2. RINGRAZIAMENTI
Non sarebbe potuta finire diversamente, in effetti.
Non c’era un altro modo migliore e più giusto di una festa a Milanello per salutare Genitore Uno e, con alte probabilità, qualcuno degli altri figlioli.
Era stato così ovvio che nessuno aveva fatto minimamente cenno di andarsene, una volta tornati al centro a recuperare le macchine; erano entrati tutti dentro, dopo che il pullman li aveva lasciati lì, erano andati spediti all’area relax, la sala principale della zona comune, e non si erano stupiti di trovare un banchetto con cibarie, bevande e bicchieri pronti ad essere riempiti di prosecco di qualità.
Una volta che erano stati tutti lì insieme, avevano ascoltato l’ultimo discorso di Zlatan.
L’ultimo rivolto esclusivamente alla sua famiglia speciale, il Milan.
- Siete miei figli per davvero, non lo dicevo per dire, prima. E volevo ringraziarvi per avermi fatto essere vostro padre. È stato un onore essere il vostro Genitore Uno. Rimarrete sempre nel mio cuore.
Tutti alzarono commossi i bicchieri, solo qualcuno capiva quel soprannome. I pensieri di ognuno andò a chi non era lì e che avrebbe dovuto esserci. Specie quello di Theo.
Pensò al suo ragazzo che stava correndo per arrivare da loro, il quale ci teneva a salutare il padre in seconda e sperò che arrivasse presto, ma soprattutto vivo.
- È stato un onore essere i tuoi figli! - il primo a parlare fu Rafa, colui che probabilmente era stato forgiato da Zlatan maggiormente, l’aveva cresciuto più di tutti gli altri. Dal momento in cui era entrato a Milanello a Gennaio 2020, Zlatan non aveva fatto altro che premere su di lui per disciplinarlo e farlo crescere tirandoselo sempre in palestra per sessioni extra, tuonandogli contro e dandogli un sacco di ordini gli aveva messo pressione, era vero, ma alla fine l’aveva spuntata, era diventato proprio colui che aveva avuto in mente appena l’aveva visto in campo. Quel talento era riuscito a tirarlo fuori. Ne era orgoglioso come non mai.
Brahim gli mise un braccio intorno alla schiena, grato che trovasse sempre il coraggio e le parole da dire.
Rafa era davvero uno dei più evidenti esperimenti riusciti di Zlatan, tutti lo pensarono con occhi lucidi, come quelli che aveva il protagonista di tale considerazione.
Zlatan gli sorrise soddisfatto ed orgoglioso, annuendo col capo.
- Grazie di aver scelto noi per concludere la tua fantastica carriera. - fece Theo, che non era uno avvezzo a discorsi e parole, specie se serie. Ma sapeva che Daniel avrebbe detto questo, perciò lo fece più per lui che per sé stesso. Per sé stesso, l’avrebbe abbracciato forte e a lungo. Zlatan ricambiò il suo brindisi con un altro cenno, pensando che con lui non aveva dovuto fare molto a livello professionale. Aveva solo dovuto tirargli dietro qualche ciabatta o colpirlo con qualche pallonata per farlo smettere di dire sempre e solo cazzate.
- Grazie di averci dato tanto. - la voce spezzata di Sandro tornò ad incrinarsi delle stesse lacrime che aveva copiosamente versato in campo, alla fine, durante il suo saluto. Simon lo guardò sorridendogli dolcemente, ricordando come durante il discorso di Zlatan e durante i molti applausi ricevuti con canzoni commoventi di sottofondo, l’aveva visto sciogliersi in un pianto teneramente disperato. Quello messo peggio di tutti, sicuramente, con sorpresa. Non sembrava uno emotivo e sentimentale. In campo era come un carro armato, tirava dritto, si rialzava sempre, potevano martellarlo con una mazza chiodata, non andava mai in KO. E poi là si era letteralmente sciolto in un mare di lacrime. Zlatan gli fece un cenno anche a lui, orgoglioso di come fosse cresciuto anche lui sotto i suoi consigli, soprattutto durante il primo anno dove aveva fatto fatica ad emergere e a tirare fuori la grinta che lo contraddistingueva.
