10. AMALGAMANDOSI
Il locale era vicino alla spiaggia che a sua volta era vicino all’alloggio che avevano prenotato. Niente di costoso e comodo ma un normalissimo appartamento affittato per tre giorni, pagato tanto ma non perché di lusso.
Avevano puntato alla zona frequentata prevalentemente da gender per fare una vacanza libera e rilassati, con la teoria di Daniel che i gay non seguivano il calcio e non riconoscevano i calciatori e che sarebbe bastato stare attenti alle donne lesbiche che loro invece lo seguivano; sarebbe comunque stato essenziale conciarsi e comportarsi da persone normali per non essere riconosciuti al 90 percento.
La teoria di Daniel aveva avuto successo sia nel muoversi intorno al loro alloggio, che in spiaggia dove per tutto il giorno erano stati fissati con interesse solo perché Theo era ‘un gran pezzo di manzo’.
Daniel aveva faticato non poco per convincere Theo a non conciarsi alla sua tipica maniera da VIP, troppo appariscente di chi ce l’aveva scritto a caratteri cubitali in fronte che era famoso.
Alla fine l’aveva spuntata e come lui si era vestito in modo più sobrio.
Il programma era andare a cena e poi andare al locale sempre del quartiere dove di notte ci si poteva divertire.
- Ancora non capisco perché se mi vesto come piace a me qualcuno dovrebbe riconoscermi... hai detto che in mezzo ai gay siamo al sicuro...
Daniel sospirò con la vena che pulsava sulla fronte, se la premette cercando di calmarsi per non mandarlo a cagare.
- Perché capirebbero che sei FAMOSO! E ti fisserebbero, ti fotograferebbero mandando in giro la tua foto finché qualcuno poi non ti riconosce... allora sì che sarebbe un casino!
Per lui era ovvio, più che altro aveva visto suo padre comportarsi spesso così, ricordava in particolare che quando andava in giro con loro, spesso aveva usato una macchina utilitaria normalissima. Sapendo quali bolidi fantastici possedeva, gli aveva chiesto ad un certo punto come mai spesso usava la macchina più ‘cessa’ e lui aveva risposto ‘per evitare di essere riconosciuto.’
Era stato uno dei suoi insegnamenti che ora si stavano rivelando più utili.
‘Comportati da persona normale e nessuno ti guarderà. Se non ti guardano, al novanta percento non ti riconosceranno.’
- Il più delle volte la gente fissa perché qualcuno chiede un autografo od una foto, a quel punto c’è la massa che ti assale e sei finito. Devi fare in modo di essere trasparente, se vuoi fare quel che ti pare in giro. Un ago in un mucchio di aghi!
Theo non disse più nulla, ma Daniel non era convinto avesse capito, forse si era solo arreso.
Arrivarono in un ristorante di pesce lì vicino del tutto normale e comune a molti altri, non rinomato o frequentato da specifiche categorie, ma ebbero una discreta fortuna nel non essere comunque riconosciuti.
Usarono per sicurezza i cappellini con la visiera e cerarono di mantenere i volti bassi evitando gli sguardi diretti.
Indossavano delle magliette normali e dei jeans corti al ginocchio. Sfilacciati per Theo, l’unica cosa del suo stile che Daniel gli aveva concesso.
Nessun ninnolo, collanina, orecchini o quant’altro.
Anche il profumo non era troppo forte, ad un certo punto glielo aveva strappato di mano.
- Se ti togli il cappellino qua dentro sei morto! - ringhiò poi sedendosi al tavolo nell’angolo in fondo alla sala che gli avevano dato. Un po’ meno in vista di altri più centrali.
Theo lo guardò shoccato senza capire.
- Perché?!
Daniel sospirò di nuovo seccato.
- Perché ti sei fatto i tuoi capelli soliti...
Theo allargò le braccia senza capire.
- E allora? Mi stanno bene!
Era sempre un taglio alla moda che gli stava benissimo accompagnato tendenzialmente dal biondo platino o dal rosa shocking.
- Innanzitutto sono il tuo marchio di fabbrica. E poi sei troppo appariscente.
Theo si aggrottò senza capire il problema.
- Sei troppo gnocco, ti fisserebbero per questo! E noi non vogliamo essere fissati né attirare l’attenzione di anima viva! Dannazione. Theo, la prossima volta ti metto un passamontagna! - Daniel era sulla via dell’esaurimento nervoso e Theo dapprima lo fissò torvo sul piede di guerra pronto a ribellarsi, poi si sgonfiò e sorrise sornione e gongolante realizzando.
