SETTORE 2: 
CONSAPEVOLEZZA E ATTRAZIONE

35. BOTTA DI VITA

lestappen


/Charles/

“È proprio come speravo. 
La botta di vita effettivamente arriva a darmi lo scossone che mi serviva. 
È lo scossone più bello e perfetto della mia vita. 
Vincere a Monza con la Ferrari la mia seconda gara in F1 ad una settimana dalla prima. 
Questa sì che è una bella botta di vita.
Sono vivo, oh sì, sono molto vivo. Più di quello non avessi mai pensato, specie in questi giorni infernali.
Vivo e sveglio. Sto alla grande per la prima volta, cazzo. Sto fottutamente alla grande. Non conta più niente, solo la mia gioia folle che non devo trattenere, non ho altro da mettere davanti, c’è solo questa gioia, questa volta. Solo la mia vittoria. La vittoria nella patria della Ferrari, un fiume rosso si srotola ovunque io guardi, sia mentre corro nell’ultimo giro di vittoria, sia quando scendo e mi butto fra i miei ragazzi che mi abbracciano e acclamano e applaudono. L’energia mi invade, non riesco a contenerla. Strabocca, mi intossica, mi ubriaca e mi fa ridere. Rido un sacco. I brividi che provo oggi non posso dimenticarli, sono sconvolgenti, è la cosa più shoccante e bella insieme che io abbia mai provato, più ancora della firma in Ferrari. È più bello, perché oggi ho vinto a Monza, a Monza!
Tremo, è bellissimo oggi essere vivi. È bellissimo essere Charles Leclerc, oggi. 
Sto finalmente bene. Cazzo se sto bene. 
Sono sveglio e non voglio più addormentarmi! Voglio rimanere qua, esattamente qua dove sono. Per sempre. 

Il primo a planarmi addosso è Pierre, riesce a raggiungermi e abbracciarmi facendomi i complimenti, ma al momento è tutto così caotico che non realizzo nemmeno chi sto abbracciando e perché, si susseguono uno dietro l’altro mani, pacche e abbracci. Ricevo complimenti di chiunque. 
Non voglio pensare a niente, oggi voglio solo festeggiare e divertirmi, voglio solo essere felice e continuare così. Vivere per riprovare di nuovo questa emozione potente. 
Oggi non c’è niente e nessuno. Non ci sono ruoli, doveri e cose da ricordare. Oggi è tutto ciò che mi va e che voglio che sia. 

Seb mi raggiunge mezzo a tutta la truppa al completo, pronti in posa in gruppo per la consueta foto; mi tende la mano e mi fa i complimenti. Non erano scontati, ma ha una maschera illeggibile al posto della faccia. Di solito capisci sempre cosa pensa e sono sempre cose belle o positive. 
Ma non è più gelidamente incazzato come ieri, penso che Lewis gli abbia parlato. Oltretutto fare piazzate il momento della mia seconda vittoria, a Monza per di più, la più importante per un Ferrarista, sarebbe fuori luogo e lui non è mai fuori luogo. A parte quando perde la testa e gli partono i cinque minuti, ne ricordo un paio di volte così. Baku 2017, per esempio. Penso sia passata alla storia quella ruotata a Lewis in piena Safety Car! 
O quest’anno in Canada, per dirne un’altra. 
Ma non è uno di quei casi, ora. Spero. 
Sono cose che sconvolgono di lui perché Seb è sempre una persona a modo, rispettosa, gentile, altruista e pieno di buone qualità, ma ci sono volte che se si incazza sul serio apriti cielo, non sente ragioni. Magari ha torto, come nel caso di Lewis, ma non lo freni, non lo fai ragionare. Poi però si scusa se realizza in seguito e a mente fredda d’aver sbagliato. 
Nessuno si scusa anche se capisce di aver sbagliato, specie nel mondo delle corse e se si esagera. Può capitare, ma solo se ci sono di mezzo certi rapporti che non vuoi si rovinino e col senno di poi capisco perché con Lewis si sia scusato. 