- Grazie di averci fatto piangere! - commentò Brahim riferendosi in particolare proprio al pianto a dirotto di Sandro, facendogli anche l’occhiolino.
Il compagno gli fece un sorrisino riuscendo per miracolo a non piangere di nuovo.
- Grazie a te per questo enorme impegno solenne in questi tre anni, sei diventato subito dei nostri nonostante fossi in prestito e non eri mai sicuro del tuo futuro. Sei diventato un rossonero e quando uno lo diventa una volta, lo è per sempre. - rispose Zlatan consapevole che anche per lui al novanta percento sarebbe stato un addio, quella volta. Brahim che aveva preso in giro Sandro, si riempì di lacrime al suo posto. Lacrime che scesero e che tentò di asciugare mentre sorrideva commosso. Si mise una mano sul petto mentre tutti gli alzavano il bicchiere in sua direzione annuendo e ringraziandolo, dandogli infine un saluto un po’ più degno.
Rafa ricambiò l’abbraccio e lo strinse contro il proprio fianco, baciandogli la testa che gli arrivava al petto.
- Grazie dell’esempio di forza e coraggio. - aggiunse Olivier. Non avrebbe mai immaginato di inserirsi così bene, ma soprattutto di trovarsi così bene. Era arrivato convinto di fare una o due stagioni conclusive, aveva sperato di trovare una forma sufficiente per essere convocato ai mondiali con la Francia. Era quello il suo obiettivo all’inizio. Era finito per firmare i rinnovi e abbracciare quel progetto rossonero, convinto di voler emulare Zlatan e finire la carriera lì. Consapevole che stranamente non ci sarebbe stato un altro posto migliore per quello.
Zlatan sorrise e fece un cenno anche a lui, contento di essersi ricreduto su di lui. All’inizio era stato perplesso sul suo arrivo, dopo un po’ aveva capito che invece era stato l’acquisto giusto.
- Grazie della guida esemplare che sei stato per noi. Non sarà la stessa cosa senza di te. - Alexis tornò a piangere ed Olivier, accanto a lui, lo cinse con il braccio mentre l’altra mano sorreggeva il bicchiere in attesa di finire quel brindisi lungo e più commovente del previsto. Zlatan gli sorrise paterno.
- Grazie per essere sceso fra noi... - disse Ante riferendosi al fatto che prima di averlo come compagno al Milan l’aveva idolatrato per poi sorprendersi non poco di potergli essere amico. Amico, pensò Ante meravigliato ancora di quanto fosse incredibile. Se solo gli avessero detto da adolescente che un giorno sarebbe stato amico di Ibra, non ci avrebbe mai creduto. Zlatan lo guardò sorridendogli alla pari, non lo riteneva suo figlio, ma faceva parte della combriccola.
- Grazie per il tuo impegno, la tua grinta e per aver sempre dato tutto quello che avevi, per non esserti mai tirato indietro e aver mostrato a tutti la tua passione. - al posto del suo lato criminale, pensarono tutti gli altri. Sorrisero compiaciuti, concordi col contro brindisi di Zlatan in onore di un altro giocatore che probabilmente avrebbe lasciato il Milan in estate.
- Grazie per essere diventato un amico vero. - replicò Rade, quello che era in grado di dire cose più sentimentali senza vergognarsi. Anche lui aveva pianto molto in campo, era stata dura, ma nessuno aveva immaginato di vederlo senza un goccio di lacrima. Ante gli fece un occhiolino e lo spinse col braccio in modo poco delicato mentre Zlatan scosse il capo pensando quanto veramente perfetti fossero insieme loro.
“Sii forte Rade.” pensò senza dirglielo perché si riferiva al fatto che rimanendo lì senza Ante sarebbe stata dura.
