28. ESSERE PRONTI
Daniel prese la tazzina di caffè dal ripiano alle sue spalle, quella che Paolo aveva preparato per sé, e andò a sedersi ad una delle sedie del tavolo fissandolo dritto negli occhi praticamente identici, infine senza paura né ripensarci un secondo, sparò senza mezzi termini.
- Sto di merda, per la verità. A Gotti non piaccio ma non come calciatore, bensì perché sono un raccomandato, secondo lui, e posso impegnarmi quanto voglio e tirare fuori il talento più grande, ma non gli piacerò mai lo stesso. Detto questo, aspetto solo che venga sostituito e ci riproverò. Per il momento più di quello che sto facendo, cioè allenarmi comunque con impegno, non posso fare.
La mise semplice, come se non ne avesse sofferto come un cane per mesi, come se non avesse nemmeno mai pianto per quel motivo.
Paolo lo guardò meravigliato, non di quel che gli diceva, ma di come.
Aveva messo in previsione che gli potesse succedere quello, aveva sperato di evitarglielo, ma non poteva proteggerlo per sempre da tutto.
Tuttavia il modo in cui l’aveva vissuta e la stava prendendo, era sorprendentemente positivo e maturo.
- Hai parlato con lui? Sai che è così o lo deduci tu?
Daniel si guardò bene dal dire che per mesi l’aveva dedotto da solo.
- Ci ho parlato, me l’ha confermato girandoci un po’ intorno, ma alla fine di quello si trattava. È inutile. Ma fa niente, ci perde lui, io sono giovane. Avrò altre occasioni. Non mollerò certo qua!
Lo disse di nuovo con forza e sicurezza perché anche se era la prima volta che lo diceva ad alta voce, si rese conto che era vero. Lo pensava sul serio.
Paolo gli sorrise orgoglioso come se gli avesse detto che era diventato la punta di diamante della squadra.
“Alla fin fine ho cresciuto un figlio in gamba!” pensò fiero. Tuttavia, con calma e controllo tipici suoi, rispose versandosi dell’altro caffè per sé: - Alla fin fine una pessima scelta, eh? La prossima volta faremo meglio...
Andò a sedersi con lui decidendo di prendersi dell’altro tempo libero per stare ancora con lui.
- Comunque pare che abbia i giorni contati, la prossima potrebbe essere la sua ultima partita. - aggiunse Paolo.
Daniel annuì piegando le labbra poco impressionato e stupito.
- Si capisce, non avrà la squadra più forte della Serie A, ma rischiamo la retrocessione.
Da lì i due rimasero a parlare insieme fino a pranzo, al ritorno di Adriana che si abbracciò e si coccolò il suo adorato figliolo che le era mancato da morire.
Fu a quel punto che Daniel se ne rese conto.
Mentre li aiutava a preparare il pranzo e la tavola, ridendo e scherzando allegramente come se non ci fossero problemi al mondo per nessuno di loro, né per lui con lo Spezia, né per Paolo col Milan, Daniel pensò: “Sono pronto a presentargli Theo come il mio ragazzo.”
Fu un pensiero lampo ma cristallino e distinto che non lo spaventò, bensì lo riempì d’entusiasmo. Specie perché si rese anche conto di essere sicuro di tornare con lui e sistemare tutto, nonostante al momento fosse tutto un disastro.
Così tanto da comprendere che in qualche modo quell’esperienza pessima allo Spezia accompagnata da una relazione drammatica con Theo e da lacrime per ogni questione, alla fin fine gli era effettivamente servita per il suo percorso di maturazione, il motivo per cui l’aveva intrapresa a giugno.
Crescere, diventare sicuro di sé, maturare, essere una persona migliore, degna di Theo, ma anche pronto per il mondo in generale e per il calcio in particolare.
Aveva ancora molti passi da compiere in ogni settore, ma sapeva di potercela fare. Ormai ne era certo.
Con un sorriso, scrisse a Theo.
‘Oggi dobbiamo vederci.’
Non era una richiesta, era un avvertimento.
Era pronto. Adesso lo era.
Theo tremò appena lesse quel messaggio.
“Alla faccia del tocca a me fare qualcosa!”
