42.
UN’ALTRA VOLTA
/Charles/
- Solo perché sto perdendo
Non significa che io sia perduto
Non significa che mi fermerò
Non significa che io sia dall'altro lato
Solo perché sto ferendo
Non significa che io sia ferito
Non significa che io non abbia ottenuto quello che meritavo
Niente di meglio e niente di peggio
Mi sono appena perduto
Tutti i fiumi che ho provato ad attraversare
Tutte le porte che ho mai provato ad aprire erano chiuse
Ohhh ed io sto solo aspettando che la luce svanisca
Puoi anche essere un grande pesce
In un piccolo stagno
Non significa che tu sia il vincitore
Perché potrebbe arrivarne
Uno più grande di te
E sarai perduto
Tutti i fiumi che hai tentato di attraversare
Tutte le pistole che hai impugnato hanno sparato
Ed io sto solo aspettando che gli spari finiscano
Ed io sto solo aspettando che la luce svanisca
“Non so se è la canzone o quel momento preciso in cui gli stavo per saltare addosso senza controllo, consapevole che mi sarei perso e non so poi cosa sarebbe stato di me, ma in qualche modo è di nuovo cambiato tutto. Cambiato in un modo che non me lo so spiegare e non so definire, ma è cambiato molto.
Questa canzone, una fra quelle che mi piace molto fra l’altro, mi fa riflettere inaspettatamente.
Solo perché ho perso non significa che io sia perduto, né che mi fermerò.
Solo perché sto ferendo non significa che io sia ferito e che non abbia ciò che merito. Sto solo aspettando che la luce svanisca. È questo che cercavo di fare prima?
Mi sentivo perduto ma in realtà avevo solo perso il controllo, non me stesso.
Ferisco le persone che mi stanno intorno, in cambio ho una vita incasinata che non mi permette di essere felice. Vorrei stare con Max ma sto con Pierre e non ho il coraggio di lasciarlo, ferisco tutti e sto male io. Ma forse ho solo quel che mi merito. Questa sofferenza che mi auto infliggo, alla fin fine, è tutta meritata.
Alla fine voglio che tutto smetta, la pressione, la sofferenza, l’ansia, la sensazione di essere perso anche se in realtà è solo il controllo quello che perdo. Voglio farlo smettere, ma non so come e spero che tutto cessi da sé, che tutto smetta, che tutto si dissolva. Perché vorrei prendere le cose nelle mie mani, ma non ne ho il coraggio. A volte tento con gesti da pazzo estremo, ma non è niente di definitivo. Non è mai la soluzione giusta.
Però se non ne trovo una, finirò per perdermi...
Tutti gli ostacoli che ho tentato di superare e le lotte che ho fatto risuonano in me dimostrandomi che alla fine non ha realmente superato nulla, non ha vinto nessuna battaglia. Sono ancora qua esattamente come all’inizio del mio cammino, con gli stessi problemi di prima, incapace di vivere le mie emozioni in modo normale.
Quando la canzone finisce, mi accorgo che avevo chiuso gli occhi ed ero rimasto in silenzio per tutti e 4 i minuti della stessa, così mi riscuoto sentendo un’altro gruppo che canta, prendo il telefono e chiudo tutto lasciando che di nuovo il silenzio ci invada. Solo dopo un po’ percepisco Max ancora seduto davanti a me a gambe incrociate che mi guarda con una pazienza che non pensavo avrebbe mai avuto, che forse in realtà non volevo avesse. Contavo sulla sua impazienza, sulla sua irruenza, sul suo egoismo. Che mi prendesse e facesse con me tutto ciò che voleva tirandomi fuori dalla mia nebbia, ma invece aspetta che sia io ad uscirne e forse ha ragione, dopotutto.
Prima ha detto che non c’è fretta, ma che non farà niente finché non risolverò con Pierre, perché sa che mi bloccherei sul più bello, altrimenti. Ma credo di dovergli dire qualcosa, no?