In molti dissero qualcosa, ma quello che dissero loro fu ciò che a Zlatan rimase nel cuore, mentre sperava di riuscire a vedere Daniel quella notte, come gli aveva promesso.
‘Correrò come un matto appena finisce la partita e vi raggiungo a Milanello, se ve ne andate prima vi uccido!’ Gli aveva scritto appena partito in macchina.
Zlatan aveva capito perché un messaggio simile e l’aveva apprezzato. Così come sapeva perché proprio uno notoriamente poco serio come Theo invece aveva detto una frase così profonda.
- E poi grazie per essere stato così meravigliosamente te stesso con tutti noi.
L’ultimo ringraziamento era di Simon, l’altro padre notoriamente riconosciuto e risaputo da tutti.
Zlatan guardò tutti, avevano occhi lucidi ed erano felici del fatto che almeno lui non accennava a salutarli per andarsene.
Zlatan però era sereno, sapeva che sarebbe rimasto con loro ancora un po’ perché glielo aveva promesso in privato.
Tuttavia la parole del suo compagno accanto che lo guardava diretto e con una dolcezza composta tipica sua, gli fece tornare la commozione a stento domata.
Non aveva detto una sciocchezza.
Era stato davvero sé stesso lì con loro, più che mai, più che con chiunque altro in vita sua. In assoluto.
Avevano visto lati suoi che nemmeno i suoi figli che adorava più di chiunque altro, avevano potuto vedere.
Soprattutto Simon aveva visto un Zlatan così autentico che in risposta non riuscì a dire nulla, come invece aveva fatto con gli altri.
Se non con gli occhi che diventavano lucidi di commozione, quella che per tutta la serata a quanto parere gli era così facile tirar fuori.
Il suo ragazzo sapeva bene cosa dire per lasciare il segno. Come sempre.
Sospirò, fece un sorriso sconfitto e si asciugò per l’ennesima volta gli occhi rossi e brucianti. Gli lanciò un’occhiata di rimprovero che solo Simon comprese.
Non si era mai denudato così tanto con qualcuno, con lui più che con tutti gli altri, ma in realtà aveva appena trovato la risposta alla domanda che si era fatto quella mattina.
Perché Milanello è così speciale?
- È che qua dentro sono riuscito ad essere completamente me stesso, per questo è stata così dura lasciare. Voi mi avete visto come nessun altro. E se raccontate ad anima viva che Zlatan in realtà ha un cuore, vi ucciderò tutti.
Lo disse fingendosi serio e minaccioso, ma sempre con la sua calma tipica che contrastavano con gli occhi rossi e gonfi. Tutti sorrisero, qualcuno ridacchiò, altri piansero più forte.
- Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con noi! - asserì Theo prontamente e sempre per fortuna con una battuta pronta.
Gli altri scoppiarono a ridere sollevati e grati al suo sdrammatizzare, Simon diede una lieve gomitata al suo compagno accanto, scivolandogli più vicino mentre rideva.
Infine Simon lanciandogli un’occhiata veloce, prese un respiro profondo e con gli occhi che bruciavano anche a lui nonostante fosse riuscito a controllare le emozioni come sempre molto bene, sollevò un ultima volta il calice, gli altri lo imitarono ed insieme dissero: - Grazie.
Non sarebbe dovuta essere una lunga festa, solo una bicchierata veloce.
Proprio come la prima che aveva fatto arrivando al Milan nel 2020.
Un saluto d’accoglienza quella prima volta, uno di addio questa.
Ma alla fine, proprio come quella volta, divenne una festa lunga tutta la notte, che rimase su fino all’alba con la scusa di aspettare Daniel, arrivato poi intorno alle tre.
L’aspettarono con mega tornei alla playstation, oltre che mangiando, bevendo e ridendo un sacco nel ricordare aneddoti assurdi o nel scoprirne altri che nessuno sapeva.
