24. LA GIUSTA DIMENSIONE
“È come se calasse una coperta su di noi, una coperta che copre il mondo circostante e ci fa focalizzare unicamente su quello che c’è sotto.
Io e Pierre.
Mi rendo conto che mi sono ficcato in un gran casino quando sento che mi viene duro e realizzo che non doveva andare così.
Non doveva per un cazzo, ma ecco cosa succede quando agisco nell’impeto del mio entusiasmo portato poi da che cazzo? Nemmeno lo ricordo.
Da cosa è iniziata tutta questa situazione?
Ero a casa scoglionato, ho guardato Instagram ed ho visto un post di Max e mi è partito l’embolo. Ecco da cosa.
Gli ho tolto il ‘follow’ ed ora sono qua a letto con Pierre, di notte, in un hotel qualunque.
Un gran bell’hotel, ma in ogni caso poco importa.
Per un motivo che non comprendo mi sono sentito felice. Ho dichiarato ufficialmente guerra a Max e mi sono sentito entusiasta al punto d’aver bisogno di qualcosa che mi piacesse fare o almeno stare con qualcuno con cui mi piacesse stare.
E Pierre era lì.
Perché Pierre è sempre lì quando io sento qualcosa.
Quasi sempre.
Una o due c’era Max, ma ne sono sempre uscito perché alla fine lo detesto e anche se mi fa partire l’ormone, comunque non farò mai cagate con lui.
Pierre è diverso. È lui il problema.
È da lui che devo scappare quando mi sento così. Eppure cerco momenti così, sono questi che mi fanno bene. Quelli in cui mi sento bene, quando mi va di buttarmi, di fare qualcosa di strano, di nuovo, di diverso. Qualcosa che mi faccia semplicemente sentire bene, che mi dia entusiasmo, vitalità.
Più starò fuori dalla mia nebbia, meglio starò.
Sono contento, oggi sono stato bene, sono uscito dagli schemi, ho cambiato programma, ho fatto un’improvvisata, un colpo di testa e sono stato bene e domani sicuramente sarà bello al mare insieme.
Se stanotte non faccio un casino.
Ti prego Charles. Non fare un casino.
Non finire per rovinare tutto, per scappare via da lui domani e per poi essere teso e strano ogni volta che lo incrocerai in pista.
Sai che lo vedrai per tantissimi anni e anche quando non correremo più voglio rimanere suo amico come lo sono sempre stato.
Ti prego Charles tienitelo nelle mutande.
Anche se non ci sta perché è duro e spunta fuori dai boxer.
Vado in bagno prima di infilarmi nel suo letto e mi sciacquo con l’acqua gelida che mi dà un considerevole shock termico. Con sollievo vedo che si ritira e torna a cuccia, sospiro e alzo gli occhi al cielo.
È solo il tuo amico d’infanzia Pierre, non è un altro che prova le tue stesse cose, che gli piacciono i ragazzi e che ti attrae quando vai fuori di testa.
Adesso non è successo niente, era tutto calmo e tranquillo, soprattutto io ed il mio ormone.
Perché ora all’idea di dormire con lui mi deve partire tutto di nuovo come se fossi un adolescente?
Ma lo sai perché.
Finché non ti sfoghi andrà così, lo sai che sarà sempre così. E non è facendo cose belle, nuove, divertenti e che ti piacciono. Non sono quelle le cose che devi fare per sfogarti, non è la tua vitalità che devi sfogare.
È la tua sessualità.
L’hai sempre repressa e le ragazze non ti fanno né caldo né freddo. Non è quello il sesso che vuoi fare, che ti si infila nel cervello.
È quello con un altro bel ragazzo.
Torno in camera dove c’è solo la luce piccola sopra il letto che illumina in modo tenue l’ambiente creando un’atmosfera intrigante.
Troppo.
Pierre è già steso sotto le lenzuola come se avessimo freddo e se invece in pieno luglio in Liguria non si stesse alla perfezione anche nudi.
Ma lui ha una maglietta ed il lenzuolo fino a metà busto, a coprire le cose importanti. Le gambe sono piegate e non si vede ciò che conta.