Perché mi sono quasi buttato dentro quel tifone ed ora era tutto perfetto per il più bel sesso della nostra vita, ma mi sono girato ed ho fermato tutto, nonostante lo voglio con tutto me stesso.
- Perché pur di non risolvere i miei problemi ed i miei casini, preferisco essere cancellato via?
Ma mi rendo conto di ciò che ho appena detto?
Sì, me ne rendo conto, ma è la semplice verità ed è impensabile per me non dirla ad uno che vive al cento percento di verità.
Se fossi con un mitomane riuscirei a mentire, ma con Max come faccio a non essere onesto in modo disarmante?
Forse è questo di cui ho bisogno ora. Onestà. Ma con me stesso. È che se sono da solo non ci riesco ad esserlo, mentre con lui sì.
Così mi dispiace, Max.
Sto in silenzio in attesa della sua reazione, ma non oso guardarlo, non oso alzare lo sguardo.
Fisso le mie mani, il suo profumo ancora stretto fra le dita. Il rumore del tifone che continua ad abbattersi fuori insieme ai tuoni che fanno vibrare tutto.
- Non ricordo che tu sia mai stato un immaturo viziato che si faceva risolvere tutto dagli altri. Ho un ricordo di te come di un ragazzino anche troppo adulto che faceva sempre tutto ciò che si doveva fare per bene, seguivi le regole ed i percorsi prestabiliti. Ricordo che sei sempre stato un perfezionista anche da piccolo.
Quel che dice mi colpisce e lo guardo turbato, capendo cosa intende e perché lo dice. Il suo punto di vista esterno è interessante.
- Da quando è morto Jules e poi mio padre è successo qualcosa, in me. Anthoine ha riacutizzato una mia vecchia condizione che avevo solo messo da parte.
Max ricambia il mio sguardo che ora riesco a sostenere, non ha strane espressioni di compatimento e non cerca nemmeno di essere supportivo perché in questi casi si deve fare. È semplicemente qua con me a rispondere alle mie domande così come può, con la sua sincerità e con le cose che sa di me, quelle poche da esterno, perché lui non ha mai fatto parte realmente della mia vita, anche se in qualche modo c’è sempre stato. Quasi sempre.
- Sei bloccato. - fa lui senza specificare dove, come e perché.
Mentre lo dice mi illumino, sento come se la luce si accendesse.
- Sono bloccato al giorno della morte di Jules, con mio padre mi sono cementato lì. Sono bloccato a quei diciassette anni. Da lì ho provato a crescere, maturare e diventare adulto, ne ero ossessionato. Dovevo risolvere i miei problemi, fare tutto per bene, non sprecare le occasioni che gli altri avevano sudato per me.
Dio, è così facile parlarne con lui...
Max non fiata, non emette un suono, so che mi guarda anche se io ora ho distolto lo sguardo facendolo scivolare alle sue spalle, sulle finestre buie da cui non si vede nulla.
- Non stavo tentando di suicidarmi, prima... - sussurro poi piano, chinando il capo, quasi con vergogna ma con un assurdo bisogno di precisarlo.
- Volevi solo tornare in te, riprendere il controllo che avevi appena perso.
Perché lo sai?
Sollevo di scatto gli occhi trattenendo il fiato ed in questo un fulmine cade così vicino che fa saltare la luce, la tempesta fuori aumenta d’intensità e qua, mentre è tutto completamente buio e siamo come cancellati dal mondo -proprio come quella sera al locale- sentendomi profondamente sconvolto per essere finalmente stato capito, mi sollevo sulle ginocchia e mi sporgo verso di lui; allungo le mani, afferro la sua maglietta e lo tiro verso di me nascondendo il viso contro il suo collo, lì dove mi piace stare.
Adesso non c’è il suo tipico profumo, che ora so è Armani. Adesso c’è solo la consistenza della sua pelle contro i miei occhi chiusi che stringo come un ossesso. Trattengo ancora perché non è ora di lasciare andare. Non sono ancora pronto.