Una volta che Daniel fece il suo ingresso si appese subito al collo del suo gigante preferito, il caro Genitore Uno che l’aveva aiutato tanto nell’ultimo anno in particolare e lì molti approfittarono per congedarsi.
Lentamente tutti quelli che non erano della famiglia ristretta di Zlatan e Simon se ne andarono, come se sapessero o che era l’ora di lasciare i figli coi padri un’ultima volta.
Daniel non si sarebbe più staccato, piangendo aggrappato a Zlatan, il viso nascosto nel suo petto, i singhiozzi e le scuse per non essere potuto esserci durante la cerimonia a San Siro.
- Come se poi fosse servito qualcosa stare là! Non mi ha nemmeno messo in campo quel coglione! - che non era lo stesso dell’inizio, ma comunque alla fine non era andata tanto meglio. Un po’, ma non poi molto.
Zlatan e Theo risero sentendolo brontolare e polemizzare in mezzo al suo pianto e si sentirono sollevati.
Paolo se ne era andato dopo un po’ per lasciare alla squadra il loro momento più che giusto. Totalmente ignaro di cosa sarebbe successo il giorno dopo.
Aveva detto ‘state pure quanto volete’, nessun divieto, per l’ultimo giorno, l’ultimo festeggiamento.
Li aveva lasciati lì senza sapere che anche per lui sarebbe stata l’ultima festa da direttore tecnico del Milan.
La sua famiglia.
I figli di Genitore Uno e Genitore Due, appena rimasero soli nel loro ambiente naturale, finalmente al sicuro, poterono rilassarsi ulteriormente.
Specie Theo che finalmente poté attaccarsi lui a Daniel una volta che si fu staccato da Zlatan.
- Mi sei mancato amore, non potevi disertare? Te lo dicevo di non andare in quel posto di merda, adesso posso dirtelo!
Non le mandava a dire, soprattutto perché sembrava scherzasse, visto i toni che usava, ma in realtà lo pensava davvero.
- La via del professionismo passa per i sacrifici e le scelte di merda! - rispose Daniel saggiamente e soprattutto schietto, facendo ridere gli altri che li guardavano divertiti.
Daniel cercò di scrollarsi di dosso il suo adorabile ma pesante e soprattutto caldo fidanzato dandogli un paio di pacche sulla schiena, ma vedendo che non intendeva staccarsi, finì per girarsi verso i suoi amici con lui appeso addosso come se fosse un borsone a tracolla tenuto avanti invece che dietro; allungò una mano prendendo una bottiglia di birra che gli porse Genitore Uno, mentre il Due porgeva premurosamente un paninetto per non farlo rimanere a digiuno a bere. Voleva infatti evitare una delle sue famose e storiche ciocche proprio quell’ultima notte.
- Beh, che si fa? - fece a quel punto Daniel con la bocca piena e totalmente rassegnato ad avere Theo appeso addosso per tutta la sera. - Una partitina a biliardo ce la spariamo? - fece quindi senza perdere tempo, volendo assolutamente fare una di quelle cose che nelle sere a Milanello non erano mai mancate e che sapeva sarebbe stata l’ultima con tutti loro insieme.
Appena lo disse, Theo riemerse dal suo abbraccio e lasciandolo di schianto saltò a braccia alte gridando come un bambino: - SIIIIIII! BILIARDOOOOO!
Daniel per il brusco movimento quasi cadde soffocandosi col panino e bagnandosi di birra, ma fu prontamente sostenuto da Sandro che lo fece senza rifletterci.
Quando i due si guardarono per vedere chi avevano aiutato/da chi erano stati aiutati, si irrigidirono momentaneamente, ma poi si rilassarono, si sorrisero impacciati e all’allungamento della birra da parte di Daniel, Sandro lo guardò meravigliato, consapevole del profondo significato di quel gesto.
Nello scontrare la propria con la sua, si emozionò per la millesima volta e ritrovandosi di nuovo con le lacrime agli occhi, tanto per cambiare, venne preso in giro da Theo che lo spinse facendo rovesciare la birra anche a lui.