Mi mordo il labbro ricordando quel giorno che mi ha visto dormire nudo. Se adesso dormo vestito mangio la foglia, sembrerei strano e sarebbe strano farmi scrupoli.
Specie se devo dormire con le lenzuola quando fa caldo. Cioè c’è l’aria condizionata ma è ad una temperatura giusta, perciò adesso che mi sto facendo mille problemi solo per come devo infilarmi lì vicino a lui, mi sento un idiota.
Fanculo Charles.
Piantala o ti chiederà che diavolo ho e sono bravo a mentire e fingere, ma forse con lui ed ora, in questo momento di crisi, non tanto.
Mi sfilo la maglietta senza pensarci perché è così che dormirei normalmente. I boxer me li lascio ed infine mi infilo sotto le coperte attaccando il telefono al caricatore di Caterina che è rimasto sul suo comodino, visto che lei starà usando il mio di là.
Perché la mia vita deve essere complicata?
Adesso girati e parla con Pierre come faresti normalmente.
- Ricordi? - fa improvvisamente Pierre probabilmente sentendo la stessa tensione che provo io.
Spalanco gli occhi lasciando il telefono sul comodino.
Ricordo cosa?
Quando ho dormito nudo ed avevo l’erezione perché sognavo Max e dormivo nudo in realtà perché mi ero masturbato fantasticando su di lui e tu sei venuto al mattino a svegliarmi e l’erezione dura è venuta a te?
Sì che lo ricordo! Molto bene!
Anche il mio cazzo lo ricorda di nuovo!
Non so perché diavolo ora è tornato duro. Se perché ora potrei fare finalmente la mia prima stramaledetta prova sessuale gay con un bel ragazzo che mi attrae, oppure se perché ho ricordato la fantasia di quella cazzo di notte.
Merda!
Mi giro verso di lui chiudendo la luce sopra il letto, il buio si fa completo e va meglio.
Una volta che siamo nella stessa posizione sul fianco a guardarci, i nostri occhi si abituano dopo un po’; i suoi brillano e indugiano sulle mie braccia e sul mio petto nudo, il lenzuolo arriva alla vita. In questa posizione strategica non si vede che sono di nuovo duro. Prima o poi passa se lo ignoro. Deve passare.
- Cosa? - chiedo perché è meglio comunque parlare che mantenere questo pesante imbarazzante terribile silenzio.
Noi che non parliamo sarebbe grave.
- Quante volte abbiamo dormito nello stesso letto da piccoli quando facevamo le vacanze insieme...
Improvvisamente quando lo dice mi calmo.
È vero, abbiamo dormito insieme da piccoli e non c’era malizia od imbarazzo.
- Stavamo svegli tutta la notte a parlare di corse e piloti. - faccio io con un sorriso che mi aiuta a distendere i nervi. Lui fa altrettanto e quando vedo il suo viso illuminarsi in un sorriso dolce, ci avviciniamo impercettibilmente senza nemmeno accorgercene.
- Tu eri già in fissa con Lewis! - gli ricordo poi per non lasciare che il silenzio torni.
- Nel tempo la mia fissa è peggiorata di brutto! - si deride prontamente mettendosi una mano sulla bocca con fare poco mascolino.
Io rido più rilassato e spontaneo e finisco per farmi ancora istintivamente vicino a lui. I nostri visi sono separati per pochi centimetri. Sentiamo i nostri respiri caldi che sanno di dentifricio.
C’è questo istante preciso nel quale la mia testa mi suggerisce di ricordare qualcosa di demenziale e continuare a ridere, ma la mia bocca parte per conto proprio, contro tutto ciò che di ragionevole e giusto dovrebbe esserci in me.
- Se al mio posto ora ci fosse Lewis cosa faresti?
Dio non so perché glielo chiedo. È solo che forse dentro di me, per una volta, voglio vedere se anche lui potrebbe andare oltre i limiti come faccio io quando esco di testa e perdo il controllo.
Perché se lo fa significa che siamo davvero nella stessa situazione. Per il momento sono solo mie intuizioni, ma mi serve una prova concreta perché poi... ma non finisco il pensiero perché Pierre all’idea che gli offro risponde alla sua tipica maniera.
Ovvero impulsivamente.