Le sue mani, con sorpresa e delicatezza, si posano sulle mie spalle e strisciano dolcemente sulla mia schiena. Mi tiene a sé in silenzio, in questo buio che mi sembra rispecchi il mio animo.
Voglio stare bene, voglio uscire da qui. Eppure sembra che io ne abbia al tempo stesso paura.
Max rappresenta in qualche modo la parte più istintiva e sincera di me stesso, ciò che voglio fare veramente, ciò che voglio essere veramente, ma sono bloccato a 17 anni, quando tutto è finito e sono rimasto sospeso in un mezzo adolescente che fa di tutto per essere adulto senza riuscirci davvero; uno che si priva degli esperimenti tipici e giusti delle varie età per capirsi meglio.
Ci provo, a volte ci riesco, faccio piccoli progressi, mi vivo di più, scopro cosa mi piace, cosa sono, ma come un ragazzo di 17 anni faccio casini e non voglio risolverli. E non voglio piangere, perché a 17 anni non si piange. Si deve essere forti e chi è forte non piange.
E forse sono ancora depresso per i lutti che si ripetono continuamente. Uno ogni 2 anni. Non riesco a riprendermi per uno che ne arriva un altro. Andrà sempre così? Sarà sempre così? È questo a cui mi devo preparare, la mia vita sarà questa per sempre? Qualcuno mi morirà di continuo intorno?
E mi manca mio padre e non posso dirlo. Lui, i suoi consigli, la sua positività, la sua sicurezza. È morto troppo presto; Dio, non ero pronto.
E volevo dichiararmi a Jules, un giorno, ma non ho mai potuto farlo. Non ho nemmeno potuto ringraziarlo perché sono in F1, in Ferrari, per merito suo. Ho il suo posto, dopotutto. Se lui fosse vivo io non sarei qua dove sono. Ne sono certo.
E questa depressione la soffoco perché non ho il diritto di esserlo, sono così fortunato, dopotutto. Sono un pilota di F1 della Ferrari, sono ricco, famoso, faccio quello che ho sognato sin da piccolo. Ho tutto ciò che si potrebbe volere. Depresso per cosa?
La bocca di Max posa dolcemente un bacio sulla mia tempia, non fa di più. Perché sei così paziente? Perché hai così tanti riguardi?
Perché sei così bello qua dentro di te, dove ti vergogni a farti vedere?
Ancora immersi nel buio, sollevo il capo strisciando il viso contro il suo, lentamente le bocche si avvicinano, arrivo alla sua guancia e sto arrivando all’angolo, ma è qua che la luce torna come se non fosse ancora ora e dall’alto qualcuno lo sapesse. Lo shock è improvviso e allo stesso modo Pierre torna prepotente nella mia testa, fra noi. Così spalanco gli occhi e mi stacco improvvisamente all’ultimo, poco prima che le nostre labbra si tocchino. Lo guardo sconvolto e fuori di me, il cuore il gola, l’emozione viva sotto la pelle piena di brividi, gli occhi che bruciano minacciando lacrime.
Finché non sarò pronto a vivere le emozioni in modo normale e a sistemare le cose con Pierre, non merito Max.
Con fatica, un’enorme fatica, mi allontano da lui e lo lascio a malincuore. Max mi fa andare lentamente guardandomi smarrito e per un momento leggo dubbi e turbamenti ed è così chiaro il suo pensiero e ciò che prova, che parlo subito senza esitare, affrettandomi a rassicurarlo. Bisognoso di farlo.
- Non sei tu Max. È come hai detto prima. Voglio risolvere con Pierre perché è sempre fra noi. Non è giusto, non ci riesco se so che è là e mi aspetta. Io non posso ferirlo. Ci tengo troppo a lui.
