviso fra l'odio ed i sentimenti forti stimolati da Max, quello strano benessere causato da Pierre e l'ombra della depressione che cerca di combattere. Mondi diversi che si incrociano e collidono, quando si fonderanno? Alla prossima. Baci Akane