Pensare a loro che sono una coppia a tutti gli effetti, mi fa pensare inevitabilmente a Pierre e Max. 
Non ho dubbi sul genere di rapporto che vorrei mantenere con Pierre, piano piano lo ripristinerò. Non so come, ma sono deciso a farlo e lo farò in modo da rimanergli amico, non lo voglio perdere. 
Con Max il discorso è diverso ed ora non ho tempo e modo di pensarci. 
Mi chiedo cosa pensi Seb di me dopo le qualifiche di ieri; è un breve lasso di tempo, mi sorride appena e mi fissa dritto negli occhi stringendomi la mano. 
Sembra come che dica ‘Ho capito come sei!’
Ma cosa ha capito, in realtà, resta un mistero ed in questo preciso momento non so se ho voglia di approfondire. 
Anzi, ne sono sicuro. 
Adesso voglio essere egoista e vivere il mio momento come la settimana scorsa non ho potuto. Non ci sono state feste o quant’altro, non l’ho voluto io, ma sarebbe stato fuori luogo oltre che non ci sarei mai riuscito. Ma oggi non ce n’è per nessuno e appena riusciamo finalmente a fare ste foto che sono più lunghe dell’odissea, tornano piogge di Champagne tanto per cambiare, come da tradizioni. 
Appena finisco anche questo, organizzo subito qualcosa per dopo, obbligando Alex, George e Lando a venire dopo cena. Pierre è scontato. Esteban anche. I rispettivi + 1, chiunque siano.
Mentre scrivo a tutti quelli che mi vengono in mente e che voglio vengano, penso ovviamente a Max e mi fermo sussultando, la vena inizia a battermi nel collo. Anche se è capitato stesse con me e gli altri ogni tanto in giro per il paddock, è nota la mia ostruzione a lui. È difficile ora spiegare a quei pettegoli che le cose sono cambiate, se ci provassi annuserebbero cose che non devono, perciò mi guardo bene dal condividere certe cose con quei ficcanaso. Soprattutto evito di invitarlo. Me ne pento, eccome se me ne pento. È lui che vorrei stasera, più di chiunque altro, ma non posso. Una piccola parte di me, ancora razionale, mi impedisce di farlo. 
Penso a Lando, Max sembra stia legando con lui, ultimamente; magari me lo trasporta alla festa senza farlo fare a me. A parte che poi non ho nemmeno il suo numero, non potrei nemmeno se volessi.  
Dopo aver realizzato che riesco a trasformare ogni ragionamento su qualcosa che riguarda Max, sono finalmente lavato e cambiato e pronto per la magica serata in mio onore che si dividerà in due parti. La prima una cena formale nel ristorante più chic di Milano con tutta la squadra al completo dai meccanici alla dirigenza. Tutti quanti, pure Seb è costretto a presenziare, potrebbero crocifiggerlo se osasse mancare perché sarebbe un mettere i manifesti e in Ferrari non si può, la formalità e l’apparenza è importante quanto i risultati. Comunque non è tipo da rovinare qualcosa a qualcuno, può avere le palle girate ma non le farà mai pesare nemmeno sul suo peggior nemico. 
Spero di non diventarlo io, mi dispiacerebbe. 
La seconda parte sarà quella più interessante, quella che ho, appunto, organizzato io: ci ritroviamo tutti in un locale e lì si berrà, si ballerà e ci si divertirà come si deve. 
Non voglio uscirne vivo. Voglio perdermi nella gioia. Voglio svegliarmi domani senza ricordarmi come sono finito a letto, perché voglio divertirmi come non ho mai fatto in vita mia. 
È ora. 
Ho lavorato tanto e sodo per questo momento, vincere con la Ferrari a Monza è uno di quei traguardi che desideravo; tutte le rinunce che ho fatto, anche molto importanti, erano per ottenere questo ed adesso me lo godrò alla grande. Cazzo se me lo godrò alla grande. 