Max però ha un lampo pericoloso che attraversa il suo viso e questa volta non è più tenero e comprensivo com’è stato finora, mi prende il polso deciso e sussurra: - Ricordati che quando ti verrà voglia di risolvere con lui, ci sarà poi questo per te. - poi posa la mia mano fra le sue gambe, sul suo pacco che anche attraverso la stoffa si sente duro e pronto a darmi piacere.
Se solo fossi un maledetto stronzo e sapessi fregarmene dei miei dannati doveri.
A quanto pare il Charles diciassettenne non è abbastanza adulto da risolvere i casini con maturità, ma nemmeno abbastanza egoista da fottersi degli altri e fare quel cazzo che gli pare.
Sono proprio un imbecille complicato!
La mia mano rimane lì per qualche istante a toccare con intenzione tutta la sua erezione che si delinea sotto il mio palmo aperto, Max se la schiaccia addosso e la muove per farmi sentire meglio quanto è lungo mentre si eccita al mio contatto. I miei occhi inchiodati ai suoi saranno distanti trenta centimetri, non mi sfilo e lascio che si faccia da solo tutto ciò che vuole mentre si succhia il labbro, finendo per sospirare di piacere al mio trattamento che non è poi così tanto obbligato anche se nemmeno totalmente libero.
Quando chiude gli occhi abbandonando il suo volto al piacere ed il capo all’indietro, il mio stesso inguine brucia e pulsa e sto per raggiungere le sue labbra e annullare la distanza, ma per un soffio il volto di Pierre si frappone ancora una volta fra i nostri due visi e mi fermo sfilando la mano.
Fanculo, Charles.
- Scusami. - mormoro roco.
Max apre gli occhi, mi guarda ancora trasognato seppure indispettito e sussurra con un ghigno malizioso: - È a te stesso che devi chiedere scusa...
Ed ha dannatamente ragione. Sbuffando scuoto la testa, mi alzo dal letto e prendo telefono e profumo.
- Mi sa che hai ragione. - brontolo. Lui ridacchia sfacciatamente ed odioso stendendosi sul letto ed allungando le gambe davanti a sé, bello comodo e soddisfatto come avesse vinto qualcosa.
Un battibecco fra noi, forse. Ma non riesco ad avercela con lui perché in realtà è solo colpa mia ed ha proprio ragione lui.
Come diavolo mi sono cacciato in questa situazione di merda?
Prima di uscire lo ringrazio del rifugio e del regalo, mentre appena fuori cammino spedito verso la mia camera dove ho lasciato Pierre e lo faccio con tutta l’intenzione di affrontarlo ora e sganciare la bomba.
Ma quando apre la porta da cui ero uscito senza chiave, Pierre rimane basito a guardare i vestiti che indosso che non sono miei, così come fissa stranito il regalo che ho in mano e sicuramente sente pure il profumo che ho addosso. Lui ha naso per i profumi, sicuramente sa che è lo stesso che indossa Max, sono anche stati compagni di squadra all’inizio della stagione. Idiota, idiota Charles.
Il panico mi assale mentre mi blocco come ormai succede sempre ed ogni buona intenzione coraggiosa svanisce nella tempesta là fuori. Non ho la forza di affrontarlo ora, non ce la faccio, non è il momento di sganciare alcuna bomba e comunque non voglio. Ho l’istinto di scappare, ma è esattamente a questo punto che realizzo che comunque qualcosa gli devo dire, anche se non voglio dirgli la verità.
Qualcosa, Charles. Pensa a qualcosa in fretta. Perché lo sai, lui è Pierre e sa tutto di te. Se gli dici che sei stato da Max e ti ha regalato il suo profumo, come diavolo glielo spieghi? Dì qualcosa al volo, qualcosa di plausibile, o preparati a sganciarla ora, quella bomba. Anche se non vuoi. Anche se dovresti.