Sandro lo guardò interrogativo inarcando un sopracciglio, notando che aveva avuto un tremito piuttosto evidente.
- Che c’è? - chiese infatti. Theo pensò di sorridere e scuotere la testa facendo finta di nulla, ma pensò anche che era ora di smetterla di far finta di nulla e aspettare che qualcosa succedesse da sé. Era anche ora di smettere di improvvisare e buttarsi.
Non sapeva ancora come districarsi da quella situazione, ma fingere indifferenza non serviva a nulla.
Dopo Rafa era andato da Sandro con l’intenzione di parlargli, ma alla fine nel vuoto totale del suo cervello aveva finito per fare sesso con lui.
Era stato strano, mentre ci ripensava in un flash brevissimo prima di decidere se far finta di nulla o rispondergli e dirgli tutto.
/Il suo sguardo ha qualcosa di strano. I suoi occhi parlano sempre troppo, sono lo specchio della sua anima. È una frase fatta, ma nel suo caso è così. Sono stati i suoi occhi a farmi capire che gli piacevo ed ora sono i suoi occhi che mi fanno capire che anche se non ne abbiamo parlato, lui sa già tutto.
Forse sa meglio di me cosa succederà, perché a volte sembra addormentato, ma in realtà è molto acuto.
Sono venuto qua per dirgli che voglio parlare con entrambi ma prima di tutto con lui, però lui mi trapassa con questo sguardo con cui mi accoglie appena entro in casa.
Non ho fatto assolutamente niente, non ho detto nulla, ancora.
Lui è seduto sul divano a giocare alla play in versione da casa, si è svegliato da poco, ha fatto colazione e si è tuffato in un videogioco per non pensare, ma appena entro mi guarda a lungo, mi perfora, mi viviseziona e anche se non ho ancora detto nulla, lui sa.
Sa che sono venuto a parlare di cose che non ci piaceranno, ma la verità è che non ho minimamente le idee chiare e non so cosa devo dirgli, né cosa voglio fare.
Così faccio finta di nulla cercando di prendere tempo, gli do un veloce bacio sulla testa e mi siedo accanto a lui sul divano salutandolo come niente fosse, ma credo di fingere male. Tuttavia dopo lo sguardo inquietante non ha detto nulla, forse vuole aspettare che sia io a prendere la situazione in mano. Invece prendo un altro controller wireless e mi siedo accanto a lui obbligandolo ad aggiungermi come secondo giocatore.
- Ho fatto pace con Rafa. - annuncio partendo dalla cosa più facile e positiva.
- Ah! Bene, sono contento! - non se l’aspettava. Beh, nemmeno io.
Ma non sono qua per questo e nemmeno per giocare. Lo sappiamo entrambi.
Parla Theo, dì che dobbiamo riconsiderare le nostre situazioni, i nostri ruoli; e dato che ci sei, digli anche che dobbiamo proprio definirli, i ruoli, perché effettivamente non l’abbiamo mai fatto. Abbiamo solo iniziato a frequentarci e trombare, ma stiamo insieme?
Lui mi ha detto da subito che mi ama ed è stato chiaro su cosa vuole da me e che non mollerà, ma io non gli ho mai risposto, non ho mai detto nulla.
Ho solo goduto delle sue dolci attenzioni e del suo amore. Mi sono fatto curare da lui.
Ora però dovremmo parlarne.
Giochiamo per un po’, poi mi fa finalmente una domanda, non quella che pensavo o di cui avevo paura. O, che forse, speravo.
- Quindi ti ha spiegato perché era tanto incazzato?
Domanda logica.
Per un momento sto per rispondergli, ma poi mi rendo conto di cosa si tratta.
Dovrei spiegargli quello che mi ha detto e da lì dovrei parlargli di noi, capire cosa siamo, cosa vogliamo, che intenzioni abbiamo. Ma io non posso farlo prima di parlare con Daniel.
In un istante veloce come le mie avanzate sulla fascia sinistra, mi rendo conto che ho fatto un’altra delle mie stronzate precipitose.
Non posso parlare prima con lui e poi con Dani, perché di fatto devo capire prima cosa vuole Dani, cos’ha da dirmi lui e che succede.