Seb guarda di continuo l’ora. Anche io lo faccio per la verità, ma per un altro motivo penso. Perché non vedo l’ora di poter andare dove ci si divertirà di più, senza capi, dirigenti e presidenti vari. Sicuramente Seb non viene, ma è mio dovere invitarlo. 
Approfitto del momento di respiro prima del dolce per chiederglielo, devo farlo o finirei definitivamente nella lista nera e non ci voglio essere, anche perché penso che sarei il solo in quella lista. 
- Vieni dopo al Gattopardo? 
Seb mi guarda alzando le sopracciglia come se parlassi arabo, così ridendo spontaneo mi rendo conto che non mi stupisce che non lo conosca, in effetti non è il suo genere. 
- Una discoteca. 
Seb a quel punto si illumina, fa di sì per dire che ha capito, e poi scuote la testa subito dopo regalandomi il primo sorriso di questi due giorni, un sorriso migliore degli altri che erano a denti stretti. Per un attimo ci spero stupidamente. Che sia tutto a posto.
- No, non è il mio genere. Non prendertela. Grazie dell’invito, ma solo quando sono già ubriaco riescono a portarmi in quei posti! 
Questo piccola rivelazione mi fa ridere, è così da lui che me lo immagino bene. 
Vorrei dire di invitare Lewis che sicuramente è ancora nei dintorni, perché sono certo avranno appuntamento dopo questa noiosissima ma buonissima cena regale, ma in teoria non so niente di loro. 
- Beh, se cambi idea vieni, puoi portare chi vuoi... 
Più di questo non è che posso fare. Lui annuisce e sorride; adesso è diverso da prima, è un sorriso di circostanza e quando riceviamo il dolce fa lo stesso identico sorriso al cameriere. 
- Grazie, ma non serve che ti sforzi con me. - fa poi calmo.
Questo ha il potere di tagliarmi le gambe per un istante, se non fossi già seduto penso che vacillerei. Lo guardo ad occhi sgranati convinto d’aver capito male. 
Possibile che uno come Seb, sempre gentile e disponibile, dica una cosa simile apertamente ed in faccia? 
Lui però mantiene quel sorriso formale che in realtà è gelido. 
- Non voglio rovinarti la serata, eventualmente ne parleremo un’altra volta. 
Alla fine lancia il sasso e ritira la mano e questo mi fa indispettire molto al punto che mi impunto e mi parte l’embolo. 
- Puoi parlare anche ora senza problemi! 
Seb inizia a mangiare il suo dolce mentre io ignoro il mio, improvvisamente senza fame e voglia di divertirmi. Perché deve essere così? Perché non devo avere tutto quel che desidero per una volta? Vittoria, amici, divertimento, ammirazione e perché no, anche il sesso che voglio realmente fare? Perché devo rinunciare a qualcosa? 
Seb mi guarda brevemente per studiarmi e capire se io voglia realmente saperlo: mi vede corrucciato ed indispettito, così lui mi indica col cucchiaio che raccoglie un pezzo di torta prima di metterlo in bocca. 
- Parlo di questo. - fa poi criptico. - Il tuo vero carattere. Non dovresti continuare a nasconderlo per regalare sempre agli altri quello che pensi dovresti essere. Ognuno è fatto come è fatto, non lo puoi decidere. Se ti trattieni sempre finisci poi per perdere il controllo e di solito capita sempre nel peggiore dei modi e te ne penti, ma a quel punto il danno è fatto ed è difficile rimediare. Cerca piuttosto di lasciarti andare, essere te stesso. Non provare a seguire le regole di qualcun altro. Fatti le tue regole. 
Nel tempo che lui finisce di parlare col suo solito modo logorroico di farlo, conclude anche il dolce. Si pulisce le labbra col tovagliolo che raccoglie dalle gambe e poi con un cenno del capo mi saluta senza aggiungere altro. Dopo di questo si alza, saluta anche gli altri con un sorriso formale dicendo che per lui è ora di andare e che è stato un piacere e mentre si volta ed esce, lo vedo prendere il telefono e scrivere a qualcuno.