Si allunga per questi pochi centimetri e annulla la breve distanza rimasta posando le labbra sulle mie.
Le sfiora, le intreccia e rimane così agganciato a me senza approfondire. Non apre, non mette la lingua, non fa altro. Poi si ritira e appena lo fa e vede che sono io, spalanca gli occhi e si copre la faccia con le mani facendo un gridolino incomprensibile che mi fa sorridere.
- Scusa... - distinguo. Il resto deve essere ‘non so che mi è preso, ma sai che non devi dirmi certe cose di lui e stasera avevamo un po’ bevuto e...’ Sicuramente qualcosa di simile.
Ma lo prendo dolcemente fra le braccia e lo stringo a me tirandomelo addosso mentre mi metto sulla schiena.
Pierre si lascia fare, si arrampica e lascia che la testa appoggi sul mio petto mentre gliela stringo fra le braccia e gliela bacio.
- Va tutto bene, siamo io e te... - gli ripeto esattamente le stesse parole che mi ha detto lui quella volta.
Le capisco bene solo ora.
Siamo io e te e penso che finiremo per metterci insieme, perché forse è quella la nostra dimensione e non l’amicizia. Che ne dici?
Ma finché abbiamo entrambi dubbi e pentimenti dell’ultimo momento, dobbiamo rimanere così.
È la cosa migliore di sicuro.
- Fra noi non ci sono problemi e non ci saranno mai. Stai tranquillo. - gli sussurro ancora carezzandogli la schiena.
Mi sento bene, assurdamente bene. È stato lui ad andare oltre e mi ha dato conferma che gli piaccio davvero, sebbene c’era di mezzo il suo dio per cui so prova attrazione reale.
Però non farebbe così con chiunque altro. Con me l’ha fatto.
So che un giorno andremo oltre, a sarà in modo spontaneo e senza nemmeno rifletterci troppo. Quando succederà andrà benissimo.
Apro gli occhi perché ho la sensazione di essere guardato ed ho il sonno leggero, perciò mi basta poco per svegliarmi. Per di più quando non ho buio assoluto in camera il mio sonno è ancor più leggero.
La prima cosa che noto, ancora col cervello mezzo andato, è che sono solo nel letto ma ricordo benissimo di essere andato a letto con Pierre.
Beh, senza farci nulla se non un casto bacio.
Pensandoci un sorrisino malizioso affiora sulle mie labbra. Credo che mi piaccia essere corteggiato da qualcuno che ritengo speciale o che magari mi piace.
Insomma, sono corteggiato da migliaia di persone che non mi fanno né caldo né freddo, lo apprezzo ma anche se non fosse così sarebbe uguale. Quel che mi stuzzica è quando mi rendo conto di piacere a qualcuno che mi sta intorno, che conosco bene o che magari piace anche a me.
Pierre in che categoria lo devo mettere?
Fra quelli che mi piacciono o le persone rilevanti?
Aspetta, com’era quel telefilm che non sono mai riuscito a seguire e che alla fine ho abbandonato?
La guardavano i miei... Person of interest!
Ecco cos’è Pierre!
La mia persona d’interesse. Non so di che genere, ma sicuramente è speciale rispetto agli altri e so che gli piaccio se non altro come ragazzo, questo mi stuzzica molto.
Non lo sto tormentando né spingendo a provarci, però se succede che si perde ad ammirarmi e apprezzarmi anche attraverso commenti spontanei, facce da pesce lesso come quella che aveva appena ho aperto gli occhi e l’ho beccato a fissarmi da fuori in terrazzo, o magari teneri baci o carezze... beh, mi sta bene.
È tutto qua o mi piace proprio lui?
Sbadiglio e mi giro stiracchiandomi lasciando che il lenzuolo scenda sulla vita bassa, in questo modo sembro di nuovo nudo come quella mattina e sento un rumore da fuori. Quando torno a guardare vedo Pierre che tira su la sedia su cui deve essere caduto, così non riesco a non ridere divertito e compiaciuto.
Sicuramente mi piace che mi muoia dietro come in certi momenti sembra che faccia.