- Una porta si è aperta improvvisamente proprio mentre ci passavo e mi sono infradiciato, così i ragazzi che stavano andando in camera in quel momento mi hanno dato asilo ed hanno approfittato per darmi il mio regalo di compleanno in anticipo. Abbiamo mangiato insieme ordinando in camera. - spiego per bene tutto quello che è successo senza mentire, ometto solo che dei ‘ragazzi’ c’era solo Max.
Pierre ascolta serio e corrucciato mentre comunque io entro ugualmente come se non ci fosse niente di strano in tutto questo, niente di cui discutere o da sondare. Come se non fossi sparito per ore prima di una discussione.
Lui rimane ancora sull’uscio per un momento prima di avere una qualsiasi reazione.
Un’altra volta, mi dico mentre entro pensando subito al resto della conversazione che dovrò avere ora, quella che riguarda noi due.
Ti lascerò un’altra volta, Pierre. Scusami.
Adesso ti chiederò solo ancora un po’ di tempo. Un pochino e basta. E tu mi accontenterai, perché sei speciale e non puoi negarmi niente. Perché mi ami ed io ne approfitto perché non sono quello bravo, buono ed onesto. Non lo sono per niente. Forse lo è più Max di me, dopotutto.
Che ironia la vita.”
/Max/
“Ma cosa c’è in me che non va?
Finora sono andato avanti senza pensarci, perché non sono uno che pensa. Agisco e basta, i ragionamenti non fanno per me nemmeno dopo e anche se capisco che ho fatto una cagata, perché a volte è difficile non notarlo, non ci resto su. Alzo le spalle e vado oltre.
Eppure adesso per la prima volta in vita mia mi fermo e ci penso ed è solo colpa di Charles.
Cosa c’è in me che non va?
Davvero, Max.
Lo specchio rimanda la mia immagine, mi osservo con cura per capire se sia nell’aspetto o nel mio carattere o forse i miei modi o magari è semplicemente che sono io.
Non è solo perché avevo deciso di fottermene e scoparmelo. Potevo farmelo, stasera se volevo era mio. So come scoparmi qualcuno e comunque abbiamo appurato che anche Charles lo vuole.
Cioè in parte è anche questo. Che cazzo di problema ho? Perché quando non ce l’ho davanti mi dico di fare come mio solito, cioè prendermi ciò che voglio senza guardare in faccia niente e nessuno, e poi quando mi si para lì non riesco a fare un cazzo invece? Sono uno senza palle, improvvisamente? Che cazzo mi succede, porca troia?
E comunque anche se poi in qualche modo si innesca qualcosa e sta per succedere ciò che vogliamo, poi lui trova la forza per fermarsi e non andare avanti. Dannazione.
A Pierre non è riuscito a dire di no, piangeva ma adesso non piange più e non riesce a smettere. Ma so che mi desidera, me l’ha detto chiaramente ed è sempre più ovvio tutte le volte che andiamo in collisione e non parlo della pista.
Per cui sono io, alla fine. È questa la verità.
Mi scruto allo specchio cercando di capire come mi possa vedere lui o chiunque altro, se posso piacere fisicamente. Penso di essere niente di speciale, forse mi sono sviluppato in modo vagamente decente, ma non mi sono mai visto bello e nemmeno ora mi ci vedo. Evidentemente ho ragione e non è abbastanza.
Il mio fisico non è atletico come quello di Daniel, per esempio. Sono nella media, in quel senso. Non sono muscoloso, sono giusto rispetto alla mia altezza, ma forse dovrei decidermi a farmi piacere la palestra al posto dei videogiochi e fare una dieta più da sportivo.
A parte il corpo che non trovo attraente, il viso non compensa. Non è particolarmente armonioso, gli occhi sono il mio unico punto di forza, forse. Barba trascurata o fatta cambia poco, i miei capelli possono stare solo corti in questo taglio che ho da sempre.
La bocca poi è troppo grande rispetto al viso, l’ho sempre detto ed è per questo che cerco di non ridere troppo se non quando mi scappa perché mi sto divertendo.