È un vecchio telefono a tasti, in pieno stile suo. 
Normalmente riderei di questo, ma adesso penso solo ‘eccolo che corre da Lewis’ e non me ne frega nemmeno, lo rincorrerei per sapere il resto di questa sua perla di saggezza, ma rimango paralizzato seduto qua a tavola, col mio dolce intatto, il suo posto accanto libero.
Quando vedo che altri mi guardano incuriositi, sorrido e riprendo a mangiare facendo finta di niente; rifletto sulle sue parole, in realtà un buon consiglio, sebbene non richiesto. 
Ci devo tornare quando sarò lucido e sereno e senza il pensiero di correre a divertirmi, con la voglia ed il bisogno di farlo. 
Essere me stesso per non perdere il controllo e smettere di cercare di essere ciò che gli altri si aspettano io sia. Inevitabilmente penso a mio padre. Mi ha sempre insegnato uno stile di vita, un modo di essere, ed ho sempre cercato di seguirlo perché è mio padre e so che ci teneva, ma la verità è che più mi intestardisco sul seguire quella via, quell’essere politicamente corretto, non dire mai quel che penso se è fuori luogo, quell’essere gentile e alla mano per forza e chissà quanti altri atteggiamenti che ho senza accorgermene, poi finisco che quando mi capitano cose troppo potenti da contenere e gestire, perdo la testa e faccio stronzate di cui poi mi pento.
Ci deve essere una via di mezzo, no? Un modo per vivere in equilibrio fra le regole corrette da seguire e quel che invece vuoi fare tu punto e basta. 
La via di mezzo fra Lewis e Max, in pratica. 
Riflettendoci mentre mangio il dolce, mi rendo conto che sono i due opposti. Lewis è uno che segue sempre le regole, qualsiasi regola, ma soprattutto quella del vivere in società, diciamo. Non può dire quel che pensa se non è condivisibile da tutti, mentre Max se ne sbatte di tutto e tutti e dice e fa solo quel che gli pare a costo di inimicarsi mezzo mondo. 
Non si vive bene in nessuno dei due modi. 
Una via di mezzo. 
Seb, forse. Anche se in questo momento mi è un po’ nebuloso. Stasera mi ha confuso, non capisco se sia ancora arrabbiato con me o se volesse veramente aiutarmi a modo suo. Fatto sta che credo abbia ragione. Mentre sorseggio il digestivo che mi brucia la gola, la mia mente si apre a questa rivelazione. 
Smettila di essere ciò che ritieni di dover essere e lasciati andare. 
Vuoi divertirti? Vai a divertirti! 
E finalmente, se Dio vuole, mi liberano e posso farlo. 
Stasera voglio essere felice, non c’è santo che tenga. Voglio fare tutto ciò che mi pare, ballare, bere, ridere e scherzare perché ho vinto a Monza con la Ferrari dopo non so quanti anni che nessun pilota Ferrari ci riusciva ed io sono felice e voglio divertirmi. 
Il resto, da adesso, non conterà più perché è solo questo ciò di cui ho bisogno.”

/Max/

“Mi sarei imbucato anche se Alex non mi avesse trascinato, ma aver legato con lui grazie al fatto che siamo compagni di squadra, e nella fattispecie avergli detto che mi piace Charles, alla fine si è rivelato parecchio utile. 
A volte confidarsi ha effetti positivi. 
Finisco per passare la serata con loro anche prima di trasferirci al locale, siamo con George, Lando e Carlos che come me è stato trascinato dal suo compagno di squadra in McLaren. 
Non mi interessa molto stare con loro, ma mi sforzo di legare ed essere di compagnia; in verità avevo solo bisogno di un modo per andare alla festa di Charles, che poi è semplicemente un ritrovo in una discoteca di Milano. 
Presumo abbia invitato altra gente oltre a noi, ma non ha molta importanza, a me basta che lui ci sia.
Che faccia farà quando mi vedrà qua? 
Spero che gradisca la mia presenza, visto che non intendo andare via a mani vuote. 