Faccio finta di niente per non metterlo in difficoltà e controllo il cellulare per vedere che ora è. È abbastanza presto, leggo i messaggi arrivati e rispondo a quelli più importanti, mentre la mia testa mi rispedisce le sue labbra sulle mie.
Ho citato Lewis, l’ho istigato, sapevo che avrebbe fatto qualcosa. Aveva bevuto un po’ e lui non è uno che regge molto, però avendo parlato a lungo prima di metterci a dormire non pensavo avesse ancora effetto.
Sinceramente non credo che fossero i fumi residui dell’alcool.
Inarco la schiena mettendomi sul fianco rivolto all’esterno del letto, so che mi sta guardando le curve che gli offro, so che il lenzuolo scivola ancora più giù attorcigliandosi sui miei fianchi e le fossette delle natiche si mostrano perché i boxer comodi che indosso si sono incastrati col lenzuolo e sono scesi leggermente. Quello che basta per sembrare sempre più nudo qua sotto.
Mi mordo il labbro piegato in un sorrisino malizioso mentre cerco di capire com’è la mia situazione lì sotto e noto con stupore che è tutto a posto.
Non credo d’aver sognato di fare sesso con Pierre come quella volta era successo con Max.
Rimango un po’ stupito della cosa, ma poi alzo la spalla e mi dico che semplicemente è meglio così, posso gestire la situazione. Evidentemente sono tornato alla normalità. O evidentemente era come pensavo prima.
È l’idea di piacere a qualcuno di rilevante che mi stuzzica, ma rimane lì.
Alla fine mi decido ad alzarmi dal letto rimanendo come sono, mi controllo di nuovo. Tutto a posto. Nessun alzabandiera. Ok, meglio così.
Esco in boxer gettandomi sbadigliando ancora su una delle sedie comode del terrazzo che si affaccia sul mare dove fra poco andremo, mi giro verso l’altra porta finestra che dà nella seconda camera, ci hanno dato due camere confinanti col terrazzo, ci sono anche quelle separate, ma a noi stava bene questa soluzione.
- Stanno ancora dormendo. - constato senza la minima intenzione di andare a svegliarle in modo romantico o sensuale come due bravi e soprattutto veri fidanzati dovrebbero fare.
Pierre sicuramente non ci pensa per ovvie ragioni, per me non dovrebbe essere lo stesso ma mi sento esattamente come lui.
Solo che in questo momento non so cosa voglio realmente nella mia vita privata.
Pensandoci mi faccio serio tornando a guardare il mare che oggi, di giorno, si vede bene.
Il colore è lo stesso degli occhi di Max.
Non so cosa voglio fare con gli uomini, se cercarne uno con cui avere una relazione normale il più segretamente possibile, ma qualcosa che magari possa diventare serio e bello, oppure solo togliermi qualche sfizio e sfogarmi sessualmente e basta.
Dipende da quello che voglio fare con questo discorso di me stesso, posto che qualcosa dovrò fare e sarà meglio per me deciderlo presto. In base a quello deciderò che fare con le ragazze. Non sono nemmeno obbligato ad averne una di copertura, se non mi va, anche se so che è comoda in ogni caso.
Però al momento richiede tempo ed energie anche una relazione finta, per così dire, ed io non credo di averli, soprattutto non ho voglia. Poi Giada finirà per chiedermi perché non facciamo più sesso e a quel punto dovrò anche dirle che semplicemente non sono più attratto da lei.
Ma sarà facile, tirerò in ballo la Ferrari.
Guardo Pierre che osserva stranamente silenzioso il mare, come me. C’è un po’ di fresco ma è lieve ed il caldo inizia già a farsi sentire insieme all’aria salmastra.
È quasi come essere già al mare ed è bello.
Credo che Pierre pensi al bacio di ieri sera, forse vuole capire se peserà fra di noi, ma non voglio che succeda.
Si è addormentato steso su di me e mi ha dormito addosso tutto il tempo, ma non mi ha dato fastidio. Stamattina si è svegliato per primo, chissà quanto tempo è rimasto a guardarmi mentre dormivo. È inquietante, ma prima o poi anche lui dovrà far chiarezza con sé stesso e decidersi.
Sebbene lo capisco, provo la stessa confusione.
