38. PARITÀ
/Charles/
“Io e Pierre che entriamo in bagno, io che guardo Max che aspetta il suo turno con la stronza appesa al collo che gli lecca l’orecchio e si strofina in calore, la sua mano nel suo culo. Io che entro e mi scopo Pierre. Ce l’avevo duro come un sasso, ci ho messo poco. Ho pensato a come l’avrei fatto con Max ed ho piegato Pierre in avanti e me lo sono preso con una volgarità inaudita.
Se ci ripenso l’eccitazione invece di calmarsi si rincara. Alzo gli occhi al cielo raddrizzandomi e allargando le gambe, gli lascio spazio per sfogarsi da solo.
Mi chiedo quando George e Alex mi abbiano lasciato a Max.
Non ricordo come dal bagno sono finito di sopra con loro, ma ad un certo punto in effetti da che parlavo con loro a che c’è Max.
Che diavolo ho fatto con Max? Si può sapere che diavolo ho fatto con lui?
So che ero seduto a parlare con lui e non ricordo di cosa.
Che diavolo ho fatto? Da lì in poi non ricordo. Mi sforzo, mi spremo le meningi, ma non c’è verso.
Mi avrà accompagnato Max? C’è il buio ma se ho fatto qualcosa con lui vorrei ricordarlo.
Temo che però lo sappia solo lui.
Fisso la chat, le loro stronzate, il mio cervello bloccato.
Non so come sono finito qua. Non riesco proprio.
Solo la sensazione di aver annusato di nuovo il suo profumo ben distinto. E poi cosa? Ci sarà qualcosa. Qualche altro indizio.
No non se ne parla, devo sapere se ho fatto qualcosa.
Fanculo, non ho il suo numero di telefono e non so in che cazzo di camera sia. Questi scrivono da un po’ e penso che siano ormai già verso casa. Mi hanno proprio abbandonato sti stronzi.
Niente, volevo evitare di coinvolgerli, ma penso che se voglio venirne a capo non ho scelta; così mi rassegno e sospirando consapevole che non dovrei e che me ne pentirò, scrivo.
‘Qualcuno ha il numero di Max?’
Povero illuso, pensi che te lo diano così senza chiederti nulla?
Prima di leggere i messaggi, come un codardo, lascio il telefono in carica e vado in bagno a farmi una doccia veloce perché penso d’aver sudato come una merda. L’acqua calda mi dà sollievo e mi fa sentire meglio, mentre la testa piano piano mi dà tregua. Continua a girarmi e a farmi male, ma è meno intenso di prima.
Quando finisco, la chat è piena di messaggi, ovviamente.
Tutti scontati.
‘Prima di tutto buongiorno!’
‘E buonanotte!’
‘E buona vita!’
‘Che diavolo hai fatto? Perché ti serve il suo numero?’
‘Charles?’
‘Charles?’
‘CHARLES LECLERC CHE HAI FATTO?’
Continuano a chiamarmi finché non mi decido a rispondere, lo faccio con l’asciugamano ancora alla vita ed i capelli gocciolanti che mi sono solo scrollato malamente.
‘Non lo ricordo, per questo devo chiederglielo! Mi date il suo numero?’
‘Ti sei svegliato nudo?’
‘Si possono fare tante cose terribili anche da vestito.’ Replico senza rifletterci molto.
Silenzio in chat per qualche istante. Suppongo che tutti stiano registrando che cosa significa ciò che ho scritto e mentre lo fanno, alzo gli occhi al cielo infastidito. Perché diavolo non me lo danno e basta, il suo numero?
Poi finalmente Alex me lo manda, l’unico probabilmente che ce l’ha fra loro.
‘Grazie.’
Registro il suo numero in rubrica sentendomi strano ad averlo e mentre penso che dovrei vedere come sta Pierre, forse, chiamo direttamente Max.
Potrebbe anche rispondermi mai, quello stronzo. Che ne so che rapporto ha col telefono? Io devo sapere subito.
Vabbè che vedendo un numero che non conosce può essere che non...
Non faccio in tempo a finire il pensiero, che la sua voce seccata e roca mi risponde dall’oltretomba e l’amico fra le gambe torna ad impennarsi. E così invece di rispondere in modo normale, dico spontaneo: - Merda! - in francese.
A questo gli parte un mugolio di piacere inconfondibile.