Ne sono fermamente convinto fino a quando non vedo entrare Pierre con la sua ragazza. 
Quando lo vedo con lei per un momento mi blocco senza capire cosa gli sia successo, gli è esploso il cervello? 
Ma ad un’occhiata attenta, capisco subito che non è per niente felice di questa situazione anche perché il caro Pierre è un libro aperto. 
Dal momento che ufficialmente non ho problemi con lui, essendo io stato suo collega fino a poche settimane fa, lo raggiungo e lo saluto. Mentre la sua ragazza sistema la giacca nel guardaroba della discoteca, lui mi lancia un’occhiata ancor più scontenta di prima e scoppio a ridere dandogli una pacca sulla spalla. 
- Vive qua anche lei, non potevo mica scaricarla! - dice laconico senza bisogno di fargli domande. Forse sono stato più espressivo di quel che pensavo. 
Alzo le mani in segno di ‘non ho detto nulla’ e lui sbuffa e scuote la testa. Sicuramente immaginava un’altra serata, ma ovviamente buon per me. 
Pierre e la sua scontentezza si addentrano con me nel locale e ben presto ci riuniamo agli altri con cui ero venuto. 
La discoteca si sta lentamente riempiendo come è normale che sia, qualcuno ci riconosce ogni tanto e ci saluta, ci chiedono una foto ma la gente che frequenta questo posto in parte è di una certa risma e sa comportarsi, in parte è presa da altro, tipo farsi strada in mezzo alla considerevole folla che aumenta sempre più, trovare una postazione e poi precipitarsi a prendere da bere. 
In poco tempo si riempie e le luci si abbassano e si colorano, a questo punto vedere diventa più difficile e tutto si confonde; infine attacca anche il DJ accendendo ufficialmente la serata. 
Non ci ero mai venuto, ma devo dire che non è male. 
Appena parte l’atmosfera con la penombra e la musica, finalmente il principe fa il suo ingresso e con lui l’adrenalina e l’eccitazione mi salgono in un attimo, si impenna tutto e mi si spegne via via sempre più il cervello. 
Non vedo Seb, normalmente i compagni di squadra si uniscono alle feste, specie se così speciali, ma è evidente che i loro rapporti non sono attualmente idilliaci come fino allo scorso GP.
Comunque mi importa solo una cosa: essendo single Charles non è accompagnato da nessuna ragazza!
Lascio che si avvicini a noi dopo che Alex si è sbracciato dalla zona superiore, finendo quasi per cadere dalla ringhiera per farsi notare. George ha dovuto tenerlo per il colletto per evitare un colpo di scena sgradevole e la cosa fa ridere tutti i presenti.
Con un gran sorriso ben acceso, lo stesso che aveva prima al circuito, appena sceso dalla macchina e tolto il casco, Charles ci nota e ci viene incontro salendo le scale nella zona VIP di esclusivo accesso che ha prontamente provveduto a prenotare all’ultimo momento.
È veramente bello, coi suoi capelli accuratamente sistemati in uno spettinato strategico, si è sbarbato ed il suo visetto è tutto liscio, ma starebbe bene con qualunque cosa. La camicia è bianca, è ancora infilata dentro i pantaloni che gli calzano alla perfezione, né troppo aderenti, né troppo larghi, una stoffa sicuramente pregiata, sicuramente nera, non ci vedo bene con queste luci basse. La cosa che conta sono comunque i primi bottoni che sono slacciati e le maniche arrotolate. È bello e basta, era bello anche in tuta Ferrari, figurati così tutto ben vestito per una serata in suo onore. 
Appena ci raggiunge si alza un boato fra la gente accorsa qua chiamata da lui; oltre a quelli che considera suoi amici all’interno del circuito, ci sono anche membri del suo team, quelli un po’ più giovani che hanno risposto ben volentieri al suo invito. 