È evidente che non sono bello come Charles, lui sì che ha un viso armonioso e delicato, è tutto ben proporzionato e la bocca piccola è così ben disegnata che vorrei passargliela mille volte con la punta della lingua.
Mi lecco la mia e sbuffo distogliendo lo sguardo dal mio viso.
Ho sempre avuto complessi, nessuna ragazza si è mai interessata a me prima di diventare un pilota famoso.
Adesso è diverso: so che mi si buttano ai piedi solo perché sono Max Verstappen e guido in F1 con la Red Bull. Posso avere chi voglio e a volte ne approfitto per sfogare i miei istinti, ma non è questo ciò che desidero realmente. Mi lascia solo un piacevole orgasmo, tempo di ricaricarmi e tutto passa.
Non mi sono mai piaciuto né fisicamente né in generale.
Sono sempre stato uno stronzo; suppongo che prendendo esempio da quell’altro stronzo che mi ha cresciuto non avessi molta scelta, anche se poi è andata meglio quando si è fatto leggermente da parte una volta entrato in F1. È sempre qua a rompere i coglioni, ma meno rispetto a prima, quando mi faceva da allenatore e padrone.
Qua poi sono entrato in contatto con Daniel ed è stato lui a rivoluzionarmi la vita e a farmi vedere e vivere in un altro modo; con lui mi sono sentito un altro.
Daniel. È grazie a lui se adesso anche gli altri intorno mi guardano come una persona normale, avvicinabile, simpatica. Ho amicizie nel circuito grazie a lui, gente al di là del mio giro personale a casa. Adesso non sono più completamente visto come una merda che cammina, a molti sto ancora sulle palle, ma in generale sono integrato ed è grazie a Daniel, l’ho sempre detto e non lo ringrazierò mai abbastanza.
Ma lui? Lui che diavolo ci ha visto in me? Perché gli sono piaciuto, perché ci è stato quando ci ho provato con lui senza rifletterci come mio solito?
Come ha potuto non respingermi come ha sempre fatto Charles?
Mi mordo il labbro ripensando a come ha deviato la bocca che stava arrivando sulla mia e stizzito sbatto il palmo sullo stipite del bagno.
Fanculo, so che non dovrei, che sono un’autentica merda per questo, ma è il solo che può aiutarmi in questo momento e se non ottengo una cazzo di risposta sento che potrei impazzire, questa volta.
Charles mi ha respinto di nuovo anche se so che lo voleva, ma è evidente che non era abbastanza. Che io non sono abbastanza. Ma come è possibile che per qualcuno io lo sia stato?
Come?
Senza resistere, in una sorta di puro spirito di sopravvivenza, prendo il telefono e gli scrivo.
Ci siamo detti di darci un po’ di spazio per un po’, ma Daniel ha detto che vuole rimanermi amico, che ci tiene ad avere un bel rapporto anche perché siamo entrambi piloti nella stessa competizione.
Mi dispiace, ma solo tu al mondo puoi aiutarmi ora ed io ho un dannato bisogno di una mano ora. Non la chiederei ad altri che a te.
Mi getto nel letto dove poco fa ero con Charles, prendo il telefono in mano e gli scrivo senza pensarci su troppo.
‘Cosa diavolo ci hai trovato in me quando hai accettato la mia lingua nella tua bocca?’
Ovviamente dritto al sodo senza giri di parole.
Daniel ci mette un po’ a rispondere, nel frattempo faccio uno di quei giochini idioti sul cellulare che interrompo appena mi risponde.
‘E che dovevo fare, mordertela?’
A questo seguono faccine che piangono dal ridere.
Sorrido immaginando il suo viso che ride mentre legge. È sempre stato il mio sole. In qualche modo gli vorrò sempre bene, ma ormai Charles è un’ossessione.
‘No, ma poi l’abbiamo rifatto!’
‘Beh, non baciavi così male...’