Credo che ci piacciamo in qualche modo, ma non è chiaro in che modo e soprattutto non vogliamo rovinare la nostra amicizia.
No, non è facile ed è meglio non parlarne. Non adesso che sto bene e sono tornato al mio epico controllo perfetto. Posso di nuovo gestire qualunque cosa ed è quello che intendo fare finché ci riesco. Oggi sarà una bella giornata. Piacevole ma soprattutto normale.”
/Max/
“Bevo dalla cannuccia il mio adorabile gin tonic, sono semi seduto sulla sdraia della barca sotto un sole bollente come è giusto che sia.
Dalla cassa qualcuno fa andare della musica pop-elettronica che non mi dispiace, ha un buon ritmo e anche se non capisco niente di musica né l’ascolto mai da solo, mi carica e mi trasmette un certo entusiasmo.
Sarà anche merito del mio adorabile gin tonic, ma oggi sto bene. Per fortuna, visto che sono con Daniel ed altri amici che abbiamo in comune.
Ci è rimasto un po’ male quando gli ho detto che venivano anche gli altri, ma non si è lamentato apertamente.
Gli ho chiesto se gli andava bene e lui ovviamente ha detto di sì. Mi dispiace approfittare perché so bene che preferiva stare solo con me, ma siccome so di avere una bocca di merda che non sta zitta, faccio in modo da non stare solo con lui.
Gli avevo promesso di festeggiare insieme e non potevo rimangiarmelo, perciò alla fine il compromesso è un giro in barca e nelle moto d’acqua che si stanno contendendo a turno gli altri. Io sono stato ovviamente il primo.
Appena quello che deteneva il controllo della musica va con i nostri giocattoli, Daniel si alza scattante e prende il controllo della playlist mettendo qualcosa di rock che mi fa ridere. Mentre lo faccio mi tira del ghiaccio che mi rimbalza nella pancia non molto abbronzata nonostante il mio serio impegno col sole.
Io ed il sole siamo amici se non ci caghiamo il cazzo.
Oggi va molto meglio, mi sono scrollato di dosso l’effetto negativo di mio padre e per fortuna abbiamo gli amici in comune, io e Daniel, e capita che si esca tutti insieme senza problemi.
So che gli devo parlare, ma non voglio.
Anche lui lo sa, non è idiota, ma si guarda bene dal forzare quel dialogo.
Penso che siamo agli sgoccioli.
Daniel, dopo aver recuperato altro ghiaccio che si succhia e finalmente realizzato per la musica che gli piace, si siede nella sdraia vicino a me e con un veloce controllo sugli altri ancora in acqua o nelle moto, si protende verso di me e mi consegna il cubetto di ghiaccio che si era messo fra le labbra.
Io lo prendo e lo tengo in bocca, poi Daniel prende quello che mi aveva tirato e che ho lasciato scivolare sul costume a pantaloncino blu scuro. Con un sorrisino malizioso lo recupera ed inizia a carezzarmi con esso scendendo sulle cosce.
Rabbrividisco al passaggio del cubetto gelido che contrasta col calore del sole cocente, quando lo infila sotto la gamba del pantaloncino trovando il mio inguine, azzanno istintivamente il ghiaccio in bocca che fa un sonoro ‘crunch’ per cui Daniel fa una smorfia fissandomi come se fossi un pazzo.
Ci guardiamo attraverso gli occhiali scuri, gli dà fastidio che mordo il ghiaccio e non è la mia passione, ma non è che l’ho fatto apposta!
- Pezzo di stronzo, cosa me lo metti lì? - mi lamento senza rimproverarlo sul serio.
Lui mi guarda fintamente sorpreso.
- Oh, ti dà fastidio?
Ritira il cubetto, ma quando rispondo con una smorfia ed un tono infantile: - Sì, mi dà fastidio lì! - lui veloce come un lampo mi allarga l’elastico del costume e me lo infila dentro mollandolo lì del tutto, dopo di questo fa per scappare.
Ci prova perché nonostante lo shock che trasforma il mio cazzo in quello di un neonato, io senza riflettere, tanto per cambiare, infilo del tutto la mano nel mio bicchiere di gin tonic, afferro quanto più ghiaccio riesco, metto giù il bicchiere e proprio mentre sta scappando gli afferro il costume da dietro, lo tiro e gli infilo i cubetti dentro.