Così metto in pausa il gioco, gli prendo il controller di mano e lo poso accanto al mio sul tavolino, infine gli prendo il viso fra le mani e lo bacio con più impeto del necessario.
Come se avessi fretta di scopare con lui perché abbiamo i minuti contati e voglio farlo comunque. Perché ci tengo a farlo ancora una volta.
O forse perché ho bisogno di farlo prima di parlare con Daniel, non so quando sarà, ma sento che sarà a giorni.
Non lascerò scorrere altro tempo.
Sandro mi accoglie impreparato pensando sia solo uno strano bacio, ma poi lo spingo ad appoggiarsi con la schiena, così mi siedo su di lui a cavalcioni, mi tolgo la felpa e gli tiro via la sua, strattonandola nervoso.
Mi sto scavando la fossa.
Torno a baciarlo, ma poco prima che le nostre labbra si uniscano, lui mi fissa negli occhi di nuovo come prima e legge cose inaccessibili persino a me.
Non dice nulla ancora una volta.
È qua ed accetta tutto quel che gli sto dando.
In un attimo brucio tutti i preliminari, infilo la mano nei suoi pantaloni, lo masturbo con foga ma nemmeno percepisco la sua erezione crescere e scaldarsi.
Non sento, sono distratto, sono di fretta, come se il diavolo mi inseguisse.
Sandro prova a rallentarmi prendendomi il viso fra le mani, rallenta i movimenti della mia lingua, ma io esco e sfuggo scendendo sul suo corpo. Lo divoro senza percepirlo, scendo giù dalle sue gambe e dal divano, una volta davanti a lui gli afferro i pantaloni ed i boxer e strattono tirandoglieli via in fretta e furia, come se fosse passione bruciante.
È bruciante, in effetti, ma non è più passione.
Ci metto un po’ a capire cos’è.
Mi tolgo anche io il resto dei vestiti e dopo che gli ho succhiato sempre con foga il cazzo, un cazzo che fatica a crescere, lo spingo a stendersi, gli prendo le gambe e gliele alzo mentre mi sputo sulla mano e mi strofino il mio per lubrificarlo e prepararlo in fretta e furia.
Sandro mi fissa shoccato dal modo.
È la prima volta che faccio l’attivo con lui. Non sono necessariamente passivo, con Daniel sono attivo, ma con Sandro mi è sempre venuto spontaneo ricevere piuttosto che dare.
Sandro mi guarda spaventato e per un momento capisco che sto correndo troppo, lui è vergine da dietro, era attivo anche con Brahim.
Fermati, Theo. Preparalo o lo laceri e l’ultima volta sarà un ricordo atroce e non bello come vorrei che fosse.
È qua che me ne rendo conto, mentre rallento sparendo col viso fra le sue gambe, nella sua apertura di cui mi prendo finalmente cura come si deve.
Non bruciavo di passione, ma di colpa.
Perché in cuor mio so che se torno a parlare con Daniel per chiarire, con lui deciso com’è a riconquistarmi, succederà proprio quello che avevo previsto e auspicato a dicembre, quando ci siamo lasciati. Quando ho fatto tutto questo casino.
Casino che ho fatto solo per quello.
Per tornare con Daniel.
Perciò lo so.
Ci abbiamo messo più di quel che pensavo, ma alla fine succederà, perché avevo dannatamente ragione io.
Solo che è successo un imprevisto, nel mezzo.
Sandro.
Appena rallento rendendomi conto del motivo per cui correvo, il piacere inizia a percorrerlo, lo sento sotto le dita mentre rabbrividisce coi movimenti crescenti.
Via via va sempre meglio, aggiungo lingua e saliva, infilo un altro dito e so che è fottutamente piacevole essere infilati così.
Lo vedo inarcarsi mentre si stringe le ginocchia al petto, chiude gli occhi e geme e vorrei che fosse solo piacevole e bellissimo ed improvvisamente Daniel viene cancellato.
Improvvisamente c’è solo Sandro, dolce e splendido, l’anima più bella che io abbia mai scoperto.
Meriti uno che ti ami così come tu ami me e sono sicuro che un giorno lo troverai, ma per oggi ti amerò io.