- BUUUU! E BASTA PIANGERE! OH, QUALCUNO HA DELLE COPPETTE DA METTERE SOTTO I SUOI OCCHI? RACCOGLIAMO L’ACQUA E BAGNIAMO L’ERBA DEL CAMPO - quando tutti lo guardarono aggrottati senza capire perché le coppette, Theo abbassò il tono spiegando ovvio: - Beh, c’è la crisi idrica, no? Raccogliamo le lacrime di Sandro ed usiamola in modo costruttivo... è da prima della partita che già piangeva!
Il fatto che Theo lo prendesse tanto in giro come niente fosse proprio davanti a Daniel, lasciò molto perplessi tutti che sapevano la storia che si era consumata in quell’anno, ma risero con circospezione, pronti a distrarre l’attenzione per evitare qualche litigio finale.
Tuttavia Daniel intervenne sereno e ridendo, dimostrando che invece era proprio il fatto che Theo si comportasse con lui come aveva sempre fatto, ad aiutare a riportare tutto alla pseudo normalità.
Forse non lo sarebbe più stato, ma la capacità di superare le crisi di Theo era ormai diventata una delle sue doti principali di cui tutti erano già grati.
- Non piangevo da prima... - si affrettò a specificare Sandro asciugandosi gli occhi per evitare proprio di piangere sul serio. Daniel rise e gli mise un braccio intorno alle spalle, allontanandolo da Theo per proteggerlo in modo fraterno.
- No, solo dal novantesimo in poi! - aggiunse Rafa mettendosi dall’altro lato di Sandro, a proteggere a sua volta il povero emotivo che si ritrovò sballottato di qua e di là con la birra mezza rovesciata addosso per la mancanza di delicatezza dei suoi amici.
Amici, pensò velocemente, sorridendo ebete.
Che bello poterli sentire tali di nuovo. Potersi sentire lui tale di nuovo.
- Sì, va bene, non piango più, ma fatemi bere!
- No, piangere fa bene... - disse infine Zlatan staccando Daniel e Rafa da Sandro e sgomitando Theo che lo stava asfissiando per l’ansia di capire se le cose fra loro tre fossero realmente risolte o no.
Sandro lo guardò spalancando gli occhi, mentre Genitore Uno gli circondava le spalle con un braccio tenendolo protettivo a sé sorprendentemente più delicato degli altri, visto che poi la birra non finì di rovesciarsi addosso.
- Però scegli un momento nella tua vita. Uno solo. Piangi lì tutte le lacrime della tua vita e poi basta.
Sandro lo guardò poco convinto, perplesso, alzando un sopracciglio.
- È questo il consiglio che gli dai? Piangi una volta e basta? - chiese ironico Simon avvicinandosi a loro.
- Parli tu che non piangi mai nemmeno mezza volta! - brontolò Zlatan fissandolo indispettito e lasciando Sandro per discutere sul metodo migliore di vivere le lacrime.
- Che c’entro io? Ognuno fa con le lacrime quel che vuole! Se si sente di piangere, che lo faccia tutte le volte che può!
- Ehi, però è vero, è l’unico che non ha mai pianto stasera! - sbottò Rafa realizzandolo solo ora, Simon gli lanciò un’occhiata gelida che lo fece diventare piccolo piccolo pentendosi amaramente di averlo detto, mentre Zlatan lanciava un’occhiata divertita e di sfida a Simon.
- Ah è così, eh? Non hai pianto?
- Vabbè, lo sai che non esterno certe manifestazioni in pubblico, ma hai visto che le so tirare fuori se ne ho bisogno.
- Se ne hai bisogno! - sottolineò acido. Ovviamente Simon aveva pianto in privato con lui nell’arco di quegli anni insieme, poche volte, ma era successo. Però Zlatan era divertito dall’idea che gli altri lo considerassero un dio senza cuore e soprattutto che ne fosse infastidito.