- Mmm... Charles... buongiorno...
Nemmeno mi chiede come ho il suo numero. E poi come mi ha riconosciuto da un ‘merda’ in francese?
- Dormivi ancora? - chiedo invece come se fosse la prima cosa da dirgli. Già sono partito col ‘merda’, non sto continuando bene. Anche perché è ovvio che dormiva.
Senti che voce da linea erotica sto stronzo.
- Che ora è?
- Mezzogiorno. - rispondo. Mentre parlo sento che si muove, suppongo vada in bagno. Parlerà con me mentre piscia? Beh del resto sono io che gli ho rotto le palle.
- Sei ancora in albergo? - mi chiede con una ripresa sorprendentemente buona. Deve avere meno postumi di me, lo invidio comunque.
Senza rendermene conto mi distraggo mettendomi a conversare con lui come niente, dimenticandomi ciò che gli volevo dire.
- Sì.
- Come stai?
- Di merda...
Continua a muoversi anche se non distinguo cosa fa, rimango seduto sul letto, bagnato e gocciolante, col solo asciugamano alla vita.
È proprio adesso che mi bussano alla porta; la guardo perplesso.
- Ed ora chi è?
- Apri. - la sua risposta sembra logica, gli direi la stessa cosa se ora che sono al telefono con lui gli bussassero alla camera, perciò senza nemmeno pensarci mi alzo lentamente e brontolando apro.
Proprio così come sono. Le ciabatte da camera, appena uscito dalla doccia.
La sua faccia si palesa davanti alla mia, entrambi ancora al telefono. Lui scompigliato e con ancora le pieghe del cuscino sulla faccia. È in boxer e maglietta e ciabatte, è davvero appena sveglio e sta dannatamente bene. È fottutamente hot e sexy e di nuovo, per l’ennesima volta, il sangue fluisce troppo impetuoso nelle mie parti basse coperte, solo ora me ne rendo conto, esclusivamente da un asciugamano che giusto giusto ora decide di allentarsi. Sentendolo me lo tengo evitando di rimanere nudo, ci mancherebbe solo questo.
Max sorride sornione e sventola la mano col telefono chiudendo la conversazione, io rimango ancora un po’ ebete, ma al suo sguardo ammiccante che apprezza ciò che vede, avvampo.
- Max, che diavolo...
Entra tranquillo come se l’avessi invitato, chiudendosi la porta alle spalle.
- Mi hai chiamato tu e visto che ero qua e so dov’è la tua camera perché ti ho accompagnato io ieri sera, ho pensato facessimo prima così.
Si butta sul mio letto come se fosse il mio ragazzo, si mette a pancia in su e con le mani dietro la nuca, i suoi occhi blu maliziosi non si staccano dal mio corpo che mi squadra da cima a fondo imbarazzandomi da matti. Ed eccitandomi.
- Prego, fai pure, non preoccuparti di me. Cosa volevi chiedermi? - replica del tutto a suo agio.
In che senso ‘fai pure’? Dovrei spogliarmi davanti a lui proprio ora che ho l’alzabandiera per colpa sua? E che dovrei fare, uno spogliarello gratis?
Ma se mi chiudo in bagno faccio la parte del ragazzino e non lo sono.
Sii uomo, Charles. Ti sta solo sfidando per l’ennesima volta, accetta la cazzo di sfida e fagli vedere chi vince.
Faccio un respiro e rimettendo il telefono in carica vicino al comodino accanto al suo volto, lascio che i miei occhi si posino sui suoi da questa vicinanza; sono chino su di lui, quasi e Max non stacca i suoi da me. Ha quell’aria furba deleteria.
Mi raddrizzo e con una considerevole fatica riordino le idee. A parte fare lo spogliarello migliore della mia vita, devo chiedergli quello che è successo ieri sera.
- I miei ricordi arrivano fino a quando eravamo noi due soli nel divano del locale. Ma non ricordo di cosa abbiamo parlato e come sono finito qua. È successo qualcosa che dovrei ricordare?
Con questo prendo il nodo del telo che avvolge la vita e lo apro davanti a lui. I suoi occhi non si staccano. So di essere piacente e so come fare per piacere ancora di più. So muovermi, so far colpo se voglio.
Con un sorrisino fine quasi impercettibile, mi passo l’asciugamano sul corpo senza staccare mai gli occhi maliziosi dai suoi.