Mentre mi occupo del suo ingresso, con l’altra mano torno a masturbarlo, succhio, poi scendo nel buco, poi risalgo sul cazzo. È un rito che prolungo sentendo quanto gli piace. Lo sto facendo fottutamente bene, finalmente.
È abbandonato e allo stremo dell’orgasmo, non potrei dargli più piacere, ma voglio che venga con me.
Dopo il terzo dito che lo forza un po’, lascio che si abitui.
Il trucco del pompino contemporaneo alle dita dentro funziona sempre.
Sandro è allucinato e mi implora di entrare.
- Ti prego, scopami...
Sorrido soddisfatto davvero contento che stia godendo.
Non me lo sarei mai perdonato se fosse stata una scopata vuota e scarna.
Così mi stacco, mi sollevo, torno a lubrificarmi con la saliva e dopo che è cresciuto per bene ed è pronto, appoggio la punta lì dove prima c’erano le mie dita, gli sollevo un gamba, mi chino su di lui, lo bacio delicatamente, succhio la sua lingua che mi concede ormai pronto ed infine con una spinta possente, entro.
È come andare in bicicletta, non facevo l’attivo da mesi, da Daniel.
È una sensazione fottutamente estasiante.
Il cervello si stacca completamente, i brividi violenti mi invadono tutti in una volta in ogni parte del mio corpo. Ogni molecola è piena di brividi e non capisco più un cazzo.
Dopo un po’ inizio a muovermi, quando sento che molla e inizia a rilassarsi.
All’inizio non è facile, torno a far scendere della saliva lì dove siamo uniti e dopo un po’ va meglio.
Le dita di Sandro si artigliano sotto le mie braccia, dalle scapole fino ai fianchi. Mi graffia senza farmi male, non sento dolore, solo piacere.
Un piacere che si unisce a quello che provo spinta dopo spinta.
Quando prendo un certo ritmo ed è più facile farlo mio, Sandro spinge col bacino puntando un piede sul divano, l’altra gamba è sulla mia spalla e la usa come perno per farsi scopare meglio.
Tutto cresce e quando lo sento cercare di più capisco che ho raggiunto quel magico punto che fa partire per un’altra dimensione.
Continuo a premere lì aumentando la forza delle spinta, lui si inarca, spinge la nuca all’indietro e grida trasportato in un piacere assoluto.
Gli tocco il cazzo e finalmente viene anche lui, schizza sulla sua pancia, ma io mi perdo a guardare il suo viso così sexy, abbandonato in un piacere che probabilmente è il più intenso della sua vita.
- Ti amo Theo... - sussurra a fior di labbra.
- Lo so. - rispondo per la prima volta. Ma non gli dico che lo amo anche io perché sappiamo entrambi che non è vero. Gli voglio un bene dell’anima, ma non lo amo.
Sappiamo bene chi amo.
Ma ne parleremo un’altra volta. Oggi era per quest’ultima scopata perfetta, quella che ti dovevo prima di spezzarti il cuore. Te lo spezzerò un’altra volta.
Oggi voglio che tu tenga con te questo ricordo perfetto, anche se è stata la scopata più strana della nostra vita.
Vengo anche io poco dopo per poi abbandonarmi su di lui una volta che esco.
Premo il viso ansimante contro il suo collo, pulsa ancora preda del piacere. Ci sporchiamo del suo sperma, ma non ci importa. Cerco il suo viso alla cieca e poso le dita sulle sue palpebre chiuse.
Sono bagnate, ma non di sudore.
Stringo gli occhi mentre lo tengo col braccio che infilo sotto la sua schiena. Lui ricambia l’abbraccio e rimaniamo così.
Grazie di tutto, sei un essere meraviglioso e ti devo così tanto. Non saprò mai ricambiare./
Sapeva, ora era chiaro; dopo quel messaggio di Daniel lo sapeva senza ombra di dubbio.
Forse non sarebbe tornato con Daniel, ma a prescindere da quello con Sandro avrebbe chiuso perché sapeva di non amarlo e di non poterlo amare, perché il modo in cui era nata fra loro era troppo logorante e compromettente.