- Ancora con questo discorso? Non è che se la gente non esprime quel che prova come lo fai tu, allora non va bene.
- Anche perché nessuno esprime quel che prova come fa lui! - precisò divertito Rade che sapeva bene di cosa parlava.
- Oh andiamo, solo perché se uno è arrabbiato lo dimostra senza problemi e dice le cose in faccia come stanno, non significa che non vada bene! - lo difese a spada tratta Ante che sapeva bene di essere fin troppo simile a lui in certe cose.
- Beh, traumatizzare gli altri solo perché sei arrabbiato non è molto carino... - tentò Alexis che non condivideva certi modi.
- Sono gli altri che non sono molto carini! Se si meritano una testata, io gliela do! - Zlatan non avrebbe comunque mai cambiato idea su quel punto e Simon prese la palla al balzo rispondendo da maestrino:
- E se gli altri hanno bisogno di qualcuno che mantenga il sangue freddo e li guidi in modo utile e sensato, io lo faccio!
- Vuoi dire che quel che faccio io non è utile e sensato?
- Mandare gli avversari in ospedale e farsi espellere non è utile e sensato, lasci la squadra in dieci. - sentenziò laconico il difensore.
- Oltre che mandi qualcuno all’ospedale... - sottolineò timidamente Alexis per dire che il punto cruciale non era l’espulsione, ma il trauma cranico o toracico all’altro. Gli altri se la ridevano, mentre Zlatan e Simon insistevano ognuno sul proprio punto.
- È utile e sensato eliminare la spazzatura!
A quello Simon alzò gli occhi al cielo e scuotendo la testa decise che non ne valeva più la pena, certe discussioni non portavano comunque a niente.
- Dai, giochiamo che altrimenti elimino io la spazzatura!
La frecciata non piacque a Zlatan, permaloso come pochi, che seguendolo verso la sala biliardo rimbeccò offeso: - Ehi, guarda che sto in squadra con Theo, eh?
Simon, che sapeva perché lo diceva, ricordando quella prima festa e quella prima partita a biliardo storica, ribatté prontamente, lanciandogli un’occhiata furba al volo: - E io con Ante.
Risposta poco gradita.
Aveva ancora inciso nella memoria Ante che piegava Simon a novanta sul tavolo da biliardo e gli si metteva sopra per tirare con lui.
- Non ci pensare. Quella cosa la farò io oggi con te. Te l’ho giurata da quella notte.
Di loro qualcuno sapeva di cosa parlavano e ridevano, gli altri non ne avevano idea e volevano esserne messi a parte.
Il risultato fu una discussione che li portò per mezz’ora a decidere le squadre.
NOTE: Solitamente i ritrovi e i 'rilasci' dopo le partite sono a Casa Milan, ma siccome so che quando giocano a casa (tradizionalmente, non so se lo facevano in quel periodo perché Pioli aveva cambiato un po' di cose ad un certo punto) pernottano la sera prima a Milanello e quindi il ritrovo è logicamente lì, la festa non può che essere lì. So che è impossibile una cosa simile, ma fra le cose che ho scritto quella è la meno impossibile in quanto comunque una bicchierata conclusiva a fine stagione ed in saluto di Ibra e di quelli che si sa avrebbero lasciato in estate (vedi Brahim), è una cosa che sicuramente può essere stata fatta, specie quella volta.
Ad ogni modo è vero che il giorno dopo hanno dato il benservito a Paolo.
Quel che dicono all'inizio fra i ringraziamenti vari è chiaramente quel che avrei detto io se fossi stata lì, ho scritto proprio poco dopo quella serata ed ero molto emotiva, si capisce dal tono della prima parte del capitolo. Nel secondo si inizia a delirare e negli ultimi due capitoli i toni saranno tutti così, sclerati. Grazie per la pazienza e chi vorrà concludere questo lungo cammino con me, alla prossima. Baci Akane
PS: quella foto di Sandro che piange è realmente presa dalla cerimonia, lui era in lacrime.