- Sono troppo gnocco, eh? - cominciò allusivo punzecchiandolo col piede sotto il tavolo.
Daniel alzò gli occhi chiari in alto roteandoli esasperato.
- Sei anche troppo irritante, se è per questo!
- Ma sono gnocco!
- Lo sai che lo sei, piantala!
Ovviamente non la piantò.
La cena andò egregiamente e fu buonissima, mangiarono a sazietà fino anche a scoppiare.
In seguito fecero una passeggiata romantica nel lungomare suggestivo che mostrava uno spettacolo notturno abbellito dalle luci della costa, raggiungendo a piedi il loro quartiere da cui si erano un po’ allontanati per il ristorante scelto.
Camminarono mano nella mano, fermandosi in certi punti particolarmente belli ad ammirare la distesa nera, col venticello che rinfrescava la serata e li spingeva a cingersi dolcemente l’un l’altro.
Era perfetto, pensarono entrambi.
Uno di quei weekend che avrebbero ricordato per sempre. Forse il più bello. Forse addirittura il primo così bello, così romantico, così da fidanzati e non da ‘qualcosa’.
Poi quando provarono a baciarsi, una volta raggiunto il loro quartiere confortevole, Daniel gli mise una mano sulla bocca fermandolo in tempo con una smorfia schifata.
- Amore, prima di ogni cosa però facciamo tappa a casa che ci laviamo i denti e facciamo ventimila sciacqui con il collutorio o non prenderò mai la tua lingua in bocca!
Theo ci rimase male fissandolo convinto che scherzasse, ma quando gli alitò in faccia si allontanò scappando di corsa con un urlo che naturalmente attirò l’attenzione di qualcuno nei dintorni.
Daniel sospirò sconfitto.
Era più forte di lui, Theo era una calamita. Poteva fare di tutto per non attirare l’attenzione, ma era l’attenzione attirata da lui, non era nemmeno colpa sua!
Finì per seguirlo con la sua calma, ma ridendo divertito.
- DAI CHE POI ANDIAMO A BERE E A BALLARE E DIVERTIRCI!
- Eh certo, metti i manifesti così quelli che oggi ti sbavavano dietro ti aspettano là!
- Mi aspettano là comunque, tutta la spiaggia di oggi sarà riversata là, che ti credi?
Non glielo avrebbe mai detto, ma in effetti aveva ragione.
Il locale era piuttosto grande e pieno di gente tutta riversata nella zona esterna dove un piano bar centrale e circolare regnava in mezzo ad un ampio spazio.
Da un lato c’erano tavolini e sedie, nel perimetro più esterno c’erano poltroncine basse intorno a tavolini della stessa altezza. Dall’altro lato del bancone c’era la pista da ballo attaccata alla postazione rialzata del DJ.
Era davvero un gran bel posto, si dissero entrambi, ma a Theo brillavano gli occhi come non mai. Si sentiva un bambino nel paese dei balocchi e non perché era pieno di persone gender con le quali ormai si sentiva al sicuro e tranquillo potendo essere sé stesso, senza paura che strusciandosi addosso ad un altro ragazzo sarebbe stato guardato per quello, ma bensì perché era in mezzo ad un gran caos fra gente e musica e nessuno, ma proprio nessuno, li stava riconoscendo o calcolando.
Prima di arrivare al bancone ed ordinare da bere, Theo fece una prova per sicurezza.
Prese la mano a Daniel e rimase in attesa fingendo di trovare un posto in cui sedersi.
Controllò, ma nessuno li fissò nemmeno di sfuggita.
Diede un’occhiata in pista e vide molti già a ballare, alcune coppie ci stavano già dando dentro, ma nessuno li fissava morbosi, era tutto assolutamente normale.
- Dani?
- Mm?
- Mi piace da matti!
Si sentiva sorridere un sacco, ma quando i loro sguardi si incontrarono e Daniel vide quanto era felice, lo fu anche lui stringendogli di rimando la mano ancora nella sua.
- Ne sono contento, anche a me piace! - con questo gli baciò la guancia spontaneo e lo tirò verso il bancone per prendere da bere.
Sapeva che erano lì per ballare, per questo non aveva puntato ai tavolini. Daniel lo conosceva. Più felice che mai, lo seguì quasi saltellando: sarebbe stata una notte splendida!
Avevano bevuto un paio di mojito, poi prima di decidersi a buttarsi in pista, sempre più piena, Daniel aveva deciso di fare tappa in bagno.