Non era mai stata una relazione spontanea, ma una reazione a Daniel e anche se un giorno avesse potuto metterlo da parte e andare oltre, non avrebbe mai potuto amare Sandro liberamente e in modo pulito.
Perciò era consapevole che Sandro l’avrebbe amato e che lui gli avrebbe sempre voluto un bene dell’anima, ma non l’avrebbe mai ricambiato allo stesso modo.
Theo sorrise e alla sua domanda su chi fosse ad avergli mandato il messaggio a cui aveva sussultato, poi rispose sinceramente perché lui avrebbe sempre meritato tutta la sua onestà e l’universo intero.
- Daniel. Vuole vedermi oggi.
Sandro comunicò di nuovo con gli occhi, com’era solito fare.
Come sempre lo fece molto bene, dilaniando Theo che chiese a Dio un lieto fine in qualche modo anche per Sandro, un giorno, da qualche parte, con qualcuno.
L’aveva capito da solo, Sandro.
In cuor suo Theo aveva già deciso.
Non avrebbe avuto bisogno di quella conferma, ma non disse nulla comunque a quella rivelazione.
Sospirando si alzò e mettendo via i piatti appena usati per il pranzo, uscì dalla cucina con l’unica voglia di piangere.
Senza rifletterci, andò al bagno e si appoggiò al lavandino, lo afferrò e strinse tirando tutti i muscoli che si gonfiarono.
Sentiva le vene pulsare e premere sotto la pelle, come se dovessero scoppiare.
Alzò gli occhi e si guardò allo specchio, il viso deformato dal dolore e dalla rabbia.
“Hai detto che avresti lottato per lui, non ti saresti fatto da parte. Adesso cosa farai, starai qua in bagno a piangere e lo lascerai andare da Daniel? Sai cosa succederà, è ovvio ed inevitabile. Non era forse l’ultima scopata? Ti ha fatto un bel regalo, qualcosa che ti porterai nel cuore per sempre, ma era l’ultima. È così che intendi lottare per lui?”
Chiuse gli occhi stringendoli forte mentre a forza di trattenere il fiato si ritrovò quasi a svenire, ma improvvisamente due braccia l’avvolsero da dietro forti e dolci. Le labbra morbide fin troppo familiari gli baciarono teneramente la guancia, l’orecchio e poi il collo. Infine continuò a tenerlo a sé cullandolo, appoggiandoselo addosso.
Sandro si abbandonò contro il suo petto lasciando che la schiena trovasse sollievo in quel perfetto combaciare di corpi.
Posò le mani tremanti sulle sue chiuse sul petto e appoggiò la nuca contro la sua spalla, lasciando che Theo continuasse a baciargli il viso cullandolo con una dolcezza infinita.
Non ebbe la forza di dirgli nulla delle mille cose che voleva e si insultò, ma si sentì come se le forze infine lo abbandonassero. Come se capisse che le lotte erano finite, anche se non erano andate come avrebbe voluto.
- Ti va se aspettiamo ancora un po’ prima di parlarne?
Propose delicatamente Theo con le labbra appoggiate all’angolo delle sue labbra. Sandro annuì con gli occhi ancora chiusi mentre si rendeva conto che stava di nuovo piangendo.
“Non credo che servirà parlarne.” pensò, ma non disse nulla perché non avrebbe avuto la forza, spaventato che dalla sua bocca sarebbe potuto uscire una pietosa supplica.
Non voleva arrendersi, ma sapeva di aver perso. Anche se forse in realtà una battaglia non c’era nemmeno mai stata.
“Una parentesi, sono sempre stato solo una parentesi. Ma per me rimarrà il sogno più bello della mia vita.”
Aspettarono, consapevoli che non avrebbero avuto bisogno di dirsi nulla.
Note: lo so, il capitolo è struggente ed ho pianto tanto anche io mentre lo scrivevo, pentendomi amaramente di essermi innamorata della santheo così tardi rispetto a quando avevo scritto di Theo con Daniel (coppia che poi non esiste, non quanto Theo con Sandro, ma ormai...) e niente, si sapeva che andava così, ma non lo rende meno sopportabile per nessuno. Sono una maledetta stronza, lo so. Odiatemi, lo faccio già io. Alla prossima. Baci Akane