Uno di sicuro ci va, il suo urlo per niente mascolino supera il chiasso che esce dalla cassa bella potente; cerco di mettergliene un altro, ma Daniel per divincolarsi si abbassa il costume e rimanendo nudo come un verme, riesce a liberarsi prima della mia mano e poi del ghiaccio. Dopo di questo, mentre mi insulta ridendo come un matto, corre al bordo della barca e con un movimento agilissimo si tuffa in acqua, per fortuna lontano dalle moto d’acqua dei nostri amici che potevano investirlo.
Mentre affonda salgono le bolle d’aria e gli occhiali da sole con cui lo scemo si è tuffato, io rimango invece a bordo con il suo costume in mano, ma non ho fretta di raggiungerlo. Recupero il mio adorabile gin tonic, o quel che ne resta, e finisco di sorseggiarlo mentre lo guardo divertito e felice.
Adesso è facile pensarlo, non ne abbiamo ancora parlato, ma penso che riusciremo a rimanere così anche dopo.
Ora non c’è più il lato sessuale fra di noi, praticamente non trombiamo più e nessuno dei due cerca più l’altro in quel senso, per paura dell’ennesimo colossale fallimento, ma stiamo sempre bene insieme se non cerchiamo di fare per forza gli amanti.
Da amici funzioniamo benissimo e ne sono felice, perciò credo che sicuramente ci vorrà un po’ per abituarci, ma troveremo la nostra dimensione.
Devo solo capire quando e come farlo, ma sì. Credo che alla fine andrà tutto bene.
Ero terrorizzato dal perderlo come persona ed amico, ma quando riemerge dopo un bel po’ che stava giù facendomi il medio con entrambe le mani e ridendo nella sua splendida maniera solare, ho la certezza che riusciremo a stare ancora bene così come ora. Sarà solo il dirlo e l’ammetterlo ad alta voce, il difficile, ma poi riprenderemo ad essere così perché siamo già solo due grandi amici ed è questo che voglio.
- Lo vuoi? - gli dico facendo roteare il suo costume nel mio dito. Lui piega la testa fingendo indifferenza.
- Oh, se vuoi posso stare nudo tutto il resto della giornata, che problemi ho?
Pazzo com’è potrebbe anche farlo, così metto giù occhiali e bicchiere ormai vuoto, poi senza acrobazie folli scavalco in modo normale il bordo della barca e mi tuffo col suo costume. Quando lo raggiungo glielo infilo sulla testa coprendogli la faccia quasi del tutto, gli lascio scoperto solo la bocca e lo bacio fugace dopo aver lanciato un’occhiata agli altri bon lontano da qui.
Qualche ultimo test.
Per quanto ne sia sicuro, devo esserlo ancora di più. Che non farò una cazzata a lasciarlo.
Sicuro che proprio non ci sia nulla.
Da questo lato della barca nessuno ci vede e lui mi circonda con le braccia rimanendo col costume in testa come uno scemo, apre le labbra venendomi incontro con la lingua. Ci intrecciamo e ci baciamo abbracciati in mare ed è di nuovo bello, per un momento, ma quando scende con le mani sotto il costume alla ricerca del mio culo, capisco che non ci siamo ed istintivamente sguscio via fingendo di voler giocare e fare lo stronzo, così mi metto a nuotare per scappare e lo lascio lì solo alle prese col suo costume e una serie di altri insulti in mia direzione.
Ridiamo ancora e sto meglio.
Di nuovo la consapevolezza di poco fa, prima di baciarlo.
È questa la nostra dimensione.
Non so perché sia cambiato tutto né come, ma so che è successo e questo è un fatto. La sola cosa che conta. La realtà ora è questa e bisogna solo accettarla.
Ti voglio bene, Daniel. Te ne vorrò sempre.
Ma purtroppo non c’è più altro. Però vedrai che staremo ancora bene insieme. Che riusciremo ad essere ancora felici e rideremo sempre così. Te lo prometto.
Mi impegnerò al massimo affinché sia così. Ce la faremo.”