Max si succhia le labbra apprezzando la visione che gli offro prima di rispondere.
- Vediamo... mi hai chiesto a cosa pensavo mentre scopavo con quella. - diretto e senza filtri. Ovvio che me lo diceva, non vedeva l’ora. La verità la puoi sapere da un ubriaco o da Max.
Spalanco gli occhi per poi ritornare subito in me, mi giro veloce dandogli le mie natiche sode che so ammira, la sua palpata in pista me la ricordo bene, mentre mi passo i capelli ancora grondanti.
Non avrei mai fatto una domanda simile se fossi stato in me.
- Ed io ti ho chiesto a cosa pensavi tu quando ti facevi Pierre. - continua, poi silenzio.
Perché si fa pregare? Perché vuole vedermi in faccia ovviamente, così cerco di rimettermi su la maschera da seduttore consumato e mi volto. A questo punto mi strofino l’inguine con molta attenzione ed accuratezza tornando con gli occhi a bruciare i suoi. Non è difficile, sono bellissimi, i suoi.
Finalmente, compiaciuto, riprende.
Mi sembra sia una specie di scambio equo. Io mi faccio vedere nudo e tu mi dici di ieri. Però mi eccita in qualche modo questa cosa.
- Mi hai detto che pensavi a me, a come l’avremmo fatto. In modo duro e volgare.
A questo un flash mi attraversa la testa quasi con una fitta.
- Se facessimo sesso non sarebbe duro e volgare come te lo immagini tu, caro Charlie. - ripeto ad alta voce, a fior di labbra, sorpreso. Lui mi fissa di scatto, altrettanto stupito.
- Te lo ricordi? - sembra una cosa che sperava non ricordassi.
Lo fisso rimanendo nudo con l’asciugamano mollo in mano che trascina per terra. Annuisco vago.
- L’ho appena ricordato. Me l’hai detto tu in camera? - Max annuisce alzandosi a sedere, posa i piedi a terra, appoggia le mani sul materasso e rimane a guardarmi incantato.
- In discoteca poi ti ho detto che io invece quando scopavo con quella pensavo a chi avrebbe fatto l’attivo fra noi.
Lo dice con un sorrisino soddisfatto, ma è come se si pregustasse qualcosa di meglio che sta per arrivare. Spalanco gli occhi inevitabilmente imbarazzato, non riesco a trattenerlo sta volta, tanto che la mia nudità passa in secondo piano. Non per lui, però.
- E che altro ti ho detto?
Lui accentua il sorriso che resta comunque malizioso e furbo.
- Che faresti tu l’attivo e che volevi scoparmi ma eri troppo ubriaco per riuscirci!
A questo mi copro la faccia con le mani lasciando cadere l’asciugamano a terra, non facendocela più. L’imbarazzo mi agguanta definitivamente e nemmeno ricordo che sono nudo e che dovrei vergognarmi più per questo. Beh, non mi vergogno del mio corpo, ma non lo sbandiererei mai così se fossi in me. Significa che ancora non lo sono. Del resto la testa gira ancora.
La risata di Max non mi aiuta e torno a fissarlo torvo.
- Oh, non ridere, ero ubriaco! Non dirmi che l’abbiamo fatto davvero!
Max per un momento mi contempla quasi come pensasse a cosa dire, così mi avvicino a lui intimidatorio. In realtà solo più a portata di pompino. Ancora nudo.
- La verità Max! - tuono perentorio, le mani ai fianchi, tutto il mio inguine non propriamente moscio e a riposo, davanti alla sua faccia.
Lui scende con gli occhi proprio sulla mia erezione che prende sempre più forma. Non mi sono ancora sfogato fra i vari alti e bassi di quest’ultima mezz’ora e lui sembra apprezzarlo. Anzi, sembra soppesare l’idea di aiutarmi a sfogarmi ora.
Rimango immobile e non respiro, per un momento lo spero.
Non mi sposterei se lo facesse.
Non lo fermerei.
Si raddrizza e si fa più sul bordo del letto, le nostre gambe si sfiorano, mi ricorda il balletto di ieri sera e penso stia ripensando a questo.
- Max, abbiamo scopato? - torno a chiedere piano, suadente, adesso, e non con tono perentorio
Lui si morde il labbro carnoso ancora fissando sfacciato il mio cazzo sempre più duro e pulsante. Sembra abbia vita propria, guarda come cresce.