Una volta qua, Charles passa a salutare tutti con una calorosa e allegra stretta di mano, per qualcuno comprende un mezzo abbraccio poderoso, come per esempio Alex, George e Pierre. Quando vede la sua ragazza le regala un sorriso prontissimo e falsissimo, per fortuna non dice ‘ah ci sei anche tu!’, sa ancora controllarsi, che bravo. Ridacchio guardando la scena. 
Poi arriva a me e solo a questo punto mi nota e realizza che ci sono anche io. L’imbucato. 
Appena mi mette a fuoco i suoi occhi già accesi di una bella luce felice che non gli vedevo da tempo, e che spero rimanga da ora per sempre, si illuminano ancora di più e nonostante le luci basse e colorate ci vediamo perfettamente. Siamo entrambi felici.
- Anche tu qua? - fa lui sorpreso, ma non mi regala nessun mezzo abbraccio, solo una stretta di mano poderosa, trattiene un istante la mia mano stringendola forte, vorrebbe aggiungere qualcos’altro, venirmi incontro col petto, battermi la spalla, qualcosa del genere, ma non lo fa. Del resto so bene che succede quando mi abbraccia. Ricordo come annusava il mio collo e come le sue mani frugavano sotto la mia maglietta. Puoi rifarlo senza problemi, stasera ho una maglietta altrettanto semplice e facile da sollevare. 
- Sì, mi sono imbucato, spero non ti dispiaccia! 
- Ma no figurati! 
Alex si appende subito al mio collo inserendosi col suo tipico entusiasmo: - L’ho trascinato io, tu non lo sai ma questo stronzo quando c’è da fare festa non è secondo a nessuno! 
E come diavolo lo sa? Avrò mica fatto qualcosa in sua presenza senza accorgermene? Che so far festa è vero, ma non lo sanno in tanti, non è una cosa risaputa, ma Charles ride ed annuisce con un entusiasmo che non pensavo avrebbe avuto il coraggio di sfoderare davanti a me e ad altre migliaia di persone che puntano tutti contemporaneamente a lui. 
- O-oh, adesso sono veramente curioso! 
Poi, così come se fosse del tutto normale, come se fossimo amici risaputi di vecchia data, prende il mio bicchiere di Gin Tonic, il mio sacrosanto Gin Tonic, e se ne appropria iniziando a bere. Mentre lo fa annuisce ed emette pure un’espressione di sollievo, come se avesse una fottutissima sete. Ti do io qualcosa in grado di fotterti, vieni con me in bagno e te lo faccio vedere.
Mi succhio il labbro istintivamente proprio mentre beve e appena lo faccio, i suoi occhi sempre molto vivi, si puntano maliziosi proprio sulle mie labbra. È un momento breve e distinto, ma c’è ed è innegabile. Dopo di questo si gira e continua a salutare gli altri. 
Oh dannazione, stasera ci si diverte. Pierre o non Pierre. Libero od occupato che sia. Non me ne fotte proprio un cazzo.”
 


Note: Da qui inizia la seconda parte che si incentra sull'attrazione fra Charles e Max e la consapevolezza di ciò che provano uno per l'altro. Chiaramente non c'è solo questo, c'è anche la crescita personale di entrambi e per quel che riguarda Charles, ho identificato la vittoria di Monza '19 come punto di svolta, una sorta di calcio in culo che gli ha fatto desiderare di cambiare. Fra il volerlo ed il riuscirci c'è di mezzo un abisso, ma il primo passo è proprio quello. Ho voluto inserire anche la questione con Seb perché fa parte di quel che gli è capitato in quel periodo (ad un certo punto hanno sistemato le cose ma per un bel po' di tempo sono rimasti molto freddi uno verso l'altro); oltre ad approfondire il suo carattere molto complesso, crea un background importante visto quel che farà Charles da qui in poi. Max al momento è solo completamente concentrato su Charles e sul prendere da lui ciò che vuole, ma anche lui avrà la sua crescita e delle parti molto toccanti. La seconda parte è forse la mia preferita fra tutte e tre, perciò sono entusiasta d'aver iniziato a pubblicarla. Grazie a chi mi segue. Alla prossima. Baci Akane