‘Tutto qua? Baciavo bene?’
Insisto come un martello pneumatico, ma lui non è evasivo e non si tira indietro, anzi capisce subito cosa mi succede.
‘Mi hai incuriosito. Non mi sarei mai aspettato mi baciassi.’
Sospiro tirando infuori il labbro mentre rotolo sul letto.
‘Ma poi? Cosa ti è piaciuto di me?’
Io al suo posto mi manderei a cagare, ma Daniel ha sempre avuto una pazienza infinita con me.
Per un momento mi chiedo come la stia vivendo, so che in F1 non va bene ma è con un team che non è proprio il massimo, non si può nemmeno pretendere abbia un grande anno. Spero che non vada male per colpa mia, ma mi avrebbe tolto la parola ed il saluto se stesse di merda per me. Dopotutto riprendere a parlare un po’ con me gli dovrebbe fare anche bene o finiremmo per allontanarci troppo e nessuno di noi due lo vuole.
‘Tu mi sei piaciuto, Max.’
‘Ma non sono niente di speciale. Non sono bello ed ho un carattere di merda. Non capisco come hai fatto, cosa hai visto.’
Cosa ti è piaciuto di me? Ci deve essere stato qualcosa, io non capisco, non riesco a capire. Cosa hai visto tu che Charles non vede? Cos’ha Pierre che io non ho?
Quanto è stupida questa domanda. Stupida e patetica, ma è esattamente questo che non capisco. Ma in realtà lo so. Pierre è molto più bello di me, è solare, ha un carattere dolce, amichevole. È impossibile che non piaccia, con me è tutto il contrario. Eppure Daniel ha preferito me. Perché?
‘Innanzitutto non sei brutto, sei un tipo.’
‘Non significa un cazzo’
‘Significa che hai una bellezza tua’
‘Non significa comunque un cazzo’
‘Significa che la bellezza è soggettiva. Anche io non sono una bellezza, ma non penso sia un problema’
‘Hai un gran fisico ed un carattere fantastico. Il mio fisico fa cagare ed il mio carattere anche peggio’
È sempre stato così, per questo mi sono buttato tanto su di lui e non riuscivo a lasciarlo.
Solo con lui riesco a dire e fare certe cose. Solo con lui sono completamente me stesso. È il solo a cui faccio certi discorsi, il solo che sa quanto mio padre mi devasta solo esistendo.
Perché l’ho lasciato? Perché ero troppo attratto da Charles, ecco perché. Lo stesso che comunque non mi preferisce a Pierre. Bell’affare che ho fatto.
Mi mordo il labbro rimanendo tutto storto sul letto, nemmeno noto che fuori la tempesta ha iniziato a calmarsi, finalmente. Nessun tuono, nessun vento. Solo pioggia normale.
‘Il fisico lo puoi allenare ed il carattere migliorerebbe se smettessi di essere così insicuro e idiota!’
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa sospirando indispettito.
‘Non è questo che ti ho chiesto!’ rispondo stizzito e senza nasconderlo.
‘Mi è piaciuto il bel mondo che tenevi nascosto. Sei completamente diverso da come appari’
Rimango in silenzio, poco convinto che sia sufficiente a piacere a qualcuno. Così lui continua perché mi conosce e sa che non mi ha soddisfatto.
‘Mi è piaciuto il tuo coraggio nel farti avanti senza sapere come avrei reagito.’
Ancora non rispondo e lui prosegue.
‘Mi è piaciuto come cercavi a tutti i costi di essere felice. E la dolcezza che fai finta di non avere. E come ridevamo insieme. E come era facile stare bene con te.’
Mi succhio le labbra con gli occhi lucidi che bruciano, ora sono io quello che vorrei piangere ma che cerca di non farlo. Non ne ho il coraggio, con quello che gli ho fatto e che gli sto facendo.