- Ti accompagno? - chiese Theo con un gomito sul bancone. Daniel lo guardò con una smorfia come a dire ‘ma sei scemo?’ - No, magari non ci volevi andare da solo... - aggiunse cauto per giustificarsi e al tempo stesso scusarsi dell’affronto.
Daniel aveva alzato un sopracciglio scettico ed era andato senza degnarsi di rispondergli.
Una volta tornato, prima di riunirsi a lui, si fermò a debita distanza notando una certa scena che iniziò a montargli presto su un certo notevole nervoso.
Theo era ancora appoggiato al bancone come l’aveva lasciato, ovvero coi gomiti sul piano ed il fondoschiena, ben fasciato nei jeans, un po’ all’infuori mentre parlava col barman acrobatico, perché non poteva starsene buono ed in parte in attesa. Tutto intorno e dietro a lui una massa cospicua di ragazzi non solo lo fissava sgomitandosi e sbavando indecentemente affamati, ma puntavano anche sfacciatamente al suo piacente didietro.
Daniel sentì i fumi salirgli su dalle viscere, mentre un ringhio basso dalla gola lo trasformò in un leone in procinto di sbranare le iene che sembravano non vedere dei glutei sodi da un secolo.
Incrociò le braccia al petto sentendosi andare a fuoco, non avrebbe mai immaginato di potersi sentire così. Era sicuro dei suoi sentimenti per lui, ma lo mandava totalmente in bestia che altri potessero guardarlo o anche addirittura provarci con lui.
“Gli stanno per toccare il culo, è mio quel culo! Maledetti morti di fame, girate al largo!”
Alla fine battendo il piede per terra come se stesse scavando un cratere, diede una forte tossita che fu ignorata, in seguito lanciò un fischio che assordò tutti i presenti nelle vicinanze.
Tutti si girarono, anche le famose iene.
Il leoncino si voltò e quando lo vide gli sorrise alla sua maniera coinvolgente ed allegra alzando le braccia e gettandogliele addosso.
Daniel ricambiò lanciando occhiate assassine a destra e sinistra, ancora carico di nervoso e furia.
- Brutto idiota, ti stavano per mangiare!
Theo si sciolse cadendo dalle nuvole.
- Ma chi?
Daniel alzò gli occhi al cielo capendo che tanto quello si sarebbe divertito, tanto lui sarebbe diventato matto.
Non era mai stato geloso, eppure non sapeva perché da quando gli aveva detto che l’amava lo era. Sarebbe dovuto essere l’opposto, invece era scattato qualcosa da quel momento, qualcosa che lo stava portando alla follia. Era come se ora si sentisse il suo proprietario, ma sapeva razionalmente che Theo non era un oggetto. Suo malgrado non sapeva proprio controllarsi, a momenti gli avrebbe messo una medaglietta al collo con su scritto il proprio numero di telefono e la frase ‘proprietà privata’!
- Le iene! - ringhiò a denti stretti qualcosa che solo per lui aveva senso, Theo non capì minimamente ma Daniel scosse il capo.
- Lascia perdere. Prendi il bere e andiamo a ballare!
Recuperarono gli ultimi bicchieri di mojito ordinati e con il braccio del suo ragazzo intorno al proprio collo, si diressero alla famosa e tanto corteggiata pista da ballo, dove la musica dance che Theo amava imperava a tutto volume tramortendo ogni connessione neurale che da lì a poco non avrebbe più funzionato.
L’ultima cosa coerente che il proprio cervello produsse prima di perdersi definitivamente, fu rivolta a Theo che gli sorrideva di nuovo più felice che mai.
“Da qui ad un anno gli dirò che lo amo anche io!”
Poi la nebbia.
Erano nel mezzo della bolgia e nessuno li riconosceva o gli rompeva le palle.
Tutti ballavano come loro, c’era chi pomiciava pesantemente, chi andava oltre i baci, chi puntava a qualche bel ragazzo non accoppiato (identificabili perché ballavano con amici e non su qualcun’altro).
Theo non era minimamente interessato a ciò che facevano gli altri, ma li prese d’ispirazione per capire fino a che punto si potesse spingere senza crearsi problemi ingestibili.
Dopo aver finito l’ultimo bicchiere di mojito, li misero nella pila di un cameriere che passava a recuperare cadaveri (non umani) e si infilarono ancor più in mezzo, più gente c’era intorno e più era difficile essere notati.
Daniel aveva insistito nel fargli portare il cappellino che si era girato al contrario affinché fosse più pratico. Non voleva che la gente lo guardasse troppo e senza cappellino apparentemente era una cosa che succedeva.