- Ma guarda, non serve nemmeno che te lo tocchi. - commenta senza dover specificare altro.
Io trattengo il fiato e faccio mezzo passo in avanti. I nostri piedi si toccano del tutto, ma solo quelli. Veniamo attraversati da un’altra scarica, ma i suoi boxer sono comodi e si vede solo che adesso stringono, mentre io sono totalmente esposto.
- Non è di gradimento lo spettacolo che ti offro? Non merito almeno una risposta sincera? - mormoro sinuoso.
Il prossimo passo è sfiorargli il viso con la mano, ma per fortuna non serve. Lui finalmente alza lo sguardo dopo aver immaginato a prendermelo in bocca e proprio quando stavo per metterglielo, si decide con un sospiro.
- No, non abbiamo scopato. Eri troppo ubriaco. Ti ho accompagnato in camera e ti ho aiutato a metterti a letto. Ti ho solo tolto la giacca e le scarpe.
I suoi occhi si spostano via dai miei, guarda la stanza, è la prima volta che non guarda me e proprio in questo istante realizzo che c’è un’ultima cosa che gli resta da dirmi, ma non penso me la dirà. Non so perché, ho questa certezza.
- E poi?
Max scuote la testa e si alza finendomi davanti col suo corpo. Se non facessi un passo indietro di riflesso il mio cazzo lo toccherebbe visto che è teso e lui fa un sorrisino malizioso a questo gesto per l’ovvio motivo.
- Niente. Ti ho dato la buonanotte e ti ho detto di vomitare nel cestino.
Non me lo dirà, ma ci provo lo stesso.
- C’è dell’altro. Non me lo dirai?
Max mi fissa rimanendo lì piantato, a comunque pochi centimetri da me.
- Cosa sei disposto a fare per saperlo?
Ed è così da lui questa risposta, così tanto che ci speravo, in realtà.
- Quello che ho appena fatto non era sufficiente?
Piega le labbra all’ingiù fingendosi stronzo, in realtà so che non lo è, ormai.
- Non direi...
So che lo fa per proteggersi, perciò decido di lasciar perdere. Ognuno ha il diritto di difendersi e suppongo di avere anche io qualche piccolo segreto. Comunque non abbiamo scopato, dormivo già, che mai sarà potuto essere successo? Mi avrà guardato dormire!
- E allora tieniti il tuo segreto. - ma non lo dico acido o con cattiveria, né esasperato. È più una concessione. Lui fa un sorrisino soddisfatto, mi lancia un’ultima occhiata fino al mio inguine ancora per nulla calmo e mi scocca l’ennesimo sorriso malizioso.
- Ti consiglio di porre rimedio o non ti darà pace per tutta la giornata!
Così dicendo si rimette le ciabatte, riprende il telefono che aveva buttato sul letto e se ne va. Prima di uscire si gira e mi guarda di nuovo e a questo punto gli dico io una cosa.
- Grazie. - ma non c’è ironia dietro, sono sincero e sa per cosa lo dico.
Dopotutto mi ha portato in camera e non ha realmente approfittato di me.
- Cosa avresti fatto se ti avessi detto che avevamo scopato? - chiede lui invece prima di uscire.
Io mi stringo nelle spalle e rispondo spontaneo: - Ti avrei obbligato a rifarlo perché lo volevo ricordare anche io!
E con questo una breve smorfia spontanea con imprecazione, l’accompagna mentre se ne va insieme alla mia risata sadica.
Mi sembra come d’aver appena fatto il suo stesso identico tempo passando il traguardo.
Sì, direi che in questo caso siamo pari. La nostra gara è ancora tutta da correre!
Sorridendo soddisfatto, una volta solo, lascio che la mano corra sull’erezione a darle ciò che effettivamente merita e reclama. Adesso che so tutto, posso farlo. Mi getto sul letto dove si era appena messo lui, dove mi aveva messo ieri sera probabilmente con dolcezza insperata, e mentre mi ripeto la sua frase che mi è tornata in mente, con quel tenero ‘Charlie’, il calore ed il piacere si espandono dandomi finalmente sollievo in ogni senso.
Sarà una lunga gara, la nostra. Per niente facile. Ma sarà sicuramente bella.
Non vedo l’ora di correrla.”
/Max/
“Quando si dice idiota patentato!