Sono un idiota. Uno stronzo idiota e ancora non capisco dove abbia visto tutte queste belle qualità. Non le ho, ma è incredibile che lui le abbia scorte.
‘E comunque sei bello, solo non come concepisci tu la bellezza’
Mi viene in mente il viso di Charles, sicuramente se devo pensare ad un canone di bellezza è lui, ma forse in questo momento sono di parte.
Però se dovessi pensare al fisico migliore che io abbia mai visto, sicuramente è quello di Daniel. Ed il sorriso. Nessuno ha quel sorriso.
Quello opaco e triste di Charles si frappone al suo. Cento a zero, in questo. Eppure è Charles che mi sta facendo impazzire. Assurdo. Funziono proprio al contrario.
‘Grazie. Non ti ho mai meritato e continuo a non meritarti. Dovevi mandarmi a cagare.’
Mi immagino il viso triste di Daniel, ora da solo nel suo letto, a qualche muro di distanza. Sono proprio un grande stronzo.
Alzo gli occhi e scuoto la testa, ma lui mi risponde ancora nascondendo bene attraverso un telefono il suo reale stato d’animo.
‘Devi smettere di essere così insicuro. Sei una bella persona, Max. E sai sorprendere. È questo che colpisce di te. Sii solo te stesso e vedrai che andrà tutto bene’
Quando dice questo mi raggelo, per un momento penso che abbia saputo in qualche modo di me e Charles, ma poi penso che semplicemente ormai mi conosce bene e sa che ho qualcosa. Anche perché da fuori io e Charles non mostriamo grandi cose.
‘Grazie. E scusa’
Concludo così, mettendo poi giù il telefono e premendo il viso contro il materasso dove lancio un grido che soffoco.
Come posso non amare una persona così meravigliosa? Il solo che mi abbia visto realmente senza fermarsi all’apparenza?
Forse è come dice lui, da qualche parte qua sotto ho delle qualità e so sorprendere gli altri perché non agisco come tutti; forse quel qualcosa in me fa soprassedere sull’aspetto che non è niente di speciale rispetto ad altri, ma come si fa ad andare oltre, con me?
Devi essere speciale per riuscirci. Speciale com’è Daniel.
Eppure un altro bel visto affiora nella mia testa, anche ora mentre sono dilaniato per aver di nuovo fatto soffrire Daniel.
È un sorriso triste, due occhi lucidi che gridano e vogliono piangere.
Comunque sia, non è nel mio DNA arrendermi, specie quando decido che voglio qualcosa. In questo caso qualcuno.
Charles dovrà lottare almeno quanto sto lottando io, per rifiutarmi ancora.
Non sarò in grado di violarlo come farei in casi normali, perché evidentemente mi sono rincoglionito, ma non significa che mi arrendo. In qualche modo questa dannata gara la vinco io. Solo un’altra volta, semplicemente non ora.”
Note: Che Max abbia complessi è una mia idea, ma il Max di quegli anni è diverso da quello di ora che è sicuro di sé, sereno e soprattutto brilla come una stella. Così come Charles ha i suoi problemi, che ripeto sono mie invenzioni, anche Max doveva averne e saranno tutti approfonditi molto bene nel corso della lunga fic. Di vero c'è il rapporto disastroso con suo padre e la sua vita d'infanzia non facile. Ho tratteggiato con molta cura e precisione i loro caratteri, così come le loro crescite ed i loro cambiamenti. In ogni caso le foto di Charles di quel periodo sono molto diverse da quelle che vediamo ora, che è sicuramente più felice e sereno, perciò che una volta non stesse bene secondo me è vero, poi chiaramente le motivazioni le sa lui, io ho solo scritto una fic.
Che a Charles piacciono i Coldplay è risaputo, così come che a Max invece non ascolti musica se non negli ultimi tempi perché è diventato amico di Martin Garrix, ma lui ha sempre detto di non avere particolare passione per la musica. Grazie per l'attenzione ed alla prossima. Baci Akane