Non aveva voluto discutere perché trovava questa sua fissa molto carina.
Daniel invece aveva poi lasciato il suo a casa, sebbene non fosse tanto convinto.
Dopo aver lanciato qualche occhiata in giro assicurandosi che nessuno li calcolasse o puntasse a loro (difficile visto che erano chiaramente una coppia ed era inutile continuare a puntare ad uno dei due), si rilassò e si lasciò andare.
Prese Daniel per i fianchi e l’attirò a sé deciso, si ritrovarono quindi subito uno contro l’altro a guardarsi da vicino, si perse nei suoi bellissimi occhi azzurri, erano pieni di una gioia e spensieratezza di cui era orgoglioso perché sapeva di esserne la causa.
Non aveva minimamente paura o dubbi, in quel momento fra le sue braccia, in mezzo a tutta quella gente che ballava.
Sapeva di essere nel posto giusto e lui condivideva perfettamente quello stato d’animo.
Iniziarono a muoversi insieme, ballando allo stesso ritmo forte e coinvolgente. Mentre le canzoni si susseguivano una dietro l’altra, tutte belle cariche, Theo provò ad avvicinare ulteriormente la bocca alla sua nel tentativo di capire se si sentiva a suo agio a pomiciare con lui lì.
Non riuscì a rimanere fermo a breve distanza nemmeno cinque secondi, perché subito Daniel colmò il resto della distanza fra loro premendo le labbra alle sue. Gliele prese e gliele succhiò.
Nel modo in cui lo baciò, molto poco romantico, Theo capì che Daniel probabilmente era un po’ ubriaco, ma non troppo perché ormai riconosceva i suoi livelli.
Euforico per lo stato raggiunto, infilò la lingua nella sua bocca dando vita ad un bacio pubblico mozzafiato.
L’avevano già fatto in spiaggia, ma meno spinto e soprattutto comunque in disparte nel loro asciugamano.
Lì erano letteralmente appiccicati ad altri, ma a nessuno dei due importava, non vennero fermati da alcun pensiero al mondo e proseguirono quel bacio spettacolo mentre i loro corpi premuti e strofinati sempre più uno sull’altro, continuavano a ballare e muoversi con la musica e gli altri.
Le mani di Daniel scesero sul suo sedere, lo presero e lo strinsero palpandolo come se cercasse di dargli un voto.
Theo rise emergendo dalla sua bocca dopo un tempo infinito durante il quale la canzone era cambiata.
- Era un dieci?
Daniel lo guardò spalancando gli occhi senza capire, ancora stordito dal bacio e dall’alcool.
Ancora con le mani sul suo didietro.
- Il bacio? - chiese titubante.
- Quello era un venti, lo so io il voto!
Daniel rise riprendendo a muoversi contro di lui, sempre a ritmo, sempre con le mani ben acchiappate al suo fondoschiena.
- A cosa allora dieci?
Theo a quel punto lo imitò scivolando con le mani dai fianchi al sedere e lo strinse come stava facendo lui. Daniel capendo scoppiò a ridere.
- Trenta e lode! - esclamò avvicinando di nuovo il viso al suo, brillava di luce maliziosa e vitale e Theo se lo impresse per bene per ricordarsi non solo la notte più bella con lui, ma anche il fatto che in un contesto rilassante poteva essere sconvolgentemente meraviglioso.
“Senza suo padre, senza il calcio, senza paparazzi o gente cagacazzo... senza la minima pressione di alcun genere, lui è ancora più splendido!”
Voleva dargli lui il voto al suo fondoschiena, ma Daniel non glielo permise perché riprese da dove si erano interrotti, tornando a giocare con la lingua che chiese udienza affacciandosi sulle sue labbra prima di unirle insieme.
Theo lo assecondò e si intrecciò a lui, infine aderì le bocche che fusero in un altro bacio erotico, mentre i loro corpi si lasciavano di nuovo trasportare dalla musica forte e sensuale, in una strana maniera.
Musica che ordinava di lasciarsi andare, di aderire, strofinarsi e fare l’amore ballando.
Fu così, in effetti, mentre si eccitavano come molte altre coppie intorno a loro.
Era come fare l’amore, quasi un orgia se ci si rendeva conto di essere due su tanti che facevano la stessa cosa.
Il desiderio salì a dismisura tanto che Theo gli sussurrò all’orecchio: - Voglio prenderti.
Daniel avvampò, sorrise acceso come una miccia e invece di frenare i bollenti spiriti, gli prese la mano da dietro, si sciolse e senza farselo ripetere lo trascinò via dalla pista, shoccandolo.