Potevo dirgli che avevamo scopato per fare lo stronzo. Sapevo che dovevo farlo! Adesso rimarrò col dubbio se mi avrebbe davvero scopato di nuovo per ricordarlo. Io e il mio maledetto vizio di dire sempre la verità a qualunque costo.
Sono un completo imbecille!
A questo punto potevo dirgli che ha provato ad aprirmi i jeans ma che non ci è riuscito. Stronzo io a mettermi sempre quelli più aderenti che ho. Se erano più larghi e accessibili che diavolo avrebbe fatto?
Probabilmente un pompino completo di vomito.
Oh fanculo, perché sono così idiota?!
- Armani. - ripeto a fior di labbra il nome del mio profumo che pare gli piaccia molto. A questo ricordo personale, mio e solo mio, un lieve e vago sorriso affiora di nuovo dopo essermi crocefisso, arrivo alla mia camera sul suo stesso piano, solo un po’ più in là e decido che sarà il mio regalo di compleanno per lui, so che lo fa ad ottobre. Immagino la faccia che farà quando lo riceverà.
Mmm, non vedo l’ora di darglielo!
E a proposito di compleanni, c’è prima il mio ed adesso ho il suo numero di telefono.
Un ghigno mi rianima il volto definitivamente.
Inizia qualcosa di nuovo fra noi, diciamo una nuova fase. Una fase bella interessante, molto diversa da quella vissuta finora fra malumori, dispetti, rancori, sguardi omicidi e dubbi atroci.
Adesso non ci sono più dubbi, alla fine avevo ragione io!
Gli piaccio. Probabilmente solo sessualmente, ma chi se ne frega, non voglio sposarmi! Mi piacciono le ‘prove libere’.
Eh sì, caro Charles. Da qui inizia una nuova fase fra noi, vedrai quanto ci divertiremo.
Se vedo la nostra lunga relazione come una gara, come è sempre stata, direi che finora che ci siamo odiati e confusi a vicenda cercando solo di schiacciarci e basta, potrebbe essere il Settore 1, ma da ora comincia il Settore 2 e sono sicuro che sarà quello più interessante.
Sappiamo che ci piacciamo e ci vogliamo scopare, semplice come bere un Gin Tonic. Semplice capirlo, perché so bene che invece realizzarlo sarà difficilissimo. Il Settore 2 sarà il più complicato, ne sono sicuro, perché entrambi vogliamo comandare e poi la gara adesso è diventata spingere l’altro a saltarti addosso per primo, perché è così che ci divertiamo noi.
Cedere per primo significa perdere, nelle nostre menti distorte dalla voglia di vincere sempre e comunque.
Siamo competitivi da morire, tutto quel che facciamo lo rigiriamo in una lotta fra di noi, tutto deve essere un modo per superare l’altro e dimostrare superiorità. Anche a letto lotteremo per chi farà l’attivo, già lo so, ma prima di arrivarci sarà divertente spingerci a vicenda a fare il fatidico passo.
Anche se so che io non ho pazienza ed è lui quello che ne ha di più.
Mentre penso a questa metafora e a come sarà poi averlo finalmente nel mio letto, la mano corre a darmi piacere sotto i boxer. Tiro fuori il mio cazzo e mi masturbo pensando esplicitamente a Charles. Deve risolvere i suoi casini con Pierre, perché lo conosco e so che da sobrio finché non li risolve non farà niente con me, ma sarà mio dovere ricordargli che si deve dare una mossa. Anche perché non ho molta pazienza e a me non fotte un cazzo se lui tradisce il suo ‘non-ragazzo’ con me. È un problema suo. A me interessa infilarmi nel suo splendido culo piccolo e sodo.
Ricordo ancora la consistenza tonica e calda contro la mano, quando gliel’ho infilata nei pantaloni. Bravo lui che non mette mai roba stretta. Devo dire che sono stato molto abile, non era facile visto che ci muovevamo entrambi con altri partner.
Mi sono dovuto girare di schiena e beccare al primo tentativo il posto giusto, ma ci sono riuscito ed è stato fottutamente appagante.
Così come il mio orgasmo ora, mentre penso alle dita che avevano trovato la sua fessura e che si stavano infilando nel suo piccolo buco stretto. Se solo l’avessi fatto sul serio, se ci fossi riuscito a mettergliele dentro in quel momento.
Ma la prossima volta non fallirò.”